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giovedì 23 gennaio 2025

Luis Badilla. Appunti sull'Autobiografia di Papa Francesco, “Spera”

Grazie a Luis Badilla per questa analisi sulla nuova autobiografia di Francesco.
"Nessuna delle tante domande che si pongono sulla vita di Jorge Mario Bergoglio dal giorno della sua elezione, e che non hanno avuto mai risposte o chiarimenti, trova soluzione. Tutti i dubbi e interrogativi da quando era un seminarista ventisettenne in Cile presso il Seminario latinoamericano gesuita di Padre Hurtado, sino al perché ha deciso pubblicare questo mémoire, restano come sempre: chiusi e velati in balia di elucubrazioni, ipotesi o chiacchiere. Insomma, l’Autobiografia scritta con Carlo Musso non offre nessun nuovo contributo alla decodificazione dell’enigma “Papa Bergoglio”".
QUI MiL sugli attacchi di Francesco, nell'autobiografia, ai cattolici a carisma tradizionale: "Papa Francesco accusa di «squilibrio mentale» i giovani sacerdoti cattolici che amano la Santa Messa tradizionale".
Luigi C.

Appunti sull'Autobiografia di Papa Francesco, “Spera”, scritta con l’assistenza di Caro Musso, coautore e interlocutore del Pontefice dal 2018.

 Nella sua Autobiografia, “Spera”, Papa Francesco, parlando sul caso del card. Becciu e limitandosi solo a giustificare alcune delle sue decisioni, dice testualmente: "La verità non deve mai essere nascosta ed essere opachi è sempre la scelta peggiore". Il Pontefice però sulla vicenda del processo non racconta la verità così come non l’ha mai raccontata nel caso dell’ex gesuita Marko Ivan Rupnik. Quando parla sulla visita in Cile (2018), ricorda più l’aver sposato una coppia di assistenti di volo a bordo dell'aereo papale che la terribile tragedia della pedofilia e il caso Karadima.

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La reazione mediatica alla pubblicazione dell'Autobiografia di Papa Francesco (“Spera”) sembrerebbe piuttosto contenuta rispetto a quanto si era detto e previsto.

In parte è normale poiché non si fa la recensione di un libro così corposo e di tale importanza in pochi giorni. Occorre dunque aspettare i frutti delle analisi degli esperti e osservatori che si spalmeranno nel tempo. Nel volume, sostanzialmente, da una prima lettura accurata non emergono delle novità notevoli. La narrazione autobiografica, ben scritta e scorrevole, è divisa in due tematiche: Jorge Mario Bergoglio sacerdote e Jorge Mario Bergoglio Vescovo di Roma.

1. Una prima riflessione da approfondire è visibile sul colpo: non si spiega in nessun modo il perché un libro autobiografico da pubblicare dopo la morte del Pontefice si decide, anzi lo decide il Papa, di pubblicarlo immediatamente, dopo sei anni di allestimento. Nel testo non c’è nessuna rivelazione nuova rispetto a quanto si è già scritto in decine e decine di interviste e libri autobiografici tranne qualche integrazione o modifica ai racconti precedenti. Parliamo di novità significative ed essenziali per capire la persona Jorge Mario e quella di Papa Francesco. In altre parole restano irrisolti molti passaggi della vita del Pontefice che nei primi anni di pontificato sembrarono attendibili e che poi, col passare degli anni, si sono rivelati inattendibili.

2. Non è una vera e propria autobiografia di una personalità della Storia, pienamente consapevole del ruolo svolto e dei tempi storici vissuti. Il volume di Papa Francesco sembra piuttosto un’antologia di ricordi infantili e adolescenziali, con pentimenti e rimorsi, e un macchinoso tentativo di spiegare e giustificare momenti e decisioni del suo pontificato senza rispondere alle critiche, senza affrontare di petto questioni dirimenti, senza sviluppare le ragioni della sua geopolitica, ecc. Inoltre, Papa Bergoglio nulla modifica del suo piglio polemico e insultante come nel caso degli “indietristi”, coloro che vogliono e difendono il voler celebrare la messa in latino, i preti cattolici tradizionalisti e “rigidi”. Il Papa scrive: “Questa rigidità è spesso accompagnata da sartoria elegante e costosa, pizzi, guarnizioni fantasiose, rocchetti. (…) Non un gusto per la tradizione, ma un'ostentazione clericale (…) Questi modi di vestire a volte nascondono uno squilibrio mentale, una deviazione emotiva, difficoltà comportamentali, un problema personale che può essere sfruttato.”

