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giovedì 30 ottobre 2025

La Messa pontificale del card. Burke alla Cattedra di Pietro

Vi proponiamo l’appassionata cronaca della 14ª Peregrinatio ad Petri Sedem pubblicata dal prof. Roberto de Mattei il 29 ottobre sulla sua pagina Substack.

Lorenzo V.


L’avvenimento ha un’importanza – anche simbolica – ben superiore a quanto si possa immaginare oggi; e la sua memoria merita di essere consegnata alla riflessione dello storico di domani.

Erano circa le ore 14:30 quando si è sentito echeggiare sotto le volte maestose della Basilica di San Pietro il canto del Credo, intonato con voce possente da una processione di oltre duecento sacerdoti, che avanzava lentamente, seguita da migliaia di fedeli, partecipanti al XIV Pellegrinaggio internazionale ad Petri Sedem.

Dopo aver varcato la Porta Santa, il corteo è giunto nella grandiosa abside della Basilica di San Pietro, dove si innalza la monumentale Cattedra di Pietro circondata da marmi, bronzi e raggi di gloria. Il genio del Bernini vi ha scolpito non soltanto un trionfo artistico, ma un simbolo della Tradizione della Chiesa, conservata con fedeltà per due millenni. I sacerdoti si sono disposti su due file a destra e a sinistra dell’altare, dominato dalla grande custodia bronzea, che contiene la Cattedra e dalle imponenti statue di quattro Dottori della Chiesa: i latini, sant’Ambrogio e sant’Agostino, e i greci, sant’Atanasio e san Giovanni Crisostomo. Al di sopra della cattedra, in una cascata di oro e di luce, la Colomba dello Spirito Santo, incastonata nella celebre vetrata d’alabastro, irradiava un bagliore caldo su tutta l’abside.

Sui lati della tribuna, i monumenti funebri di Urbano VIII, anch’esso opera del Bernini, e di Paolo III, il Papa che convocò il Concilio di Trento, sembrano ancora oggi vegliare sul cuore del Primato petrino. In alto, sulla volta, la consegna delle chiavi a san Pietro racconta l’origine dell’autorità pontificia, mentre ai lati le scene del martirio di san Pietro e della decapitazione di san Paolo, compongono un dramma sacro che parla di sangue versato per la fede.

Non ci poteva essere scenografia più eloquente per la solenne cerimonia iniziata poco dopo le ore 15:00 quando ha fatto ingresso Sua Eminenza il cardinale Raymond Leo Burke, Patrono emerito del Sovrano Militare Ordine di Malta, che ha celebrato una solenne Messa Pontificale secondo il Rito Romano antico, assistito da cerimonieri, che hanno contribuito ad offrire alla liturgia la magnificenza che gli è dovuta.

Le novecento sedie predisposte si sono rivelate insufficienti per un popolo di numero tre o quattro volte superiore, composto da uomini e donne, giovani e anziani, venuti da ogni parte del mondo. L’evento era reso straordinario proprio dal luogo dove si è svolto: una scenografia unica al mondo, dove architettura, scultura, teologia e storia si intrecciano per rendere visibile la missione della Chiesa e del Papato: custodire la fede e trasmetterla nel corso dei secoli.

Il cardinale Burke, nella sua apprezzatissima omelia, ha ricordato il centenario dell’apparizione del Bambino Gesù, insieme alla Madonna di Fatima, alla Venerabile Serva di Dio suor Lúcia dos Santos, avvenuta il 10 dicembre 1925, nella quale «il Signore ci ha mostrato il Cuore Addolorato e Immacolato della Madonna, coperto di molte spine a causa della nostra indifferenza e ingratitudine, e a causa dei nostri peccati. In modo particolare, la Madonna di Fatima desidera proteggerci dal male del comunismo ateo, che allontana i cuori dal Cuore di Gesù – unica fonte di salvezza – e li conduce alla ribellione contro Dio e contro l’ordine che Egli ha posto nella creazione e scritto nel cuore di ogni uomo. Attraverso le sue apparizioni e il messaggio che ha confidato ai pastorelli, i santi Francesco e Giacinta Marto, e alla Venerabile Lúcia dos Santos – messaggio destinato a tutta la Chiesa – la Madonna denunciava l’influsso della cultura atea sulla Chiesa stessa, che ha portato molti all’apostasia e all’abbandono delle verità della fede cattolica.

