Non loderemo mai abbastanza i Sacerdoti, i Religiosi e i fedeli dei vari Coetus che anche nelle passate feste pasquali hanno alimentato nei nostri cuori la cristiana e feconda speranza: dopo il buio e la tempesta"tempora bona veniant"!
Dobbiamo ringraziare la Divina Provvidenza perchè da Sud a Nord le celebrazi0ni dei riti tradizionali della Settimana Santa hanno riproposto appieno il versetto del Salmo 68 "Zelus domus tuae comedit me" che, pur nel momento terribile che stiamo vivendo, ben descrive il lavoro di tanti fedeli alla "sola gloria di Dio" !
In una società ormai secolarizzata e scristianizzata rifulge la certezza della ritrovata liturgia dei nostri padri: segno di un’intima devozione e di un amore incommensurabile per Cristo e per la Sua Chiesa.
Sono sempre di più i fedeli che si avvicinano alle “oasi tradizionali” che fanno dimenticare la banalità, il protagonismo mondano e il pauperismo, unilaterale, dei chierici progressisti: tre virus (in uno) che umiliano la liturgia condannandola inevitabimente al collasso e alla sterilità che fa svuotare le chiese.
I Sacerdoti, i ministranti, i cantori, i musicisti, i sagristi, gli addetti ai paramenti e agli addobbi, forti del teocentrismo che conduce alla Divina presenza, additano al mondo confuso e smarrito la Liturgia ad Crucem che incide nel cuore dei fedeli, anche quelli più distratti e distanti.
Avvolti dal manto mistico della preghiera, che ci protegge dal mondo esterno anticristico, proclamiamo il doveroso rispetto per il mistero e per i suoi simboli.
Il Coetus fidelium è, per grazia di Dio, una casa "povera di pane, ma ricca di musica" dove il singolo fedele è " ... toccato, anzi ferito, dal desiderio della bellezza; non si accontentava di una bellezza qualunque, di una bellezza banale: cercava la Bellezza stessa, la Bellezza infinita; così ha trovato Cristo, in Cristo la vera bellezza, la strada della vita, la vera gioia."(Cfr.J.Card.Ratzinger, Omelia per il funerale di don Luigi Giussani, 24 febbraio 2005)
Preghiamo affinchè tanto zelo per la tradizione orante, maturata nei secoli, faccia fiorire sante vocazioni al Sacerdozio ed alla vita religiosa alimentando il pio desiderio, che prima del covid in alcune località italiane e straniere stava dando dei buoni risultati
spirituali, di condividere
comunitariamente le feste più importanti dell'anno liturgico: i tempi sono maturi!
Foto: L'Altare della Reposizione dello scorso Giovedì Santo realizzato nella parrocchia di Maria Santissima della Misericordia di Osimo da Francesca, dal marito Michele e dai suoi fratelli Mauro e Marco: cantori e ministranti della Messa in latino.
Imprigionati oramai da una concezione riduttiva del concetto di Dio ridotto al rango di un "un Dio buonista" dobbiamo reagire all'altrettanto perniciosa pratica di una liturgia "spontaneista" con le armi della fede che la madre Chiesa ci mette a disposizione. Isolati gli "infiltrati" gli estetisti liturgici con i loro orpelli, di cui non abbiamo bisogno, si pratichi la sana liturgia antica con lo sguardo rivolto alla Croce da cui venne la nostra salvezza.
RispondiEliminaPrima delle chiusure a causa del coronavirus andai a messa in una rinomata località turistica ligure.
RispondiEliminaLa Messa , novus ordo, era celebrata “ad orientem” “ad crucem” così come sarebbe previsto anche con il messale riformato.
Non c’era alcun tavolinetto davanti allo splendido altare celebrativo.
Al momento della Comunione i fedeli si sono inginocchiati alla balaustra, che in quel santuario era miracolosamente rimasta intatta. Un ragazzo ha preso il piattino della comunione che i fedeli poi si passavano l’un l’altro al momento di ricevere l’ostia santa.
Beh! Cosa dire… sono rimasto esterrefatto per la compostezza e la devozione che i fedeli, tanti erano giovanissimi, hanno dimostrato al momento della comunione… in ginocchio!
Trovo particolarmente interessante la proposta di "condividere comunitariamente le feste più importanti dell'anno liturgico". Me ne parlava un amico del nord Italia: prima della sciagura pandemica ( ormai pare ddecine di anni fa) nella loro comunità dopo la messa tutti, o quasi - non era mica d'obbligo -, pranzavano assieme. Ognuno portava una pietanza. Certamente in questo regime covid è ormai fantascienza.
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