Vi proponiamo – in nostra traduzione – la lettera 1214 pubblicata da Paix Liturgique il 27 maggio, in cui si torna ad esaminare la figura di mons. Vincent Jordy, Arcivescovo metropolita di Tours (QUI, QUI, QUI, QUI e QUI gli articoli più recenti su MiL), che ha saputo unire incompetenza ed incapacità di ascolto(anche delle vittime di abusi sessuali, oltre che dei fedeli tradizionali).
L.V.
Alcuni si stupiscono della diffidenza, se non della chiusura mentale, dimostrata da mons. Vincent Alexandre Édouard Élie Jordy, Arcivescovo metropolita di Tours. Tuttavia, nella sua precedente sede, nella Diocesi di Saint-Claude, così come nelle sue funzioni al Séminaire Sainte-Marie-Majeure di Strasburgo, non aveva dato prova di grandi capacità di ascolto e in entrambi i casi aveva accuratamente lasciato il problema degli abusi sessuali ai suoi successori. L’ignoranza e il disprezzo che dimostra nei confronti dei propri fedeli di Tours che frequentano le Sante Messe tradizionali, li ha dimostrati nei suoi precedenti incarichi nei confronti di altri fedeli sfortunati, sacerdoti o seminaristi.
Ciò si capisce meglio quando si apprende che mons. Vincent Jordy ha preferito la vocazione a una carriera di Commissario di polizia: diventando Vescovo, ha deciso chiaramente di non scegliere, senza nemmeno subire pressioni dalla gerarchia ecclesiastica e dalla popolazione. Può quindi avere un tasso di risoluzione che sfiora lo zero statistico, un tasso di pratica in caduta libera, un bilancio pastorale inesistente, ma che importa? Ha la mitra, e spetta ai fedeli sopportarlo fino a quando non raggiungerà il limite di età… a meno che, come per il suo collega mons. Pascal Jean Marcel Wintzer, già Arcivescovo metropolita di Poitiers, non finisca per essere trasferito in una Diocesi più piccola dove farà meno danni.
Quasi nessuna esperienza pastorale
Nato il 20 gennaio 1961 a Perpignan, ordinato il 28 giugno 1992 per l’Arcidiocesi di Strasburgo, ordinato Vescovo ausiliare di Strasburgo l’11 novembre 2008 – ben dopo il suo passaggio alla Communauté de l'Emmanuel nel 1988-1995, è stato direttore spirituale, poi superiore del Séminaire Sainte-Marie-Majeure di Strasburgo nel 2000-2008; ha avuto davvero una sola esperienza pastorale, come cappellano ad Altkirch subito dopo la sua ordinazione (1993-96), prima che questo sacerdote poco portato per la vita parrocchiale si ritrovasse al Seminario di Strasburgo, di cui è stato direttore (1997-2000), appena cinque anni dopo la sua ordinazione, poi superiore (2000-2008).
Quando nel 2007 viene nominato Vescovo ausiliare per affiancare mons. Jean-Pierre Grallet O.F.M., allora Arcivescovo di Strasburgo, le cose continuano ad andare male – come sottolinea la rivista Golias molti anni dopo, «l’Episcopato non migliora il carattere spaventoso ed egocentrico di mons. Vincent Jordy». Di conseguenza, viene mandato a rinfrescarsi le idee nella Diocesi di Saint-Claude, appena lasciata da mons. Jean Marie Henri Legrez O.P., nominato Arcivescovo di Albi.
Superpoliziotto a Saint-Claude: controlla i diaconi ed elimina quelli troppo impegnati
E a Lons-le-Saunier, dove dal 1930 vivono i Vescovi che si sono succeduti a Saint-Claude, non c’è motivo che l’aria fresca gli faccia bene. Del resto, nel tentativo di ricentrare la sua azione, si rinchiude in uno splendido isolamento – e costoso, come sottolinea ancora la rivista Golias:
Non ascolta né il suo clero né, soprattutto, i laici. Di cosa si immischiano questi mendicanti? Così decide di trasferirsi con la sua corte a Poligny, la cui posizione geografica è effettivamente centrale… ma lontana da tutto (a 90 km e un’ora e mezza di macchina da Saint-Claude, per esempio). Il Vescovo del Giura vuole «razionalizzare: la Chiesa è più piccola», e poco importa se questo non piace, è lui il capo.
