Luigi C.
Roberto de Mattei, Settembre 29, 2025
Il 26 settembre 2025 si è svolta a Roma, alla Domus Australia, una commemorazione del marchese Luigi Coda Nunziante di San Ferdinando, nato a Napoli il 20 settembre 1930, morto a Colognole il 7 luglio 2015.
Se il nome di Luigi Coda Nunziante merita di essere ricordato è perché egli non rinchiuse la sua vita nella gabbia dell’egoismo, dell’unica ricerca dei propri interessi, ma, seguendo in questo l’esempio dei suoi antenati, si proiettò per così dire al di fuori di sé stesso, per servire idee e ideali di giustizia e di verità che trascendevano la sua persona.
Lo fece come un uomo che visse tutta la sua vita in spirito di servizio, come un soldato.
Luigi Coda Nunziante apparteneva per nascita e per educazione alla classe dei soldati, non solo perché in un periodo della sua vita fu un militare, seguendo la tradizione familiare, ma perché fu un combattente nell’anima, come lo è ogni spirito nobile.
Entrò, nel 1948, nell’Accademia Navale di Livorno, uscendone nel novembre 1952 come Guardiamarina. Fu pilota militare di portaerei e, per vari anni, prestò servizio nei Gruppi Antisom di Catania e Napoli.
Dopo il matrimonio con la contessa Gabriella Spalletti Trivelli lasciò la Marina con il grado di Capitano di Fregata, conservando il titolo di Comandante. Non abbandonò però la sua vocazione di soldato, ma la trasferì nella battaglia politica. Si apriva così una seconda fase della sua vita.
Negli anni turbolenti della contestazione studentesca e del tentativo comunista di conquistare il potere, Luigi militò nel Movimento Sociale Italiano di Giorgio Almirante, che lo volle alla guida della Segreteria Nazionale Amministrativa, ossia ad esserne il tesoriere: un incarico delicato e impegnativo, perché il partito era in gravi difficoltà economiche, a causa di una scissione interna. Il comandante sostenne la causa con generosità, anche personalmente.
Egli andava comprendendo che non è la politica, e tanto meno l’economia a determinare la realtà, ma sono le idee e prima ancora le profonde tendenze morali degli uomini.
Così, lasciò il MSI e il 6 novembre 1987, fondò l’Associazione Famiglia Domani, dedicata a contrastare la degradazione etica del nostro tempo con i mezzi moderni della comunicazione, in particolare il mailing.
Si apriva la terza stagione della sua vita. Trent’anni di iniziative pubbliche, promosse da Famiglia Domani, attestano un inesauribile impegno culturale e morale, spesso in collaborazione con il Centro Culturale Lepanto, come accadde contro il Trattato di Maastricht, contro la costruzione della grande Moschea di Roma e contro la legalizzazione del cosiddetto “matrimonio omosesuale”.
Sulla scia del grande successo del convegno internazionale sulla nobiltà, svoltosi nel 1993 a Palazzo Pallavicini, in occasione della pubblicazione dell’opera del prof. Plinio Corrêa de Oliveira, Nobiltà ed élites analoghe tradizionali nelle allocuzioni di Pio XII, nel 1997, il marchese Coda Nunziante fondò, l’associazione internazionale Noblesse et Tradition, presieduta dalla principessa Pallavicini.
Negli anni seguenti, il suo impegno non conobbe sosta. Nel 2005 partecipò alla nascita della rivista Radici Cristiane, del cui Consiglio di Amministrazione fu presidente fino alla morte.
Dal 2011 fu tra i promotori della Marcia Nazionale per la Vita, percorrendone il tragitto, nelle prime edizioni, a fianco del cardinale Raymond Burke. L’evento, sotto la guida della figlia Virginia, divenne la più importante manifestazione pro-life in Europa.
Nel 2013, inoltre, Famiglia Domani fu la prima associazione in Italia a scendere in campo contro la teoria del Gender, organizzando un grande convegno a Verona con il vescovo, il sindaco e centinaia di partecipanti.
Fin dagli anni Novanta, restaurando la cappella della sua tenuta di Colognole, aveva ripreso l’antica consuetudine delle Rogazioni, che costituivano un appuntamento annuale per la sua famiglia e i suoi amici. Fu barelliere a Lourdes, servendo i malati, e pellegrino lungo le strade che conducono al Divino Amore, al Santuario della Madonna del Buon Consiglio di Genazzano, al Santuario di Oropa.
Negli ultimi anni accentuò la sua vita spirituale: assisteva ogni giorno alla Santa Messa e molti lo ricordano, in prima fila nelle chiese romane chino sul suo Messale antico. Aveva una grandissima devozione alla Madonna, che si esprimeva nel rosario quotidiano e nella consacrazione alla Vergine, secondo il metodo di san Luigi Maria Grignion di Montfort. Credette fermamente nel trionfo finale del Cuore Immacolato di Maria, al termine di un’epoca di crisi, e anche di castighi, come quella che abbiamo davanti a noi. Lo studio approfondito del messaggio di Fatima assorbì gli ultimi anni della sua vita.
Malgrado i suoi ottantacinque anni e la salute che declinava, il marchese Coda Nunziante era il combattente di sempre, con il portamento eretto e fiero, come si addice a un militare, il tratto sempre affabile e signorile, gli occhi chiari che riflettevano l’allegria del mare di Napoli, ma anche la severità dei monti del biellese, da cui provenivano gli antenati paterni,
La sua ultima apparizione pubblica fu il 13 giugno 2015, quando fu presente al quarto convegno, promosso da padre Vincenzo Nuara, per ricordare il motu proprio Summorum Pontificum, con il quale il 7 luglio 2007 Benedetto XVI aveva restituito libertà al Rito Romano antico. E fu proprio il 7 luglio che il Signore lo richiamò a sé a Colognole.
Ufficiale di Marina, uomo politico, difensore della civiltà cristiana, egli combatté sempre “la buona battaglia”, con lo stesso coraggio e lo stesso senso del dovere che aveva appreso tra le onde del mare e sotto le insegne della sua uniforme. Se qualcuno gli avesse chiesto: “Che cosa hai fatto nella tua vita?”, avrebbe semplicemente risposto: “Ho fatto il mio dovere”, forse senza rendersi conto che fare il proprio dovere oggi esige una grande dose di eroismo, e lui la ebbe.
I funerali del marchese Luigi Coda Nunziante si svolsero il 10 luglio 2015 nella Chiesa di San Gaetano a Firenze, secondo il Rito romano antico, a cui egli era sempre rimasto fedele.
Il picchetto della Marina accompagnò il feretro con le insegne e la sciabola, mentre una tromba suonava il silenzio, ricordando che era morto un soldato.
Un soldato, ma anche un cattolico esemplare e un perfetto gentiluomo, che a dieci anni della sua morte è stato ricordato con le parole di chi lo ha conosciuto, ma soprattutto con una Messa di suffragio, celebrata dal cardinale Raymond Leo Burke.
