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venerdì 6 dicembre 2024

Sinodo sulla sinodalità: una corsa a perdifiato per restare fermi…

Vi proponiamo – in nostra traduzione – la lettera 1134 pubblicata da Paix Liturgique il 5 dicembre, in cui si riflette sui potenziali pericolosi sviluppi della 16ª Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi (il cosiddetto «Sinodo sulla sinodalità») e sulla volontà dei suoi sostenitori di rendere irreversibile questo processo.
Si rende quindi necessaria la creazione di una nuova liturgia, che sia coerente con la visione della cosiddetta «chiesa sinodale»: ed i primi esperimenti già ci sono…

L.V.


Verso una sinodaliturgia?

La seconda sessione della 16ª Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi si è ufficialmente conclusa con un «documento finale» che non è seguito da un’esortazione apostolica, ma che papa Francesco afferma che «partecipa del Magistero ordinario del Successore di Pietro e come tale chiedo che venga accolto», pur essendo « non strettamente normativo». La montagna sembra aver partorito un topolino magisteriale, anche se non normativo. A meno che non si tratti di una manovra, di un trampolino di lancio per addormentare l’opposizione. Oppure, semplicemente, stiamo assistendo al trasferimento dell’ideologia democratica nella Chiesa: la più insidiosa delle dittature viene battezzata «libertà» – in questo caso «sinodalità».

In ogni caso, lungi da una dichiarata volontà di apertura, trasparenza e democrazia, i promotori della trasformazione della Chiesa cattolica in una Chiesa sinodale, tiepida e antropocentrica stanno lavorando dietro le quinte alle innovazioni più problematiche, per metterle in atto e rendere inevitabile questa ideologia della sinodalità.

Il card. Joseph Zen Ze-kiun S.D.B., Vescovo emerito di Hong Kong, se ne è reso conto analizzando il documento finale sul suo blog [QUI: N.d.T.]:

Dai «Sinodi» tenuti sotto papa Francesco, possiamo vedere che egli vuole cambiare ogni volta le dottrine o le discipline della Chiesa piuttosto che discutere su come salvaguardare tali dottrine e discipline.
Ha usato il Sinodo sulla famiglia [3ª Assemblea generale straordinaria e 14ª Assemblea generale ordinaria: N.d.T.] (2014-2015) per cercare di far ricevere la Santa Comunione ai cattolici divorziati e risposati. Voleva usare l’Assemblea speciale per la regione panamazzonica per introdurre «l’ordinazione sacerdotale di laici sposati molto rispettati (viri probati)». E per l’Assemblea di questa volta, dalle due figure di spicco da lui nominate e dai documenti emessi dalla Segreteria, si evince che ha alcuni obiettivi più ampi: cambiare il sistema gerarchico della Chiesa (sostituendolo con un gruppo democratico di battezzati); istituire diaconi donne (aprendo la strada a sacerdoti donne); abolire il celibato sacerdotale; cambiare la dottrina tradizionale sull’etica «sessuale» (iniziando con la benedizione delle coppie omosessuali).
Per raggiungere questi obiettivi, le riunioni del Sinodo si sono svolte con una procedura in cui la condivisione è stata enfatizzata mentre la discussione è stata limitata. I Vescovi, insieme ai non vescovi che circondavano un tavolo, venivano guidati per il naso dai cosiddetti «facilitatori». Tutto ciò che avveniva in assemblea era tenuto strettamente riservato, per cui noi, popolo di Dio, non avevamo modo di conoscere l’andamento dell’assemblea, sebbene i «leader» dicessero di dare molta importanza alla condivisione e alla partecipazione.

Nonostante queste manipolazioni, il piccolo gruppo di esperti (in particolare i francesi padre Christoph Theobald S.I. e padre Hervé Legrand O.P.) di dubbia ortodossia che sta dietro al Sinodo sulla sinodalità non è riuscito a far convalidare le proprie idee:

Sebbene ci siano state poche discussioni formali nell’Assemblea, i «leader» hanno incontrato una forte opposizione quando hanno proposto il loro programma. Persino papa Francesco ha affermato, al di fuori del Sinodo, che non ci sarebbero state donne diacono. L’Assemblea sembra non aver discusso l’«abolizione del celibato sacerdotale», una questione che era già stata discussa molte volte nei Sinodi precedenti.
La prima sessione del 2023 non ha preso alcuna risoluzione; ai membri e al pubblico è stato consegnato solo un riassunto degli argomenti discussi. Tutti pensavano che tutto sarebbe stato discusso e votato nella seconda sessione del 2024.

