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lunedì 10 novembre 2025

Don Spataro: note sul Documento DDF su Maria Corredentrice.

Ringraziamo il caro amico Don Roberto Spataro per questo scritto che ci ha inviato sull'ultimo documento sulla Corredentrice.
QUI e QUI (video) MiL per l'anteprima, in esclusiva, del testo.
QUI il testo completo del documento della DDF.
Crisis Magazine – Monica Miller: La Madonna ha aiutato Gesù nella salvezza del mondo: "Alcuni dei più grandi teologi dei primi secoli della Chiesa parlavano di Maria come della vera assistente e compagna di Dio nell'economia della Redenzione".
Luigi C.

Illustrissimo Dottor Casalini,

Laudetur Iesus Christus!

Colgo l’opportunità della Sua squisita ospitalità per rivolgermi ai lettori del blog da Lei diretto con tanta sollecitudine apostolica per esprimere il mio pensiero sulla Nota dottrinale emanata dal Dicastero per la Dottrina della fede il 4 nov. u.s. intitolata Mater populi fidelis, attributo felicemente introdotto nella pietà mariana. Il documento, articolato in 80 paragrafi e frutto, come ivi dichiarato, di un lungo periodo di preparazione, merita attenzione e, per la rilevanza del suo contenuto, una riflessione ben più approfondita delle essenziali considerazioni che condivido. Tuttavia, la reazione suscitata immediatamente e, fino a ora incessantemente, da parte dei fedeli, dei quali mi faccio interprete, e di autorevoli opinionisti e teologi richiede una sia pur provvisoria valutazione da quanti hanno a cuore la teologia mariana, il bene delle anime, l’unità della Chiesa, la devozione al Sommo Pontefice.

1.                Anzitutto, mi sembra inconsueto, nella Tradizione della Chiesa, pubblicare questi documenti esclusivamente nelle principali lingue moderne con inevitabili oscillazioni di comprensione. L’uso della lingua latina per l’editio typica ha sempre garantito una rigorosa precisione e un’auspicabile sobrietà a questo genere letterario dei documenti della Santa Sede. In un certo senso, già questa carenza ne sminuisce l’autorevolezza. Faccio appello al Dicastero per la dottrina della fede perché si avvalga di latinisti competenti.

2.               La Nota è qualificata come “dottrinale” e conseguentemente si presta a un’interpretazione teologica.

In questo solco mi muovo nell’elaborazione dei pensieri suscitati dalla lettura di Mater populi fidelis. Adopererò, pertanto, talvolta, una terminologia un po’ tecnica, da “addetti ai lavori”, proprio per sostenere la reazione sgomenta dei fedeli alle affermazioni più discusse del documento.

3.               Mi pare che una distinzione non introdotta nel documento nuoccia alla chiarezza dell’insegnamento. Altro è una dottrina, altro è la sua definizione dogmatica. La prima può assumere la qualifica teologica di dottrina communis et probanda, senza che intervenga l’altra. Proprio la storia dei dogmi mariani mostra che, prima della definizione dogmatica, la dottrina dell’Immacolata Concezione di Maria Santissima e della Sua Assunzione in Cielo erano parte della fede professata da parte della Chiesa. Anche il titolo di Corredentrice e quello di Mediatrice di tutte le grazie, e/o suoi equivalenti, sono molto radicati nel popolo di Dio senza che vi sia stata proclamazione del dogma. Forse, sarebbe stato più conforme all’equilibrio che ha sempre caratterizzato l’insegnamento dei dicasteri romani introdurre questa distinzione, precisando, come già vollero i Padri del Concilio Vaticano II, che, se presentemente non appaiono maturi i tempi per una definizione dogmatica in tal senso, come pure richiesto da non pochi fedeli, la dottrina ha però una sua consistenza molto solida. D’altra parte, la risposta negative del Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede del 21.02.1996 alla petizione del movimento Vox populi Mariae Mediatrici, menzionata nella Nota, riguardava proprio la definizione del dogma della Corredenzione mariana e richiedeva un successivo approfondimento della dottrina.

