Vi proponiamo – in nostra traduzione – la lettera 1258 pubblicata da Paix Liturgique il 29 agosto, in cui si ritorna sulla situazione della Diocesi di Valence, in cui il Vescovo sta combattendo una sua guerra personale contro la Santa Messa tradizionale, iniziata a metà maggio con l’allontanamento della Fraternità sacerdotale di San Pietro (ne abbiamo scritto di recente QUI, QUI, QUI, QUI e QUI su MiL).
Una guerra che, ora, coinvolge anche la Cattedrale, nella quale viene violentemente impedito ai fedeli di recitare il Santo Rosario senza l’espressa autorizzazione del Rettore (ed ex Vicario generale), che ha sempre manifestato fastidio nei confronti dei fedeli tradizionali.
L.V.
Uniamoci con la nostra presenza o con le nostre preghiere ai prossimi Santi Rosari
Ogni volta che si verifica una storia assurda nella Chiesa – come la nomina a Cancelliere dell’Arcidiocesi di Tolosa, da parte di mons. Guy André Marie de Kérimel Comm. l’Emm., di un Parroco autore di uno stupro su un adolescente [don Dominique Spina: N.d.T.] – si pensa di aver toccato il fondo, ma ogni volta c’è qualcuno, un ecclesiastico senza scrupoli, che scava ancora più a fondo e (ovviamente) rifiuta di assumersi la responsabilità delle proprie azioni. Così, nella Diocesi di Valence, a quindici metri in linea d’aria dalla casa dove risiede il Vescovo, il custode della Cathédrale Saint-Apollinaire ha impedito ai fedeli di recitare il Santo Rosario. E non una volta, ma due. Con la motivazione che non avevano l’autorizzazione espressa del Parroco per pregare nella Cattedrale.
Lo scorso 22 agosto, verso le ore 15:00, alcuni fedeli stavano recitando il Santo Rosario nella Cappella del Santissimo Sacramento, situata su un lato della navata della Cattedrale, quando il custode laico, visibilmente agitato, ha fatto irruzione nel bel mezzo della meditazione del primo mistero per intimare loro di smettere di pregare, con la motivazione che stavano facendo rumore. Secondo un fedele presente, «rimprovera aspramente una donna, poi quando un giovane si alza per chiedergli di calmarsi e di smettere di disturbare la preghiera, lo invita a uscire sul sagrato per fare i conti». I fedeli continuano a pregare e lui finisce per andarsene.
I fedeli scrivono a don Guillaume Teissier, Rettore della Cathédrale Saint-Apollinaire di Valence ed ex Vicario generale, insediatosi nell’autunno 2023 al posto di don Michel Fourel alla guida della Parrocchia di Sant’Emiliano, nel centro di Valence. Egli si guarda bene dal rispondere, ma ora è a conoscenza dei fatti.
La ragione gli imponeva di ragionare con il suo guardiano e di ricordargli che la Cattedrale è la casa di Dio, quindi è impossibile e inopportuno impedire ai fedeli di pregare, o che dal punto di vista della legge civile si tratta di un edificio destinato al culto e che in linea di principio sono vietate le attività profane, non quelle cultuali come le Messe o le preghiere, ha scelto di legittimare il tentativo di vietare la preghiera.
Se uno sceneggiatore avesse trovato un pretesto del genere, sarebbe stato bocciato nel peggiore dei film. Ma nella Diocesi di Valence la realtà è peggiore della finzione.
Il 27 agosto si ripete la scena: i fedeli si ritrovano per recitare il Santo Rosario nella Cappella del Santissimo Sacramento della Cathédrale Saint-Apollinaire di Valence, questa volta alle ore 14:30. Il custode, ancora una volta molto veemente, irrompe nel primo mistero, parla ad alta voce, cerca di disturbare la preghiera per far capire ai fedeli che non hanno il diritto di pregare nella Cattedrale senza l’autorizzazione espressa del sacerdote, don Guillaume Teissier.
Quest’ultimo non è venuto a giustificare il record di clericalismo che il custode cerca faticosamente di giustificare con il fatto che i fedeli in preghiera formano un gruppo e che i gruppi devono chiedere l’autorizzazione espressa per pregare nella Cattedrale. Ciò non turba i fedeli che finiscono in qualche modo, e nonostante le urla durante il terzo mistero, di recitare il loro Santo Rosario. Questa volta le interruzioni sono state filmate.
Don Guillaume Teissier e il suo guardiano laico farebbero bene a rileggere, oltre alla legge del 1905 [legge 9 dicembre 1905, relativa alla separazione tra Chiese e Stato: N.d.T.], il Vangelo di San Matteo. Sì, quello che ispira le preghiere universali nella Cattedrale, del tipo «ero forestiero e mi avete ospitato», una virtù che tra l’altro non è realmente applicata da don Guillaume. C’è anche, nel capitolo 18, «dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro».
