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giovedì 15 maggio 2025

Vito Mancuso vorrebbe attaccare Leone XIV, ma non ci riesce - #papaleonexiv

Riceviamo e pubblichiamo da Giovanni Zenone.
"Il teologo-spretato Vito Mancuso nega i dogmi e ora pretende di dettare legge al prossimo Papa. In questo video demolisco punto per punto il suo articolo velenoso e le sue eresie mascherate da teologia. Non è una critica: è una confutazione cattolica senza sconti. Motivo in più per ben sperare in Leone XIV!"
QUI il video di Corrado Gnerre.
QUI e sotto il video di Zenone.
Sotto e foto a fianco la risposta a Mancuso di Don Salvatore Vitiello, pubblicata da La Stampa.
Luigi C.
Salvatore Vitiello, La Stampa, 13-5-25

Nessuno ha ancora sufficienti elementi per valutare Papa Leone XIV e si può solo parlare di “iniziali impressioni”. Vito Mancuso si è dichiarato: “colpito negativamente da due passaggi della sua prima omelia”? (La Stampa 10 maggio u.s.)

I due passaggi incriminati sono: l’equiparazione del non riconoscimento della natura divina di Gesù ad “ateismo di fatto”; e l’attribuzione delle varie ferite della società alla “mancanza di fede”.

In realtà, nella sua prima omelia, Papa Leone, si è rivolto nel primo caso - “ateismo pratico” - ai cristiani che, pur battezzati, hanno un’idea riduttiva di Cristo; mentre, nel secondo, il Papa non negava la possibilità di un certo bene anche in chi non fosse esplicitamente credente, ma attribuiva alla “mancanza di fede” vari drammi della contemporaneità.

Ciò che forse può fare “problema” in taluni ambienti teologici, rispetto all’Omelia di Leone XIV, è la chiara riproposizione del cristocentrismo inclusivo, proprio del Concilio Vaticano II, di San Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI. Cristo centro del cosmo e della storia, avvenimento imprescindibile, dopo il quale non è più storicamente e razionalmente corretto “pensare Dio”, senza riferimento alla reale possibilità dell’Incarnazione, dell’auto-manifestazione definitiva di Dio in un uomo: Gesù di Nazareth, Signore e Cristo.

A mio parere, la confusione è, ancora e sempre, tra senso religioso e fede.

Il senso religioso, dato antropologico universale, è la domanda di senso, l’apertura ragionevole ad una possibile risposta, anche trascendente, perfino ad un’eventuale rivelazione, ma ancora senza volto, senza carne e senza storia.

La fede è l’accoglienza della rivelazione di Dio dentro la storia umana e, per i cristiani, nella carne di Gesù di Nazareth.

Ora il tema vero è: se un uomo ha detto di essere Dio, è immaginabile un problema più grande per l’intelligenza umana?

Se Dio si è fatto uomo, è ancora possibile “pensare Dio”, prescindendo da Gesù?

É ovvio che storicamente esistono tante religioni, come grandi prodotti culturalmente strutturati dell’unico senso religioso umano, e con esse è necessario e doveroso dialogare, provando a far emergere ciò che ragionevolmente può essere fattore di unità e collaborazione. Ma il Cristianesimo è l’avvenimento storico di Cristo, al quale la Chiesa ed il Papa non rinunceranno mai, non per “possedere” l’umanità (Sic Mancuso) ma perché l’umanità si lasci liberamente possedere dalla Verità e dal Bene, che non sono idee o valori astratti (come nel “Corso fondamentale sulla fede, introduzione al concetto di cristianesimo” di K. Rahner), ma sono una persona.

Un “universo che genera la coscienza morale” non è altro che un vago teismo moralistico terapeutico, socialmente irrilevante. Un Dio senza volto non potrà mai restituire all’uomo la somiglianza con Dio che, troppo spesso, l’uomo responsabilmente perde. Un Dio senza volto non è né credibile né amabile.

 

Salvatore Vitiello

Teologo



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