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venerdì 26 settembre 2025

Mons. Garcia, Vescovo uscente di Monterey, abolisce la Santa Messa tradizionale, che si celebrava da diciassette anni

Con un decreto firmato il 14 settembre – esattamente nel 18º anniversario dell’entrata in vigore della lettera apostolica in forma di «motu proprio» Summorum Pontificum – mons. Daniel Elias Garcia, Vescovo uscente di Monterey, ha abolito la celebrazione della Santa Messa tradizionale nella sua Diocesi.
Quattro giorni prima di prendere possesso della sua nuova Diocesi di Austin e quindi in regime di sede episcopale vacante, mons. Garcia ha pensato «bene» di lasciare questo ultimo ricordo ai suoi fedeli, dopo diciassette anni di ininterrotte celebrazioni della Santa Messa tradizionale, mostrando – e motivando in un ridicolo documento di due pagine fittamente scritte – tutta la sua livorosa avversione nei confronti del coetus fidelium e dei sacerdoti celebranti.
I suoi nuovi fedeli della Diocesi di Austin sono avvisati!

Di seguito vi proponiamo la notizia (con la riproduzione fotografica del decreto episcopale) pubblicata il 21 settembre sul blog Rorate Cæli e l’interessante analisi di don John Todd Zuhlsdorf pubblicata il 21 settembre su Fr. Z’s Blog.

L.V.


Mons. Daniel Elias Garcia è stato nominato da Papa Leone XIV Vescovo di Austin, l’enorme Diocesi della capitale texana, nel mese di luglio – trasferito dalla Diocesi di Monterey (California), dove era stato nominato da papa Francesco nel 2018.

Come regalo d’addio ai fedeli di Monterey, ha deciso di abolire la Santa Messa tradizionale, celebrata nella Diocesi da diciassette anni. Potrebbe esserci qualcosa di più meschino, patetico e ridicolo?

L’ultima Santa Messa tradizionale sarà celebrata il 13 ottobre. Speriamo che al suo posto arrivi un Vescovo più compassionevole. Nel frattempo, Cattolici di Austin (la cui Santa Messa tradizionale nella Saint Mary’s Cathedral era già stata abolita) (QUI): preparatevi, questo promette di essere un periodo poco propizio.

Documento qui sotto (grazie al lettore J.) - clicca per ingrandire:



* * *


Il pogrom continua.

Continua nonostante non si sappia cosa abbia in mente Papa Leone XIV.

Mons. Daniel Elias Garcia, Vescovo uscente/dimissionario di Monterey (California), sta ponendo fine alla Santa Messa tradizionale che esisteva da diciassette anni. Sì, «uscito», mons. Garcia è stato nominato Vescovo di Austin il 2 luglio 2025, ma ha continuato a governare la Diocesi di Monterey. Capite voi.

È stato insediato da papa Francesco nella Diocesi di Monterey nel 2018. È stato nominato da Papa Leone XIV nella Diocesi di Austin il 2 luglio 2025 ed è stato insediato ad Austin il 18 settembre 2025… quattro giorni dopo aver firmato questa lettera.

Il 19 settembre, mons. Sławomir Stanisław Szkredka S.S.D. è stato nominato Amministratore apostolico della Diocesi di Monterey (California).

Ora chiude la Santa Messa tradizionale? Prima che possa essere nominato un nuovo Vescovo a Monterey che potrebbe voler prendere le proprie decisioni?

N.B.: due pagine intere di giustificazioni.

Vorrei sottolineare un paio di cose.

In primo luogo, ha basato la sua azione sulla lettera apostolica in forma di motu proprio Traditionis custodes (alias Taurina cacata) sull’uso dei libri liturgici anteriori al Concilio Vaticano II, che ora sappiamo essere basata su una falsità: l’affermazione che la maggioranza dei Vescovi intervistati fosse incline al negativo, quando in realtà era vero il contrario. L’intera faccenda è un castello di carte ingiusto e crudele.

Ha scritto:

L’obiettivo primario di ogni Vescovo […] è quello di guidare la Chiesa verso l’unità.

Si può difendere questa tesi in una certa misura (cfr. costituzione dogmatica sulla Chiesa Lumen gentium, n. 23; decreto sull’ecumenismo Unitatis redintegratio, n. 5). Tuttavia, mi sembra che l’obiettivo primario di ogni Vescovo dovrebbe essere la santificazione e la salvezza delle anime. Inoltre, perché «unità» nella mente di questi Vescovi significa «uniformità»? Ha usato la parola «unità» otto volte nella prima pagina, tre volte in un paragrafo, due volte in un altro, più quattro volte nella seconda pagina.

Ha scritto:

situazione rara […] di avere due liturgie celebrate nell’unico rito latino.

Questo Vescovo non ha mai sentito parlare del rito ambrosiano? Del rito braghese? Del rito lionese? Del rito mozarabico? E il cosiddetto rito dello Zaire? E poi c’è il rito domenicano, il rito cistercense, il rito norbertino… Che stupidaggine.

C’è questa gaffe:

Chiunque desideri celebrare con devozione secondo le forme precedenti della liturgia può trovare nel Messale Romano riformato secondo il Concilio Vaticano II tutti gli elementi del rito riformato.

Non so nemmeno da dove cominciare. Partiamo dalle massicce orazioni redatte o dalle preghiere dell’Offertorio? C’è una lista.

