Vi proponiamo – in nostra traduzione – la lettera 1253 bis pubblicata da Paix Liturgique il 21 agosto, nella quale si riprende l’articolo pubblicato sul sito La Porte Latine il 31 luglio (Golias et la foi catholique, histoire d’un malentendu; Golias e la fede cattolica, storia di un malinteso: QUI), in cui don Nicolas Cadiet replica ad un articolo pubblicato il 23 luglio sulla rivista catto-progressista Golias.
In tale articolo, Paul Floret critica l’attuale versione del Credo di Nicea, in quanto inattuale e scritto sotto l’ingerenza del potere politico.
L.V.
In un articolo pubblicato dalla rivista Golias il 23 luglio 2025 (QUI), Paul Fleuret condivide le sue riflessioni durante il canto del Credo lo scorso Natale: il mistero dell'Incarnazione così come è formulato nel Credo di Nicea è incomprensibile, in ogni caso è impossibile che la fede dei Cattolici del XXI secolo possa essere formulata con un testo del IV secolo, del resto la sua formulazione è stata imposta dall'imperatore Costantino, il che costituisce un’ingerenza contraria alla laicità.
Conseguenza: il crollo della pratica religiosa. Perché, come tutti sanno, se la gente non pratica più, è perché si è attaccata al Credo di Nicea… Il testo si conclude con un invito a meditare su un versetto del Corano, secondo il quale è meglio evitare di attribuire un figlio a Dio.
Ovviamente, non ci si aspettava di trovare nella rivista Golias qualcosa che alimentasse la fede; ammettiamo tuttavia che l’invito ad abbracciare l’arianesimo, o addirittura la dottrina musulmana, segna una tappa importante.
Senza arrivare alla religione della rivista Golias, quanti Cattolici, ecclesiastici e laici, mettono in discussione la fondatezza di un insegnamento dogmatico con il pretesto che la fede deve essere un’esperienza di incontro, che la Verità non è un contenuto intellettuale, ma una Persona ecc. Il Vangelo è ridotto a una filantropia scrupolosamente conforme alle mode del momento e censurato di tutto ciò che ricorda una dottrina. Apparentemente questo atteggiamento non basta però a perdere l’etichetta di «piena comunione».
Ricordiamo forse che il Vangelo porta con sé non solo un modello di vita, ma anche una Rivelazione: gli Apostoli ricevono la missione di «ammaestrare» (Mt 28, 19), con autorità («Chi ascolta voi ascolta me» Lc 10, 16), e uno dei ruoli dello Spirito Santo è quello di far loro comprendere «la verità tutta intera» (Gv 16, 13). Ma lo spirito umano ha una tendenza frenetica a formulare teorie stravaganti, tanto che san Paolo deve mettere in guardia contro «le favole profane, roba da vecchierelle» (1Tim 4, 7), «le discussioni sciocche e non educative» (2Tim 2, 23), che si diffondono come una cancrena o un cancro (2, 17) sotto l’azione di falsi profeti, falsi filosofi, che ostentano una falsa scienza (1Tim 6, 20), «pretendendo di essere dottori della legge mentre non capiscono né quello che dicono, né alcuna di quelle cose che dànno per sicure» (1Tim 1, 7). Per questo è necessario «custodire il deposito» della fede contro «le obiezioni della cosiddetta scienza» (1Tim 6, 20).
I Padri della Chiesa si sono impegnati a difendere anche questo deposito conservato dalla Chiesa di Roma con il suo Magistero, in particolare dai Concili dogmatici; citiamo sant’Agostino (De utilitate credendi, capitolo XVII, n. 35):
Esiteremo a gettarci nel seno di questa Chiesa [romana], che, per confessione di tutto il genere umano, deriva dal seggio apostolico e ha conservato, attraverso la successione dei suoi Vescovi, l’autorità suprema, nonostante le grida degli eretici che la assediano e che sono stati condannati sia dal giudizio del popolo, sia dalle solenni decisioni dei Concili, sia dalla maestà dei miracoli? Non volerle dare il primo posto è certamente atto di sovrana empietà o di disperata arroganza. E se ogni scienza, anche la più umile e la più facile, richiede, per essere acquisita, l’aiuto di un dottore o di un maestro, si può immaginare un orgoglio più temerario, quando si tratta dei libri dei misteri divini, che rifiutare di riceverne la conoscenza dalla bocca dei loro interpreti e, senza conoscerli, volerli condannare?
Il protestantesimo aveva creato la cosiddetta religione riformata. Eccoci ora di fronte alla cosiddetta riforma religiosa, una mutazione della fede che sfocia in una ONG (o in un OGM!) preoccupata di sostenere il globalismo invece di parlare di Dio e del suo mistero.

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