Grazie a Francesco Capozza per questa notizia sul prossimo Concistoro del 7\8 gennaio 2026.
National Catholic Register – Edward Pentin: Papa Leone sta pianificando un concistoro di cardinali per gennaio: “…La notizia dell'incontro arriva dopo che i cardinali presenti al conclave di quest'anno si sono lamentati della mancanza di incontri e di collegialità sotto il pontificato di Papa Francesco".
QUI Pentin\Valli.
Luigi C.
Francesco Capozza, Il Tempo 09 novembre 2025a
L’annuncio ufficiale della convocazione a Roma dei 245 attuali componenti del Sacro Collegio (119 non elettori e 126 con diritto di voto in un ipotetico Conclave) arriverà solo tra qualche settimana, ma molti porporati stranieri interpellati da Il Tempo hanno confermato di essere stati già messi a conoscenza della volontà papale e dell’imminente indizione di questo particolare e ormai raro tipo di concistoro. Occorre fare subito una precisazione: il Papa non creerà nuovi cardinali ed è proprio questa la novità, anzi, il ritorno alla normalità.
Quando si parla di «concistoro» la mente va infatti subito lì, ritenendo che il pontefice imponga nuove berrette rosse; anche questa confusione fa parte dell’eredità di Francesco. Per «concistoro» s’intende l’adunanza di tutti i cardinali, ma non è quasi mai una vera e propria“plenaria”. Esistono infatti vari tipi di concistoro: quello ordinario, solitamente convocato a porte chiuse per discutere di canonizzazioni e al quale partecipano solo i cardinali residenti a Roma; quello «ordinario pubblico», a cui è ammesso ilpopolo e nel quale il pontefice crea nuovi cardinali e poi c’è il concistoro «straordinario», che viene convocato in casi eccezionali per cui è richiesta la presenza dell’intero Sacro Collegio.
Nei dodici anni del suo pontificato Bergoglio ha abituato l’opinione pubblica, il clero e gli appassionati del toto-nomine all’indizione con cadenza annuale di concistori «ordinari pubblici per la creazione di nuovi cardinali», ma in tutto questo tempo ha convocato un solo concistoro «straordinario» con tutto il Sacro Collegio, ed è stato nel lontano novembre 2014. In quell’occasione Francesco chiamò a sé tutti i cardinali per discutere di «famiglia» e come ampiamente prevedibile emersero numerose voci assai critiche dell’indirizzo che il pontefice argentino stava iniziando a dare proprio su quel tema. Bergoglio chiuse quella plenaria cardinalizia irritato e indispettito, ripromettendosi di non convocarne mai più. E così è stato. Alla sua morte, lo scorso aprile, quando tutti i porporati viventi sono giunti a Roma per le Congregazioni generali preparatorie del Conclave, il problema è emerso prepotentemente e più voci si sono levate a protesta della scarsa conoscenza tra i cardinali causata dalla volontà del pontefice defunto di non riunirli mai collegialmente. Molti dei partecipanti all’elezione papale di maggio erano stati solo un’altra volta a Roma prima di allora: per ricevere la berretta cardinalizia e poi essere rispediti nelle località più estreme della terra. La scorsa primavera diversi Eminentissimi avevano lamentato apertamente di non essere a conoscenza né della provenienza né del curriculum personale di molti colleghi e qualcuno ammise pure di «brancolare nel buio» invista della scelta del nuovo Papa.
Nei giorni in cui si cercava d’individuare un successore per Bergoglio è quindi emersa chiara la volontà di maggiore collegialità e il generale auspicio che chiunque fosse l’eletto prendesse in seria considerazione questa richiesta proveniente da settori ben più ampi rispetto alla componente conservatrice. In questi primi mesi di pontificato Leone XIV ha già dimostrato di volere una “pax” tra le varie correnti cardinalizie, dando per esempio il suo placet all’approvazione di un (criticatissimo) documento della Cei sostenuto dai progressisti, ma anche concedendo ai tradizionalisti e al loro capofila, il cardinale Raymond Leo Burke, di celebrare nella Basilica di San Pietro una messa in rito antico interamente in latino. Con la convocazione del suo primo «concistoro straordinario» Papa Prevost dimostra ancora una volta di aver ben compreso i problemi emersi e le richieste pervenutegli, ma di voler scegliere personalmente i compromessi a cui tutti poi dovranno adeguarsi.
