Appunti sull'Autobiografia di Papa Francesco, “Spera”, scritta con
l’assistenza di Caro Musso, coautore e interlocutore del Pontefice dal 2018.
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La reazione mediatica alla pubblicazione dell'Autobiografia di Papa
Francesco (“Spera”) sembrerebbe piuttosto contenuta rispetto a quanto si era
detto e previsto.
In parte è normale poiché non si fa la recensione di un libro così
corposo e di tale importanza in pochi giorni. Occorre dunque aspettare i frutti
delle analisi degli esperti e osservatori che si spalmeranno nel tempo. Nel
volume, sostanzialmente, da una prima lettura accurata non emergono delle
novità notevoli. La narrazione autobiografica, ben scritta e scorrevole, è divisa
in due tematiche: Jorge Mario Bergoglio sacerdote e Jorge Mario Bergoglio
Vescovo di Roma.
1. Una prima riflessione da approfondire è visibile sul
colpo: non si spiega in nessun modo il perché un libro autobiografico da
pubblicare dopo la morte del Pontefice si decide, anzi lo decide il Papa, di
pubblicarlo immediatamente, dopo sei anni di allestimento. Nel testo non c’è
nessuna rivelazione nuova rispetto a quanto si è già scritto in decine e decine
di interviste e libri autobiografici tranne qualche integrazione o modifica ai
racconti precedenti. Parliamo di novità significative ed essenziali per capire
la persona Jorge Mario e quella di Papa Francesco. In altre parole restano
irrisolti molti passaggi della vita del Pontefice che nei primi anni di
pontificato sembrarono attendibili e che poi, col passare degli anni, si sono
rivelati inattendibili.
2. Non è una vera e propria autobiografia di una
personalità della Storia, pienamente consapevole del ruolo svolto e dei tempi
storici vissuti. Il volume di Papa Francesco sembra piuttosto un’antologia di
ricordi infantili e adolescenziali, con pentimenti e rimorsi, e un macchinoso
tentativo di spiegare e giustificare momenti e decisioni del suo pontificato
senza rispondere alle critiche, senza affrontare di petto questioni dirimenti,
senza sviluppare le ragioni della sua geopolitica, ecc. Inoltre, Papa Bergoglio
nulla modifica del suo piglio polemico e insultante come nel caso degli
“indietristi”, coloro che vogliono e difendono il voler celebrare la messa in
latino, i preti cattolici tradizionalisti e “rigidi”. Il Papa scrive: “Questa rigidità è spesso accompagnata da
sartoria elegante e costosa, pizzi, guarnizioni fantasiose, rocchetti. (…) Non
un gusto per la tradizione, ma un'ostentazione clericale (…) Questi modi di
vestire a volte nascondono uno squilibrio mentale, una deviazione emotiva,
difficoltà comportamentali, un problema personale che può essere sfruttato.”
3. Il libro sembra avere, sin dalla prima riga, un
orizzonte cinematografico. I ricordi della nave che portò dall’Italia i nonni
di Papa Francesco in Argentina, che alla fine de viaggio si trovò al punto di
affondare colpita da una tormenta devastante (evento che avrebbe cambiato forse
un pezzo rilevante della storia della Chiesa) si presentano come una
sceneggiatura ideale per l’incipit di un film.
Questo meccanismo narrativo si ripete continuamente in 384 pagine spazio
dove si sviluppano 27 racconti piuttosto destrutturati. Ciascuno di questi
paragrafi porta un titolo letterario - a volte quasi poetico - che non facilita
la comprensione del testo e dello schema autobiografico. Insomma, successive
miscele in cui si impastano fatti, circostanze, riflessioni morali, prediche e
citazioni spesso palesemente forzate. Nonostante ciò, il libro - come detto - ci
sembra scritto bene. La sua lettura sembra snella, mai monotona, in particolare
per il lettore che si addentra nel tema per la prima volta. Per chi il tema non
è nuovo il volume è noioso e ripetitivo.