Per un Papa autoritario come nessun altro, abbandonare il sacerdozio maschile e persino il celibato sacerdotale significa non la protestantizzazione dottrinale – ci siamo già arrivati – ma la protestantizzazione istituzionale della Chiesa e la sua dispersione neantropica. Di conseguenza, non c’è più nulla da governare.

Tuttavia, osserva il card. Joseph Zen Ze-kiun S.D.B.,

Sorpresa! Sorpresa! Il Dicastero per la dottrina della fede, tra le sessioni del 2023 e del 2024, ha emesso la forte dichiarazione Fiducia supplicans sul senso pastorale delle benedizioni, insistendo sul fatto che il clero può benedire «coppie dello stesso sesso» in determinate circostanze. Questa dichiarazione ha causato una divisione senza precedenti nella Chiesa, con i Vescovi africani in prima linea nella protesta, e una grande confusione tra i fedeli. Alla fine la dichiarazione è stata sospesa.
Ma poi c’è stata un’altra sorpresa. Tra la sessione del 2023 e quella del 2024, papa Francesco annunciò di aver affidato a diversi gruppi di studio l’approfondimento di tutte quelle questioni controverse, che avrebbero presentato le loro risposte nel 2025. Questo approccio, da un lato, ha deluso i radicali; dall’altro, ha lasciato i tradizionalisti ancora preoccupati di come questi problemi sarebbero stati risolti alla fine.

L’assenza di un’esortazione sinodale e l’attesa di gruppi di lavoro nel 2025 che, senza dubbio, giungeranno a conclusioni molto eterodosse (come la Pontificia Commissione per il controllo della popolazione e delle nascite istituita in passato da San Paolo VI per affrontare la contraccezione) sono in linea con il contributo dei Vescovi belgi – un territorio quasi completamente scristianizzato, ma dove il Concordato mantiene la facciata di una Chiesa potente – al processo sinodale.

Come ho detto all’inizio di questo articolo, il giorno della chiusura dell’Assemblea del Sinodo, papa Francesco ha detto di essere d’accordo con il documento adottato dal Sinodo e che non avrebbe scritto una «esortazione post-sinodale» secondo la tradizione.
Sono sicuro che alcuni hanno apprezzato molto l’umiltà e la fiducia di papa Francesco nei partecipanti al Sinodo. Ma ho qualche riserva:
Se il Papa ha davvero accettato la decisione del Sinodo, penso che non sia saggio:
Questa assemblea non è un formale Sinodo dei Vescovi; questo è un motivo in più per cui si dovrebbe dire che la sua conclusione ha «solo» valore consultivo. L’approvazione del Papa equivale a dargli un valore di insegnamento autorevole. […]
I fedeli possono accettare senza problemi l’autorità del Papa, ma è necessario porsi alcune domande: Qual è il valore di questa conclusione sinodale? Chi ha scritto la bozza di questo documento? È un gruppo eletto dall’assemblea plenaria del Sinodo che può davvero rappresentarli? I membri dell’assemblea plenaria avranno tempo sufficiente per studiare questo documento? Chi gestisce gli «emendamenti» proposti dai membri dell’Assemblea plenaria? Ogni emendamento è stato discusso e votato da tutti i membri? Lo studio del documento e la discussione degli «emendamenti» sono operazioni complicate. Un documento così lungo non può essere fatto seriamente in fretta e furia. Lo chiedo di nuovo: Come può il Papa essere pienamente responsabile di tale documento finale?
A meno che non si ipotizzi che sia stato papa Francesco a dirigere e guidare la stesura di questo documento.
Questa ipotesi non è forse una teoria della cospirazione? No. Tutti sanno che papa Francesco crede nel «processo» (il tempo è superiore allo spazio). Ciò che non si è potuto ottenere in questa Assemblea, si può ottenere nel processo che inizia ora. Il Sinodo è finito, ma la Chiesa sinodale inizia ora! Dobbiamo vivere in essa!

