Vi proponiamo – in nostra traduzione – l’articolo pubblicato il 10 settembre sul sito InfoVaticana, in cui si analizzano le notizie secondo le quali «in data 8 luglio 2025, il Sommo Pontefice Leone XIV ha deciso di sopprimere, nella Cina Continentale, le Diocesi di Xuanhua e di Xiwanzi […] e in pari tempo di erigere la nuova Diocesi di Zhangjiakou» e «mercoledì 10 settembre 2025, ha avuto luogo l’ordinazione episcopale del Rev. Giuseppe Wang Zhengui, che il Santo Padre, in data 8 luglio 2025, ha nominato Vescovo di Zhangjiakou (Provincia dello Hebei, Cina), avendone approvata la candidatura nel quadro dell’Accordo Provvisorio tra la Santa Sede e la Repubblica Popolare Cinese» (QUI)
Sì tratta di due atti di natura apparentemente organizzativa, ma in realtà rivelano – come ben spiegato – l’asservimento della Santa Sede al regime comunista cinese ed al Partito Comunista Cinese, nel quadro del cosiddetto «Accordo Provvisorio tra la Santa Sede e la Repubblica Popolare Cinese» del 2018 (poi rinnovato nel 2020, nel 2022 e, infine per altri quattro anni, nel 2024), il cui contenuto è tuttora segreto e che, sotto il precedente pontificato, fu gestito dal card. Pietro Parolin, Segretario di Stato.
Ricordiamo cosa scrisse in merito a questo accordo il card. Joseph Zen Ze-kiun S.D.B. Vescovo emerito di Hong Kong, a tutti i Cardinali il 27 settembre 2019 (QUI): «esso incoraggia i fedeli in Cina a entrare in una Chiesa scismatica (indipendente dal Papa ed agli ordini del Partito comunista). […] possiamo assistere passivamente a questa uccisione della Chiesa in Cina da parte di chi dovrebbe proteggerla e difenderla dai nemici?».
Un’altra pessima e deludente (ad essere molto benevoli e generosi…) decisione di Papa Leone XIV, che umilia ed abbandona i Cattolici cinesi che, tra indicibili sofferenze, sono rimasti e rimangono fedeli alla Chiesa di Roma.
L.V.
La Santa Sede, sotto il Pontificato di Papa Leone XIV, ha preso una decisione senza precedenti nella storia della Chiesa in Cina: la soppressione delle Diocesi di Xiwanzi e Xuanhua, erette dal venerabile Papa Pio XII nel 1946, e il riconoscimento ufficiale della Diocesi di Zhangjiakou, creata unilateralmente dal regime comunista nel 1980. A capo di questa nuova circoscrizione ci sarà il Vescovo mons. Giuseppe Wang Zenghui, legato alla cosiddetta «Chiesa ufficiale» controllata dal Partito Comunista Cinese.
Un bastione del Cattolicesimo cancellato
Le Diocesi di Xiwanzi e Xuanhua sono state per oltre un secolo bastioni del Cattolicesimo nel nord della Cina, con una forte tradizione missionaria verso la Mongolia. Nel 1946, il venerabile Papa Pio XII eresse entrambe le Diocesi come parte di un’ampia organizzazione ecclesiale nel Paese. Pochi mesi dopo, la comunità cattolica subì la tragedia del massacro di Xiwanzi: sacerdoti giustiziati, fedeli arrestati e proprietà ecclesiastiche confiscate. La persecuzione si intensificò con l’avvento del regime comunista, che mandò in prigione o nei campi di lavoro forzato Vescovi e sacerdoti fedeli a Roma, come mons. Melchior Zhang Kexing e mons. Andrew Hao Jinli. Durante la Rivoluzione Culturale (1966-1976), la repressione raggiunse il suo apice: templi distrutti, comunità disperse e culto cattolico ridotto alla clandestinità.
La geografia ecclesiale imposta dal Partito Comunista Cinese
Nel 1980, il Governo cinese ha deciso di riorganizzare unilateralmente la mappa ecclesiale e ha fuso le Diocesi di Xiwanzi e Xuanhua in una nuova Diocesi statale: Zhangjiakou, che non è mai stata riconosciuta dalla Santa Sede. Da allora, la regione ha vissuto una tensione costante tra la Chiesa clandestina, fedele al Papa, e la Chiesa ufficiale, subordinata all’Associazione Patriottica Cattolica Cinese, un organismo controllato dal Partito Comunista Cinese per promuovere una «Chiesa nazionale indipendente». Vescovi come mons. Augustine Cui Tai hanno trascorso lunghi anni agli arresti domiciliari e ripetuti arresti per aver mantenuto la comunione con Roma.
Un riconoscimento che stravolge la memoria
Il riconoscimento da parte di Roma della Diocesi di Zhangjiakou equivale a convalidare la struttura territoriale illegittima imposta dal Partito Comunista Cinese nel 1980. Ciò cancella giuridicamente le Diocesi erette dal venerabile Papa Pio XII e rende invisibile la sofferenza di coloro che hanno resistito a costo di prigioni, esili e distruzione. La decisione consolida il potere della Chiesa ufficiale controllata dal regime e demoralizza la Chiesa clandestina, che per decenni ha mantenuto la comunione con Roma in condizioni di brutale repressione.
Una svolta storica di sottomissione
Si tratta di una svolta storica che implica non solo l’accettazione di un Vescovo legato al Partito Comunista Cinese, ma anche l’adesione alla cartografia ecclesiale disegnata dal regime. Roma, sottomettendosi alla struttura imposta dal comunismo, rinuncia alla propria geografia ecclesiale e relega nell’oblio la testimonianza di fedeltà e martirio che ha segnato le comunità dell’Hebei.

In Cina bisogna essere visibili ed avere pazienza poi ,se e quando Dio vorrà, il raccolto sarà in termini di fedeli e di ordinazioni straordinario.E' solo questione di tempo.Il famigerato comunismo non è eterno in nessun posto al mondo.
RispondiEliminaI tradizionalisti che si scoprono preoccupati per i cattolici cinesi.
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