Dopo l’incontro con Hunter Hastings che ci ha raccontato il “bello di creare” in chiave imprenditoriale, proseguiamo il nostro percorso di scoperta di esperienze dove la fede può incarnarsi nella vita professionale. Questa volta abbiamo incontrato Cristofer Pereyra, fondatore e CEO di Tepeyac Leadership, Inc. (TLI), un progetto nato negli Stati Uniti ma già proiettato all’estero, che propone una formazione integrale alla leadership per professionisti cattolici laici.
Il programma di TLI si articola in letture, percorsi di mentoring e conferenze orientati alla formazione di leader capaci di incidere nella società civile — in ambito professionale, politico, culturale — senza scindere fede e impegno pubblico. In una cultura sempre più secolarizzata, Pereyra propone una visione forte e non difensiva del ruolo dei laici: non bastano buone intenzioni o pietà individuale, serve una presenza visibile, coerente, ben preparata. Perché il Vangelo possa trasformare non solo i cuori, ma anche le strutture.
Gabriele
* * *
Buongiorno, Cristofer. Per cominciare, potresti raccontarci il tuo percorso personale — dal Perù agli Stati Uniti, dal giornalismo alla formazione alla leadership — le sfide nel costruire una rete globale di laici impegnati e la visione che anima TLI?
Sono nato in Perù, e mi sono trasferito negli Stati Uniti a 15 anni per dire addio a mio nonno, che era malato e stava morendo. Successivamente, mia madre decise che lei, i miei fratelli e io saremmo rimasti lì. Ho iniziato la mia carriera professionale come giornalista televisivo per la rete Univision. È stata un’esperienza di grande crescita, ma dopo cinque anni sentivo che volevo qualcosa di più. Non sapevo ancora quale fosse la mia missione. Ho avviato un’impresa: ho posseduto e gestito per circa sette anni un’agenzia immobiliare e assicurativa. Ho avuto successo.
Grazie al mio background nei media, un amico mi invitò a far parte di una nuova radio cattolica in lingua spagnola, En Familia Radio. Per cinque anni ho condotto un talk show mattutino dal lunedì al venerdì. Un giorno, il vescovo di Phoenix, Mons. Thomas Olmsted, mi ascoltò alla radio e mi invitò a pranzo. Molto tempo dopo, mi offrì un lavoro nella diocesi di Phoenix come direttore dell’Ufficio della Missione ispanica. Quel giorno dissi a mia moglie: "Mi hanno offerto il lavoro che non sapevo di aver sempre desiderato." A quel punto ero sposato con una splendida donna messicana e padre di quattro figli. Vendetti la mia azienda e iniziai a lavorare per la diocesi di Phoenix. Per me era un onore.
Durante quel periodo, fui invitato a partecipare a un programma di leadership nella comunità. Era un programma laico, e io avrei rappresentato la Chiesa cattolica. Eravamo una trentina di partecipanti. L’esperienza in quel programma mi ispirò a creare un programma di formazione alla leadership cattolica a Phoenix. Iniziò come iniziativa diocesana. Ma il vescovo Olmsted e io ne intuimmo presto il potenziale. E mi diede la sua benedizione per portare il programma al di fuori della diocesi. Così è cominciata questa avventura, ormai otto anni fa.
Quali valori o virtù specifiche cercate di coltivare nei partecipanti al TLI? In che modo queste influenzano le loro scelte professionali?
Mostriamo loro esempi concreti di leadership laicale cattolica in azione. Inoltre, li incoraggiamo a iniziare un cammino interiore per discernere come il Signore li stia chiamando a guidare concretamente nel mondo. Li aiutiamo a scoprire il progetto di Dio per la loro vita. Li accompagniamo a comprendere come Dio li ha creati, a conoscere i propri punti di forza e di debolezza. Così imparano a riconoscere il proprio temperamento e a capire quali virtù sono per loro più naturali e quali più impegnative. Parliamo, tra le altre, di magnanimità e umiltà.
Lasciami provocarti un po’, giusto per darti l’occasione di rompere un cliché comune che immagina il Cattolicesimo come moscio e spento. In Luca 22,26 leggiamo: “chi è il più grande tra voi diventi come il più piccolo”. Allora — non è forse il desiderio di essere leader in contraddizione con il Vangelo?
Assolutamente no, ma la maggior parte delle persone non comprende cosa sia davvero la leadership. La leadership è servizio. I laici cattolici spesso fanno fatica a vedersi come leader, perché sanno che la loro fede li chiama all’umiltà. Ma noi rispondiamo che, se il nostro cuore è al posto giusto, e se cerchiamo solo di essere specchi che riflettono la gloria di Dio, allora aspirare alla leadership è una cosa buona.
