Alcune riflessioni sulla rimozione (e poi ripristino) del nostro blog di Mil, da parte dell'amico Giovanni Formicola.
Un caveat. Secondo l'autore si deve distinguere il principio politico per cui ogni società non può sopportare qualunque pensiero e qualunque "parola" - e come scrive, la vera differenza la fa che cosa sia proibito e/o consentito -, dal fatto che se il potere è rivoluzionario si debba promuovere e difendere la massima libertà di parola a fronte d'ogni falla e debolezza di esso.
Con un paradosso, se proprio si deve scegliere tra uno stato totalitario (un deep state che controlla tutto, come vediamo oggi) e una situazione di tendenziale anarchia, meglio questa.
Luigi C.
25-7-25
All'esito felice del caso MiL svolgo con voi le seguenti brevi riflessioni.
1. L'indecente rimozione di MiL - innocente, sia in relazione al diritto positivo, sia in relazione a quello naturale di dire la verità opportune et importune - da parte di Google, non deve e non può stupire. Semmai desta stupore che sia arrivata solo dopo quasi due decenni, e soprattutto che sia stata revocata ripristinando il sito. Quest'ultimo fatto - apparentemente sine causa, che sia politica, o giudiziaria, o economica, o semplicemente un atto di forza - dimostra agli "sconfittisti", ai catastrofisti in servizio permanente effettivo che il Grande Fratello, che tutto controlla e nulla consente fuori dal suo dispotismo, non è (ancora?) compiutamente intronizzato. Dicevo, non deve stupire perché gli strumenti di potere sono pervasivi ed efficacissimi, quasi come lo schermo-occhio onnipresente profetizzato da Orwell, e luoghi come MiL sono spazi da chiudere, proprio nella misura in cui non giocano per il sistema con farneticazioni ed esasperazioni dialettiche di vario tipo. Ma è il "quasi" che fa la differenza, e perciò MiL - e non pochi altri - son durati tanto tempo e sono di nuovo in trincea. Ed in queste crepe, in questi piccoli vuoti del sistema, possiamo inserire le nostre leve, per piccole che siano (ma devono essere solide e maneggiate con prudenza, ovviamente non quella carnale), sapendo che Onnipotente è uno solo e che il diavolo, da sempre, fa solo le pentole... In attesa di quella "divina sorpresa", o tombolazo con Alvaro d'Ors, che ci saranno certamente, ma per i quali dovremo essere pronti. Certus an, incertus quando, e forse non è whishful thinking intravvedere qualcosa del genere in Trump (nel suo elettorato, più che in lui) e in Putin, pur nella coscienza di tutti i loro limiti.
2. Però non mi sembra una risposta corretta, almeno se di principio e non strumentale, invocare in questi casi la "libertà di pensiero e di espressione". Non v'è società che possa essere pensata - figuriamoci essere organizzata - con un'illimitata, assoluta, libertà di tal genere. Per dirla con l'umorismo giurisprudenziale anglosassone, non si può riconoscere il diritto di esprimersi gridando "al fuoco" in un teatro affollato. Ogni società ha conosciuto, conosce e conoscerà un pensiero, una parola nefas, inaccettabile inammissibile secondo la propria verità, il proprio diritto "divino". La differenza non la fa l'assurda, inconcepibile e mai avvenuta assenza totale di proibizioni di pensiero e di parola. Ideas have consequences, e perciò per difendersi dalle conseguenze nefaste secondo la verità riconosciuta da una società, questa deve proibire le idee che ne sono all'origine, nella misura in cui le riconosce tali. E questo è un paradigma: vale anche quando la "verità" che guida un mondo storico è un'anti-verità - nello stesso senso di anti-Cristo. Allora quel che davvero conta è non quanta libertà di pensiero e di parola sia riconosciuta, ma quale pensiero e quale parola siano proibite, proscritte e represse, al di là dei mezzi adoperati. Così è ovvio che lo stato moderno neghi - progressivamente e con mezzi sempre più invasivi, ma trovando resistenza nei suoi stessi agenti per quello che Voegelin chiamava "peso della tradizione" - il bene e il vero che contrastano l'anti-verità che è il suo cuore. Non c'è e non può esserci costituzione liberale che tenga. Quello che ha fatto Google a Mil è logico quanto è illogica l'esistenza di MiL per tanto tempo e il suo ripristino. Questa è una falla del sistema, ma se non se ne approfitta, verrà prima o poi riparata, perfezionandolo.
3. L'alternativa, dunque, non è nella differenza tra "democrazia" (buona) e "autocrazia" (cattiva), come pensano tante anime belle. Ma, poiché queste non sono che mezzi, tra che cosa proibisce e consente l'una, e che cosa l'altra. Ed un giudizio storico ci rivela che tutti i veleni che intossicano il mondo moderno gli sono stati inoculati democraticamente in democrazia, e democraticamente in democrazia vengono repressi sempre più implacabilmente tutti gli antidoti e coloro che cercano di distribuirli e somministrarli. Il male non è nella proibizione e repressione del pensiero e della parola, ma in quale pensiero e quale parola sono proibiti.
4. Si urli pure per la libertà di pensiero e di parola, ma si sappia che quest'urlo è solo uno strumento per mettere in contraddizione chi le ha teorizzate e canonizzate contro la verità, contro il bene che la tradizione - in parte anche dei popoli pre-cristiani - ha per millenni codificato, innervando di essi i mondi storici. Il che, ovviamente, non vuol dire trasformandoli in paradisi in terra, ma solo che erano retti da criteri di giudizio che dicevano il bene e il male, dignificavano la virtù e condannavano il vizio, secondo il senso comune anche di chi non li rispettava. Libertà di pensiero e parola non può essere totale e assoluta: sbandierandola la Rivoluzione ha ottenuto l'inversione morale e della verità, e subito, una volta al potere, l'ha difesa proibendo ciò che le è contrario. La Contro-Rivoluzione non potrà mai essere lecita, e sarà repressa tanto quanto è forte la Rivoluzione. Oggi essa è fortissima, ma non sarà mai, come dicevo, onnipotente, e quindi un minimo spazio per chi intenda combatterla ci sarà sempre. Ma in nome della Verità e della verità, non della libertà d'opinione e di parola.
5. C'è qualcosa che ha pareggiato se non superato l'indecenza di Google: il silenzio di troppi buoni, e soprattutto chi ha detto, da un'associazione ecclesiale, che "in fondo se la sono cercata, perché hanno violato le regole di Google". E poi che un certo professore, a suo dire, non fosse sempre d'accordo con MiL, è per loro una medaglia.
In J. et M.
g.
