Nessuno
ha ancora sufficienti elementi per valutare Papa Leone XIV e si può solo
parlare di “iniziali impressioni”. Vito Mancuso si è dichiarato: “colpito
negativamente da due passaggi della sua prima omelia”? (La Stampa 10 maggio
u.s.)
I
due passaggi incriminati sono: l’equiparazione del non riconoscimento della
natura divina di Gesù ad “ateismo di fatto”; e l’attribuzione delle varie
ferite della società alla “mancanza di fede”.
In
realtà, nella sua prima omelia, Papa Leone, si è rivolto nel primo caso - “ateismo
pratico” - ai cristiani che, pur battezzati, hanno un’idea riduttiva di Cristo;
mentre, nel secondo, il Papa non negava la possibilità di un certo bene anche
in chi non fosse esplicitamente credente, ma attribuiva alla “mancanza di fede”
vari drammi della contemporaneità.
Ciò
che forse può fare “problema” in taluni ambienti teologici, rispetto all’Omelia
di Leone XIV, è la chiara riproposizione del cristocentrismo inclusivo, proprio
del Concilio Vaticano II, di San Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI. Cristo
centro del cosmo e della storia, avvenimento imprescindibile, dopo il quale non
è più storicamente e razionalmente corretto “pensare Dio”, senza riferimento
alla reale possibilità dell’Incarnazione, dell’auto-manifestazione definitiva
di Dio in un uomo: Gesù di Nazareth, Signore e Cristo.
A
mio parere, la confusione è, ancora e sempre, tra senso religioso e fede.
Il
senso religioso, dato antropologico universale, è la domanda di senso, l’apertura
ragionevole ad una possibile risposta, anche trascendente, perfino ad un’eventuale
rivelazione, ma ancora senza volto, senza carne e senza storia.
La
fede è l’accoglienza della rivelazione di Dio dentro la storia umana e, per i
cristiani, nella carne di Gesù di Nazareth.
Ora
il tema vero è: se un uomo ha detto di essere Dio, è immaginabile un problema
più grande per l’intelligenza umana?
Se
Dio si è fatto uomo, è ancora possibile “pensare Dio”, prescindendo da Gesù?
É ovvio
che storicamente esistono tante religioni, come grandi prodotti culturalmente
strutturati dell’unico senso religioso umano, e con esse è necessario e
doveroso dialogare, provando a far emergere ciò che ragionevolmente può essere
fattore di unità e collaborazione. Ma il Cristianesimo è l’avvenimento storico
di Cristo, al quale la Chiesa ed il Papa non rinunceranno mai, non per “possedere”
l’umanità (Sic Mancuso) ma perché l’umanità si lasci liberamente
possedere dalla Verità e dal Bene, che non sono idee o valori astratti (come
nel “Corso fondamentale sulla fede, introduzione al concetto di
cristianesimo” di K. Rahner), ma sono una persona.
Un
“universo che genera la coscienza morale” non è altro che un vago teismo
moralistico terapeutico, socialmente irrilevante. Un Dio senza volto non potrà mai
restituire all’uomo la somiglianza con Dio che, troppo spesso, l’uomo
responsabilmente perde. Un Dio senza volto non è né credibile né amabile.
Salvatore
Vitiello
Teologo