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sabato 18 giugno 2022

L’arcobaleno gay del vescovo di Coira


Mala tempora currunt
Ora anche i preti dell'Opus Dei tracimano nell'eresia.
Foto a lato  mons. Bonnemain...
Luigi

A COIRA UN NUOVO VESCOVO, JOSEPH MARIA BONNEMAIN, IERI ‘CONSERVATORE’ OGGI ‘PROGRESSISTA’… E LO DIMOSTRA

Rosso Porpora, Giuseppe Rusconi, 15-6-22
Chi è Joseph Maria Bonnemain? Nato a Barcellona il 26 luglio 1948 da padre giurassiano (Les Pommerats, frazione di Saignelégier, sublime fondue di formaggio e ad agosto uno spettacolare mercato-concorso dei cavalli) e da madre catalana, è dal 15 febbraio 2021 vescovo di Coira. Una diocedsi conosciuta per il prolungato, aspro confronto tra ‘conservatori’ e ‘progressisti’ ed estesa per quasi un terzo del territorio svizzero, comprendendo i cantoni Grigioni, Zurigo, Glarona e della cosiddetta ‘Svizzera primitiva’ (Uri, Svitto, Obvaldo e Nidvaldo).
Bonnemain, membro fin da giovane dell’Opus Dei, ha conseguito presso l’Università di Zurigo il dottorato in medicina, poi ha studiato filosofia e teologia a Roma. Nel 1978 è stato ordinato sacerdote nel santuario di Torreciudad e due anni dopo ha conseguito presso l’Università di Navarra a Pamplona un dottorato in diritto canonico. Dal 1981 presta servizio presso la diocesi di Coira (dal 1989 come vicario giudiziale, poi anche canonico e vicario episcopale). Nel 2002 è anche stato nominato segretario della Commissione di esperti sugli abusi sessuali della Conferenza epuiscopale svizzera.

Conosciuto come ‘conservatore’ (e non dei più ‘morbidi’), Bonnemain sembra aver maturato negli scorsi anni convinzioni diverse… ha varcato il fiume Plessur (affluente del Reno) e si è ritrovato tra i ‘progressisti’. Così che, quando il vescovo Vitus Huonder (conservatore) nel 2019 si è ritirato per ragioni di età, Bonnemain è apparso subito tra i candidati di ‘svolta’ teologico-pastorale. Per un privilegio consolidato di origine medievale spetta ai canonici della cattedrale di Coira il diritto di scegliere il vescovo (poi confermato dal Papa) in una terna di nomi proposti da Roma. Ma nel novembre 2020 il capitolo (24 i canonici) ha rinunciato a tale diritto, non riuscendo nessuno dei tre candidati proposti (Bonnemain, l’abate benedettino di Disentis Vigeli Monn e il ticinese padre Mauro Giuseppe Lepori, abate generale dei cistercensi) a ottenere la maggioranza richiesta dei consensi.

E’ così che il 15 febbraio 2021 Papa ha nominato (contro il parere del capitolo) il ‘progressista’ Bonnemain, accogliendo nel contempo le dimissioni del vescovo ausiliare Marian Eleganti e suscitando vigorose reazioni contrapposte. Ordinato vescovo il 19 marzo 2021 nella cattedrale di Santa Maria Assunta dal cardinale svizzero Kurt Koch, Joseph Maria Bonnemain nello stesso giorno di San Giuseppe ha preso possesso della diocesi.

In tale occasione, in un’intervista a kath.ch (ripresa da catt.ch ) Bonnemain ha tra l’altro detto, riguardo ai suoi rapporti con l’Opus Dei: “Voglio chiarire che, dopo la mia consacrazione come vescovo, sarò legato alla diocesi di Coira fino alla fine della mia vita – e non più all’Opus Dei. La prelatura personale era la mia famiglia. La diocesi ora è la mia nuova famiglia. È vero, l’Opus Dei ha commesso errori e leggerezze, come anche altre realtà della Chiesa. All’inizio c’è molto entusiasmo, si è convinti dei propri ideali e si ha il desiderio che molti li condividano. E poi si cresce, e alcuni dimenticano quegli ideali. Ma non ho dubbi: l’Opus Dei ha imparato dagli errori del passato”.

UN CODEX PER LA PREVENZIONE DEGLI ABUSI, MA IN TINTA ARCOBALENO IN ALCUNI PUNTI FONDAMENTALI – LA REAZIONE DEL ‘CHURER PRIESTERKREIS’ –

Il 5 aprile 2022 il successore di Johannes Vonderach (1962-1990), Wolfgang Haas (1990-1997 poi arcivescovo della neonata arcidiocesi di Vaduz, staccata per l’occasione da Coira), Amédée Grab (1998 – 2007), Vitus Huonder (2007-2019) ha sottoscritto un “Codice di comportamento per la gestione del potere”, sottotitolato: “Prevenzione dell’abuso spirituale e dello sfruttamento sessuale”, elaborato dai due responsabili della prevenzione degli abusi Karin Iten e Stefan Loppacher insieme con altri interessati.

