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venerdì 7 marzo 2025

C’entra qualcosa la Quaresima con il viola che porterebbe sfortuna agli uomini di spettacolo?

“Quando l’uomo finisce di credere in Dio, inizia credere in tutto“.
Luigi C.


1.Nel mondo cosiddetto dello spettacolo c’è una vera e propria avversione per il colore viola. Se si presenta qualcuno su un palcoscenico o su un set cinematografico o televisivo che sia con qualcosa di viola, non è raro che lo s’inviti a cambiarsi o ad allontanarsi. E’ ovvio che tali atteggiamenti non solo costituiscono un peccato di superstizione (la cosa a costoro può interessare fino ad un certo punto visto quanto questi ambienti sono lontani dalla fede), ma anche un chiaro segno di rifiuto di uso corretto dell’intelligenza. Aveva proprio ragione il buon Chesterton ad affermare: “Quando l’uomo finisce di credere in Dio, inizia credere in tutto“.

2.Ebbene, l’origine di questa sciocca convinzione è legata alla Quaresima. In passato vi erano molte compagnie teatrali itineranti che passavano di borgo in borgo a presentare i loro spettacoli, guadagnando il necessario per poter vivere. Si trattava di spettacoli assai frequentati, mancando in quei tempi altri svaghi: televisione, cinema, ecc… Ma durante i quaranta giorni della Quaresima queste compagnie erano costrette a fermarsi perché il popolo non se la sentiva di divertirsi in periodo di stretta penitenza, ma anche perché si tendeva a proibire gli spettacoli pubblici. Erano quindi giorni in cui queste compagnie non potevano guadagnare nulla. E, dal momento che il colore della Quaresima è il viola, ecco che questo colore ha assunto un significato triste e di sventura per il mondo dello spettacolo.

3.Una breve riflessione. Le compagnie dovevano interrompere i loro spettacoli perché il popolo non se la sentiva di divertirsi in un periodo di stretta penitenza. Altri tempi! Certamente più seri.

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