3. Il libro sembra avere, sin dalla prima riga, un orizzonte cinematografico. I ricordi della nave che portò dall’Italia i nonni di Papa Francesco in Argentina, che alla fine de viaggio si trovò al punto di affondare colpita da una tormenta devastante (evento che avrebbe cambiato forse un pezzo rilevante della storia della Chiesa) si presentano come una sceneggiatura ideale per l’incipit di un film.  Questo meccanismo narrativo si ripete continuamente in 384 pagine spazio dove si sviluppano 27 racconti piuttosto destrutturati. Ciascuno di questi paragrafi porta un titolo letterario - a volte quasi poetico - che non facilita la comprensione del testo e dello schema autobiografico. Insomma, successive miscele in cui si impastano fatti, circostanze, riflessioni morali, prediche e citazioni spesso palesemente forzate. Nonostante ciò, il libro - come detto - ci sembra scritto bene. La sua lettura sembra snella, mai monotona, in particolare per il lettore che si addentra nel tema per la prima volta. Per chi il tema non è nuovo il volume è noioso e ripetitivo.  

4. Nessuna delle tante domande che si pongono sulla vita di Jorge Mario Bergoglio dal giorno della sua elezione, e che non hanno avuto mai risposte o chiarimenti, trova soluzione. Tutti i dubbi e interrogativi da quando era un seminarista ventisettenne in Cile presso il Seminario latinoamericano gesuita di Padre Hurtado, sino al perché ha deciso pubblicare questo mémoire, restano come sempre: chiusi e velati in balia di elucubrazioni, ipotesi o chiacchiere. Insomma, l’Autobiografia scritta con Carlo Musso non offre nessun nuovo contributo alla decodificazione dell’enigma “Papa Bergoglio”. Lo stesso si può dire per quanto riguarda il volto del cosiddetto “Papa riformista”. Lungo il testo non si affronta mai questa materia. Il Pontefice non spiega in nessun momento dove, come e perché doveva fare riforme o avrebbe fatto riforme. Le poche volte che tocca la questione lo fa in modo generico, impreciso e astratto. Non sono temi del libro la Chiesa o il Vangelo nella vita dell’uomo d’oggi e neanche le riforme di questa Chiesa in un momento storico grandemente travagliato. Nulla di tutto ciò. Se Benedetto XVI raccontò in tre volumi la vita di Gesù, Papa Francesco racconta se stesso, o meglio, ufficializza con la firma del Vicario di Cristo quanto a pezzi per 12 anni sono stati momenti autobiografi narrati in qualche centinaio tra interviste, prefazioni, postfazioni, ecc.

5. Nicole Winfield dell’Associated Press sottolinea che il Papa “scrive che la riforma della burocrazia vaticana, in particolare lo sforzo di imporre standard contabili e di bilancio internazionali alle sue finanze, è stato il compito più difficile del suo papato e quello che ha generato ‘la più grande resistenza al cambiamento’ (…). ‘Sono stato convocato [al papato] per una battaglia’. Poi, N. Winfield sottolinea che il Pontefice “difende fermamente la sua decisione di autorizzare un ampio processo a 10 persone, tra cui un cardinale [Giovanni Angelo Becciu], accusate di presunta condotta finanziaria scorretta in relazione a un investimento in una proprietà di Londra. Il processo si concluse con diverse condanne, ma costò anche alla Santa Sede un danno alla reputazione, dati gli interrogativi sul fatto che gli imputati avessero ricevuto un giusto processo e sul ruolo di Francesco nella vicenda. [Il servizio dell’Ap precisa che il Papa spiega che “le decisioni che ho preso in questo senso non sono state facili, ero sicuro che ci sarebbero stati problemi, ma so anche che la verità non deve mai essere nascosta ed essere opachi è sempre la scelta peggiore’.” Anche qui, come quando parla in altri momenti sulle riforme economiche e amministrative, in buona misura piuttosto sconosciute nella loro interezza ed efficacia, il Santo Padre non spiega nulla e ovviamente non racconta fatti tangibili e verificabili. Tace sulla verità e si trincera dietro fiumi di parole. Nulla dice anche sul costo delle “riforme”, sul loro controllo e monitoraggio affidati a esperti o consulenze esterne, con costi notevoli.

6. Papa Bergoglio scrive nelle sue memorie: “Sono stato convocato per una battaglia”. La frase fa venire in mente una scena del film “Conclave”, fra i più visti in molti Paesi in queste settimane, dove un cardinale elettore dice ad un altro, in merito all’elezione del nuovo Papa: “Questa è una guerra!!” La casuale coincidenza permette di aggiungere una riflessione che si evince dall’intero volume: Jorge Mario Bergoglio si è sempre sentito in lotta contro la realtà, dove si deve agire costantemente con i guantoni, perché il mondo è visto e percepito quasi come un ring. Lui stesso, a più riprese, ha parlato di percepire minacce. Tempo fa Papa Bergoglio fece riferimento a “prelati” che aspettavano la sua morte e organizzavano un conclave (21 settembre 2021). Eppure, e va ricordato, è stato proprio Papa Bergoglio a insistere sulla misericordia, il dialogo, l’incontro e l’amicizia sociale, il consenso, la sinodalità. Ogni battaglia, o guerra, (cosa ancora peggiore) porta al bisogno di individuare nemici, a sospettare complotti, a stare sempre sulla difensiva attribuendo sempre agli altri propositi malevoli. Da qui nascono le insofferenze alle critiche, i colpi di autoritarismo, le purghe spietate e gli aggettivi usati come pallottole.

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