A piccoli
passi
Papa Leone XIV sembra di avere un orizzonte ben delineato. Nessuna improvvisazione. Nulla è affidato all’ambiguità del dire e non dire, all’arte di lasciare in sospeso il significato, consegnando il messaggio all’interprete di turno. A Papa Prevost non piace che ognuno capisca quel che vuole. Vuole essere capito, letto e interpretato in base a quanto ha detto con chiarezza e precisione.
Così
si vedono le cose allo stato attuale e bene fa la stampa, a differenza del
passato, a dare conto di questa realtà, di questi fatti, seppure si deva pagare
il prezzo di un’apparente irrilevanza mediatica alla quale sembra difficile
abituarsi. Ma è la strada giusta. Darà solo credibilità a quelli che per troppo
tempo hanno “amministrato” il Papa che a loro più conveniva o faceva
comodo. Questo “andazzo”, almeno per
ora, sembra finito. E ciò farà solo del bene alla Chiesa.
Dopo
quasi sessanta giorni di pontificato sembra che sia già passato molto tempo.
Leone non si presenta come un Papa da scoprire o da decodificare. È vero che
non si sa come eserciterà l’Ufficio di Pietro, ma tutto indica che non vuole
sovrapporre al ministero petrino un suo tratto identitario individuabile. Una
tale realtà è sempre esistita con i Vescovi di Roma, ma Papa Prevost ha scelto
di sfumarla dietro le quinte assegnando ai media il ruolo e l’importanza
dovuta. (1) Nel sito della Santa Sede non c'è una biografia ufficiale (non per
dimenticanza dei responsabili del sito bensì per scelta del Pontefice). Il
Pontefice distingue tra l’Ufficio di Pietro e la persona che esercita questo
ministero petrino. L'unico testo che la Santa Sede propone è una biografia
sintetica su Vatican News datata l’8 maggio 2025. (Testo)
Dal
suo lavoro quotidiano, e non solo ora dopo l’elezione ma dal giorno del suo
insediamento come nuovo Prefetto del Dicastero per i Vescovi (30 gennaio 2023),
nomina fortemente caldeggiata dal suo predecessore, il cardinale canadese Marc
Ouellet, Papa Leone XIV si è rivelato un prelato con una rara capacità
d’ascolto evidenziata già nei suoi dieci anni da vescovo in Perù nella diocesi
di Chiclayo. Da quanto si ricava da recenti testimonianze, quest’ascolto è
anche dialogo, dove sono sempre presenti domande e premure e - se non richiesto
in modo giustificato – raramente emette giudizi perentori e tantomeno opinioni
improvvisate. “Papa Leone sembra stare sempre in osservazione, allo studio
della situazione, quasi immagazzinando quanto sente e vede”, spiega un
cardinale italiano a lui vicino da qualche anno.
Il
“programma” di Papa Leone XIV è la situazione della Chiesa e del suo dialogo
con il mondo oggi, alla luce del Vangelo. Nelle sue parole in questi primi mesi
a volte riecheggiano quelle di Benedetto XVI pronunciate il 24 aprile 2005: “Il
mio vero programma di governo è quello di non fare la mia volontà, di non
perseguire mie idee, ma di mettermi in ascolto, con tutta quanta la Chiesa,
della parola e della volontà del Signore e lasciarmi guidare da Lui, cosicché
sia Egli stesso a guidare la Chiesa in questa ora della nostra storia”. (2)
In
un mondo come quello di oggi, in cui vince il rumore più minaccioso e
dominante, e dove i poteri di ogni tipo usano le categorie del consenso per
imporre il proprio dominio manipolando la verità e la trasparenza, e dove
quindi sono normali e sopportabili la menzogna, la violenza verbale e fisica,
l’altezzosità dei prepotenti e degli incompetenti, la Chiesa di Prevost, come
lo ha fatto capire a più riprese, vuole dialogare con il bene e il buono che
esiste, contando sull'umanità sofferente, ma senza pretese di leadership
socio-politiche e senza la ricerca di predomini mediatici.
Se le cose stanno così e se la barra sarà
mantenuta solidamente, vuol dire che si è scelto la via migliore, quella giusta
e necessaria, che deve portare a quanto Leone XIV ha detto con parole precise
in occasione dell'ordinazione di nuovi sacerdoti: "Non siamo ancora
perfetti, ma è necessario essere credibili» e dunque passo a passo ricostruire
«insieme la credibilità di una Chiesa ferita, inviata a un’umanità ferita,
dentro una creazione ferita». (31 maggio 2025)
Papa Leone in questi sessanta giorni ha detto, precisato e sottolineato,
spesso scegliendo con abilità e saggezza il momento e il contesto, cose diverse
e anche contrarie a quanto si era sentito dire nella Chiesa in questi anni. Le
materie sottoposte a questo “trattamento non scandalistico” sono già numerose e
più di una volta riguardano questioni delicate e dirimenti. Piccoli passi:
stile e metodo.
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Note
(1) Sant’Ignazio di Antiochia ["condotto in
catene verso questa città, luogo del suo imminente sacrificio, scriveva ai
cristiani che vi si trovavano: «Allora sarò veramente discepolo di Gesù Cristo,
quando il mondo non vedrà il mio corpo» (Lettera ai Romani, IV, 1). Si riferiva
all’essere divorato dalle belve nel circo – e così avvenne –, ma le sue parole
richiamano in senso più generale un impegno irrinunciabile per chiunque nella
Chiesa eserciti un ministero di autorità: sparire perché rimanga Cristo, farsi
piccolo perché Lui sia conosciuto e glorificato (cfr Gv 3,30), spendersi fino
in fondo perché a nessuno manchi l’opportunità di conoscerlo e amarlo". (9
maggio 2025 - Fonte)
(2) Omelia di Papa Benedetto XIV.
