Vi proponiamo – in nostra traduzione – la lettera 1282 pubblicata da Paix Liturgique il 5 ottobre, in cui Christian Marquant, coordinatore della Peregrinatio ad Petri Sedem, in forma di intervista continua il suo appello a Papa Leone XIV affinché conceda la pace liturgica a «tutti i Cattolici che fanno parte della Chiesa e vivono nella Chiesa» (QUI, QUI, QUI, QUI e QUI su MiL le lettere precedenti).
L.V.
Il nostro terzo appello al Santo Padre
Dopo i suoi due appelli al Santo Padre, Christian Marquant, coordinatore della Peregrinatio ad Petri Sedem, continua il suo invito al dialogo, alla pace e alla carità per tutti i Cattolici che fanno parte della Chiesa e vivono nella Chiesa.
Paix Liturgique – Desiderate che Papa Leone XIV vi capisca, ma esistete davvero? Il popolo «Summorum Pontificum» di cui parlate spesso esiste davvero?
Christian Marquant – In Francia, al Pèlerinage de Pentecôte (da Parigi a Chartres), nelle Sante Messe tradizionali nella Église Saint-Roch di Parigi o nella Église Saint-Nicolas-du-Chardonnet di Parigi, come in tutte le grandi città, è evidente. Eppure, da più di mezzo secolo, i nemici della pace arrivano ad affermare che non esistiamo, o quasi!
Ma qual è il loro interesse?
Un interesse importante: quello di non dover dialogare con noi, semplicemente perché… noi non esisteremmo!
Machiavellico…
Sì, e piuttosto efficace, perché più di una persona ingenua ha finito per crederci.
Ma dato che voi esistete, come fanno i nemici della pace a conciliare il loro rifiuto di riconoscervi con l’indiscutibile fatto che voi esistete?
Trattandoci come attivisti che manipolano l’illusione, che andrebbero alla Santa Messa tradizionale solo per motivi politici, che sarebbero ampiamente soddisfatti se gli venisse data una Messa nuova in latino, se la nuova liturgia fosse celebrata in modo dignitoso ecc.
Ma è credibile?
No, ma, torno su questo punto, molto efficace, come ogni discorso dominante oggi. Perché queste persone controllano tutti i media e le strutture cattoliche dove martellano questa affermazione mendace. Eppure, almeno dalla metà degli anni Settanta, la nostra esistenza come gruppo molto importante almeno in Francia e senza dubbio in Europa è indiscutibile.
Gli anni Settanta?
Nell’estate del 1976, nel pieno della «vicenda Lefebvre», il quotidiano Le Progrès di Lione commissionò un sondaggio per conoscere l’opinione dei Cattolici francesi a circa dieci anni dal Concilio Vaticano II e, ripeto, nel pieno fermento mediatico, nel momento in cui mons. Marcel François Lefebvre era stato appena sospeso a divinis e aveva ordinato per la prima volta dei sacerdoti senza incardinazione.
E quali furono i risultati di questo sondaggio d’opinione?
Risultati sorprendenti che abbiamo studiato in dettaglio (vedi le nostre Lettre 697, 698, 699 e 701), ma di cui ecco una sorta di sintesi:
- il 42 per cento dei Cattolici ritiene che le riforme abbiano avuto l’effetto di allontanare la Chiesa dalla sua dottrina originaria;
- il 48 per cento dei Cattolici praticanti ritiene che la Chiesa sia andata troppo oltre nelle sue riforme;
- il 26 per cento dei Cattolici praticanti approva le posizioni di mons. Marcel François Lefebvre riguardo all’applicazione delle decisioni del Concilio Vaticano II;
- e, in conclusione, il 52 per cento dei Cattolici praticanti è «preoccupato».
Quali sono state le conseguenze di questo sondaggio neutrale, realizzato da un organismo indipendente e pubblicato su un giornale difficilmente considerabile vicino agli ambienti tradizionalisti?
La conseguenza naturale sarebbe stata che l’Episcopato francese aprisse gli occhi e cercasse di integrare nella sua pastorale questa enorme corrente «contestatrice». Ma il risultato è stato completamente diverso, poiché l’Episcopato ha messo in atto da quel momento una politica autistica di negazione piuttosto che discutere con i fedeli perplessi. La strategia è stata quella di ignorare questa marea di dubbi e preoccupazioni e da allora l’Episcopato, ricorrendo a stratagemmi speciosi, fa finta che i fedeli attaccati alle forme classiche non esistano.
