
Il Cammino dei Tre Sentieri, 11 Marzo 2025
1.Non è affatto vero che i primi cristiani rifiutassero la vita militare. Ciò perché fu subito chiaro che non ci potesse essere alcuna incompatibilità tra fede cristiana e vita militare. Basterebbe ricordare ciò che dice san Giovanni Battista ad alcuni soldati che lo interrogano su come debbano comportarsi: “Non fate violenza a nessuno, né calunniate, e siate contenti della vostra paga” (Luca 3, 14). Oppure si può ricordare la conversione del centurione di Cafarnao. La storica Marta Sordi a riguardo scrive che la fede di costui era “semplice e intensa; e risulta in stretto rapporto, nel contesto evangelico, con la mentalità del personaggio, formata dalla disciplina militare (…) la conversione del centurione Cornelio (Atti, 10) (…) conferma che nessuna incompatibilità era avvertita, alle origini, fra milizia e cristianesimo.”
2.Lo storico Paolo Brezzi, facendo riferimento alla lettera di san Clemente ai Corinti della fine del I secolo, dice che essa esprime “a chiare note l’aspirazione a trasferire sul piano cristiano il complesso di virtù (giustizia, obbedienza, spirito di sacrificio, ecc.) di cui erano adorni i Romani; era pure accentuato il senso, schiettamente romano, dell’ordine e della gerarchia.”
3.La diffusione del cristianesimo nell’esercito è confermato indirettamente dalla larga adozione del lessico militare nelle comunità cristiane. Due esempi: “pagano” e “tabernacolo”. Il primo, secondo studi autorevoli, si spiega attraverso l’uso militare di paganus opposto a miles, l’equivalente insomma del nostro “borghese”. I cristiani, considerandosi milites Christi, chiamarono “pagani” i non cristiani, con quella stessa punta di disprezzo con cui i militari sogliono dire “borghesi”. E’ chiaro che la facile adozione di un simile significato può spiegarsi solo alla luce di una grande diffusione dell’elemento militare nelle comunità cristiane; o per lo meno indica che non c’era alcuna pregiudiziale ideologica verso la milizia.
4.D’incompatibilità si cominciò a parlare solo verso la fine del secondo secolo, con la diffusione dell’eresia montanista. Ma l’atteggiamento della Chiesa nei confronti della condanna montanista del servizio militare è ben espresso dagli apologisti del secondo secolo, in particolare da Apollinare di Gerapoli.
5.Concludiamo con un’altra citazione della storica Marta Sordi: “I casi di obiezione di coscienza fra i cristiani restano (…) episodi isolati; tale è quello della recluta Massimiliano del 295 (…) al quale lo stesso giudice pagano, Dione, fa presente l’inconsistenza della sua pregiudiziale, contraddetta dall’esempio degli altri cristiani.”