Luigi C.
Franca Giansoldati, Il Messaggero, 24/10/2025
In un'epoca dove le chiese sono ormai vuote e le messe vanno deserte, vedere fare la fila fuori (dalla chiesa di San Lorenzo in Lucina) per poter assistere ai solenni vespri in latino è qualcosa di singolare. Per il piccolo esercito dei tradizionalisti che erano stati messi alla porta in malo modo da Papa Francesco quattro anni fa, il pellegrinaggio giubilare a Roma - naturalmente approvato da Leone XIV - rappresenta un segnale importante, una boccata d'ossigeno. Loro stessi raccontano di aver subito incredibili censure, tribolazioni, veti e limitazioni in tutte le diocesi del mondo. «Sono stati anni difficilissimi e ora avere ottenuto il permesso per tornare a celebrare in latino a Roma, domani persino a San Pietro, all'altare della Cattedra, costituisce un segnale buono e fa sperare» spiega Christian Marquant, imprenditore e presidente dell'Associazione Oremus Paix Liturgique che raggruppa circa 600 realtà differenti sparse nel mondo. Bergoglio non ha mai amato troppo il mondo tradizionalista ritenendolo portatore di una visione settaria e così nel 2021, spinto da una corrente interna di consultori di stampo ultra progressista, volle firmare a tutti i costi un motu proprio che cancellava il cammino di normalizzazione fatto a suo tempo da Benedetto XIV. Da allora nemmeno a San Pietro la messa in latino era più la benvenuta, divenne un rito messo in un angolo al punto, racconta Marquant, che quando i fedeli chiedevano a cardinali o vescovi amici di celebrarne una per loro non trovavano mai nessuno. «Erano tutti terrorizzati per le conseguenze che avrebbero potuto avere dal Vaticano».
L'autorizzazione di Leone XIV al ritorno della messa in latino a San Pietro è per tutti un segnale importante anche se al momento limitato al pellegrinaggio giubilare, tuttavia ci sono molti altri elementi che fanno sperare il mondo tradizionalista. In questi giorni è tornato a prendere corpo il complotto che si sarebbe consumato in curia, nello scontro tra progressisti e conservatori, per le limitazioni alla messa in latino. Una vera cospirazione ai danni dell'ala conservatrice della Chiesa. Diane Montagna, una giornalista americana, ha trovato tutti i documenti che provano che Papa Francesco in quel frangente fu portato a firmare il contestatissimo Motu Proprio, Traditionis Custodes previa consultazione riservata fatta nel 2020 - quindi un anno prima - tra i vescovi e promossa dal Vaticano. Le risposte mostrarono che la stragrande maggioranza dei vescovi era a favore della messa in latino, compreso il vetus ordo, nelle proprie diocesi, spiegando che la normalizzazione avviata da Ratzinger era da considerarsi una cosa sostanzialmente positiva. Solo una minoranza manifestò giudizi negativi e problematici. Bergoglio fu però portato ugualmente a firmare il documento.
Quando, nel 2021 Papa Francesco decise di procedere spiegò pubblicamente che le risposte ricevute dal Vaticano al questionario mandato ai vescovi avevano rivelato una situazione «che mi preoccupa e mi rattrista – disse - e mi convince della necessità di intervenire». In una lettera di accompagnamento ai vescovi del mondo sottolineava anche che «l'obiettivo pastorale dei miei predecessori ... è stato spesso seriamente ignorato. Un'opportunità offerta da Giovanni Paolo II e, con ancora maggiore magnanimità, da Benedetto XVI .è stato sfruttato per allargare le lacune, rafforzare le divergenze e incoraggiare disaccordi che feriscono la Chiesa, bloccano il suo cammino ed espongono la al pericolo della divisione.» Le domande che affiorano non sono poche. Una su tutte: perchè il Papa argentino fu indotto a credere il contrario quando vi era il risultato di un sondaggio che andava in ben altra direzione?
Il blog Messainlatino.it, un portale assai informato, offre voce al popolo conservatore piuttosto interdetto dopo che è emerso questo complotto. «Perchè è stato fatto questo e con dolo per giunta, visto che le risposte della Chiesa universale sono state disattese affermando il contrario? Forse perchè ci si è resi conto che la tradizione sta prendendo piede, e si è tentata la battaglia di retroguardia per sopprimerla?» Ora tutti gli occhi sono puntati su quello di dirà o farà Leone XIV, il cui programma di pontificato si basa sulla pace (interna ed esterna alla Chiesa).
