
Grazie a Korazym.org per questa analisi sull'inizio pontificato di Leone XIV.
Luigi C.
25 Agosto 2025, Andrea Gagliarducci
[Korazym.org/Blog dell’Editore, 25.08.2025 – Andrea Gagliarducci] –Quando un Papa viene eletto, tutti attendono le prime decisioni di governo. Si dice generalmente che i primi cento giorni siano quelli che definiranno l’intero pontificato, come si dice di solito dei leader eletti. I primi cento giorni di Papa Leone XIV, tuttavia, non portarono grandi decisioni di governo. La calma pervase e caratterizzò i primi cento giorni di Papa Leone XIV, in netto contrasto con i primi giorni del pontificato di Papa Francesco. Il regno di Papa Leone XIV, tuttavia, non sarà in competizione con quello di Papa Francesco, né direttamente, né esplicitamente. Questo è già evidente. Anche altre caratteristiche sono già visibili.
1. La prima caratteristica è la collegialità. Leone XIV è un frate, nel senso più puro del termine. Fu Priore Generale della sua Congregazione, l’Ordine di Sant’Agostino. E si sentì frate anche quando fu vescovo missionario e quando fu cardinale e Prefetto del Dicastero per i Vescovi. Si dice che andasse a mangiare alla Curia Generalizia degli Agostiniani ogni volta che poteva e che avesse visite continue e regolari con i suoi confratelli Agostiniani.
Questa collegialità sarà introdotta nell’esercizio del papato. La novità è che Papa Leone XIV non vivrà da solo nel Palazzo Apostolico, ma avrà dei cosiddetti “coinquilini”. Non si tratta di una novità assoluta. Anche Papa Benedetto XVI aveva la sua “famiglia pontificia”, composta dalle Memores Domini, quattro laiche consacrate di Comunione e Liberazione, che poi vissero con lui nel monastero Mater Ecclesiae, dopo la sua rinuncia. Anche Papa Giovanni Paolo II non ha mai avuto una casa vuota. Offriva colazioni, pranzi e cene, e si circondava sempre di persone, chiedendo il loro parere. Insomma, non si entra nel Palazzo Apostolico da soli. E non è un caso che Papa Francesco – un Gesuita, ma che ha trascorso gran parte della sua vita al di fuori della comunità gesuita – abbia deciso di non vivere nel Palazzo Apostolico per “ragioni psichiatriche”, come lui stesso ha affermato. Semplicemente non aveva una “famiglia”. Ha persino cambiato segretari più volte e si sarebbe ritrovato solo nel Palazzo Apostolico, con pochi contatti con il mondo esterno e senza amici fidati che fungessero da cassa di risonanza (o filtro). Papa Francesco era la sua cassa di risonanza, il suo filtro.
Quindi, Papa Leone XIV formerà una mini comunità di frati nel Palazzo Apostolico, un gruppo di persone di cui si può fidare e con cui confidarsi. Alcuni temono che il Papa possa essere influenzato in questo modo. La verità è che ognuno è influenzato dalle persone di cui si fida. Ma costruire una comunità, un senso di stabilità e un dialogo costante è anche un buon modo per mantenere l’autocontrollo. La comunità aiuta il Papa a proteggersi dall’impulsività del momento. La collegialità lo aiuta a ponderare le sue decisioni. Leone XIV sembra intenzionato a scegliere questa strada.
2. La seconda caratteristica è quella di incentrare tutto sul Vangelo e sull’annuncio della Parola. Leone XIV conosceva bene il mondo latinoamericano, essendovi stato prima come missionario e poi come vescovo. Ma, allo stesso tempo, dimostrò anche consapevolezza dei pericoli del mondo latinoamericano. Laddove Francesco avviava esperimenti, Leone XIV li definiva, cercando di evitare conseguenze non esattamente in linea con la fede Cattolica.
Due esempi lo illustrano. Il più recente è il telegramma, firmato dal Cardinal Parolin a nome del Papa, inviato all’Incontro dei vescovi dell’Amazzonia, tenutosi a Bogotà dal 17 al 20 agosto [QUI]. Il telegramma contiene un dettaglio, che non è passato inosservato. Il Papa invita a porre Gesù Cristo al centro, perché in questo modo si ribaltano le ingiustizie, e poi definisce come “non meno evidente” il diritto e il dovere di prendersi cura della nostra casa comune, “affinché nessuno distrugga irresponsabilmente i beni naturali che parlano della bontà e della bellezza del Creatore”. Ma, aggiunge il Papa – citando, con particolare classe, Sant’Ignazio di Loyola – l’uomo non deve sottomettersi ai beni naturali come “schiavo o adoratore della natura, poiché queste cose ci sono date per raggiungere il nostro scopo di lodare Dio e ottenere così la salvezza delle anime”.
