Post in evidenza

Messainlatino ha vinto la causa contro Google!

Il piccolo Davide-MiL ha fiondato Googlia, si parva licet componere magnis . (Per inciso: è significativo che l'aggettivo 'filisteo...

venerdì 5 settembre 2025

A Valence i persecutori della liturgia tradizionale si chiudono nel silenzio, nella menzogna e nella negazione

Vi proponiamo – in nostra traduzione – la lettera 1265 pubblicata da Paix Liturgique il 3 settembre, in cui si ritorna ad esaminare la situazione della Diocesi di Valence, dalla quale il Vescovo ha allontanato la Fraternità sacerdotale di San Pietro ed ora la guerra continua impedendo, in ogni modo (anche violentemente), ai fedeli tradizionali addirittura di recitare il Santo Rosario nella Cattedrale (ne abbiamo scritto di recente QUI, QUI, QUI, QUI, QUI e QUI su MiL).
Ma ora anche i sacerdoti della Diocesi, pur dichiaratamente non tradizionali, iniziano a non essere d’accordo su questa guerra.

L.V.


Papa Leone XIV, abbi pietà di noi!

Se c’è una vicenda che illustra il declino morale della Chiesa di Francia, è il trattamento riservato ai fedeli della Santa Messa tradizionale a Valence, e in particolare il rifiuto di don Guillaume Teissier, Rettore della Cathédrale Saint-Apollinaire di Valence – che dal 1º settembre tornerà ad essere anche il loro Parroco – di incontrarli o di spiegare le sue scelte, in particolare la sua strana crociata contro il Santo Rosario nella Cattedrale.

A Valence, come in molte altre città, la maggior parte della popolazione non è più praticante. Tuttavia, la decisione del custode della Cattedrale – su ordine del suo Rettore, don Guillaume Teissier – di vietare l’accesso alla Cathédrale Saint-Apollinaire di Valence ai fedeli in preghiera lo scorso 28 agosto sorprende. «Un prete che rifiuta che si preghi nella sua Cattedrale è come un calciatore che rifiuta di giocare a calcio, non ha alcun senso», sospira un commerciante, «e inoltre dà un’immagine deplorevole della città».

Per evitare i Santi Rosari, la Cathédrale Saint-Apollinaire di Valence è chiusa a doppia mandata

Un’immagine che non è destinata a migliorare: sotto la pioggia battente di questo inizio settembre, i turisti si scontrano con la porta chiusa della Cathédrale Saint-Apollinaire di Valence. Un cartello indica sobriamente le Messe infrasettimanali (mercoledì, sabato) e domenicali fino alla fine di ottobre.

«Il custode è malato e la Parrocchia non ha trovato altri volontari, la Cattedrale è chiusa al di fuori delle Messe», avverte una commerciante vicina. Niente Cattedrale aperta, niente Santi Rosari. Peccato per i fedeli e i turisti.

«Il custode ha superato il limite»: un’altra bugia…?

Don Guillaume Teissier, Rettore della Cattedrale, cerca di farsi dimenticare. La Parrocchia ha reso inaccessibile la sua pagina «contatti» con il numero di telefono e l’indirizzo della canonica, ma è inutile, Internet non dimentica. E ci sono dipendenti della Diocesi di Valence che affermano che «il custode ha oltrepassato i limiti» e che il cartello che vietava l’accesso alla Cathédrale Saint-Apollinaire di Valence «ai fedeli di Notre-Dame» era «una sua deplorevole iniziativa personale».

Solo che non è vero

E don Guillaume Teissier, Rettore della Cattedrale, lungi dall’illustrare gli alti valori morali che la Chiesa dovrebbe difendere, ha lasciato che il suddetto guardiano – che tra l’altro era un dipendente «in nero» o un volontario servizievole e a disposizione? – si facesse rimproverare mentre i fedeli lo filmavano mentre chiamava don Guillaume Teissier e riceveva da lui l’ordine di non far entrare i fedeli venuti per il Santo Rosario.

È quindi don Guillaume Teissier all’origine di questa decisione ingiusta che rende la Diocesi di Valence l’unica a pubblicare un articolo nel suo ultimo bollettino dal titolo «Une pastorale pour réhabiliter les migrants» [Una pastorale per riabilitare i migranti: N.d.T.] e che rifiuta di accogliere i propri fedeli – la Église Notre-Dame di Valence fa parte della sua stessa Parrocchia – nella sua Cattedrale.

Ma incapace di assumersi la responsabilità della sua decisione, don Guillaume Teissier lascia che venga attaccato l’onore del guardiano volontario

«Don Guillaume Teissier sarà anche il figlio del paese, ma qui nessuno lo ama veramente, soprattutto perché è poco disponibile per i fedeli, gli interessa solo il potere – ma il potere su cosa?», si rammarica un donatore durante l’ultima funzione religiosa – «In vent’anni siamo diminuiti della metà e quando vediamo il trattamento riservato ai fedeli di Notre-Dame, molti dei quali sono di queste parti, abbiamo l’impressione che il Vescovo e il Rettore della Cattedrale facciano di tutto per convincere il 95 per cento della popolazione che non pratica la religione o che è atea che ha ragione a stare fuori dal covo di serpenti che è diventata la Diocesi di Valence».