Infatti, se la nuova sede diocesana di Poligny fa sognare mons. Pascal Roland, che non ha i mezzi per permettersela, l’acquisto di Poligny dalla Congregazione dello Spirito Santo, che era la sua casa di riposo, costa 960.000 euro, escluso il costo dei lavori, mentre la Diocesi di Saint-Claude cancella la sua presenza a Lons-le-Saunier, dove vengono venduti il Vescovado e il Grand Séminaire di Montciel; all’epoca, la vendita del Grand Séminaire di Montciel è particolarmente contestata, viene persino creata un’associazione.
Il Vescovado risponde sulla stampa locale che il Grand Séminaire di Montciel ha un deficit di 100.000 euro all’anno, la Diocesi di Saint-Claude ha un deficit strutturale di mezzo milione di euro all’anno e che la nuova casa, in mezzo al nulla, costerà meno delle strutture di Lons-le-Saunier, decisamente più accessibili, dato che il capoluogo del Dipartimento del Giura si trova sull’asse stradale e ferroviario principale tra Belfort e Lione, passando per Bourg-de-Sirod e Besançon.
Mons. Vincent Jordy è un «Vescovo negriero», secondo l’espressione coniata dal teologo Christian Delahaye, ovvero ricorre in modo smisurato a «sacerdoti provenienti da altrove», come dice la Conférence des évêques de France in un eufemismo per parlare dei sacerdoti provenienti dall’Africa, dall’Asia, di Polonia… Il problema è che non sa accoglierli: i Cristiani sono invitati a darsi da fare senza che il Vescovo del Giura muova un dito. Controlla i candidati al diaconato permanente, eliminando i più impegnati socialmente, e in questo senso avrà un comportamento deplorevole con un candidato e sua moglie, invitati a cena e disinvitati lo stesso giorno…
Molti anni dopo, mons. Vincent Jordy controlla ormai le omelie, in attesa di puntare le telecamere su ogni Parroco della sua Arcidiocesi? Forse è troppo tardi perché cambi, ma non è ancora troppo tardi per fermare il massacro in Turenna, rimandandolo a insegnare da qualche parte…
La Bibbia non gli basta più: nel 2014, un’omelia ispirata al rapper Stromae (?!)
Ma insegnare cosa, esattamente? Poiché la Bibbia non gli basta, per l’Ascensione del 2014 si ispira al titolo Papaoutai del cantante belga Stromae – l’omelia è ancora sul sito della Conférence des évêques de France, come un trofeo vano, un titolo di orgoglio forse?
È giovane, belga, si chiama Stromae e canta. Una delle sue canzoni, Papaoutai, parla della sofferenza dell’assenza di un padre: Papà, dove sei? Risuona mentre è arrivata la primavera. Il tempo è bello […]. Da una tomba Gesù risorgerà vincitore sulla morte. Ancora di più, inaugura una vita nuova per chi Lo accoglie. I santi, gli amici di Dio, testimoniano attraverso i secoli che questo è vero […] Papaoutai? In cielo, dove ci prepara un posto. Ma come seguire Gesù? Potremmo dirgli, guardando il cielo dove ci precede: «Ma sei alto, troppo alto per noi». Non sbagliamo: è Lui che apre la strada; è anche Lui che ci eleva…
Mons. Vincent Jordy a Tours: limite di incompetenza superato?
Alla sua nomina in Turenna, anche la rivista Golias trovava che ci fosse qualcosa che non andava, leggendo il Trombinoscope des évêques 2020-2021:
Sulla stampa giurassiana, nel 2019, mons. Vincent Jordy appariva con i capelli completamente bianchi, il viso emaciato… E faceva sempre fatica a sorridere. Da un punto di vista generale, l’allora Vescovo di Saint-Claude non presentava alcun cambiamento: gestualità esagerata, voce melliflua, atteggiamento affettato… E discorsi che facevano venire subito il mal di testa, omelie di una banalità sconcertante, cosparse di acqua santa e prive di interesse. A meno di sessant’anni, quest’uomo che non avrebbe mai dovuto diventare Vescovo sembrava essere al limite delle sue capacità nel Giura, come prosciugato, senza più energie. Ed ecco che nel novembre 2019, per succedere a mons. Bernard-Nicolas Jean-Marie Aubertin O.Cist., Arcivescovo metropolita di Tours, raggiunto il limite di età, Roma lo catapultava in Turenna! C’è da rimanere sbalorditi. Se questo non è un segno che la Chiesa in Francia ha un problema, non sappiamo cosa pensare.