Anche Gesù ha bisogno di un’autorizzazione scritta di don Guillaume Teissier per stare in mezzo ai fedeli in preghiera nella Cathédrale Saint-Apollinaire di Valence?
Anche la Diocesi di Valence: accusare i fedeli tradizionali di non essere in comunione, ma rifiutare ogni dialogo con loro
Forse a don Guillaume Teissier non piace questo passo del Vangelo di San Matteo, poiché contiene anche queste parole: «Chi invece scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare. […] guai all’uomo per colpa del quale avviene lo scandalo!». O ancora «guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli».
In materia di scandalo e disprezzo, don Guillaume Teissier è davvero molto forte. Ex Vicario generale, è seduto su tutti i rifiuti della Diocesi di Valence, tutte le volte che la Diocesi ha negato giustizia e verità alle vittime ed è rimasto seduto, fumando, sulla polveriera dei Foyers de Charité [Focolari della Carità, comunità laiche di lavoro e di preghiera: N.d.T.] e di altre vicende, a Valence e altrove.
Per quanto riguarda il disprezzo, abbiamo un campione. Ha vissuto due anni nella canonica della Église Notre-Dame di Valence, vicino ai fedeli tradizionali – le sale al piano terra, il giardino ombreggiato e gli annessi sono in comune. Ma si è ben guardato dal rivolgere loro la parola, e quando è stato confrontato con questa realtà, ha affermato senza battere ciglio: «È stata una scelta. Ho preso la precauzione di non incontrarvi», come se si guardasse alla larga dagli appestati.
La sua unica interazione con i fedeli della Santa Messa tradizionale che occupano la loro chiesa dall’inizio dell’estate è quella di rivolgersi a loro per dire loro di andarsene. Una volta rimandato alla sua cara Parrocchia, ha lasciato il suo appartamento per andare a vivere altrove.
Fedeli comunque molto rispettosi, che si occupano di «mantenere una presenza spirituale nella Église Notre-Dame di Valence», organizzano una paella la domenica, aprono la chiesa per le Messe moderne della centrale Parrocchia di Sant’Emiliano che continuano a svolgersi lì (!), recitano il Santo Rosario ogni sera e organizzano attività.
Ma evidentemente per don Guillaume Teissier non è un problema predicare l’accoglienza dei migranti nella preghiera universale, mentre è fuori discussione parlare con altri Cattolici. Non è un problema nemmeno volere la pace nel mondo, la fine delle guerre – obiettivo lodevole tra tutti, ma è fuori discussione garantire la pace liturgica a casa sua, nella sua stessa Parrocchia.
Fort Chabrol [si riferisce all’episodio che ebbe luogo nel 1899, quando Jules Guérin, rifiutandosi di ottemperare al mandato di arresto emesso nei suoi confronti, si rifugiò in un edificio in rue de Chabrol a Parigi, mentre il governo temeva una rivolta nazionalista e monarchica: N.d.T.] alla Diocesi di Valence: il buon senso e il popolo di Dio presi in ostaggio
Del resto, è contagioso. La casa diocesana di Valence non è più accessibile liberamente dallo scorso maggio – sebbene questo edificio sia stato costruito e sia mantenuto con il denaro dei fedeli della Diocesi, è necessario identificarsi presso la segreteria, «e il giorno dell’incontro con il Vescovo hanno disattivato il cancello automatico e imposto ai fedeli che sono venuti di declinare la loro identità – dietro la segretaria, don Éric Lorinet, Vicario generale, spuntava i nomi uno per uno, e se qualcuno che non era sulla lista non fosse venuto, non avrebbe potuto entrare».
Un controllo così dimostrativo, così pignolo, contrasta con la realtà di una Diocesi in caduta libera, senza identità, senza unità, e dove il Vicario generale – questo o il precedente, è comunque il loro lavoro – fatica persino a controllare i cappellani dell’insegnamento cattolico. Come don G.D. [Godefroy Delaplace: N.d.T.], incardinato nell’Arcidiocesi di Parigi, nominato Cappellano della École Notre-Dame de la Plaine a Châteauneuf-de-Galaure e infine sospeso in modo catastrofico, dopo una decina di episodi di abuso e violenza sessuale, quando i fatti stavano per essere resi pubblici dai media.
È un’altra cosa governare un comando di cancello automatico – che sembra essere il limite massimo delle competenze di don Éric Lorinet, morto di paura che i visitatori della casa diocesana scavalchino il cancello automatico senza che lui abbia dato loro l’ordine di farlo.
Può sempre chiedere di attingere al fondo della Diocesi per costruire un checkpoint, acquistare mitragliatrici e stendere del filo spinato – forse questo passerà inosservato, dato che la Diocesi di Valence, in totale illegalità, non pubblica i propri conti – cosa obbligatoria per tutte le associazioni che percepiscono più di 153.000 euro di donazioni o sovvenzioni – la presentazione dei conti è gratuita, ed è la relazione del revisore dei conti che deve essere pubblicata, e non un vago foglio con l’intestazione della Diocesi con le cifre meno negative e dei «grafici a torta».