Tralascerò il superficiale riferimento alla «partecipazione attiva». Ha conseguito un master in liturgia presso la liberale St. John’s University di Collegeville (Minnesota).

C’è questo:

C’è anche la questione del pastore della Sacred Heart Church e della St. Benedict’s Church che è in grado di dedicare tutta la sua attenzione all’intera Parrocchia piuttosto che dedicare il suo tempo limitato a un piccolo gruppo di individui che non praticano il culto secondo il diritto ordinario (e unico) della Chiesa latina.

Aspetta un attimo! E la «periferia»? E il buon pastore (alias Parroco) che cerca la minoranza? Questo sottolinea la condiscendenza verso le persone che vogliono il culto sacro tradizionale.

Quelle persone […] che fanno cose diverse […].

Grazie al cielo non sono come quel gruppo laggiù! Noi siamo uniti per ottenere la cosa bianca. Non come quelle persone, che si inginocchiano spesso. Tutti quegli inchini e quelle riverenze. Non cantano le nostre canzoni di unità, come One bread, one body, Gather us in e Make us one.

Avete notato che dice di aver mandato varie persone a parlare con la comunità della Santa Messa tradizionale: il cancelliere, il direttore del tribunale. Ha consultato il Vicario generale e il Consiglio presbiterale. Tutto questo è solo una «copertura», ovviamente. Tuttavia, notate che non dice di averli incontrati lui stesso.

Poi arriva la conclusione untuosa:

Invito tutti voi a unirvi alla Parrocchia del Sacro Cuore e di San Benedetto e a collaborare con il vostro Parroco, mentre si riuniscono attorno alla tavola del Signore per celebrare il ricco Sacrificio Eucaristico, ogni domenica, che è stato un grande frutto del Concilio Vaticano II. Possa questa liturgia riempire i vostri cuori di carità e fiducia per costruire l’unità di cui parlava Papa Leone XIV nella Messa che celebrò all’inizio del suo Pontificato in Piazza San Pietro.

Egli prosegue citando Papa Leone XIV sulla visione macro della Chiesa, che in realtà non ha nulla a che vedere con la situazione micro di Monterey.

Sì… questo sarà persuasivo.

Notate il «ricco Sacrificio Eucaristico […] un grande frutto del Concilio Vaticano II». Poiché il Sacrificio Eucaristico proviene dal Signore durante l’Ultima Cena, egli può riferirsi solo al Novus Ordo. Lo sfiderei a spiegare i risultati di un sondaggio di alcuni anni fa che rivelava che circa il 60 per cento dei Cattolici non crede a ciò che la Chiesa insegna sulla transustanziazione. Poiché queste persone probabilmente hanno contatti con qualcosa, qualsiasi cosa, di cattolico solo la domenica per la Messa, penso che si possa tracciare una linea più o meno diritta tra il modo in cui viene celebrata la Messa e ciò che la gente crede… scusate, non crede.

Altri frutti dimostrabili del Concilio Vaticano II sono stati senza dubbio l’enorme aumento delle vocazioni al sacerdozio, la costruzione e il riempimento di nuovi conventi, le lunghe file ai confessionali, l’aumento del numero di matrimoni e battesimi… oh, no, aspettate!

Queste cose accadono tra i più tradizionalisti. Colpa mia.

Infine, la lettera era datata «14 settembre 2025».

La festa dell’Esaltazione della Croce.

A diciotto anni esatti dall’entrata in vigore della lettera apostolica in forma di «motu proprio» Summorum Pontificum sull’uso straordinario della forma antica del Rito Romano.

Che colpo basso.

Alla fine, non si tratta solo della loro avversione per il rito romano tradizionale, ma della loro avversione per le persone che lo desiderano. A loro non piacciono quelle persone.

Che delusione.

Povera gente.

Sembra che i Vescovi si stiano muovendo rapidamente per schiacciare i fedeli tradizionali prima che Papa Leone XIV o il prossimo Vescovo possano fare qualcosa.

Inoltre, il can. 428 §1 c.d.c. dice:

Mentre la sede è vacante non si proceda a innovazioni.

La Diocesi di Monterey era vacante quando mons. Daniel Elias Garcia ha firmato quella lettera.

7 commenti:

  1. Non solo un gesto degno di chi l' ha nominato ma anche una vigliaccheria visto che non aveva più giurisdizione un giorno dovrà incontrarsi con il Signore

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  2. L'azione del "monsignore" parla da sé! Atteggiamento da dispetto infantile: 'faccio il male e scompaio'. Lui avrà il titolo e con esso il potere, ma si rende conto si o no, che esercita quest'ultimo staccato dal primo? La funzione del vescovo non è quella di 'vegliare e guidare' seguendo la Parola di Chi ha detto "pasci le MIE pecorelle"? E che fa questo 'vescovo' , il "suo regno"? Sceglie lui quale si e quale no?... Nel tralasciare questa Parola di Nostro Signore (che invece è alla base della sua funzione), agire senza prudenza tralasciando la conoscenza del codice del diritto canónico, segnalare il 'ricco pranzo domenicale' che stacca anni luce dal sacrificio di Nostro Signore... Se qualcosa trasmette me questo monsignore, è tanta ignoranza.

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    1. “Monsignore” tra virgolette cosa dovrebbe significare? Siamo di fronte al sedefreghista che non riconosce valide le ordinazioni?

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  3. Se la vedra' con il Suo Superiore: l'Eterno Padre.

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  4. Ogni commento sarebbe superfluo

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