Partendo da Saint-Claude per Tours, in un’intervista al settimanale Voix du Jura, mons. Vincent Jordy ha fornito una parte della risposta l’11 marzo 2019: i casi di cui si è occupato erano (quasi) tutti vecchi, e lo ha fatto in ritardo [QUI: N.d.T.]:
Sono vescovo di Saint-Claude da sette anni. Due anni fa ho attivato una cellula di vigilanza e sono stato contattato da alcune persone. Mi sono stati segnalati sei o sette casi, ma si trattava di storie molto vecchie e la maggior parte dei sacerdoti coinvolti erano deceduti. Almeno tre persone avevano subito abusi durante l’infanzia e mi hanno raccontato delle sofferenze ancora molto presenti. Uno dei casi riguardava un sacerdote ancora in vita, ho fatto il mio dovere allertando la giustizia, ma è deceduto poco dopo.
Resta da capire come il suo successore abbia trovato il tempo di ricevere altre venti-venticinque vittime e perché mons. Vincent Jordy non se ne sia occupato a suo tempo.
Il commissario Vincent Jordy di fronte agli abusi: cecità a tutti i livelli?
E poi, alla presentazione della relazione della Commission indépendante sur les abus sexuels dans l’Eglise, ha fatto dichiarazioni che dimostrano una certa cecità: «Va anche sottolineata la forte determinazione dei Vescovi francesi che da quasi vent’anni lavorano e mettono in atto dispositivi per rendere la Chiesa una casa più sicura per tutti, adottando numerose misure e assumendo diversi impegni».
Nel 2022-2023 stessa reazione quando mons. Vincent Jordy entra a far parte del triumvirato della Conférence des évêques de France:
Qui non è cambiato nulla dall’ultimo Trombinoscope des évêques. Mons. Vincent Jordy continua la sua improbabile ascesa entrando a far parte del triumvirato della Conférence des évêques de France. Ciò che giustifica una simile ascesa ci sfugge completamente, tanto è arrogante quest’uomo. E non particolarmente competente in gran cosa.
Il suo ritratto nel Trombinoscope des évêques non dà più speranza:
La Nunziatura Apostolica ha senza dubbio cercato il Vescovo più freddo di Francia, talmente freddo che a volte si ha l’impressione che si bagni ogni giorno nell’azoto liquido. Pio, mellifluo, cerimonioso, l’Arcivescovo metropolita di Tours non ha inventato la rillettes, ma eccolo qui, con le mani nel pasticcio, in una delle più belle regioni di Francia.
Si capisce ancora meglio che, nonostante la campagna durata mesi, i Vescovi francesi hanno preferito – e con una netta maggioranza – il card. Jean-Marc Noël Aveline, Arcivescovo metropolita di Marsiglia, per succedere a mons. Éric Marie de Moulins d'Amieu de Beaufort, Arcivescovo metropolita di Reims, alla guida della Conférence des évêques de France.
Il Vescovo commissario avrà una consolazione: un secondo mandato di tre anni come Vicepresidente della Conférence des évêques de France. Da qui ad allora, avrà cura di selezionare con cura il suo «consiglio diocesano della missione», ennesima trovata burocratica per mascherare l’anemia del bilancio reale:
Altrimenti, ha lanciato un consiglio diocesano della missione: una sessantina di persone provenienti da parrocchie, movimenti, comunità, si riuniscono ogni trimestre per riflettere sulla conversione missionaria della diocesi. Ovviamente, mons. Vincent Jordy ha scelto con cura chi farà parte di questo consiglio, con l’obiettivo di dimostrare che si fa «come a Roma». Mancherebbe solo che si lavorasse davvero.
Avrebbe potuto sedurre un card. Pietro Parolin, Segretario di Stato, anch’egli papabile ma senza esperienza pastorale, ma probabilmente non il nuovo Papa, che non sembra apprezzare la deriva amministrativa della Chiesa, sotto l’egida del principio di Peter [o principio dell’incompetenza, secondo il quale «in un’organizzazione gerarchica, ogni lavoratore tende a salire di grado fino al proprio livello di incompetenza»: N.d.T.].
La sinodalità a Tours: mons. Vincent Jordy all’ascolto, ma non del nord dell’Arcidiocesi, né dei fedeli della Église Saint-Pierre-Ville di Tours
Nel maggio 2022 mons. Vincent Jordy percorre la sua Arcidiocesi, in sette incontri che dovrebbero avviare un processo sinodale nell’Arcidiocesi di Tours: a Tours centro l’11 maggio, a Tours sud nella Église Saint-Jean (quartiere di Montjoyeux-Grandmont) il 12 maggio, a Loches-sur-Ource il 13 maggio nella Église Saint-Antoine, a Chinon il 19 maggio nella Église Saint-Étienne, a Tours nord il 24 maggio a Rochecorbon, a Bourgueil il 1º giugno e ad Amboise il 2 giugno. Sottolinea Paix Liturgique:
Si noti che il nord dell’Arcidiocesi di Tours non ha diritto all’attenzione del Vescovo, nonostante conti almeno due località importanti, Château-Renault e Château-la-Vallière, a 25 e 40 chilometri dalla riunione più vicina (Rochecorbon), ovvero 50 e 80 chilometri andata e ritorno rispettivamente, e che l’aumento del costo del carburante costringe gli abitanti delle zone rurali a limitare i loro spostamenti non professionali.
