Grazie ad Aurelio Porfiri per queste riflessioni liturgiche.
Luigi C.
3-11-25
Nel Pontificato di papa Francesco si è usata molto la parola “ideologizzato”, volendo descrivere con questo termine coloro che sostengono alcune posizioni sulla liturgia e sulla dottrina religiosa in opposizione ai trend dominanti nella attuale Chiesa cattolica. Queste persone sarebbero incapaci di vedere oltre le proprie convinzioni radicate. È un peccato non aver compreso che molte di queste persone cercano soltanto un sollievo spirituale al disastro liturgico che ci circonda.
Io mi sono sempre chiesto: ma perché non sistemano i problemi oramai disastrosi del novus ordo? Io penso che se il novus ordo fosse celebrato propriamente, molti non avrebbero un atteggiamento del genere. Purtroppo, una ideologia ancora più pervicace esiste nel versante opposto a quello del tradizionalismo, una ideologia che cerca di mantenere uno status quo che, di fatto e de iure, tradisce il mandato del Concilio Vaticano II per quello che riguarda la liturgia.
Si pensa che la liturgia per come oggi viene celebrata in troppe parrocchie sia la “Messa del Concilio”, ma in realtà essa è una corruzione deplorevole delle intenzioni dei padri conciliari. La musica in essa è del tutto inadeguata alla grandezza del mistero che viene celebrato. Non che manchino i bravi musicisti, ma essi vengono tenuti lontani dalle parrocchie per dare spazio a persone che non hanno competenza o capacità per il compito che stanno svolgendo. Ma chi se ne accorge?
E già, perché oggi i sacerdoti stessi, in larga parte, sono diseducati alla vera musica liturgica, non hanno idea della grande tradizione della Chiesa e per molti di essi l’educazione musicale si ferma alla musica commerciale. Cosa fanno i Seminari? In molti di essi, o non si educa al canto liturgico, o si diseduca con musiche sentimentalistiche che corrompono gli animi e il carattere di coloro che vi sono esposti. Purtroppo ci troviamo di fronte al problema di coloro che esaltano il nuovo per il nuovo, a cui (purtroppo) si contrappone chi esalta il passato per il passato.
Ma la tradizione liturgica, artistica e musicale della Chiesa è qualcosa di molto più grande di questi blocchi emotivi che non fanno bene né alla Chiesa, né alle persone che li portano avanti. Bisogna innovare nella tradizione. San Vincenzo di Lerino ci ha insegnato che il vero progresso si ha per uno sviluppi interno e nessuno mi può convincere che molto di quello che ascoltiamo nelle nostre chiese è uno sviluppo della tradizione della Chiesa.
Responsabilità è dei parroci, dei vescovi, dei rettori, dei superiori religiosi; ma essi sono responsabili fino ad un certo punto, perché non si rendono conto del male che si fa con musiche inadeguate, male eseguite e spesso dottrinalmente inesatte, come quelle che si eseguono spess nelle nostre chiese. Non se ne rendono conto perché non sono educati al gusto della vera musica per la liturgia e, a volte, si crede di far risolvere il problema a chi è parte del problema.
Fino a quando, Signore? Dentro di me ho ripetuto questa frase per decenni, ma ora so che non mi sarà dato di vedere la terra promessa, una liturgia finalmente degna di Dio e che veramente edifica i fedeli attraverso i linguaggi della bellezza e della preghiera. Io cerco di seminare, spero che i frutti verranno raccolti da qualcun altro.
