Luigi C.
Chi e perché
consente a p. Marco Rupnik di predicare il Vangelo?
Non è solo
una questione di norme canoniche
La ripugnante storia di violenze sessuali su decine di donne, consacrate e non, dell'ex sacerdote gesuita Marko Ivan Rupnik, oggi prete diocesano incardinato nella diocesi di Capodistria in Slovenia, suo Paese natale, è lunga ormai almeno tre decenni. A suo carico il presbitero ha un primo processo canonico finito nel maggio 2020 con la scomunica la quale poi, in pochi giorni, è stata cancellata da Papa Francesco.
Oggi
il prete è davanti a cinque giudici di recente nomina per un secondo processo
canonico per numerose violenze sessuali, perpetrate con presunte motivazioni
teologiche nel quadro di un ipotetico dissennato misticismo erotico nel quale
tirava in ballo la Santissima Trinità e anche l'Eucaristia.
Il
prete è notissimo. Per anni considerato un bravo esecutore di arte decorativa,
in particolare di mosaici. Infatti, in giro per il mondo, in luoghi religiosi,
esistono oltre 200 sue opere, molte delle quali realizzate materialmente con
donne che poi diventavano vittime delle sue perversioni. Così è nato un sistema
dove il mosaicista teorizzava la nascita d’immagini dalle sue condotte sessuali
a prescindere dai suoi voti sacerdotali. Il sistema permetteva non solo
l’accumulo di denaro ma anche di relazioni e influenze che lunghi gli anni
hanno configurato un centro di potere disponibile all’abuso di coscienza e
sessuale.
Dietro
a tutto ciò che abbiamo riassunto al massimo, p. Rupnik è riuscito a costruire
una rete di protezione consapevole e perciò ha avuto, e ha ancora, amici
importanti e potenti a sua disposizione. E siccome l'uomo è autoritario e
deciso, e si sente ben coperto in alcuni vertici della Chiesa Cattolica, a
tutt'oggi continua a sfidare la gerarchia istituzionale. E lo fa con disprezzo
e spocchia presentandosi come teologo, direttore spirituale e maestro della
meditazione religiosa.
Alla fine di giugno scorso (dal 23 al 3
luglio), nelle vicinanze di Roma (Santa Severa), ha guidato a viso aperto, con
tanto di fotografie, filmati e registrazione audio, un Ritiro spirituale con la
partecipazione di numerosi sacerdoti desiderosi di ascoltare un maestro (“Nel
mondo ma non nel mondo” – Centro Aletti). Rupnik, alla vigilia dell'apertura
del suo secondo processo canonico, reso possibile due anni fa solo quando Papa
Francesco derogò alla prescrizione di gravissimi reati conosciuti da molti anni
ma che non aveva autorizzato nel 2020, ora forti dai suoi poteri ha potuto
inscenare un suo ennesimo gesto di prepotenza e sfida nella diocesi di Papa
Leone XIV.
A
questo punto il problema Rupnik va lasciato alle sedi che dovrebbero
giudicarlo, se poi alla fine sarà così.
Ora,
il problema da porre in primo piano, anche per rispetto alle vittime che in
questa storia non sono canonicamente neanche parte lesa, è il seguente: fino a
quando questo prete sloveno potrà continuare a sfidare la fede di tutti,
cominciando dal Pontefice?
Tanto
per intenderci: se Rupnik fosse professore e maestro di Matematica, Biologia o
Astrofisica non ci sarebbe nessuna incompatibilità fra la sua vita e le materie
che insegna. Rupnik in quanto presbitero però annuncia e predica — dovrebbe! —
il Vangelo, la morale cristiana, la dignità della persona umana. Ecco perché
ascoltare il breve intervento del prete sloveno nel ritiro di Santa Severa fa
venire i brividi. Non c’è neanche una minima coerenza tra vita e fede e ciò non
può passare inavvertito, come se niente fosse. Quasi per la dottrina cattolica
non esistesse la rigorosità e severità morale, l’autenticità della
testimonianza che di per sé annuncia il Vangelo.
Il
solo fatto che gli venga permesso di predicare su Dio e sul Cristo (breve audio
- Santa Severa), dopo aver manipolato e usato questa fede per atti ripugnanti e
che possa girare come maestro che annuncia il Vangelo, è un qualcosa di
assolutamente insopportabile. È un ferita alla comunione cattolica.
Dove è il Vicario di Roma, cardinale
Baldassare Reina?
Le
risposte sono scontate: nulla vieta a Rupnik l’esercizio del suo ministero
sacerdotale. La scomunica è stata derogata. Non essendo più gesuita le
restrizioni della Compagnia non sono applicabili. Non erano rispettate neanche
quando Rupnik era ancora membro dell’istituto religioso. Figuriamoci oggi!
Al cardinale Reina, Vicario di Papa Leone
XIV, al vescovo della diocesi di Porto-Santa Rufina (Santa Severa), a mons.
Gianrico Ruzza e al vescovo di Capodistria (Slovenia), a mons. Jurij Bizjak,
non è mai venuto in mente che la vicenda Rupnik è uno “scandalo”, cosa sulla
quale Cristo parla diverse volte?