Ma soprattutto, alla riunione di Tours-centro, dove affluiscono i fedeli della Église Saint-Pierre-Ville di Tours, desiderosi di chiedere perché l’Arcidiocesi blocchi con tanta determinazione l’arrivo di un secondo sacerdote della Fraternità sacerdotale di San Pietro per la comunità che è cresciuta molto negli ultimi anni, mons. Vincent Jordy non ha voluto ascoltare le voci discordanti, soprattutto se giovani: «I parrocchiani di Saint-Pierre-Ville costituivano la metà dei presenti, nettamente più giovani degli altri, dove predominavano i capelli bianchi». Tuttavia, don François du Sartel, Parroco di San Maurizio (Cattedrale di Tours), ha selezionato i foglietti su cui era possibile scrivere le nostre domande e nessuno di quelli scritti dai fedeli di Saint-Pierre-Ville è stato estratto. L’Arcivescovo si è limitato a rispondere alle domande più consensuali e a quelle che interessavano i capelli bianchi, ovvero l’ecologia ecc.».
Non solo mons. Vincent Jordy non si è preso il tempo di rispondere ai fedeli della Santa Messa tradizionale, ma alla fine dell’incontro è fuggito con don Christophe Raimbault, suo Vicario generale, per non dover rispondere loro: «Quando è uscito, accompagnato dal Vicario generale, ha visto il gruppo dei fedeli di Saint-Pierre-Ville che li aspettava davanti all’ingresso per discutere con loro, hanno preso le gambe e sono corsi alla loro auto per evitare di parlare con i loro fedeli. Durante la fuga, è stato fermato da una famiglia, molto simpatica tra l’altro, che lo ha invitato a cena e a benedire la casa – lui ha accettato, ma senza prendere la sua agenda né chiedere loro di richiamare il suo segretario – in quel momento, dava l’impressione che avrebbe ceduto loro la Cattedrale per un euro simbolico per coprire la sua fuga».
Il commissario Vincent Jordy batte tutti i record nel (non) dialogo, e a passo di corsa. I suoi colleghi Vescovi l’hanno scampata bella – e lui con loro. Si sarà forse imposto di fare jogging per sfruttare il labirinto dell’Accueil Notre-Dame, le sue due cappelle, i suoi sei piani – di cui due al piano terra a cinque piani di distanza, i suoi numerosi ascensori e le sue scale, per sfuggire alle domande troppo precise di questo o quel collega? Certo, avrebbe potuto illustrare al meglio l’impegno della Conférence des évêques de France nella pastorale dello sport, anche a rischio di cadere nel ridicolo.
Strasburgo, Saint-Claude: il problema degli abusi accuratamente lasciato ai suoi successori?
Siamo alla fine di novembre 2024. A pochi mesi dall’assemblea della Conférence des évêques de France che potrebbe portarlo alla presidenza, mons. Vincent Jordy tiene una conferenza stampa a Tours con le vittime di don Bernard Tartu e il Tribunal pénal canonique national, che ha emesso la sua prima «grande» sentenza in un caso di abusi con molteplici vittime.
Passato dalle Parrocchie di Loches (1971-81), Tours (1981-86), Amboise (1986-87) e nuovamente a Tours (dal 1997 fino al suo pensionamento), don Bernard Tartu ha portato ovunque il coro dei Petits Chanteurs de Touraine da lui diretto, dove almeno nove vittime di abusi sono state registrate dal collettivo Voix Libérées… La prima segnalazione risale al 2006, ma ciò non ha impedito a mons. Bernard-Nicolas Jean-Marie Aubertin O.Cist., il predecessore di mons. Vincent Jordy, di ignorare con superbia il problema fino alla sua partenza dall’Arcidiocesi nel 2019, lasciando al suo successore il compito di gestire lo scoppio del caso, due denunce e l’esasperazione, in qualche modo logica, delle vittime.
