Grazie a Giuseppe Rusconi per questa citazione tratta dell’ampia e articolata introduzione (QUI) del cardinale Matteo Zuppi ai lavori della sessione invernale del Consiglio permanente della Cei. Molto belle.
Anche se, ci piacerebbe, dovrebbero essere applicare anche nella pratica (anche da Sua Eminenza...).
Sottolineature redazionali.
Luigi C.
Rosso Porpora, 31-1-25
“La Chiesa, nei forzieri della sua tradizione e della sua preghiera, conserva tanti segni eloquenti, che non sono logori o d’altri tempi. (…) C’è una forza attrattiva della bellezza della vita e della preghiera della Chiesa che chiede semplicemente di essere regalata, trasmessa, spiegata. Le Chiese dell’ex-Unione sovietica hanno resistito in decenni di terribile persecuzione antireligiosa e di dittatura comunista (con tanti martiri) solo celebrando la liturgia nello spazio delle chiese rimaste aperte. Padre Tavrion, un monaco russo che aveva passato tanti anni nel gulag sovietico ma che ha potuto finire la sua vita in monastero, ha espresso un segreto della liturgia conservato nella tradizione delle Chiese ortodosse: ‘Se noi non mostriamo la bellezza, la gente non verrà da noi’. Certo, bisogna essere amministratori consapevoli della ricchezza e della bellezza del messaggio della fede e di come questo si comunica al di là del nostro protagonismo. Non bisogna pensare che abbiamo poco da dare o da dire, talvolta finendo di celebrare con sciatteria o ricercando modalità da spettacolo, credendo che quel che diamo e diciamo alla fine interessa poco “.