All’inizio del Sinodo Speciale per la Regione Panamazzonica, il 4 ottobre 2019, Papa Francesco ha partecipato a una cerimonia di piantagione di alberi indigeni nei Giardini Vaticani. Quella cerimonia è andata troppo oltre, così oltre che Papa Francesco stesso ha mostrato segni di disagio e se n’è andato il più in fretta possibile. Questo è il rischio quando si avviano processi: non si è poi in grado di controllarli. Da lì è nata la controversia sulla Pachamama, alimentata dal fatto che Papa Francesco desiderava sinceramente dare visibilità e sottolineare il valore delle culture indigene.
Papa Leone XIV optò per un approccio diverso, che consisteva nel definire i problemi fin dall’inizio, ma quello di Leone XIV fu un atto di discontinuità con i metodi di Francesco, non con i temi. Probabilmente, questo lo rende più significativo di un rifiuto diretto o esplicito dei temi francescani.
La seconda indicazione si trova nel telegramma la 40ª Assemblea Generale Ordinaria del Consiglio Episcopale Latinoamericano e dei Caraibi-CELAM, tenutesi dal 26 al 30 maggio 2025 a Rio de Janeiro, inviato da Papa Leone XIV al Cardinale Jaime Spengler, Presidente del CELAM [QUI]. «Nell’attuale situazione storica», scrisse il Papa, «in cui un gran numero di uomini e donne sopporta le tribolazioni e la povertà causate dalle continue crisi su scala continentale e mondiale, abbiamo urgente bisogno di ricordare che è il Risorto, presente in mezzo a noi, a proteggere e a guidare la Chiesa, ravvivandola nella speranza, attraverso l’amore che “è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato” (Rm 5, 5)».
Leone XIV non rinnegò, né la visione sociale di Papa Francesco, né la sua teologia del popolo. Sottolineò tuttavia, la centralità di Gesù Cristo, tema centrale quando si discute di Teologia della Liberazione o di movimenti sociali Cattolici in America Latina. Il rischio è sempre che i problemi sociali diventino preponderanti e Dio venga dimenticato.
Leone XIV si mostra così un Papa della discontinuità nella continuità. Cerca un’armonizzazione, che non rompa con il pontificato precedente, ma che allo stesso tempo fornisca chiarezza e orientamento.
3. È qui, che entra in gioco la terza caratteristica: l’istituzionalità. Come ex Priore Generale di una congregazione religiosa, Leone XIV sa che il governo non può essere raggiunto attraverso la rottura. Finora, non ha creato grandi fratture all’interno della Curia – anzi, ne ha elogiato l’operato – e difficilmente causerà nulla di simile alla rottura della cultura curiale che abbiamo visto durante il regno del suo predecessore. L’Istituzione, per Leone XIV, viene sempre prima. Per questo motivo, il Papa ha iniziato ad affrontare le eccezioni – ad esempio, tra cui il Comitato per la Giornata Mondiale dei Bambini presso il Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita – senza tuttavia turbare o creare disordini.
Non dovremmo aspettarci che il Papa rivoluzioni la Curia, modifichi la Costituzione Apostolica voluta da Papa Francesco o annulli improvvisamente alcune decisioni. Assumerà alcune decisioni e ne prenderà altre, cercando sempre l’equilibrio.
4. La quarta caratteristica è una che condivide non solo con Francesco, ma con tutti i Papi. Leone XIV vuole andare ovunque Dio sia necessario. Intorno al viaggio a Nicea per il 1700° anniversario del Primo Concilio Ecumenico, si stanno pianificando una serie di tappe, che la dicono lunga sul messaggio che il Papa desidera trasmettere. La tappa precedente potrebbe essere in Algeria, sulle orme di Sant’Agostino, perché è da lì simbolicamente che Leone XIV desidera partire, sottolineando la sua ispirazione.
La tappa successiva, dopo Nicea, potrebbe essere il Libano – il Patriarca di Antiochia dei Maroniti, Cardinale Béchara Boutros Rái si è espresso aperto a questa possibilità – in un viaggio che Papa Francesco avrebbe voluto compiere tre anni fa. Ma il Libano è un simbolo del Medio Oriente diviso, un segno che uomini di religioni diverse possono anche lavorare insieme per il bene comune.
Il pontificato di Leone XIV, insomma, è missionario e istituzionale, che guarda alle periferie, ma senza distogliere lo sguardo dal centro, che è Cristo. Leone si prenderà il suo tempo per prendere decisioni. Il suo pontificato sarà tradizionale, per certi versi. Questo ci hanno detto i primi cento giorni di Leone XIV alla guida della Chiesa.
Questo articolo nella nostra traduzione italiana è stato pubblicato dall’autore in inglese sul suo blog Monday Vatican [QUI].