4.               Il punto vulnerabile della Nota consiste nell’aver ignorato la compattezza e la forza della dottrina sulla Corredenzione di Maria Santissima e sulla Sua Mediazione in ordine all’ottenimento di tutte le grazie, esposta da un numero così imponente di Santi, Dottori, Pontefici, richiamata dal dibattito sorto negli ultimi giorni, che indebolisce la posizione esposta nella Nota fino al punto da renderla difficilmente ricevibile nelle parti più critiche perché impedisce il rationabile obsequium fidei di cui parla il Concilio Vaticano II. Il consensus in eandem sententiam da parte di Santi, Dottori, Pontefici è sempre stato accolto come norma sicura per dichiarare una proposizione teologica tenenda. Si rimane pertanto del tutto basiti come la Nota abbia – mi si consenta il termine – sfidato l’autorevolezza di tanti testimoni della fede, appena ricordati di sfuggita in alcune delle note a piè di pagina e, comunque, senza che vi siano menzionati dottori della statura di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori e Santi come Luigi Grignion de Monfort e Massimiliano Maria Kolbe, Santa Brigida di Svezia, compatrona d’Europa.

5.               Proprio per questo motivo, la Nota, che pure fa costante e apprezzabile riferimento alla Sacra Scrittura e alla sua lettura in ecclesia, con dei passaggi decisamente belli in relazione all’iconografia, appare tuttavia estranea alla mens e alla littera del Concilio Vaticano II perché contraddice i principi di una sana interpretazione biblica enunciati al n. 12 della Costituzione dogmatica Dei Verbum: l’analogia della fede, che conduce ragionevolmente alla Corredenzione di Maria e alla Sua mediazione per il conseguimento di tutte le grazie, e l’esegesi attraverso tutta la tradizione della Chiesa.

6.               Un’altra considerazione mi ha indotto a ritenere questa Nota incoerente rispetto al Concilio Vaticano II. I Padri Conciliari, non senza ampia discussione, vollero esporre la dottrina mariologica nella costituzione Lumen Gentium preferendo l’approccio ecclesiotipico a quello cristotipico. La Beatissima Vergine Maria, sulla linea tracciata sublimemente dai Padri, soprattutto quelli latini, come Sant’Ambrogio e Sant’Agostino, tanto caro all’attuale Sommo Pontefice, è considerata simultaneamente portio potior e summum exemplar della Chiesa, secondo l’adagio poi formulato concisamente, come solo la lingua latina permette, vel Maria vel Ecclesia. La Nota fa propria questa prospettiva ecclesiologica al n. 36. Ora, è la Chiesa in primo luogo Corredentrice: chi potrà negare che, per volontà divina, essa, mediatrice, amministra la grazia sacramentale che applica i frutti della Redenzione? Ebbene, questa proprietà ecclesiale, proprio per effetto della communicatio idiomatum tra la Chiesa, Vergine e Madre, e Maria Santissima, Vergine e Madre, rende ancora più convincente il duplice titolo di Corredentrice e di Mediatrice di tutte le grazie.

7.               Stabilita la “stonatura” di questo documento rispetto al Concilio Vaticano II, vorrei prendere in esame i rapidi passaggi in cui la Nota, senza entrare in tecnicismi linguistici evidentemente estranei al genere letterario, fa riferimento al vocabolario greco del Nuovo Testamento. La parola kecharitoméne, tradotta in italiano “piena di grazia”, è troppo rapidamente evocata, pur avendo correttamente annotato, come già Origene e Tommaso d’Aquino fecero, che tale titolo è nelle Sacre Scritture riservato solo a Maria Santissima . Sarebbe stato meglio, a mio modesto avviso, tralasciare di menzionarlo piuttosto che omettere di spiegarne tutte le conseguenze teologiche che la filologia mostra e di analizzare l’eccedenza di senso di questo participio perfetto medio-passivo di un verbo causativo, che, in nuce, contiene tutte le meravigliose perfezioni mariane esplicitate dalla Chiesa, sotto l’azione dello Spirito Santo, nel corso dei secoli. Anche “benedetta tu fra le donne” n’è quasi un equivalente, anche se la Nota, pur citando le parole di Santa Elisabetta, non lo spiega. La Graecitas biblica insegna che si tratta di una forma superlativa del greco della koiné, dunque di quello dell’epoca della formazione dei Santi Vangeli, che non esclude, dunque, ma quasi postula un ruolo unico di Maria Santissima nell’opera della Redenzione. E quale se non quello di Corredentrice?

