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lunedì 27 ottobre 2025

Luis Badilla: Chi e perché consente a p. Marco Rupnik di predicare il Vangelo?

Grazie a Luis Badilla per questa analisi sul nuovo scandalo della vicenda Rupnik. QUI i post di MiL sull'ex gesuita.

Luigi C.

Chi e perché consente a p. Marco Rupnik di predicare il Vangelo?

Non è solo una questione di norme canoniche

 

La ripugnante storia di violenze sessuali su decine di donne, consacrate e non, dell'ex sacerdote gesuita Marko Ivan Rupnik, oggi prete diocesano incardinato nella diocesi di Capodistria in Slovenia, suo Paese natale, è lunga ormai almeno tre decenni. A suo carico il presbitero ha un primo processo canonico finito nel maggio 2020 con la scomunica la quale poi, in pochi giorni, è stata cancellata da Papa Francesco.

Oggi il prete è davanti a cinque giudici di recente nomina per un secondo processo canonico per numerose violenze sessuali, perpetrate con presunte motivazioni teologiche nel quadro di un ipotetico dissennato misticismo erotico nel quale tirava in ballo la Santissima Trinità e anche l'Eucaristia.

Il prete è notissimo. Per anni considerato un bravo esecutore di arte decorativa, in particolare di mosaici. Infatti, in giro per il mondo, in luoghi religiosi, esistono oltre 200 sue opere, molte delle quali realizzate materialmente con donne che poi diventavano vittime delle sue perversioni. Così è nato un sistema dove il mosaicista teorizzava la nascita d’immagini dalle sue condotte sessuali a prescindere dai suoi voti sacerdotali. Il sistema permetteva non solo l’accumulo di denaro ma anche di relazioni e influenze che lunghi gli anni hanno configurato un centro di potere disponibile all’abuso di coscienza e sessuale.

Dietro a tutto ciò che abbiamo riassunto al massimo, p. Rupnik è riuscito a costruire una rete di protezione consapevole e perciò ha avuto, e ha ancora, amici importanti e potenti a sua disposizione. E siccome l'uomo è autoritario e deciso, e si sente ben coperto in alcuni vertici della Chiesa Cattolica, a tutt'oggi continua a sfidare la gerarchia istituzionale. E lo fa con disprezzo e spocchia presentandosi come teologo, direttore spirituale e maestro della meditazione religiosa.

 Alla fine di giugno scorso (dal 23 al 3 luglio), nelle vicinanze di Roma (Santa Severa), ha guidato a viso aperto, con tanto di fotografie, filmati e registrazione audio, un Ritiro spirituale con la partecipazione di numerosi sacerdoti desiderosi di ascoltare un maestro (“Nel mondo ma non nel mondo” – Centro Aletti). Rupnik, alla vigilia dell'apertura del suo secondo processo canonico, reso possibile due anni fa solo quando Papa Francesco derogò alla prescrizione di gravissimi reati conosciuti da molti anni ma che non aveva autorizzato nel 2020, ora forti dai suoi poteri ha potuto inscenare un suo ennesimo gesto di prepotenza e sfida nella diocesi di Papa Leone XIV.

A questo punto il problema Rupnik va lasciato alle sedi che dovrebbero giudicarlo, se poi alla fine sarà così.

Ora, il problema da porre in primo piano, anche per rispetto alle vittime che in questa storia non sono canonicamente neanche parte lesa, è il seguente: fino a quando questo prete sloveno potrà continuare a sfidare la fede di tutti, cominciando dal Pontefice?

Tanto per intenderci: se Rupnik fosse professore e maestro di Matematica, Biologia o Astrofisica non ci sarebbe nessuna incompatibilità fra la sua vita e le materie che insegna. Rupnik in quanto presbitero però annuncia e predica — dovrebbe! — il Vangelo, la morale cristiana, la dignità della persona umana. Ecco perché ascoltare il breve intervento del prete sloveno nel ritiro di Santa Severa fa venire i brividi. Non c’è neanche una minima coerenza tra vita e fede e ciò non può passare inavvertito, come se niente fosse. Quasi per la dottrina cattolica non esistesse la rigorosità e severità morale, l’autenticità della testimonianza che di per sé annuncia il Vangelo.

Il solo fatto che gli venga permesso di predicare su Dio e sul Cristo (breve audio - Santa Severa), dopo aver manipolato e usato questa fede per atti ripugnanti e che possa girare come maestro che annuncia il Vangelo, è un qualcosa di assolutamente insopportabile. È un ferita alla comunione cattolica.

         Dove è il Vicario di Roma, cardinale Baldassare Reina?  

Le risposte sono scontate: nulla vieta a Rupnik l’esercizio del suo ministero sacerdotale. La scomunica è stata derogata. Non essendo più gesuita le restrizioni della Compagnia non sono applicabili. Non erano rispettate neanche quando Rupnik era ancora membro dell’istituto religioso. Figuriamoci oggi!    

  Al cardinale Reina, Vicario di Papa Leone XIV, al vescovo della diocesi di Porto-Santa Rufina (Santa Severa), a mons. Gianrico Ruzza e al vescovo di Capodistria (Slovenia), a mons. Jurij Bizjak, non è mai venuto in mente che la vicenda Rupnik è uno “scandalo”, cosa sulla quale Cristo parla diverse volte?