In ogni caso, questa elevazione a magistero, anche se non vincolante, di un documento che si dà e viene dato dal Papa come un documento graduale, un magistero intrinsecamente in evoluzione, va nella direzione di chi dice che non esiste più alcun magistero.

Irreversibile, la sinodalità è ir-re-ver-si-bi-le!

In realtà, la Chiesa sinodale si sta costituendo nell’ombra, lontano dai Vescovi e dai fedeli, la cui maggioranza è visibilmente contraria, che siano o meno ideologicamente vicini a papa Francesco. Papa Francesco sarà anche venuto in Corsica per chiudere un simposio sulle manifestazioni di pietà popolare, avrà pubblicato la lettera enciclica Dilexit nos sull’amore umano e divino del Cuore di Gesù Cristo e si sarà arrabbiato in Belgio con laici e accademici che cercavano di dargli lezioni di tolleranza e progressismo, ma è chiaro che la Chiesa sinodale è impegnata in una logica di «progresso irreversibile».

Il prof. Pietro De Marco denuncia con forza questo patto dei sapienti – il piccolo comitato che ha creato la Chiesa sinodale – contro la Chiesa nella sua risposta ai commenti del prof. Andrea Grillo al blog MiL-Messainlatino.it, che hanno fatto scalpore all’inizio dell’estate, con alcuni che temevano un’intensificazione ancora più brutale della persecuzione della Santa Messa tradizionale [QUI: N.d.T.]:

La Tradizione incorpora infatti «un legittimo e insuperabile progresso, che è irreversibile»; questo sarebbe anche il senso del titolo del motu proprio che è sembrato a molti irridente. Ma la Tradizione del prof. Andrea Grillo assomiglia troppo al Progresso della retorica marxiano-pragmatista di un tempo (il suo moto è insuperabile, irreversibile) per avere a che fare con le traditiones cristiane, e in genere con le tradizioni religiose. […]
Non posso non aggiungere che le sensibilità e/o teorie che il prof. Grillo sottintende si schierano contro il valore in certo modo perenne, sempre in actu, della ontologia misterico-sacramentaria nella vita millenaria della Chiesa. Penso fermamente, contro ciò che il prof. Grillo irride nella risposta alla quinta domanda, che «ciò che è stato sacro per le generazioni passate non può non essere sacro anche per noi»; rompere col Sacro cristiano (con la sacramentaria) fu l’atto illusorio e drammatico della Entzauberung calviniana.[…]
Ostili alla correzione ratzingeriana del 2007, miravano e mirano da decenni a procedere (non appena possibile) molto oltre eversivamente e autoritariamente, verso un’opposta polarità a-teologica: abolizione dei libri liturgici, situazioni di soglia, effervescenze, teatralizzazioni e primitivismi rituali. Il prof. Grillo sa di cosa parlo. È la disperata speranza della Negazione generativa del nuovo o dell’autentico.

L’omologo del prof. Andrea Grillo in Francia, don Gilles Drouin, direttore dell’Istituto superiore di liturgia dell’ICP, ha commentato sul sito dell’Institut catholique di Parigi il colloquio sulla liturgia del gennaio 2023 [QUI: N.d.T.]:

Se, come credo o spero, la dinamica sinodale in atto è un processo irreversibile, non potremo più ignorarla quando dovremo riformulare per i nostri studenti le grandi intuizioni del Movimento Liturgico e della costituzione sulla sacra liturgia Sacrosanctum Concilium. Diversi contributi, tra cui quello di don Alphonse Borras, hanno sottolineato quanto la lettera apostolica Desiderio desideravi sulla formazione liturgica del popolo di Dio sia stata una tappa originale e importante nella riformulazione delle intuizioni del Movimento Liturgico per tempi che non sono più quelli in cui sono state formulate, né quelli del Concilio Vaticano II.

