Luigi C.
Mercoledì 6 agosto
2025, CNA
Il cardinale Kurt
Koch ha dichiarato che sarebbe "auspicabile" "riaprire"
l'accesso alla cosiddetta Messa antica, dopo che Papa Francesco ha
massicciamente limitato la celebrazione della liturgia latina tradizionale.
Koch è Prefetto del Dicastero per la Promozione dell'Unità dei Cristiani del
Vaticano da 15 anni.
In un'intervista
rilasciata a kath.net martedì, Koch ha affermato di "non aver
parlato con Papa Leone XIV di questo problema e di non voler alimentare false
speranze". Ciononostante, ha sottolineato: "Personalmente, sarei
lieto se potessimo trovare una buona soluzione".
"Papa Benedetto
XVI ha mostrato una strada utile, essendo convinto che qualcosa che è stato
praticato per secoli non possa essere semplicemente proibito", ha
ricordato Koch, che è il patrono del Nuovo Circolo dei Discepoli di Ratzinger
dal 2012 e parla regolarmente dell'ex papa in occasione di eventi. "Questo
mi ha convinto".
"Papa Francesco
ha scelto un approccio molto restrittivo a questo proposito", ha
continuato il cardinale. "Sarebbe certamente auspicabile riaprire la porta
ora chiusa".
La liturgia
tradizionale è stata celebrata in tutto il mondo fino al periodo successivo al
Concilio Vaticano II, ma in seguito è stata preservata solo da un piccolo
gruppo di sacerdoti e fedeli. Papa Benedetto XVI ha sottolineato nel 2007 betont, che la Messa antica non è mai stata abolita.
In sostanza, risale a Papa Gregorio Magno e a tradizioni ancora più antiche.
Koch ha anche
parlato con kath.net di una possibile data di Pasqua comune per cattolici e
chiese ortodosse, alcune delle quali continuano a seguire l'obsoleto calendario
giuliano, che rappresenta in modo meno accurato l'orbita terrestre attorno al
sole nell'arco di un anno.
"La mia
preoccupazione principale è che si cerchi una data comune, ma che ciò non causi
nuove divisioni all'interno delle singole chiese e all'interno della comunità
ecumenica", ha sottolineato Koch. "Sarebbe auspicabile e importante
trovare una data di Pasqua comune, ma solo se non porta a nuove
divisioni".
"Abbiamo molto
in comune con gli ortodossi orientali e le Chiese ortodosse in termini di fede
e comprensione della Chiesa", ha affermato il Cardinale riguardo allo
stato del dialogo. "La questione centrale è quella dell'ufficio petrino.
Anche lì c'è un buon punto di partenza, poiché gli ortodossi riconoscono una
gerarchia di vescovadi in cui Roma occupa il primo posto. La questione aperta,
tuttavia, è quali poteri abbia il Vescovo di Roma: si tratta di un primato
puramente onorario o ad esso sono associati determinati doveri e diritti?"
La liturgia latina tradizionale non è solo un capriccio, ma anzi è auspicabile che sia resa accessibile per non creare inutili divisioni. È questa la posizione del cardinale Kurt Koch, da quindici anni prefetto del Dicastero vaticano per la promozione dell’unità dei cristiani, intervistato da kath.net. Il cardinale, che
abbiamo recentemente intervistato anche sulle pagine della nostra rivista (a cui è possibile
abbonarsi qui) non ha particolarmente apprezzato le posizioni di Papa Francesco a riguardo.
La sua lettera apostolica Traditionis custodes nel 2021 ha limitato l’utilizzo del Messale pre-concilio Vaticano II alle solo diocesi in cui dei gruppi celebravano la Messa tradizionale da prima della sua nuova disposizione. E anche riguardo a questi bisogna accertarsi che non neghino la riforma liturgica e il Concilio Vaticano II e che non celebrino nelle chiese parrocchiali. L’attaccamento alla tradizione, per il defunto Papa, non era qualcosa di particolarmente positivo, per così dire. Ma se l’obiettivo era non creare divisioni, non è stato raggiunto.
“Papa Francesco ha scelto un approccio molto restrittivo in questo senso. Sarebbe certamente auspicabile riaprire la porta ora chiusa” ha spiegato Koch,che propone di tornare alle posizioni di Benedetto: “Papa Benedetto XVI ha indicato la strada da seguire, credendo che qualcosa che era stato praticato per secoli non potesse essere proibito”. Ha precisato però di “non voler alimentare false speranze”: “Non ho parlato con Papa Leone XIV della questione”.
Il cardinale ha poi commentato i progressi sull’ecumenismo dello scorso pontificato: “In primo luogo vanno sottolineati i suoi (di Papa Francesco) incontri diretti con i rappresentanti delle altre Chiese. In secondo luogo c’è il cosiddetto ‘ecumenismo del sangue‘, un termine da lui coniato dopo Giovanni Paolo II. I cristiani non sono perseguitati perché sono cattolici, ortodossi o protestanti, ma perché sono cristiani. Il sangue dei martiri ci unisce non ci divide” ha spiegato Koch, secondo cui i progressi sono stati però bloccati da Fiducia supplicans, che gli ortodossi hanno visto come una velata approvazione di pratiche inaccettabili, alienandoli ulteriormente.
Secondo il cardinale si potrebbe risolvere la difficoltà sul primato di Roma. Gli ortodossi già accettano un primato onorario, va solo stabilito se debbano esservi associati determinati doveri e diritti: “Nel 1995 Giovanni Paolo II invitò tutte le Chiese cristiane a sviluppare congiuntamente una pratica del primato, affinché l’ufficio petrino non fosse più un ostacolo, ma piuttosto un aiuto nel cammino verso l’unità”, aggiungendo che l’anno scorso il dicastero per la promozione dell’unità dei cristiani ha distribuito a tutte le Chiese cristiane un documento a riguardo e attendono le risposte per sottoporle a Papa Leone e decidere come procedere.
Un “problema importante” sta invece nella mancanza di unità all’interno della stessa ortodossia: “Mentre cerchiamo l’unità, stanno emergendo nuove divisioni all’interno dell’Ortodossia, ad esempio riguardo alla dichiarazione di autocefalia della Chiesa ortodossa in Ucraina”. Si dice però fiducioso sulla possibilità di fare progressi grazie a Leone: “Ha un legame interiore con il mondo orientale”. La via tracciata dal papa, secondo il cardinale, è quella della sinodalità agostiniana, seguendo la frase del santo “Con voi sono cristiano, Per voi sono vescovo”.