Mons. Vincent Jordy riceve una di loro nel 2022, invia il fascicolo a Roma, ma nell’agosto 2024 si apprende anche, grazie alla manifestazione di un collettivo di vittime di abusi, che don Bernard Tartu è stato esfiltrato dall’Arcidiocesi di Tours in quella vicina di Blois, dove è stato accolto in una casa di riposo. Alla fine, dopo cinque anni di ulteriori ritardi, le denunce sono state archiviate per prescrizione dalla giustizia civile e don Tartu è stato condannato dal Tribunal pénal canonique national – che ha colto l’occasione per ufficializzare la propria esistenza e farsi conoscere – a un divieto «perpetuo di esercitare qualsiasi ministero di accompagnamento spirituale di minori, di celebrare pubblicamente qualsiasi atto liturgico, sacramento e sacramentale». A quasi novant’anni, non è certo che don Tartu sia ancora in grado di celebrare, né di fornire accompagnamento spirituale, ma per mons. Jordy è anche l’occasione per affermare che, a differenza di altri Vescovi, lui porta avanti la lotta contro gli abusi.
Tuttavia, l’attivismo di mons. Vincent Jordy sul caso di don Bernard Tartu – e solo su questo – sorprende un po’. Come sottolinea la rivista Golias nel 2024-2025 a proposito del suo successore mons. Jean-Luc Garin nella Diocesi di Saint-Claude, «nei primi due anni del suo mandato, mons. Jean-Luc Garin ha ricevuto tra le venti e le venticinque vittime. Ammette di non essere stato sufficientemente preparato ad affrontare questa situazione». Dobbiamo concludere che se ha ricevuto queste vittime è perché il suo predecessore non l’aveva fatto e non si era nemmeno occupato dei casi di abuso in cui erano coinvolte?
Certo, mons. Vincent Jordy difende l’istituzione, ma a scapito della verità, come dimostrano alcuni mesi dopo gli scandali di mons. Michel Léon Émile Santier, Vescovo emerito di Créteil, e del card. Jean-Pierre Bernard Ricard, Arcivescovo emerito di Bordeaux – e tutti quelli che riguardano Vescovi che, ancora in carica o emeriti, hanno ignorato le vittime, rifiutato di riceverle, rifiutato di trasmettere le segnalazioni alla giustizia, fatto trascinare i processi canonici ecc. Il 28 marzo 2025, a pochi giorni dall’assemblea della Conférence des évêques de France che avrebbe dovuto mettere mons. Jordy a capo dei Vescovi francesi – cosa che alla fine non avverrà – l’emittente radiofonica France Inter elenca diciotto Vescovi che, di fronte agli abusi, non hanno fatto il loro dovere – e questo elenco può ancora essere completato.
Nel comunicato dell’Arcidiocesi di Tours pubblicato in occasione della relazione della Commission indépendante sur les abus sexuels dans l’Eglise, nell’ottobre 2021, sembra quasi rammaricarsi che tutto questo sia stato reso pubblico: «Pensiamo ai fedeli che scoprono per la prima volta questa dimensione nascosta della vita della nostra Chiesa. Pensiamo anche ai sacerdoti feriti nel vedere il loro ministero compromesso». Quanto a definire la grave crisi degli abusi come una «dimensione nascosta» della vita della Chiesa, l’espressione è un po’ debole e suona decisamente falsa. Ma nel settimanale Voix du Jura del 2019, per riassumere la cecità del passato, ha fatto di peggio: «Per molto tempo i sacerdoti hanno ignorato queste cose. Quando qualcuno diceva “c’è un problema”, si pensava che fosse un fatto aneddotico, perché nessuno osava immaginare che un confratello potesse fare una cosa del genere».
Detto questo, la «dimensione nascosta» riguarda piuttosto il suo passaggio come direttore del Séminaire Sainte-Marie-Majeure di Strasburgo. Come sottolinea ancora il Trombinoscope des évêques 2024-2025, mons. Vincent Jordy
non avrà alcun commento da fare quando la Commission indépendante sur les abus sexuels dans l’Eglise si recherà al Séminaire Sainte-Marie-Majeure di Strasburgo, dove un ex seminarista ha denunciato pubblicamente gli abusi subiti in seminario e altre testimonianze hanno citato un altro candidato al sacerdozio, anch’egli vittima di abusi e suicidatosi a causa di ciò…
Eppure, a metà degli anni Duemila, alcuni seminaristi avevano denunciato abusi subiti in seminario e altri subiti prima di entrare in seminario, in particolare nel sinistro noviziato della Communauté des Béatitudes ad Autrey, nei Vosgi. Silenzio radiofonico all’epoca… e fino ad oggi. Decisamente, c’è solo una pastorale che mons. Vincent Jordy padroneggia alla perfezione, quella dell’omertà. Poveri abitanti di Tours!
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