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giovedì 22 dicembre 2022

Return to Order – un manifesto di economia che compie 10 anni. Parte 3

Concludiamo la presentazione dei contenuti di "Return to Order". Si tratta di un libro-manifesto per la proposta di un nuovo ordine economico di impronta ed ispirazione cattolica scritto esattamente 10 anni fa dal vice-president USA della TFP, John Horvat. 
L'amico Gabriele ci ha inizialmente introdotto il testo, in seguito ci ha presentato un estratto in pillole della prima sezione ed oggi conclude con la seconda. 
La prossima settimana seguirà un'intervista all'autore in esclusiva per Messa in Latino. 
Buona lettura!
Luigi

SEZIONE II

 La reazione al “sistema della moneta” che si è creato con questa “intemperanza frenetica” è la costituzione di una “società organica” e gerarchica, orientata verso il bene comune. Una società che si sviluppi naturalmente e spontaneamente e dove famiglie, associazioni e corpi intermedi lavorano assieme per il raggiungimento del bene comune.

Le soluzioni, di regola, è bene che non nascano da un pianificatore centrale ma dai corpi intermedi e dall’esuberanza creativa di ciascuno, motivo per cui il sistema proposto si svilupperà con peculiarità artistiche, stilistiche e socio-politiche non prevedibili. Ci si trova infatti in una situazione di forte complessità e gli individui, se lasciati agire in una prospettiva di sana naturalità, si svilupperanno ad immagine delle cellule di un organismo che mantengono la propria specificità sebbene finalizzate, come le altre, ad un unico fine.

L’autonomia dell’individuo è da incoraggiare ma non come ricerca egoistica della propria felicità nei propri micro-spazi. L’autonomia deve essere invece incoraggiata come realizzazione dell’individuo nella sua relazione con gli altri, nel suo campo di dominio e di responsabilità (famiglia, impresa…) dove l’autorità di governo (in ciascuna istituzione intermedia) avviene con la maggiore indipendenza possibile e nel principio che le responsabilità vengono devolute ad enti maggiori solo qualora strettamente necessario. La vitalità che contraddistingue l’uomo si sviluppa coniugando due principi apparentemente opposti: autorità e libertà. Il risultato è lo sviluppo di un governo condiviso tra istituzioni di diverso grado in cui lo Stato è solo uno dei tanti livelli. Tra gli esempi storici, individuiamo:

·        La famiglia dove in un delicatissimo equilibrio nasce, cresce e si forma la persona. Qui si sviluppano quelle sacche di risparmio che rendono più resistente una società, creano una redistribuzione più giusta (capace di valutare caso per caso) e dove vengono svolti innumerevoli lavori comunemente ignorati dai sistemi di misurazione macroeconomica per il solo fatto di non passare per il mercato e non essere contabilizzati. Infine le famiglie numerose e che tengono traccia delle proprie tradizioni possono sviluppare modelli virtuosi al loro interno agevolando un sistema di emulazione con la raccolta di best practice.

·        Le corporazioni medievali hanno avuto i ruoli più svariati, tra cui quello previdenziale, la costruzione e il mantenimento di chiese e monumenti, il sostegno a vedove ed orfani, etc. Oggi, alcune di queste istituzioni possono assomigliare (sebbene, spesso, degenerate) alle associazioni industriali o dei lavoratori.

·        Il sistema feudale, nel Medioevo, caratterizzato da un forte personalismo e un forte ruolo della famiglia, consisteva in relazioni adattive sorte spontaneamente per un reciproco servizio tra individui. Esattamente l’opposto della contrapposizione che si respira in una società basata sulla lotta tra classi o tra generazioni o tra sessi. Ovviamente questo tipo di vincolo, nato per la protezione dalle orde barbariche, sarebbe anacronistico se riproposto oggi, motivo per cui una nuova classe di leader occorre che sorga spontaneamente tra personalità potenzialmente appartenenti a svariati campi (es. in campo artistico, accademico, professionale, spirituale).

·        La Chiesa seppur in ambiti distinti e indipendenti dallo Stato, è bene che collabori con quest’ultimo in direzioni parallele. Se la Chiesa è bene che si focalizzi sulla salvezza delle anime e, solo in secondo luogo al bene comune temporale, per converso lo Stato si deve concentrare sul bene comune e, solo in secondo luogo, allo sviluppo delle virtù. Come si può ben immaginare, i due fini si intersecano, sviluppano e rafforzano a vicenda.

Questo sistema sussidiario richiede un sistema di governo leggero e soggetto a limiti, come quello del monarca medievale. L’autorità, che è vista dalla modernità come intrinsecamente tirannica (salvo, tollerare un unico tiranno: lo stato moderno), deve diventare leggera e con un’impronta molto “personale” e far sì che l’influenza di chi governa si basi di più sul prestigio che sul comando (esattamente al contrario di quanto avviene oggi). In questo modo:

·        lasciando libertà ai corpi intermedi è possibile far sviluppare autonomamente una società vitale e vibrante che si sviluppa in un mosaico di vere e sane diversità - in opposizione alla moderna tendenza di massificazione;

è di conseguenza si sviluppa una solidarietà e una collaborazione tra persone che supplisce a tanti inutili, ipocriti e inefficienti interventi dello Stato.

Uno Stato con meno competenze comporta meno inefficienze e meno denaro necessario per mantenerne la sua dimensione mostruosa. A questo proposito si consideri che lo storico dell’economia Carlo Maria Cipolla quantificava la pressione fiscale nel Medioevo tra il 5 e l’8%. Inoltre il sistema nobiliare, con le sue famiglie reali, era segno di forte unità in contrapposizione a partiti, fazioni e organismi moderni che finiscono per creare un continuo clima di competizione e di lotta.

Sarebbe auspicabile tornare a “trovare” le leggi piuttosto che “crearle”. La “prassi” e la “consuetudine” veniva considerata da diversi teologi medievali di ordine superiore rispetto alla legge in quanto nata dalla conoscenza e l’esperienza e non dal volere estemporaneo di un’autorità esterna. “Lex facit regnum”: pertanto era considerato dovere morale dei cittadini disobbedire ai governanti quando violavano la legge. Tra prassi, consuetudine e sentenze, si sviluppò un sistema di “common law” che andava a limitare fortemente la discrezione dei regnanti, già soggetta alla limitazione della Legge di Dio: “lex injusta non est lex”.

Anche la moneta sarebbe bene che godesse di uno stato di maggiore libertà. Vediamo che nel Medioevo non era imposta a livello nazionale ma spesso coesistevano più valute emesse da autorità di grado diverso, diminuendo in questo modo le criticità che sono legate all’esistenza di un unico sistema monetario centralizzato.

A questo corollario di proposte pratiche, l’autore fa seguire una fine analisi di carattere più spirituale e teologico. Ad esempio, sviluppa un’accurata disanima su come le virtù cardinali dovrebbero riproporsi come fondamento di questo nuovo ordine. Per ragioni di sintesi, rimandiamo alla lettura del testo completo presto disponibile in italiano nel catalogo della casa editrice Fede e Cultura.