Quanto al Vescovo mons. François Durand, appena promosso da una Diocesi di 76.000 abitanti [Mende: N.d.T.] a quella di Valence, dove il solo agglomerato urbano sede del suo Vescovado contiene tre Lozère [Dipartimento di Mende: N.d.T.], sembra già altrove, sognando i molteplici seggi che si libereranno a partire dal 2027 – è stato assente tutta l’estate, recitando la parte della diva mitrata in viaggio a Roma, Lourdes e altri luoghi, mentre l’accoglienza della Diocesi mentiva sfacciatamente ai fedeli dicendo di non conoscere i suoi programmi.
Solo che avrà difficoltà a continuare a governare la Diocesi di Valence dalla Lozère, dagli aerei o da un pullman con i pellegrini.
Insomma, a Valence, dal lato della Diocesi abbiamo a che fare con dei «coraggiosi» che praticano l’autismo, l’assenza di ascolto, l’inerzia, la menzogna e il clericalismo, e accusano i fedeli che si rifiutano di ascoltare e vedere di non essere in comunione – proprio come in molti altri luoghi altri hanno mentito per decenni alle vittime di abusi e ai fedeli, accusandoli di non saper perdonare e di provare risentimento.
Il risultato è lo stesso: sono fonte di scandalo, sono la crisi della Chiesa e rompono in modo duraturo la fiducia tra i fedeli e la loro diocesi, dividendo e turbando il gregge. «Guai all’uomo per colpa del quale avviene lo scandalo!».

“Dopo molteplici alterchi in cattedrale”. Questo penso dica tutto.
RispondiEliminaQuesti gruppetti tradizionalisti hanno solo pretese e nessun interesse a far parte della Chiesa.
Pieno sostegno all’ordinario del luogo, nonché solidarietà con i fedeli cattolici che devono subire intrusioni nella loro stessa cattedrale.
Manco i cattocomunisti sessantottini hanno molte pretese di uniformarsi al Vangelo. Provi a trovare un sacerdote che parli di matrimonio etero, di conversione a Cristo e contro divorzi e pride e veda come i "fedeli" facciano la lettera di protesta al vescovo che lo caccia in due minuti.
EliminaCattolici che subiscono intrusioni da altri cattolici in una cattedrale, come può essere? C'è qualcosa che non torna.Sono le stesse preghiere se uno le recita in francese e l'altro in latino cosa cambia? Oltretutto trovare cattolici che recitano il Rosario in Francia è estremamente difficile.Cacciare i pochi che lo fanno è da masochisti.
EliminaVede cattocomunisti sessantottini anche qui in questa stanza?
EliminaOramai tutti questi prelati modernisti sono usciti fuori di testa si vede chiaramente che questi atteggiamenti sono frutti del demonio soprattutto se si tratta di recitare il rosario in chiesa non ho parole pregherò affinché finisca questa follia
RispondiEliminaInvece, i gruppi che irrompono nelle chiese pretendendo di atteggiarsi a padroni di casa non sono frutti del demonio?
Elimina"Che praticano l'autismo", espressione volgare che dimostra grande ignoranza.
RispondiElimina"Autisme" in francese non ha lo stesso significato di autismo in italiano: il campo semantico è molto più ampio.
EliminaNon posso che concordare.
EliminaOltretutto, notare la disinformazione: non è “vietato pregare”, ma bensì sarebbe normale EDUCAZIONE accordarsi se si arriva in gruppo per una preghiera comunitaria. Questi invece entrano, fanno i comodi loro, rifiutano ogni genere di inquadramento e poi si lanciano nel vittimismo di cui sono campioni se qualcuno dice loro qualcosa.
Basta! Se vogliono rispetto, imparino a rispettare.
Un disastro annunciato ,in Francia la Chiesa è mediamente a questi livelli.Ma il fuoco cova sotto la cenere ed io credo che i nostri cugini ci faranno avere presto delle belle sorprese. Quando si parla di Medio Evo si pensa generalmente a secoli di barbarie ,però certe punizioni spettacolari avevano un loro perchè.Siamo sicuri che certi tristi figuri non meritino di essere messi alla... gogna?
RispondiEliminaIl Ss Rosario è il Ss Rosario SEMPRE e COMUNQUE, in ogni lingua venga recitato. Trovo stupido e irragionevole l' atteggiamento di codesto "sacerdote". Non offende chi dice il Rosario, ma offende Maria Ss. A cui è dedicato. Io penso con dispiacere al dolore che proverebbe S. Padre Pio, che del Rosario aveva fatto ragione di vita.
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