Riceviamo e pubblichiamo una lettera di un nostro lettore, che ha fatto esperienza di un momento di preghiera in stile "Taizè" che si è tenuto nella parrocchia del Duomo (la sua). E ci partecipa le sue impressioni e perplessità che noi, e tanti altri nostri lettori, condividiamo.
Roberto
Cari amici di "Messainlatino.it",
foto presa da La Nuova Regaldi |
abito a Chieri, in provincia e arcidiocesi di Torino, e appartengo alla parrocchia del Duomo, la più grande e più antica della città. Voglio raccontarvi quanto sta accadendo in parrocchia e, come vedrete, nella diocesi.
Giovedì sera, 14 novembre 2019, alle ore 21, - lasciandomi convincere da una campagna pubblicitaria molto insistita e capillare, fatta di volantini, locandine e annunci alla fine delle Messe domenicali - ho partecipato in Duomo, alla cosiddetta "preghiera di Taizè": un incontro di preghiera che si è svolto davanti ad un grande Crocifisso bizantineggiante (sembra sia simile a quello di Taizè), posto in mezzo al presbiterio.
Si sa già che l'iniziativa si ripeterà settimanalmente almeno fino ad aprile del 2020, ma probabilmente anche oltre. Non solo. Mi sembra di aver capito che qualcosa del genere si stia facendo anche in altre (non so in quante) parrocchie
della Diocesi, e che questa iniziativa, a capodanno del 1921, dovrebbe sfociare in un'unica grande "preghiera di Taizè" diocesana a Torino.
Devo dire che si è trattato di un'ora di vera preghiera e di grande raccoglimento e devozione. Una celebrazione ben preparata, ben organizzato e ben condotta dal parroco e da lettori e animatori. Per me è stata un'esperienza particolarmente emozionante perché mi ha fatto rivivere l'atmosfera dell'adorazione della Croce che si fa a Medjugorje ogni venerdì con lo stesso sistema, che evidentemente quel santuario ha mutuato da Taizè.
Ripensandoci nei giorni successivi, però, non ho potuto non pormi delle domande ed essere assalito da qualche dubbio, che ho subito "girato" al parroco e in seguito, vista la possibile natura diocesana dell'iniziativa, anche all'arcivescovo mons. Cesare Nosiglia.
La prima domanda che mi sono posta è la seguente: come mai per questa preghiera è stata evitata accuratamente la cappella del SS. Sacramento, che normalmente si usa per tutte le funzioni feriali, comprese le Messe, e si è scelta un'altra cappella, essa pure interna alla chiesa ma in disuso da tempo immemorabile? Tanto più che per poter essere utilizzata tale cappella ha avuto bisogno di non poco lavoro e di qualche spesa?
Mi sembra evidente che, per noi cattolici, un Crocifisso di legno, cioè un'immagine di Gesù, sia qualcosa di infinitamente inferiore al SS. Sacramento, dove Gesù è realmente presente sotto le specie eucaristiche. Che senso ha, mi sono chiesto, rinunciare al più (Gesù realmente presente) per qualcosa di meno (un'immagine dello stesso Gesù)? (Accennavo a Medjugorje, dove si fa settimanalmente una funzione simile a questa: ma lì, con le stesse modalità, il martedì e giovedì sera alle 21 si fa anche l'ora di Adorazione al SS. mo Sacramento: e che ora di adorazione! Chi ci è stato sa di cosa parlo). Se si voleva fare un gesto ecumenico, non si poteva adottare, sì, la "preghiera di Taizè"(che, essendo fatta in ambiente protestante, dove non si crede alla Presenza Reale, si fa davanti al solo Crocifisso), ma adattandola alla nostra fede cattolica, cioè facendola davanti al SS. mo Sacramento?
Queste le domande e perplessità che ho rivolto al parroco e all'arcivescovo. Ma ho il vago timore, e l'ho detto anche a loro, di conoscere già la risposta. Temo che si tratti di un altro episodio di quel falso ecumenismo che consiste nel rinunciare, praticamente dichiarandole false, a verità che la Chiesa crede da duemila anni, come la Presenza Reale di Gesù nell'Eucaristia, per facilitare ai Protestanti il ritorno a quella Chiesa che abbandonarono nel XVI secolo. Una riunificazione, quindi, fatta al prezzo della rinuncia alla verità, e quindi del tradimento.
