
La S. Messa come sacrificio.
Luigi C.
Il Cammino dei Tre Sentieri, 4 Giugno 2025
Il Cristianesimo si chiama così perché il suo centro è ovviamente Cristo Signore. Il cristiano è un seguace di Cristo. La santificazione è la volontà di “cristificarsi”,.
Ebbene, il Verbo si è incarnato per salvarci e tale salvezza è stata operata attraverso la sofferenza, cioè attraverso il sacrificio. Possiamo e dobbiamo dire che tutta la vita di Cristo qui sulla terra è stata un sacrificio. L’incarnarsi stesso è un’offerta totale. San Paolo utilizza l’espressione “spogliò se stesso” (Filippesi 2), che ovviamente non vuol dire che, una volta incarnatosi, il Verbo non fosse più Dio, quanto l’Apostolo si serve di queste parole per far capire tutta la portata oblativa del Mistero dell’Incarnazione.
La Messa cattolica è la riattualizzazione del sacrificio di Cristo sul Calvario, dunque è proprio nella Messa cattolica che si deve principalmente vivere la dimensione della Croce e la sua centralità.
Monsignor Marcel Lefebvre, ricordando il suo essere missionario in Africa, così ha scritto a proposito della centralità del sacrificio nella vita cristiana e di quanto la Messa cattolica spinga l’anima ad accettare questa verità:
La nozione di sacrificio è una nozione profondamente cristiana e profondamente cattolica. La nostra vita non può fare a meno del sacrificio, da quando Nostro Signore Gesù Cristo, Dio stesso, ha voluto prendere un corpo come il nostro e dirci: “Seguitemi. Prendete la vostra croce e seguitemi, se volete essere salvati”, e ci ha dato l’esempio della Sua morte in croce e ha sparso il Suo sangue. Oseremmo noi, Sue povere creature, peccatori che siamo, non seguire Nostro Signore sulla via del Suio sacrificio e della Sua croce? Questo è tutto il mistero della civiltà cattolica: la comprensione del sacrificio nella propria vita, nella vita quotidiana, e intelligenza nella sofferenza cristiana; non considerare più la sofferenza come un male, come un dolore insopportabile, ma condividere le proprie pene e malattie con le sofferenze di Gesù, guardando la Croce, assistendo alla Santa Messa, che è la continuazione della passione di Nostro Signore sul Calvario. Comprendere la sofferenza: allora la sofferenza diventa una gioia, diventa un tesoro perché queste sofferenze, unite a quelle di Gesù, unite a quelle di tutti i martiri, di tutti i santi, di tutti i fedeli che soffrono nel mondo, unite alla Croce di Nostro Signore, diventano un tesoro inesprimibile, un tesoro ineffabile, diventano di una efficacia straordinaria per la conversione delle anime di chi ci circonda e per la salvezza della nostra. Tante anime sante, veramente cristiane, hanno perfino desiderato di soffrire, per potersi unire ancora di più alla croce di Nostro Signore. Questa è la civiltà cristiana. Beati quelli che soffrono per la santità, beati i poveri, beati i miti, beati i misericordiosi, beati i pacifici. Questo è l’insegnamento della Croce; questo c’insegna Gesù dalla Sua Croce.