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martedì 28 marzo 2023

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Vi proponiamo – in nostra traduzione – l’articolo di Michael Haynes, pubblicato martedì 28 marzo dalla testata giornalistica LifeSiteNews, sulla campagna di affissione in vaticano dei manifesti dedicati alla liturgia tradizionale.
QUI la rassegna stampa, italiana ed estera, completa. 
L.V.


Oltre 30 cartelloni sono stati posizionati nelle strade intorno al Vaticano per promuovere la Santa Messa tradizionale e chiederne la “libertà”.

ROMA (LifeSiteNews) - Mentre crescono le voci di imminenti restrizioni alla Santa Messa tradizionale, un gruppo dedicato alla liturgia tradizionale ha organizzato un’esposizione di diverse decine di cartelloni che promuovono l’antica liturgia, posizionati in numerose strade intorno al Vaticano.

A partire dal 28 marzo e per 15 giorni, i 35 cartelloni sono posizionati in diverse strade intorno al Vaticano. Ciascuno di essi reca scritte diverse, ma tutti i manifesti recano la stessa intestazione: “Per amore del Papa. Per la pace e l’unità della Chiesa. Per la libertà della Messa tradizionale latina”.

I manifesti contengono citazioni dei Papi Benedetto XVI, Giovanni Paolo II e Pio V, che difendono la tradizione e l’antica liturgia della Chiesa.

“Decretiamo e dichiariamo che le presenti Lettere in nessun tempo potranno venir revocate o diminuite, ma sempre stabili e valide dovranno perseverare nel loro vigore”, si legge in uno di essi, che cita la bolla papale Quo Primum di Pio V, con la quale promulgò la liturgia tradizionale per la Chiesa.


Un altro contiene un passaggio del discorso di Giovanni Paolo II del settembre 2001 alla Congregazione per il Culto Divino, in cui affermava che:

“Nel Messale Romano, detto di San Pio V, come in diverse liturgie orientali, vi sono bellissime preghiere con le quali il sacerdote esprime il più profondo senso di umiltà e riverenza di fronte ai santi misteri: esse rivelano la sostanza stessa della Liturgia”.

Una terza presenta la famosa frase di Benedetto XVI nella sua lettera di accompagnamento al Summorum Pontificum del luglio 2007: “Ciò che per le generazioni anteriori era sacro, resta sacro e grande, e non può essere improvvisamente del tutto proibito o, addirittura, giudicato dannoso”.

Nel frattempo un quarto attinge al Summorum Pontificum stesso, leggendo:

“Il Messale Romano promulgato da San Pio V e nuovamente edito dal Beato Giovanni XXIII [deve venir considerato come espressione straordinaria della stessa ‘lex orandi’ e] deve essere tenuto nel debito onore per il suo uso venerabile e antico”.

Dietro la campagna c’è un gruppo di persone dedite alla Santa Messa tradizionale, guidato dal blog MiL-Messainlatino.it, un sito italiano dedicato alla difesa della Santa Messa tradizionale. In una dichiarazione stampa rilasciata ai media, il gruppo ha scritto di aver “voluto rendere pubblico il profondo attaccamento alla Messa tradizionale proprio quando ne sembra programmata l’estinzione”.

La campagna di affissioni pubbliche è nata “per amore del Papa, affinché sia paternamente aperto alla comprensione di quelle periferie liturgiche che da qualche mese non si sentono più ben accette nella Chiesa, perché trovano nella liturgia tradizionale la piena e compiuta espressione della fede cattolica tutta intera”, hanno aggiunto.

La campagna arriva mentre si dice che Papa Francesco e il prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei sacramenti, il cardinale Arthur Roche, probabilmente pubblicheranno un altro documento che limita la liturgia tradizionale. Secondo l’autorevole giornalista vaticanista Robert Moynihan, un prossimo decreto di Francesco contro la Messa tradizionale non solo conterrà una “ulteriore soppressione della Santa Messa tradizionale”, ma avrà anche “il ‘peso’ di un’esortazione apostolica”.

La notizia è stata riportata per la prima volta a metà gennaio dal sito web in lingua tedesca Summorum Pontificum, e rapporti successivi suggeriscono il 3 aprile come possibile data di pubblicazione del presunto documento, che è la data in cui Papa Paolo VI emanò il suo nuovo Missale Romanum nel 1969.

Affrontando queste restrizioni alla Santa Messa tradizionale, che sono diventate sempre più prevalenti dopo Traditionis Custodes di Papa Francesco del luglio 2021, il gruppo ha scritto che “la crescente ostilità nei confronti della liturgia tradizionale non trova giustificazione né sul piano teologico, né su quello pastorale”.

Continuando, hanno aggiunto:

“Le comunità che celebrano secondo il Messale del 1962 non sono ribelli alla Chiesa; al contrario, benedette da una costante crescita di fedeli e di vocazioni sacerdotali, costituiscono un esempio di salda perseveranza nella fede e nell’unità cattoliche, in un mondo sempre più insensibile al Vangelo, e in un tessuto ecclesiale sempre più cedevole a pulsioni disgregatrici”.

Facendo riferimento a questa “salda perseveranza nella fede e nell’unità cattoliche”, il gruppo ha lamentato “l’atteggiamento di rifiuto” che i sacerdoti devono ora praticare per essere in linea con Francesco.

“L’atteggiamento di rifiuto con cui i loro stessi pastori sono oggi costretti a trattarle, non è solo motivo di acerbo dolore, che questi fedeli si sforzano di offrire per la purificazione della Chiesa, ma costituisce anche una grave ingiustizia, davanti alla quale la carità̀ stessa impone di non tacere: «un silenzio inopportuno lascia in una condizione falsa coloro che potevano evitarla» (S. Gregorio Magno, Regola pastorale, Libro II, capitolo 4)”.

Hanno inoltre evidenziato la discrepanza tra le diverse regole apparentemente applicate a vari elementi della Chiesa. Mentre il Sinodo sulla sinodalità offre una piattaforma a individui che si oppongono con forza all’insegnamento cattolico, la Messa tradizionale di molti secoli sta affrontando una persecuzione:

“Nella Chiesa dei nostri giorni, in cui l’ascolto, l’accoglienza e l’inclusione ispirano ogni azione pastorale, e si vuol costruire la comunione ecclesiale “con metodo sinodale”, questo popolo di fedeli comuni, di giovani famiglie, di ferventi sacerdoti, ha la fiduciosa speranza che la sua voce non venga soffocata, ma accolta, ascoltata e tenuta nella giusta considerazione”.

“Chi va alla “Messa in latino” non è un fedele di serie B, né un deviante da rieducare o una zavorra di cui liberarsi”, ha scritto il gruppo.

2 commenti:

  1. Buonanotte, scrivo qui perché non trovo spazio in calce alle magniffiche croniche.
    Trovo che avete citato ancora "Il Marchese del Grillo":"È dai tempi di Papa Sisto che non condanniamo a. morte un nobile "🤣

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