Questo falso "percorso ecumenico" iniziò con la cosiddetta "riforma liturgica", che, fra l'altro, ebbe lo scopo di rendere la Messa "accettabile" ai protestanti (parole testuali di padre Bugnini, il principale responsabile della stessa). Le tappe successive furono la marginalizzazione del tabernacolo, la Comunione distribuita da laici senza alcun segno di riverenza né nel vestire né nel gestire, l'uso facoltativo delle vesti sacre anche da parte dei sacerdoti, il libero accesso alla Comunione a prescindere dalle necessarie condizioni sia interiori che esteriori ecc. Tutte tappe, queste, percorse facendo finta di niente, camuffate sotto vari pretesti e che, a detta dei promotori, non avrebbero minimamente intaccato la fede nella Presenza Reale.
Adesso, invece, sembra che stiamo giungendo al rusch finale. Ormai è apertamente, anzi platealmente, che nelle nostre parrocchie e diocesi vengono preferite le forme religiose protestanti a quelle cattoliche, anche fondamentali come l'Eucaristia.
E se è vera la voce (ma lo ha annunciato il parroco) che a capodanno del 2021 ci sarà la grande "preghiera di Taizè" diocesana a Torino, vuol dire che quello di Chieri non è un episodio isolato, ma fa parte di un progetto accettato, se non concepito, ad un livello più alto (non so quanto alto).
Si tratta, cioè, di qualcosa di ufficiale. Siamo al tradimento ufficiale della fede nella Presenza Reale?
Antonio Mignozzetti, Chieri (To).
Va bene la preghiera davanti al Crocifisso ma era obbligatoria anche una preghiera all'altare del SS. Sacramento per non ignorare ciò che di gran lunga è più importante in una chiesa. I dubbi del lettore circa il declassamento della dottrina cattolica sulla presenza reale di Cristo nell'Eucarestia, che è quella della Chiesa millenaria, sono più che legittimi trattandosi di una comunità che pratica con un ecumenismo, a costo di un forte impoverimento protestantoide della dottrina della Chiesa, la collusione con Lutero facendo felice Bergoglio che sfugge la processione del Corpus Domini, ormai abolita a Roma, per nascondere, nell'estrema periferia della città la grandiosa manifestazione di fede a Gesù sacramentato che si svolgeva con GPII e Benedetto. Una precisazione: Bugnini non ha fatto altro che riecheggiate il suo protettore Paolo VI quando disse al suo amico J. Guitton di volere una Messa quanto più possibile simile a quella ( ?!?)protestante. Il seme della zizzania è stato sparso allora e adesso da i suoi frutti.
RispondiEliminaIl gruppo di Taizè sono protestanti agglomerati nella "chiesa" grazie al Conciliabolo Vaticano II in nome della "Dignitatis Humanae" del "Santo" Paolo VI....
RispondiEliminaSignor Antonio, la comunità di Taizè non è cattolica. Tutto qui.
RispondiEliminaDa quel che ho letto si evince che il tutto smuove solo il sentimento / la tenerezza /parole dolci , lo stesso sdolcinamento che suscita l'ascolto di un valzer viennese oppure accarezzare il cane o il gatto o un pelouche .
RispondiEliminaLa Chiesa militante ha perso una occasione : Avrebbero dovuto proporre una dichiarazione di guerra al maligno : l'amore alla Vergine Maria che a tutt'oggi e' ancora poco conosciuta amata e venerata : il Santo Rosario gagliardo con 200 Ave Maria , relative Litanie e preghiera finale a S.Giuseppe e S.Michele Arcangelo !
Facciamo adorazione eucaristica nelle chiese di tutta Italia.Impegniamoci almeno 1 ora al giorno e le chiese si riempiranno di grazia.
RispondiEliminaQuella confusa Comunità, praticamente scismatica, osserva bene il subdolo proclama del CVII, che riguardo ai cosiddetti' fratelli separati' ( per colpa loro !)afferma, ore rotundo, che bisogna considerare " ciò che ci unisce e non ciò che ci divide ", che è incolmabile. Ne è risultato un forte impoverimento della dottrina cattolica, mentre gli altri sono rimasti polemicamente sulle loro posizioni perché si sentono legittimati di fronte ad una Chiesa che 'aveva tutto sbagliato', ridendo degli ecumenisti 'cattolici (sic !)di mestiere.
RispondiEliminaEsatto!
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