Inoltre, proprio perché siamo discepoli di Cristo, dobbiamo condurre altri a Cristo. In definitiva, dico sempre che se puoi servire gli altri, puoi anche guidarli. Ogni cattolico, in virtù del Battesimo, è chiamato a guidare. Non ha nulla a che fare con la personalità, l’essere introversi o estroversi. La prova è semplice — e tu l’hai citata —: il più grande leader della storia è stato un leader-servitore. È venuto per servire, non per essere servito. Ci ha lasciato un modello di leadership.
Quali opportunità ci sono per europei e italiani di partecipare alle vostre attività?
L’offerta principale del nostro apostolato globale è il programma Tepeyac Leadership Initiative (TLI). Si tratta di un percorso formativo alla leadership della durata di cinque mesi, diciotto settimane, che si conclude con un ritiro. I cattolici europei hanno le stesse possibilità di partecipare al programma TLI quanto quelli negli Stati Uniti.
Da alcuni anni, infatti, il programma è offerto anche in modalità virtuale, in tre diversi giorni della settimana e fusi orari. C’è una sessione particolarmente adatta per Europa, Africa e Medio Oriente: si svolge il mercoledì, dalle 19:00 alle 22:00 (ora di Roma).
Quanto al ritiro, offriamo due opzioni simultanee tra cui scegliere: una nel continente americano, presso la Basilica di Guadalupe a Città del Messico; l’altra a Fatima, in Portogallo. Le sessioni del programma sono virtuali, ma i ritiri sono in presenza — e rappresentano il culmine del percorso TLI.
Tra le testimonianze degli ex alunni TLI, quale trasformazione ti ha colpito o sorpreso di più?
Diciamo ai partecipanti del programma che la battaglia per le anime e per costruire il Regno di Dio comincia dentro di sé. È questa la prima conquista a cui dobbiamo dedicarci. È un impegno per tutta la vita: crescere nelle virtù, costruire il proprio carattere, diventare santi. Una volta avviati e impegnati in questo cammino, possiamo cercare occasioni per esercitare leadership nel mondo.
Il nostro focus principale è la società civile, in particolare il servizio nei consigli di amministrazione. Spieghiamo ai nostri Tepeyac Leaders che dietro ogni istituzione umana — ospedale, università, azienda o ente pubblico — c’è un gruppo di persone che si riunisce regolarmente per prendere decisioni e definire la direzione dell’organizzazione. Occorrono più voci cattoliche, ben formate e fedeli, in ogni tavolo decisionale. È lì che la cultura si trasforma.
Per rispondere alla tua domanda: sette laureati su dieci oggi siedono in consigli di amministrazione — di ogni tipo, grandi e piccoli, a scopo di lucro o no, religiosi o laici. Gli altri stanno attivamente cercando di entrare in un board. Questo è l’obiettivo della nostra organizzazione, e siamo grati di vederlo progredire, gradualmente, un leader alla volta.
Abbiamo anche ex partecipanti che si sono candidati a cariche pubbliche a livello locale, altri che stanno salendo di livello nella direzione di istituzioni educative, e così via. Questi sono alcuni dei risultati concreti che possiamo registrare.
Guardando al futuro, quale impatto sogni per TLI nei prossimi 5–10 anni, sia nella Chiesa che nella società civile?
Vogliamo vedere i nostri laureati ovunque. Non puntiamo a inserire i Tepeyac Leaders nelle strutture interne della Chiesa. Anche se diciamo loro che, se la Chiesa ha bisogno di noi, dobbiamo rispondere sì. Ma il nostro obiettivo è cambiare il mondo secolare, la società civile. Vogliamo infonderla dei valori del Vangelo.
Il nostro piccolo movimento vuole contribuire a ricostruire una civiltà cristiana per il XXI secolo. La nostra è una visione tanto universale quanto lo è la Chiesa. Vogliamo far crescere le nostre comunità TLI in ogni grande diocesi del mondo.




Date uno sguardo ai "preti influencer" sui social. Roba da accapponare la pelle.
RispondiEliminaPienamente d'accordo, tra Bella Prof! Che ammette di aver scritto la sceneggiatura della biopic celebrativa della Montessori e che separa il Cristo della Fede da quello della Storia e Don Alberto Ravagnani che dice che in confessione non si devono avere sensi di colpa armeggiando il rosario come se fosse un Nunchaku (ma la contrizione dei peccati non è un requisito per ricevere l'assoluzione?) siamo al degrado
RispondiElimina