Grazie a Investigatore Biblico per questa analisi sulle nuove traduzioni bibliche.
Luigi C.
13-2-25
Il versetto di Marco 8,26 rappresenta un passaggio significativo del Vangelo, in cui Gesù guarisce un cieco a Betsaida e gli impone di non tornare nel villaggio. Tuttavia, emerge una discrepanza testuale tra la Vulgata di San Girolamo e le traduzioni della Bibbia CEI 1974 e 2008, che omettono una parte della frase presente nella Vulgata. Il testo della Vulgata recita:
“Et misit illum in domum suam dicens: vade in domum tuam et, si in vicum introieris, nemini dixeris.”
Mentre le traduzioni della CEI 74 e 2008 riportano semplicemente:
“E lo rimandò a casa sua dicendo: «Non entrare nemmeno nel villaggio».”
Ciò che viene omesso nella CEI è la parte “vade in domum tuam…”, corrispondente al greco “καὶ ἐὰν εἰς τὴν κώμην εἰσέλθῃς, μηδενὶ εἴπῃς ἐν τῇ κώμῃ” (kai ean eis ten komen eiselthes, medeni eipes en te kome), che tradotto significa “e se entri nel villaggio, non lo dire a nessuno“.
Questa omissione solleva una questione testuale e teologica rilevante. San Girolamo, nel tradurre la Vulgata, attingeva a codici latini e greci più antichi, alcuni dei quali oggi non più disponibili o considerati minoritari nel testo critico moderno. La sua scelta di includere l’intera frase indica che tale variante era considerata autentica o almeno degna di essere conservata nel testo sacro. Ciò dimostra come la tradizione manoscritta fosse più ampia e ricca rispetto alle selezioni operate nelle edizioni critiche contemporanee.
L’aggiunta “vade in domum tuam” ha un’importanza teologica significativa. L’ordine di Gesù non è solo di non entrare nel villaggio, ma anche di tornare direttamente a casa. Questa duplice indicazione potrebbe avere diversi significati:Un’indicazione personale e spirituale: Gesù chiede al cieco guarito di ritornare alla propria dimensione familiare, come un invito alla riflessione interiore prima di condividere la sua esperienza pubblicamente.
Un’istruzione prudenziale: il villaggio di Betsaida è noto nel Vangelo per la sua incredulità (Mt 11,21), e Gesù potrebbe voler evitare che il miracolo sia mal interpretato o accolto con scetticismo.
Un simbolismo escatologico: la guarigione e il ritorno a casa potrebbero rappresentare la chiamata a una nuova vita di fede, in cui il discepolo deve prima consolidare la sua esperienza prima di condividerla con il mondo.
L’omissione nella CEI 74 e 2008 priva il lettore di questa sfumatura e riduce la portata del comando di Gesù. Se accettiamo che San Girolamo lavorasse su codici più antichi che riportavano questa variante, allora la scelta di ometterla nelle traduzioni moderne potrebbe essere frutto di una selezione critica che non tiene conto della ricchezza della tradizione manoscritta.
La variante tramandata dalla Vulgata conferisce dunque maggiore profondità al testo e alla comprensione dell’azione di Gesù, arricchendo il significato della guarigione e del comando dato al cieco. Questo dimostra l’importanza di un’analisi attenta delle varianti testuali nella tradizione biblica e l’esigenza di considerare le scelte di San Girolamo come frutto di un accesso a fonti oggi non più completamente disponibili, ma teologicamente significative.
