Grazie a Investigatore Biblico per queste analisi sulle nuove traduzioni bibliche.
Luigi C.
28-2-25
Il passo evangelico di Marco 9,42-50 è di fondamentale importanza per la dottrina escatologica cristiana, poiché affronta il tema del giudizio divino e della dannazione eterna. Tuttavia, nelle versioni della Bibbia CEI del 1974 e del 2008 si nota una grave omissione: i versetti 44 e 46, che riportano la frase “dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue”, non compaiono nel testo, mentre nella Vulgata di San Girolamo, più completa e fedele alla tradizione testuale antica, essi sono presenti.
La pericope di Marco 9,42-50 presenta un insegnamento chiaro e severo di Gesù sui pericoli dello scandalo e sulle conseguenze della vita peccaminosa. Gesù avverte che sarebbe meglio per una persona essere gettata nel mare con una macina al collo piuttosto che scandalizzare uno dei “piccoli” che credono in Lui. Poi prosegue con le ammonizioni radicali riguardanti il taglio della mano, del piede o dell’occhio, qualora inducano al peccato, per evitare la dannazione eterna nella Geenna.
Nella Vulgata e in numerose altre versioni antiche, si trova ripetuta tre volte l’affermazione “dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue” (Marco 9,44.46.48). Questa ripetizione è estremamente significativa: nella Scrittura, la ripetizione triplice di una frase è un segno evidente di una verità assoluta e incontrovertibile. Ad esempio, nel profeta Isaia (6,3) gli angeli proclamano “Santo, Santo, Santo” per sottolineare la pienezza della santità divina.
Le versioni CEI del 1974 e del 2008 riportano questa frase soltanto nel versetto 48, omettendola nei versetti 44 e 46. Questa scelta traduttiva solleva interrogativi seri sulla fedeltà al testo originale e sulla volontà di attenuare il significato dell’insegnamento di Cristo. Perché eliminare due ripetizioni di un versetto così cruciale? Per quale motivo ridurre la forza della Parola di Dio proprio su un tema così decisivo come l’inferno e la pena eterna?
Alcuni potrebbero giustificare questa omissione con il fatto che i versetti 44 e 46 mancano in alcuni manoscritti greci antichi, specialmente nel Codex Vaticanus e nel Codex Sinaiticus. Tuttavia, la loro presenza in altri manoscritti e nella Vulgata di San Girolamo indica che erano ben conosciuti e accettati dalla Chiesa primitiva. San Girolamo, grande studioso delle Scritture, non avrebbe mai inserito arbitrariamente versetti non autentici nella sua traduzione ufficiale per la Chiesa.
La frase “dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue” è una chiara allusione a Isaia 66,24, in cui il profeta descrive la sorte dei dannati. Il verme che non muore rappresenta il tormento interiore della coscienza, mentre il fuoco inestinguibile è simbolo della pena eterna. La triplice ripetizione nel testo originario sottolinea la certezza e l’irreversibilità di questa realtà.
Oggi molti teologi moderni tendono a negare o ridimensionare la dottrina dell’inferno, affermando che possa essere vuoto o che la misericordia di Dio impedirà una condanna eterna. Tuttavia, le parole di Gesù non lasciano spazio a interpretazioni riduttive: l’inferno esiste ed è eterno. Non è una semplice metafora, ma una realtà descritta chiaramente dalle Scritture e confermata dalla Tradizione.
L’omissione dei versetti 44 e 46 nelle Bibbie CEI del 1974 e del 2008 rappresenta una perdita grave per il lettore, privandolo di una testimonianza potente sulla realtà della dannazione eterna. San Girolamo, nella sua Vulgata, ha mantenuto questi versetti, riconoscendo la loro importanza nel contesto del messaggio evangelico. La ripetizione triplice di un’affermazione nella Scrittura non è mai casuale: essa indica una verità assoluta che Dio vuole imprimere nei cuori dei credenti. Per questo motivo, è necessario denunciare ogni tentativo di minimizzare o oscurare la realtà dell’inferno, riaffermando con forza la Parola di Dio nella sua interezza.
Dopo che lo hanno censurato a chi giova, se alla fine anche chi ha fatto questo oltraggio morirà ugualmente e dovrà risponderne dinanzi al Tribunale Supremo Divino.
RispondiEliminaAnche sul diavolo sono state le ultime parole del Papa, la sua esistenza e operato. Sa quanto i rigidi hanno pregato l'Arcangelo San Michele perché lo allontanasse da lui. Che Dio dia tutta la Forza, la salute e la Grazia a papa Francesco affinché possa fare tutto ciò che non ha fatto (per causa sua) in questi 12 anni, Dio sarà a suo fianco e tutti insieme a gioire e vedere delle belle! Non sogno, può essere realtà! E proprio Francesco può vedere dov'è la Chiesa di oggi e del futuro, tornando alla Chiesa di Cristo! Dio dia questa Grazia a Francesco!!
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