Guardando il programma della Cathédrale Saint-Apollinaire di Valence, constata disilluso: «Don Guillaume Teissier farà visitare due volte la Cattedrale di Valence durante le Giornate europee del patrimonio. Sicuramente preferisce le pietre ai fedeli, perché non fanno domande imbarazzanti. Ma un giorno grideranno».

Ma qual è il «crimine» commesso dalla comunità di Notre-Dame?

Ma le persone oneste si chiedono legittimamente quali crimini atroci abbiano potuto commettere i fedeli di Notre-Dame per essere trattati come briganti, appestati con cui è necessario evitare ogni contatto, che devono essere assolutamente esclusi e cacciati dallo spazio sociale ed ecclesiale. La risposta è semplice: questa comunità era costituita inizialmente da un minuscolo nucleo di dieci fedeli legati al catechismo cattolico e, di conseguenza, alla liturgia tradizionale, che in meno di dieci anni sono diventati più di duecento, mentre nello stesso periodo e allo stesso ritmo le chiese della Diocesi di Valence si svuotavano degli ultimi praticanti, stanchi delle buffonate liturgiche e dei discorsi pronunciati nella lingua clericale del bosso… Allora horror efferens! Questi testimoni vittoriosi del passato, quasi tutti giovani, devono imperativamente sparire! Per far dimenticare che le innovazioni postconciliari sono veleni mortali.

«Il monaco soffre per la Chiesa, il sacerdote a volte per colpa sua»

In una Église Notre-Dame di Valence gremita – come il giorno prima per un concerto del coro seguito da un pranzo – don Bruno Stemler F.S.S.P. pronuncia il suo ultimo sermone in questa chiesa. Si parla dei santi che sono stati perseguitati dalla Chiesa, ma anche del fatto che «la Fraternità sacerdotale di San Pietro è una comunità voluta dalla Chiesa con il suo carisma, accolta e rispettata da tutti i successori di San Pietro» sin dalla sua fondazione.

Qui sta il nocciolo del problema. Coloro che gestiscono la Diocesi di Valence al posto di un Vescovo insignificante e già preoccupato della sua carriera ecclesiastica non hanno mai ricevuto né rispettato la Fraternità sacerdotale di San Pietro e i suoi fedeli, rifiutandosi di rivolgere loro la parola e trattandoli peggio di appestati; messi di fronte alle loro responsabilità, si chiudono nel silenzio, nella menzogna e nella negazione.

«Negli ultimi anni abbiamo comunque constatato che alcuni volontari sono stati rifiutati o allontanati dalla Diocesi quando quest’ultima ha saputo che andavano a Messa nella Église Notre-Dame di Valence». E questo nonostante i fedeli di Notre-Dame formino una comunità in cui diversi strati sociali e origini si uniscono attorno alla grazia della Santa Messa tradizionale. E che si è rafforzata nelle ultime settimane: nuovi fedeli hanno scoperto la Église Notre-Dame di Valence e la Santa Messa tradizionale quest’estate.

È la geografia a condizionare i pregiudizi? A Valence, l’orizzonte visibile è ostruito quasi da tutte le parti: a est dall’imponente barriera che separa la pianura del Rodano dal Cantone di Drôme des collines, ex protestante; a ovest dalla «linea blu dei Vosgi» del Dipartimento dell’Ardèche, dove la Santa Messa tradizionale è completamente assente; a sud dalle colline che tornano tra Livron-sur-Drôme e Montélimar. Solo a nord, verso Romans-sur-Isère, l’agglomerato urbano può espandersi e lo sguardo può vagare senza essere ostacolato dalle montagne.

Ad oggi, non esiste ancora un accordo tra mons. François Durand, Vescovo di Valence, e i sacerdoti incaricati di succedere alla Fraternità sacerdotale di San Pietro. Sono tre, tra cui don Stéphane Nguyen-Hung, che si è insediato nella canonica della Église Notre-Dame di Valence e che negli ultimi giorni ha cercato di dialogare con i suoi futuri fedeli – uno sforzo notevole e sostenuto. E due fratelli cooperatori parrocchiali di Cristo Re di Chabeuil, di 80 e 81 anni, ma che sembrano decisamente più giovani – la dieta mediterranea mantiene in forma.

Nel loro convento, un’antica magnaneria vicino al villaggio di Chabeuil, annidato ai piedi delle montagne che chiudono l’orizzonte a est di Valence, due imponenti Missali Romani pieni di segnalibri ricordano che si preparano a prendere il posto il prossimo 7 settembre.

I sacerdoti della Diocesi di Valence: «Vietare la preghiera nella Cattedrale è inaccettabile»

Mentre i persecutori dei fedeli di Notre-Dame pretendono di sfruttare a proprio vantaggio la fratellanza dei sacerdoti della Diocesi facendo fronte comune, la vicenda dei santi Rosari disturbati del 22 e 27 agosto e del cartello che vieta l’accesso alla Cathédrale Saint-Apollinaire di Valence ai «fedeli di Notre-Dame» incrina questa unità nella stupidità.