Allo stesso tempo, la Madonna ci ha insegnato a compiere atti d’amore e di riparazione per le offese arrecate al Sacratissimo Cuore di Gesù e al Suo Cuore Immacolato mediante la Devozione dei Primi Sabati del mese. Essa consiste nel confessare sacramentalmente i propri peccati, nel ricevere degnamente la Santa Comunione, nel recitare cinque decine del Santo Rosario e nel fare compagnia alla Madonna meditando sui misteri del Rosario (…). La Devozione dei Primi Sabati è la nostra risposta di obbedienza alla Madre celeste, la quale non mancherà di intercedere per ottenere tutte le grazie di cui abbiamo così urgentemente bisogno, noi e il mondo intero».

Il cardinale ha ricordato quindi il 18º anniversario della promulgazione del Motu Proprio Summorum Pontificum, con il quale Papa Benedetto XVI ha reso possibile la celebrazione regolare della Messa secondo questa forma, in uso sin dai tempi di San Gregorio Magno. «Rendiamo grazie a Dio – ha detto – perché, attraverso il Summorum Pontificum, tutta la Chiesa va maturando una comprensione e un amore sempre più profondi per il grande dono della Sacra Liturgia, così come ci è stata trasmessa, in una linea ininterrotta, dalla Tradizione Apostolica, dagli Apostoli e dai loro successori».

La cerimonia è stata accompagnata dalle note del canto gregoriano della Cappella musicale del Pantheon, che si diffondeva come un vento sacro, unendo la preghiera dei presenti a quella di innumerevoli generazioni di credenti che, prima di loro, avevano alzato lo sguardo in quell’abside, cercando la verità della dottrina e il conforto della fede.

Martire di questa fede era il cardinale albanese Ernest Simoni, che ha assistito in prima fila alla cerimonia, assieme al cardinale Walter Brandmüller. Imprigionato dal regime comunista, nel 1963, il cardinale Simoni ha passato oltre venticinque anni della sua vita ai lavori forzati, fino alla sua liberazione nel 1991. Oggi è conosciuto per la potenza dei suoi esorcismi e, al termine della Messa, ha pronunciato dal pulpito una formula abbreviata dell’esorcismo contro Satana e gli angeli ribelli, composto nel 1884 da Leone XIII, per ispirazione dell’arcangelo san Michele, dopo aver avuto una terrificante visione dei demoni che si stavano radunando per distruggere la Chiesa.

La celebrazione si è conclusa, dopo il Salve Regina, con il canto solenne del Christus vincit, mentre un’intensa commozione toccava sacerdoti e fedeli. Nei volti di molti di loro traspariva la sofferenza di chi, per rimanere fedele alla Messa di sempre, ha dovuto affrontare incomprensioni, prove ed umiliazioni. Ma ora, attorno a quella liturgia antica, i raggi dorati dell’abside, le figure degli evangelisti e dei Padri della Chiesa sembravano riunire il passato e il presente in unico abbraccio, dinanzi alla Cattedra di Pietro.

Per la prima volta dall’entrata in vigore di Traditionis Custodes (2021), la celebrazione della Messa tradizionale è stata autorizzata presso l’altare della Cattedra nella Basilica Vaticana. Durante i primi pellegrinaggi ad Petri Sedem, la Messa tridentina veniva celebrata liberamente a San Pietro, ma da alcuni anni ciò non era stato più permesso. Solo l’autorizzazione del regnante Pontefice Leone XIV ha reso possibile questo evento, che a molti è apparso come una luce aurorale che sorge, mentre nel mondo tante stelle effimere sono cadute o si preparano a svanire nella notte.