4. Nessuna
delle tante domande che si pongono sulla vita di Jorge Mario Bergoglio dal
giorno della sua elezione, e che non hanno avuto mai risposte o chiarimenti,
trova soluzione. Tutti i dubbi e interrogativi da quando era un seminarista
ventisettenne in Cile presso il Seminario latinoamericano gesuita di Padre
Hurtado, sino al perché ha deciso pubblicare questo mémoire, restano come sempre: chiusi e velati in balia di
elucubrazioni, ipotesi o chiacchiere. Insomma, l’Autobiografia scritta con
Carlo Musso non offre nessun nuovo contributo alla decodificazione dell’enigma
“Papa Bergoglio”. Lo stesso si può dire per quanto riguarda il volto del
cosiddetto “Papa riformista”. Lungo il testo non si affronta mai questa materia.
Il Pontefice non spiega in nessun momento dove, come e perché doveva fare
riforme o avrebbe fatto riforme. Le poche volte che tocca la questione lo fa in
modo generico, impreciso e astratto. Non sono temi del libro la Chiesa o il
Vangelo nella vita dell’uomo d’oggi e neanche le riforme di questa Chiesa in un
momento storico grandemente travagliato. Nulla di tutto ciò. Se Benedetto XVI
raccontò in tre volumi la vita di Gesù, Papa Francesco racconta se stesso, o
meglio, ufficializza con la firma del Vicario di Cristo quanto a pezzi per 12
anni sono stati momenti autobiografi narrati in qualche centinaio tra
interviste, prefazioni, postfazioni, ecc.
5. Nicole Winfield dell’Associated Press sottolinea che il Papa “scrive che la riforma
della burocrazia vaticana, in particolare lo sforzo di imporre standard
contabili e di bilancio internazionali alle sue finanze, è stato il compito più
difficile del suo papato e quello che ha generato ‘la più grande resistenza al cambiamento’ (…). ‘Sono stato convocato [al papato] per una battaglia’. Poi, N. Winfield sottolinea che il Pontefice “difende
fermamente la sua decisione di autorizzare un ampio processo a 10 persone, tra
cui un cardinale [Giovanni Angelo Becciu], accusate di presunta condotta
finanziaria scorretta in relazione a un investimento in una proprietà di
Londra. Il processo si concluse con diverse condanne, ma costò anche alla Santa
Sede un danno alla reputazione, dati gli interrogativi sul fatto che gli
imputati avessero ricevuto un giusto processo e sul ruolo di Francesco nella
vicenda. [Il servizio dell’Ap precisa che il Papa spiega che “le decisioni che
ho preso in questo senso non sono state facili, ero sicuro che ci sarebbero
stati problemi, ma so anche che la verità non deve mai essere nascosta ed
essere opachi è sempre la scelta peggiore’.” Anche qui, come quando parla in
altri momenti sulle riforme economiche e amministrative, in buona misura
piuttosto sconosciute nella loro interezza ed efficacia, il Santo Padre non
spiega nulla e ovviamente non racconta fatti tangibili e verificabili. Tace
sulla verità e si trincera dietro fiumi di parole. Nulla dice anche sul costo
delle “riforme”, sul loro controllo e monitoraggio affidati a esperti o consulenze
esterne, con costi notevoli.
6. Papa Bergoglio scrive nelle sue memorie: “Sono stato convocato per una battaglia”.
La frase fa venire in mente una scena del film “Conclave”, fra i più visti in
molti Paesi in queste settimane, dove un cardinale elettore dice ad un altro,
in merito all’elezione del nuovo Papa: “Questa è una guerra!!” La casuale
coincidenza permette di aggiungere una riflessione che si evince dall’intero
volume: Jorge Mario Bergoglio si è sempre sentito in lotta contro la realtà,
dove si deve agire costantemente con i guantoni, perché il mondo è visto e
percepito quasi come un ring. Lui stesso, a più riprese, ha parlato di
percepire minacce. Tempo fa Papa Bergoglio fece riferimento a “prelati” che
aspettavano la sua morte e organizzavano un conclave (21 settembre 2021). Eppure, e va ricordato, è stato proprio Papa Bergoglio a insistere sulla
misericordia, il dialogo, l’incontro e l’amicizia sociale, il consenso, la
sinodalità. Ogni battaglia, o guerra, (cosa ancora peggiore) porta al bisogno
di individuare nemici, a sospettare complotti, a stare sempre sulla difensiva attribuendo
sempre agli altri propositi malevoli. Da qui nascono le insofferenze alle
critiche, i colpi di autoritarismo, le purghe spietate e gli aggettivi usati
come pallottole.