«Qualunque sia il pretesto, vietare l’accesso alla Cattedrale ai parrocchiani in preghiera è del tutto inaccettabile e ingiustificabile», osserva un sacerdote che tuttavia «non è affatto» d’accordo con i tradizionalisti.

Tra le colline tra Valence e Die, un laico impegnato concorda: «Dall’altra parte del Rodano, mons. Hervé Jean Robert Giraud, Vescovo di Viviers, ha criticato il clericalismo di mons. Guy André Marie de Kérimel Comm. l’Emm., Arcivescovo metropolita di Tolosa, per aver nominato Cancelliere un prete autore di stupro [don Dominique Spina: N.d.T.] e per il suo sovrano disprezzo nei confronti dei fedeli, dei preti o dei Vescovi che hanno criticato questa scelta. Nemmeno noi possiamo rimanere in silenzio di fronte al clericalismo più assurdo che pretende che un rosario sia una manifestazione politica e che pretende di vietare la preghiera nelle chiese».

Colui che ci trasmette una serie di documenti contabili e di archivi della Diocesi risalenti agli anni del Concilio Vaticano II – la Diocesi di Valence, in totale violazione, non pubblica i propri conti (e gli elementi relativi al periodo 2020-2024 nell’ultimo bollettino non possono sostituirli, la legge richiede la pubblicazione delle relazioni del revisore dei conti sul sito del Journal officiel de la République française) – constata «il declino irreversibile del Cattolicesimo nel Dipartimento della Drôme. C’erano sì i Foyers de Charité [Focolari della Carità, comunità laiche di lavoro e di preghiera: N.d.T.], ma sono stati travolti dagli affari e dalle polemiche sulla personalità della venerabile Marthe Louise Robin. Tagliandosi fuori dai fedeli di Notre-Dame, insultano il futuro. È una scelta voluta? È per rifiuto di rimettere in discussione i propri pregiudizi? In ogni caso, la Chiesa, né qui né altrove, aveva bisogno di questo».

2 commenti:

  1. Quando, agli occhi degli altri, ci si presenta come “perseguitati”, la partita è finita.
    Dei privilegiati in tutto, che fanno i capricci perché il messale non è di loro gradimento.
    Ci sarebbe da ridere.

    RispondiElimina
  2. 4 settembre. Un sacerdote – don Pompei – che ha provato ad approdare al mondo della Tradizione è stato “sospeso a divinis” dal suo vescovo, con annessa grancassa mediatica, lanci di agenzia, titoli su Repubblica, Quotidiano Nazinale, La Stampa, TGcom e Avvenire. Lo abbiamo già ribadito: non sappiamo di preciso che scelte farà il Reverendo e non abbiamo informazioni dettagliate su dove andrà. Oggi ha annunciato una replica al provvedimento con una serie di chiarimenti: la ascolteremo. Ma non è questo il punto, non divaghiamo. E nemmeno la questione può ridursi alla sola “presenza social”, dal momento che siamo invasi da parroci influencer e preti tiktoker non solo non sanzionati, ma coperti di plausi. Il tema più concreto, forse, lo si trova nello stesso comunicato diramato dalla diocesi, ovvero l’intenzione del sacerdote di non “celebrare la messa secondo la liturgia del Concilio Vaticano II”. Staremo in ascolto di ciò accadrà nei prossimi giorni ma al momento la musica che viene dalla gerarchia non è ottima. Per non parlare di certi silenzi vicini e lontani.
    1° settembre. Leone XIV riceve il “gesuita pro-LGBT” Padre Martin, che esce dall’incontro entusiasta: “Mi ha commosso ascoltare lo stesso messaggio di Papa Francesco sui cattolici LGBTQ”. Si noti che Martin non era a Roma per fare il turista ai Musei Capitolini ma in vista del cosiddetto Giubileo LGBT del 6 settembre (nel quale non mancherà pure la messa col vescovo Savino, vice-presidente CEI). La vicenda, secondo un vecchio copione, ha fatto partire la prevedibile e disastrosa arrampicata sugli specchi dei soliti noti, ma ne abbiamo già parlato e non è il caso di ripetersi.
    22 agosto. Leone XIV manda un messaggio ai partecipanti alla Settimana Ecumenica di Stoccolma, una nota che è quasi difficile da commentare per la vastità di problemi che solleva e di preoccupanti conferme che dà. Si va dalla menzione benevola dell’afflato ecumenico di inizio ‘900 (idee al tempo chiaramente condannate in Mortalium Animos), fino alla celebrazione dell’operazione Lund compiuta da Bergoglio nel 2016. Nel testo non manca un ricordo di Nathan Söderblom (1866-1931), ovvero proprio del “vescovo luterano” che si oppose alla “Mortalium Animos” di Pio XI.

    RispondiElimina