
Altri scempi liturgici della "chiesa in uscita".
"Fra Luca ha detto pubblicamente di considerarsi «un talebano» rammaricandosi di una legislazione che non permette di radere al suolo tutto per edificare una nuova Chiesa: «Io avrei tolto tutto, rifatto tutto, rifatto un pavimento, un ripensamento di tutto: io sono per l’oblio. Auspico sempre che qualche talebano venga a far saltare in aria le nostre chiese così possiamo pensarle con più serenità»".
Vi terremo aggiornati.
Luigi C.
Eusebio Episcopo, Lo Spiffero, 20-4-25
Le parole choc del liturgista Gazzoni che al santuario della Madonna di Crea avrebbe "tolto tutto, rifatto tutto, rifatto un pavimento, un ripensamento di tutto: io sono per l'oblio". Al punto da invocare l'intervento di qualche fanatico islamico
Una delle memorabili battute del cardinale Joseph Ratzinger era quella della differenza fra un terrorista e un liturgista per cui col primo si poteva trattare, con il secondo no. I fedeli piemontesi, in particolare quelli della diocesi di Casale Monferrato, conoscono e amano il santuario della Madonna di Crea, finora preservato, per un arcano disegno della Provvidenza, dallo scempio denominato «adeguamento liturgico» e cioè dalla distruzione del presbiterio e degli antichi altari per mettere al loro posto – in ambienti barocchi o romanici – orribili manufatti, così come avvenuto nelle cattedrali della regione. Naturalmente, per giustificare gli obbrobri si suole far riferimento al Concilio Vaticano II che invece non ha mai previsto nulla di simile, basti leggere Sacrosanctum Concilium. Gli adeguamenti, infatti, nascono da una idea, anzi da una ideologia, come lo furono in diocesi di Torino le chiese-garage in cemento edificate ai tempi del cardinale Michele Pellegrino e che adesso si stanno sgretolando, mentre le antiche chiese resistono impavide sotto i colpi dei liturgisti e nel silenzio acquiescente delle Soprintendenze.
Ora tocca a Crea e il progetto è stato presentato giorni fa da uno dei liturgofrenici più eminenti e ideologici che – ça va sans dire – non poteva venire se non dalla diocesi di Cuneo-Fossano. Si tratta di fra Luca Gazzoni, torinese di origine, membro della Fraternità di Emmaus, ordinato prete nel 2022 e che insieme al confratello di Saluzzo, don Marco Gallo, di obbedienza grillina (intesa come Andrea Grillo) stanno provvedendo sistematicamente a distruggere le chiese del Cuneese e che ha magnificato una piccola mensa trapezoidale come altare, un ambone a scavalco della balaustra e un seggiolone con alto schienale. Fra Luca ha detto pubblicamente di considerarsi «un talebano» rammaricandosi di una legislazione che non permette di radere al suolo tutto per edificare una nuova Chiesa: «Io avrei tolto tutto, rifatto tutto, rifatto un pavimento, un ripensamento di tutto: io sono per l’oblio. Auspico sempre che qualche talebano venga a far saltare in aria le nostre chiese così possiamo pensarle con più serenità». Queste sono le idee dei liturgisti progressisti, questi i loro presupposti teologici: rottura e discontinuità. Assisteva anche – sempre più arrabbiato perché vede gli odiati tradizionalisti avanzare – l’ideatore dello scempio e cioè l'ex vescovo di Casale Monferrato, monsignor Alceste Catella, uno di quei “cattivi maestri” che hanno contribuito, con le migliori intenzioni, a ridurre la liturgia nel penoso stato in cui si trova.
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