Tale Codex da metà 2022 sarà – come si legge nel sito ufficiale della diocesi – “vincolante per tutti i collaboratori e le collaboratrici pastorali nella Chiesa, i sacerdoti e gli agenti pastorali e tutti i leader nella Chiesa – compreso il vescovo”. In tedesco si legge più semplicemente che sarà vincolante “da metà 2022 per il personale direttivo e i dipendenti”. Da notare che il testo nel sito della diocesi appare solo in tedesco: forse gli italofoni delle valli grigionesi sono esentati dall’osservarlo oppure sono tutti in odore di santità?

Il testo è complesso, minuzioso nei dettagli. Graficamente allettante, con molte illustrazioni, comprende una prefazione dei due autori citati e sei sezioni.

La più interessante è la quarta, che si sviluppa da pagina 12 a pagina 28 ed è intitolata “Standard qualitativi”. Chissà che si nasconde lì dentro? Già nel comunicato ufficiale in italiano si rileva: “Per esempio il codice formula linee guida concrete per la vita quotidiana sulle seguenti questioni”… e noi ne citiamo una che da subito appare bisognosa di approfondimento: “Come rispettare l’autodeterminazione sessuale?” Arcobaleno ci cova.

Andiamo allora alla sezione 4.d e scopriamo a pagina 14 un paio di prescrizioni che sembrano – già per il linguaggio utilizzato - tratte dal decalogo adattato dalla nota lobby: “Io rinuncio a valutazioni globalmente negative su pretesi comportamenti non biblici in materia di orientamento sessuale” ( NdR: e san Paolo… dove lo mettiamo?) e anche: “Riconosco i diritti sessuali come diritti umani, in particolare il diritto all’autodeterminazione sessuale”. “Autodeterminazione sessuale”? E poi: abbiamo constatato più sopra che il Parlamento europeo ha appena confermato di ritenere l’aborto un diritto umano… e dunque che fa il vescovo di Coira? Si adegua pedestremente al politicamente corretto? Sempre nella sezione 4.d, a pagina 14, spunta un’altra prescrizione assai curiosa: “Nei colloqui pastorali non parlo spontaneamente di temi legati alla sessualità”. Che si fa allora nei corsi per la preparazione al matrimonio? Ancora in 4.d e a pagina 14 troviamo quest’altra prescrizione: “Tralascio qualsiasi forma di discriminazione fondata su orientamento sessuale o identità”. Ma allora… liberi tutti nei seminari? Via libera in chiesa a benedizioni e ‘matrimoni’ di coppie gay?

Dato che nella diocesi di Coira si trovano ancora sacerdoti e laici cattolici, la reazione a certe prescrizioni del Codex non è mancata. In particolare il 28 aprile il Churer Priesterkreis (un’associazione di spiritualità fondata nel 1997) ha pubblicizzato una petizione al vescovo perché ritiri la firma dal documento, ne sospenda l’applicazione e dia mandato a una commissione di rivedere il testo nei punti più delicati.

Oltre quaranta i sacerdoti firmatari (su circa 500 in diocesi), il che è indice di un malcontento molto più ampio: si sa che all’interno della Chiesa generalmente solo una piccola minoranza osa esprimere dissenso e ciò per ragioni di tranquillità di servizio e di carriera. Inoltre esporsi su temi controversi con convinzioni controcorrente e spesso ormai marginalizzate nel dibattito politico-mediatico non è certo facile… certo oggi meno di ieri! Trovare 44 sacerdoti (oltre a diversi laici) che in questo ci mettono la faccia è sicuramente un grande risultato: ai firmatari va quindi un apprezzamento forte.

Nel suo testo il Churer Priesterkreis premette di essere favorevole “al 95%” ai contenuti del Codex relativi alla prevenzione degli abusi. Tuttavia il Codex formula alcune prescrizioni che impediscono a diversi sacerdoti e laici, per gravi motivi di coscienza, di adottarlo, essendo esse in stridente contrasto con l’insegnamento della Chiesa.

In sintesi tanto cruda quanto incisiva scrivono i firmatari della petizione: “Ci duole molto che il vescovo diocesano abbia offerto la possibilità all’ideologia lgbt di impiantarsi nella Chiesa sotto la copertura pretestuosa della prevenzione degli abusi, così da espellerne l’insegnamento di fede”.