Ma come è possibile?
È molto semplice, ad esempio quantificando i fedeli legati all’usus antiquior contando solo quelli che frequentano regolarmente cappelle che per lungo tempo sono state veri e propri ghetti, a volte al limite delle catacombe… e ignorando gli altri. In questo modo si arrivava comunque al 3 per cento dei Cattolici praticanti, che è già una percentuale considerevole, ma questa cifra era lontana dalla realtà.
Ce ne sono altri?
Sì, i milioni di Cattolici che volevano rimanere legati all’usus antiquior… nella loro Parrocchia. Ma poiché questo è stato loro violentemente negato per mezzo secolo, la maggior parte di loro si è semplicemente chiusa nel silenzio, a volte all’interno delle Parrocchie ordinarie e spesso lontana da qualsiasi pratica religiosa, e da allora sono stati chiamati i «silenziosi».
Questo sarebbe quindi uno dei motivi del calo della pratica religiosa.
Non l’unica, ma una ragione importante del crollo verticale della pratica religiosa: da un lato, la riforma liturgica fin dall’inizio, nel 1965, è stata associata alla «libertà» concessa ai Cattolici di praticare di tanto in tanto (vedi: Guillaume Cuchet, Comment notre monde a cessé d’être chrétien, Parigi, 2018) [QUI: N.d.T.]; dall’altro, questa stessa riforma liturgica ha fatto sì che molti fedeli modesti non si ritrovassero più (il famoso: «Ci hanno cambiato la religione» degli umili).
E quelli che sono rimasti nelle Parrocchie?
Per capire chiaramente la loro opinione, tra il 2000 e il 2010 abbiamo commissionato a società indipendenti più di venticinque sondaggi in Francia, Europa, America e persino in Africa e Asia, che ci hanno fornito risultati praticamente simili ovunque: in tutto il mondo almeno il 30 per cento dei Cattolici praticanti o meno desidera vivere la propria fede cattolica secondo il ritmo della liturgia dei propri antenati. Ciò spiega perché ancora oggi in Francia più di un terzo dei fedeli che rimangono nelle Parrocchie vorrebbe poter assistere a celebrazioni secondo l’usus antiquior.
È incredibile!
Infatti. Il tema oggi non è più quello di sapere se esistiamo, ma soprattutto di rendersi conto che coloro che sono legati all’usus antiquior rappresentano decine di milioni di Cattolici nel mondo.
Non sta esagerando?
Certamente no. È quello che si constata oggi. Infatti, nonostante le misure umilianti, l’usus antiquior è celebrato in più di cento paesi. E potrebbe esserlo ancora di più: durante il periodo in cui è stata in vigore la lettera apostolica in forma di «motu proprio» Summorum Pontificum sull’uso straordinario della forma antica del Rito Romano, il numero di luoghi in cui la messa domenicale era celebrata secondo il rito tradizionale è più che raddoppiato.
Quindi in molti luoghi.
Al punto che nella vecchia Europa, dove il Cattolicesimo è in via di estinzione, nulla può più opporsi al risveglio dei fedeli. Basta citare il Pèlerinage de Pentecôte (da Parigi a Chartres), ma anche le decine di pellegrinaggi che fioriscono in Francia, in Europa come la Peregrinación Nuestra Señora de la Cristiandad (da Oviedo a Covadonga) e nel mondo come la Peregrinación Nuestra Señora de la Cristiandad (da Rawson a Lujan) per constatarlo.
Allora, qual è il suo desiderio?
Che Papa Leone XIV ci ascolti, che Papa Leone XIV ci capisca, che Papa Leone XIV ci guardi e che ci conceda la pace.

Molti si stanno svegliando ed è un brutto risveglio!
RispondiEliminaPapa Prevost è un piena successione col pontificato del predecessore.
Meno male.
EliminaMolti si stanno svegliando anche sui tradizionalisti. Seguendo l’esatta radiografia fatta da Papa Francesco, il Santo Padre ha appena dichiarato, giustamente, che ormai siamo in una situazione ideologica che nulla ha a che vedere con la liturgia o la devozione.
EliminaL'attuale Pontefice non sa nemmeno cos'è la Messa Tridentina.
RispondiEliminaEt de hoc satis.
L’anonimo delle 15.26 non sa nemmeno cosa sia la Chiesa cattolica.
EliminaVerrua l’aspetta. O forse anche loro sono troppo “moderati”.
L'anonimo delle 15,16 deve fare molta strada prima di fare citazioni.
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