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mercoledì 29 ottobre 2025

14° Pellegrinaggio Summorum Pontificum: un bilancio consuntivo #sumpont2025



The price of success. Così commentavamo con un distinto signore americano il fatto di essere rimasti fuori dai cordoni di sicurezza che gendarmi vaticani e sampietrini (i dipendenti della Basilica) avevano teso per impedire l'ulteriore accesso all'area dove si svolgeva la Messa del card. Burke, all'altare della Cattedra. Alle nostre rimostranze, la loro risposta innervosita: “i vostri organizzatori avevano comunicato un numero massimo di 900 persone e ne abbiamo già fatte entrare 3.000. Ora non c'è proprio più posto”.

Al vostro cronista non è andata molto meglio ai vespri della sera prima (in piedi), né alla Messa il giorno dopo a Trinità dei Pellegrini: posto in piedi in fondo, e perché arrivato 40 minuti prima dell'inizio; dopo, non sarei riuscito nemmeno ad entrare. Penso converrete che non era certamente la miglior postura per affrontare né un pontificale, né la messa polifonica di Palestrina Ad coenam agni.

Da veterano, non ho potuto esimermi dal rimembrare con nostalgia la confortevolezza dei primissimi convegni-pellegrinaggi nel 2008-2009, allora organizzati dal Padre Nuara dell'Ecclesia Dei, allorché bastava una cappella laterale della basilica vaticana per accoglierci tutti, comodamente seduti.

Ma naturalmente l'aumento così considerevole di partecipazione e il suo respiro internazionale (occorre ammettere con vergogna che noi italiani, nonostante il vantaggio logistico, siamo in netta minoranza) non possono che rallegrarci, seppure a prezzo di prove severe di resistenza fisica.

Quale bilancio tirare allora dall'esperienza numericamente felice di quest'anno?

Si percepisce chiaramente che il clima è mutato. L'ottimismo cauto ma diffuso non è solo wishful thinking: oltre ad alimentarsi di gesti inequivocabili, come la reintegrazione della Messa di sempre nel centro spirituale del Papato o la rinnovata disponibilità del Presidente della CEI a celebrare i vespri in rito antico, mi ha colpito l'inusuale interesse mediatico per una questione fin qui poco compresa, o anche solo considerata, dai media.

Due esempi tra tutti: il New York Times, insigne quotidiano di tradizione liberal, ha dedicato al nostro pellegrinaggio un articolo simpatetico (lo trovate qui, ma a pagamento; comunque a breve lo pubblicheremo), con un'intervista tra l'altro al nostro Luigi che, con icastica ed azzeccata metafora, ha comparato la differenza tra l'antico e il nuovo rito a quella tra il caviale e i fagioli. E la RAI (la RAI!) in un servizio al telegiornale ha dato notizia della Messa tridentina in San Pietro.

La mia impressione è che la proibizione di Papa Bergoglio, il famigerato ukase Traditionis Custodes, sia stato alla fine un gran regalo di immagine, già solo per il fatto di essere ingiustificabile agli occhi dei più (“che cosa faranno mai di male quegli snocciolatori di rosari in latino per vietargli le messe?”) e soprattutto perché in contrasto coi ritornelli ipocriti sull'inclusione para todos, todos, todos (tutti tranne qualcuno)?

E vedrete ancor più che cosa si penserà tra qualche mese, quando entrerà nella pubblica percezione che il divieto bergogliano è stato basato sulla dolosa manipolazione dei risultati di un questionario ai vescovi, che in gran maggioranza erano invece per mantenere lo status quo ante. Alla faccia, oltre che della correttezza, della sinodalità episcopale.

Nelle anticipazioni del libro-intervista al Papa della giornalista Allen, Leone XIV ha fatto alcune dichiarazioni sulla ‘messa in latino’, dicendo che:

a) si tratta di una ‘questione molto delicata’

b) ha ricevuto molte richieste e lettere in merito

c) si è creata una polarizzazione che a volte trascolora in questioni politiche

d) il ritorno alla liturgia preconciliare è indotto anche dagli abusi liturgici in quella nuova

e) alcuni vescovi gli hanno raccontato della chiusura di certi tradizionalisti che non accetterebbero il dialogo

Orbene: il Pellegrinaggio che si è appena concluso, con la sua atmosfera festosa e devota nel cuore della città santa, può indicare al Papa il rimedio alle questioni che egli ha indicato nell’intervista. Per questo problema complesso (a) e molto sentito (b) la soluzione è l’apertura e la tolleranza (che Bergoglio tanto predicava ma non praticava, almeno verso i fedeli legati all’antico rito): le derive ideologiche o perfino politiche (c) e il rifiuto del dialogo (e) sono il frutto amaro della marginalizzazione e dell’esclusione. Vietare le Messe e i Sacramenti, impedire ai preti che lo desiderano di celebrare in vetus ordo, è il metodo sicuro per alimentare in chi subisce quelle ingiustizie uno spirito settario e rancoroso. Se invece torniamo all’intuizione di Benedetto XVI con il motu proprio Summorum Pontificum, ossia alla Messa antica liberalizzata, che ciascun parroco può celebrare se così richiedono gruppi di fedeli, e nella chiesa parrocchiale (magari prima o dopo quelle in rito nuovo), entrerà aria nuova anche nei nostri ranghi. E le ‘strumentalizzazioni politiche’, che sono comunque già del tutto marginali per non dire inesistenti, quanto meno adesso (forse esistevano negli anni Settanta o Ottanta, ma io non c’ero), automaticamente scomparirebbero.

E non solo: quella visione lungimirante di Papa Ratzinger, oltre a rendere giustizia ai fedeli tradizionalisti a lungo discriminati, è pure il modo per sanare dolcemente e gentilmente, con l’esempio del vetus ordo e ‘l’osmosi liturgica’, gli abusi e la sciatteria liturgica che spesso accompagna il novus ordo, ossia il punto d) delle considerazioni di Papa Leone.


Enrico

14 commenti:

  1. Adoro il livore degli “ultimi dei mohicani” che da giorni attaccano il sito e schiumano di rabbia per il successo del pellegrinaggio. Anche questo un ottimo segnale! Deo gratias!

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  2. The price of success. Così commentamo.[....]. Alle nostre rimostranze, la loro risposta innervosita: “i** vostri organizzatori avevano comunicato un numero massimo di 900 persone e ne abbiamo già fatte entrare 3.000. Ora non c'è proprio più posto”**. Al pellegrinaggio della FSSPX (come a quasi tutti gli altri gruppi di cui ho avuto notizia) è stato chiesto NON solo il numero ESATTO, ma anche i numeri di smartphone di ogni singolo partecipante e, altresì, ai partecipanti è stato chiesto di scaricare una APP specifica .

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    1. Non ho capito nulla di questo commento.

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    2. Non c'è nulla da capire. Semplicemente si racconta un fatto.

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    3. Ma che vuol dire “i numeri di smartphone di ogni singolo partecipante”?! Qualcuno controllava quanti telefoni avevano? Poi la “loro” risposta di chi? Non si capisce nulla, altro che fatto.

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    4. Per entrare in San Pietro come giubilanti occorre scaricare una app, a cui occorre fornire alcuni dati personali. Grande Fratello Vaticano...

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    5. Per entrare in San Pietro come giubilanti occorre scaricare una app, a cui occorre fornire alcuni dati personali. Grande Fratello Vaticano...Era esattamente ciò che stava scritto.

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  3. la chiusura al dialogo proviene da ambienti para settari; l'estremismo è una malattia infantile, anche di buone battaglie

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