8.               Già altri commentatori hanno annotato la inconsistenza di uno degli argomenti adoperati dagli estensori della Nota, quello dell’opportunità di evitare titoli teologici che abbisognano di spiegazione. Ora, tale argomento andrebbe esteso ad altre espressioni de fide divina, a cominciare da Incarnazione o a porzioni non irrilevanti di documenti del Magistero recente, come Fiducia Supplicans. Eppure esse sono adoperate in ogni ambito del vissuto ecclesiale, da quello liturgico a quello catechistico. Pertanto, salva reverentia, non si può non ricavare l’impressione che gli estensori, nello sforzo di cercare argomenti adversus, siano incorsi in uno svarione – e questo può accadere a tutti – che potranno correggere nelle forme più appropriate.

9.               Sono stato molto colpito dalla reazione dei fedeli a questa Nota. E il sensus fidelium, secondo il Concilio Vaticano II, è dotato di un “fiuto” finissimo per precedere il Magistero nell’esplicitazione delle verità della fede. Sembra che si sia ripetuto quanto avvenuto nel V secolo, quando i fedeli, scandalizzati dalla predicazione di un presbitero constantinopolitano, sostenuto dal Patriarca Nestorio, che negava il titolo di Theotókos, “Genitrice/Madre di Dio”, riferirono il fatto al Patriarca alessandrino Cirillo. Di lì a pochi anni, nel 431, il III Concilio Ecumenico avrebbe proclamato solennemente il dogma della Maternità divina, tra l’entusiasmo incontenibile dei fedeli. Il Papa Giovanni XXIII, a distanza di secoli, volle inaugurare il Concilio Vaticano II proprio l’11 ottobre, il giorno in cui, secondo il calendario liturgico del 1962, si celebra la Maternità divina di Maria Santissima. Chi sa che Dio, che sa riscrivere la storia, non permetterà che nel prossimo 1600° anniversario di quel Concilio (431-2031) i dogmi della Corredenzione di Maria Santissima e della Sua Mediazione universale di tutte le grazie siano proclamati a gloria di Dio e della Sua Santissima Madre per il bene e la salvezza delle anime?

10.             Auspico, dunque, che la Nota apra un rinnovato approfondimento teologico e pastorale perché il duplice titolo di Corredentrice e di Mediatrice di tutte le grazie sia mostrato in tutta la sua bellezza e soprattutto in tutta la sua convenienza a una corretta cristologia, purtroppo incrinata, nonostante le intenzioni degli estensori, proprio dalla scelta infelice di bandirlo dalla predicazione e dalla catechesi. D’altra parte va riconosciuto con grande apprezzamento che la cristologia sottesa alla Nota, riecheggiando la mens della Dichiarazione Dominus Iesus del 2000, ribadisca l’unicità della mediazione di Nostro Signore Gesù Cristo in ordine alla Redenzione. La teologia delle religioni ne riceverà beneficio.

De aliis potius tacendum.

In Iesu et Maria obb.mo Sac. Prof. Roberto Spataro, sdb – SThD, LittD

Past President “Salesian Theological Institute Saints Peter and Paul” Ratisbonne – Jerusalem

Pontificia Academia Latinitatis

Autore del libro Appunti per una storia della mariologia (Udine, 2014).