Lex credendi, lex orandi. Incisione dell’irreversibilità della dinamica sinodale nel marmo in evoluzione di una liturgia sinodale

E don Gilles Drouin, a sua volta, sottolinea il punto, in modo magniloquente:

Questo è uno dei nostri compiti di liturgisti, eredi del Movimento Liturgico: non possiamo più accontentarci di ripetere come mantra rassicuranti queste grandi intuizioni del Movimento Liturgico, o anche le grandi formulazioni conciliari, proprio in nome della fedeltà a questa tradizione, che siamo convinti resti attuale e feconda per l’oggi. […]
All’Istituto superiore di liturgia siamo consapevoli da diversi anni dell’importanza della dimensione ecclesiologica della liturgia e ne abbiamo fatto una parte fondamentale della nostra fondazione. Se la Chiesa si lascia attraversare dal processo sinodale, il suo rapporto con la questione liturgica ne risentirà senza dubbio. Per me, questo è uno dei principali insegnamenti di questo simposio. Anche se non dobbiamo caricare la conversione sinodale della Chiesa di virtù irrealistiche – e parlo di virtù, non di speranze irrealistiche, perché ovviamente dobbiamo continuare a sperare in questi tempi difficili che la Chiesa sta attraversando – è possibile che nei vari ambiti in cui potremmo diventare «impazienti» per la difficoltà o la lentezza della ricezione di alcune delle grandi intuizioni del Vaticano II, lo spazio e la musica liturgica, la ministerialità – mi riferisco ovviamente ai contributi di suor Dominique Waymel, di Philippe Robert e del sottoscritto – è quindi possibile che questa ricezione possa e debba in qualche modo prendere la strada, che non è una deviazione, della sinodalità.

Irreversibile. Una sinodalità irreversibilmente sinodale. Quale modo migliore di rendere irreversibile questa Chiesa sinodale se non con un nuovo rito adattato ad essa, irreversibilmente in evoluzione. Un rito che imponga, come si dice, letture non necessariamente tratte dalla Bibbia. Un rito che obbligherebbe il sacerdote a celebrare con i nuovi uffici femminili di 2021, accolite, lettrici e altre ministre. O, perché no, obbligare i fedeli a cantare all’unisono (anche quelli che stonano!), come indica un documento della Canadian Conference of Catholic Bishops del 2022, che pone le basi per una liturgia sinodale.

Sempre in Canada – e anche in un Québec molto scristianizzato – la comunità nota come Le Tisonnier – che smuove la brace sotto la cenere – sperimenta una volta al mese per i suoi circa trenta fedeli delle Messe o delle assemblee in assenza di un sacerdote, come descritto in un altro documento della Canadian Conference of Catholic Bishops del 2022 [QUI: N.d.T.]:

La liturgia ha un ruolo importante a Le Tisonnier: attualmente organizziamo una messa al mese. A volte, però, diamo la priorità alla condivisione della Parola, a seconda delle esigenze del gruppo o semplicemente in assenza di un sacerdote che presieda l’Eucaristia. In quest’ultimo caso, persone della comunità potranno assumere il compito di guidare la liturgia. Qualunque sia il tipo di celebrazione, spesso si svolge in una sala affittata in un centro comunitario di Québec City. […]
Prima dell’inizio della Messa, il coordinatore, responsabile del gruppo, pronuncia alcune parole di benvenuto. Può invitare le persone a meditare, a riflettere sugli eventi attuali o a riflettere sui testi del giorno. Dopo la proclamazione del Vangelo, condividiamo, in piccoli gruppi o tutti insieme sotto la guida del sacerdote celebrante, ciò che la Parola suscita in noi. Questa condivisione sostituisce generalmente l’omelia. La cosa più importante durante la condivisione è che ognuno abbia la possibilità di esprimersi, pur essendo libero di farlo o meno. I partecipanti si impegnano a mantenere la riservatezza su ciò che viene condiviso dagli altri. [come in una loggia, insomma: N.d.R.] È un’occasione di ascolto attivo, di rispetto e di gentilezza, e mai un’opportunità per discutere le opinioni.
Al termine della celebrazione, il coordinatore fa qualche annuncio e ringrazia i volontari coinvolti. Poi ci ritroviamo tutti insieme per condividere le nostre esperienze e le nostre sfide!

Oggi questa è una Messa per una micro-comunità del Québec. Domani, forse, per tutta la Chiesa. Non è ammirevole? Tutto questo parlare di sinodalità sta per far nascere la sinodaliturgia!

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