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martedì 19 agosto 2025

Da Chartres a Tor Vergata: riflessioni su giovani e Tradizione #NDC2025 #NSC2025

Sono passati ormai più di due mesi da quando, lo scorso 9 giugno, per il terzo anno consecutivo, ho potuto partecipare, grazie alla cordiale ospitalità degli organizzatori, alla Messa di chiusura del 43° Pellegrinaggio Parigi - Chartres, quest’anno dedicato alla regalità di Nostro Signore (per i numerosissimi post dedicati da MiL al tema, consultate l’hashtag: #ndc2025). Avrei voluto proporvi più tempestivamente le mie riflessioni, che contavo di pubblicare a poco più di un mese dal pellegrinaggio, ma le note vicende occorse al blog hanno fatto saltare il mio programma. Non voglio mancare, però, di proporre ai lettori di MiL alcune considerazioni, ispirate dall’aver vissuto dal vivo la sempre nuova emozione di trovarmi circondato dalle migliaia e migliaia di giovani pellegrini (fra cui, ricordiamolo, tanti italiani) accorsi a Chartres per pregare al ritmo della liturgia tradizionale. Lo farò avendo presente anche ciò che è accaduto, nella Chiesa, a partire dal 9 giugno: in particolare, vorrei tener conto anche del successo di un altro pellegrinaggio tradizionale, quello di Covadonga (#NSC2025), la cui fortuna è in costante crescita, nonché della grande partecipazione al pellegrinaggio giubilare dei giovani cattolici, culminato negli eventi del 2 e 3 agosto nella spianata romana di Tor Vergata (ved. qui e qui).

Del Pellegrinaggio di Chartres mi sono già occupato più volte. Nel pezzo comparso su MiL il 7 giugno 2024, scrivevo che «se quello del 2023 è stato il pellegrinaggio del consolidamento e dell’emersione mediatica, quello del 2024 è stato il pellegrinaggio dell’espansione: la notizia di quest’anno è che i tradì sono attraenti, molto attraenti, anche ben oltre il loro originario bacino d’utenza». Mi domando, ora, quale possa essere stato l’elemento saliente del Pellegrinaggio 2025.

Va detto subito che si sono consolidate alcune tendenze già emerse l’anno scorso.

L’attenzione mediatica non è diminuita, anzi si è moltiplicata, soprattutto al di fuori della Francia. In Italia, per esempio, ha costituito una piacevole sorpresa l’articolo comparso il 6 giugno su Avvenire, il quotidiano di cui è editrice la CEI, che ha dato dell’evento, allora imminente, una lettura sostanzialmente positiva, vedendovi una manifestazione incoraggiante di rinascita della religiosità in Francia.

Ugualmente confermato l’appeal che il pellegrinaggio di Chartres esercita ormai in tutto il mondo: nato come evento specificamente francese, e specificamente rappresentativo del mondo tradizionale d’oltralpe (di cui, ovviamente, rimane e rimarrà sempre espressione peculiare), il Pellegrinaggio di Chartres ha assunto un carattere sempre più internazionale, raccogliendo ormai numerosi capitoli stranieri, e catalizzando l’interesse dei media ben oltre i confini francesi. Abbiamo già citato l’articolo di Avvenire, e potremmo menzionare altre testate che se ne sono occupate. Pertanto, non sembra azzardato concludere che la spiritualità, così tipicamente tradizionale, di cui il pellegrinaggio è inequivocabile manifestazione, stia assumendo un carattere esemplare per tutta la cattolicità (ad onta di tutti gli artificiali distinguo di coloro che si lasciano accecare dal pregiudizio ideologico), e venga sempre più riconosciuta come una risorsa preziosa per la rievangelizzazione della società contemporanea e, soprattutto, dei giovani. 

L’elemento caratterizzante del Pellegrinaggio di quest’anno, dunque, potrebbe proprio essere la sua compiuta internazionalizzazione. Essa non va intesa solo nel senso più immediato di crescente partecipazione di pellegrini provenienti da ogni parte del mondo, ma anche come espressione della particolare forza emulativa che il Pellegrinaggio di Chartres esercita anche fuori di Francia: com’è noto, iniziative dichiaratamente ispirate dall’evento di Notre-Dame de Chrétienté si segnalano persino negli Stati Uniti, e, per restare nella nostra vecchia Europa, in Inghilterra e in Spagna.

In questo senso, la Spagna costituisce un esempio particolarmente significativo: in un paese tendenzialmente indifferente rispetto alla liturgia tradizionale, il pellegrinaggio di Covadonga, giunto nel 2025 alla sua quinta edizione, nonostante la chiara ostilità delle autorità ecclesiastiche (che hanno vietato la celebrazione della S. Messa all’interno del Santuario), ha visto la partecipazione di 1500 pellegrini (era presente anche un folto capitolo italiano), con un incremento di oltre il 50% rispetto al 2021, quando l’evento si tenne per la prima volta, e siamo certi che questo trend non potrà che confermarsi nei prossimi anni.

Ora possiamo domandarci se qualcosa di analogo possa sorgere anche in Italia. Sappiamo che c’è chi sta lavorando in tal senso, e dobbiamo pregare che la Provvidenza conduca al successo questo sforzo generoso, vincendo la deprecabile renitenza delle realtà tradizionali italiane a partecipare ad eventi che trascendano il mero livello locale.

Che dire, poi, del Pellegrinaggio di Chartres in rapporto al milione di giovani che hanno invaso Tor Vergata nei primi giorni d’agosto? Erano ovviamente tanti, tantissimi, ma non oltre la metà di quelli del Giubileo 2000, o, per citare un esempio significativo, della GMG di Madrid del 2011, quando i partecipanti raggiunsero e superarono i due milioni. Negli ultimi quindici anni (quasi interamente coincidenti con il pontificato di Papa Francesco), dunque, eventi come le GMG non hanno visto alcun incremento partecipativo, se mai il contrario, ed è inevitabile constatare che la pastorale giovanile prevalente non sembra aver mietuto particolari successi; e mentre le giornate giovanili “ufficiali” hanno segnato, purtroppo, un importante calo dei partecipanti (-50%), i pellegrinaggi tradizionali – ancorché attestati su numeri assoluti di gran lunga inferiori – realizzano un opposto incremento percentuale. Nello stesso ultimo quindicennio, infatti, il pellegrinaggio di Chartres ha visto una crescita di quasi il 100%, passando dai circa 10.000 pellegrini del 2011 agli oltre 19.000 di quest’anno.

Il dato mi sembra assai interessante: se i numeri assoluti di Tor Vergata, nonostante il forte calo, continuano a dimostrare una pressante domanda giovanile di religiosità, i numeri relativi di Chartres o di Covadonga, in costante crescita, dimostrano che la risposta non verrà dalla consueta (e consunta) pastorale giovanile mainstream, ma dal mondo tradizionale e dalla liturgia antica. Essi sembrano i soli davvero in grado di offrire, in concreto, risposte convincenti ed appaganti al bisogno di spiritualità, di serietà, di chiarezza dottrinale e di saldezza morale impetuosamente emergente nel mondo giovanile; bisogno che la Chiesa “ufficiale” è sempre più in affanno a soddisfare.

Speriamo con tutto il cuore che Leone XIV sappia, voglia e possa tenerne conto, e preghiamo con fervore per questa decisiva intenzione.

Enrico Roccagiachini