Rabbiosa e sprezzante la contro-reazione di alcuni apostoli del Nuovo Verbo Arcobaleno (che tra l’altro già conta qualche spiacevole e vergognoso episodio di discriminazione verso chi non vuole sottoscrivere il Codex). Tuttavia il Churer Priesterkreis non si è fatto impressionare e ha potuto incontrare il vescovo Bonnemain lunedì 9 maggio. Risultati? Bonnemain ha ribadito le sue posizioni, giudicando il contenuto del Codex in linea con l’insegnamento della Chiesa (che si riferisse a quella tedesca?).

Domenica 12 giugno poi è apparsa sul supplemento domenicale della Neue Zürcher Zeitung un’intervista a Bonnemain, in cui il vescovo ha confermato che per lui il Codex “è in sintonia con la fede cattolica” e ha anzi sollecitato i cosiddetti outing omosessuali (che la Chiesa deve “sostenere”). Ha aggiunto altre due osservazioni interessanti. La prima: “Il testo del Codex non è un editto vescovile”. La seconda: “Ho firmato il testo del Codex perché io mi atterrò ad esso”.

Successivamente Bonnemain ha reincontrato i rappresentanti del Churer Priesterkreis. E’ andata come la prima volta (il 9 maggio): il vescovo non è disposto né a ritirare la firma dal Codex né a installare una Commissione di revisione del testo.

Tuttavia per il Churer Priesterkreis (che ancora sa leggere con attenzione i giornali) è stato facile evidenziare che se, per ammissione dello stesso Bonnemain, il Codex non è un editto vescovile, non può essere imposto. Non solo: se Bonnemain, sempre nell’intervista alla NZZ am Sonntag del 12 giugno 2022, ha detto che si sarebbe attenuto al testo del Codex, allora vale per lui anche la sezione 4.b a pagina 12 (riguarda gli abusi di potere nella quotidianità), dove appare la seguente prescrizione: “Non esercito nessuna pressione riguardo alle mie aspettative attraverso l’agire di organismi ecclesiali direttivi e non pretendo né obbedienza né sottomissione”.

La conclusione a questo punto è obbligata: ogni pressione su chi tra i dipendenti della diocesi di Coira non intende sottoscrivere il Codex nella versione pubblicizzata il 5 aprile 2022 è illegale, perché il Codex non è un editto vescovile e lo stesso vescovo, firmandolo, ha rinunciato alla pretesa di obbedienza.

IL VESCOVO BONNEMAIN PERSISTE E PRETENDE …

Il vescovo Bonnemain continua invece a pensarla diversamente. Si agita, si arrabbia… chissà? Fatto sta che in una lettera inviata a tutti i collaboratori della diocesi martedì 14 giugno 2022 ribadisce che i passi contestati del Codex sono in sintonia con l’insegnamento della Chiesa e che vi sarà tempo per eventuali discussioni nella seconda metà dell’anno. Intanto però il Codex così com’è va firmato da tutti i collaboratori della diocesi: il modulo verrà inserito nel dossier personale e una copia – per chi si occupa direttamente di pastorale - dovrà essere inviata al vicario generale. Verstanden, meine Herren? Perciò, come cantava a suo tempo Gigliola Cinquetti: E qui comando io/e questa è casa mia/ogni dì voglio sapere/chi viene e chi va.

P.S. E’ vero che Joseph Maria Bonnemain ha uno sponsor di rilievo: Ignazio Cassis ovvero il ruspante ministro degli Esteri – quest’anno presidente della Confederazione – che sta affossando spensieratamente (e non solo aggiustando in una visione dinamica della realtà) la tradizionale neutralità svizzera puntando forse al posto di segretario generale dell’ONU, della Nato o giù di lì. Ebbene Cassis il 6 maggio 2022 - in Vaticano per il giuramento della Guardia Svizzera (oltre che per l’ ‘inaugurazione’ di un’ambasciata elvetica residenziale presso la Santa Sede), ha incontrato papa Francesco, il quale gli avrebbe detto di essere “molto contento” della scelta del nuovo vescovo di Coira. Ci viene alla mente che lo stesso Ignazio Cassis, in occasione del primo e molto controverso Gay Pride ticinese, svoltosi a Lugano il 2 giugno 2018 (vedi https://www.rossoporpora.org/rubriche/svizzera/868-guardia-svizzera-graf-per-un-cristiano-la-fede-non-e-un-opzione.html), volle essere presente, lodando entusiasticamente nel discorso ufficiale organizzatori e autorità locali … indubbiamente dei “coraggiosi”: “Hanno infatti mostrato che è possibile organizzare questa manifestazione anche in una regione come la nostra, storicamente contraddistinta da valori più conservatori e d’ispirazione cattolica”…