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Wolfgang
Amadeus Mozart ricevette, nel 1791, un misterioso incarico: un uomo
coperto da una lugubre maschera di carnevale ed avvolto da un ampio
mantello nero, si presentò alla sua porta commissionandogli la
composizione di una Messa da Requiem. Offriva monete sonanti.
Il musicista, povero e malato, accettò e si mise alacremente
all'opera, in cui consumò le sue residue forze. Aveva solo 35 anni, ma
col progredire della malattia si convinse che l'uomo misterioso, del
quale non gli fu mai possibile scoprire l'identità (ancora oggi
disputata; sembra però da escludere l'ipotesi, rilanciata dal film Amadeus,
che si trattasse del musicista rivale Salieri), fosse un emissario
celeste venuto a ingiungergli di scrivere la Messa per il suo proprio
funerale.
E il grande Mozart effettivamente morì, prima ancora di aver
completato l'opera; e le parti già scritte furono eseguite, se non al
suo funerale, alla sua Messa di Settima.
Si può ben comprendere quindi l'intensità emotiva infusa in una
composizione funebre scritta per se stesso, nella percepita imminenza
della morte. Eppure, il Requiem di Mozart, tutt'altro che cupo, è un grande canto di speranza ultraterrena; perfino leggero, in alcuni passaggi.
Ancora oggi il capolavoro è sovente rappresentato, ma in forma
concertistica e quindi, inevitabilmente, monca: Mozart mai avrebbe
pensato ad un simile utilizzo, perché il Requiem nasce come
musica di chiesa, per accompagnare la Messa funebre. I suoi testi sono
quelli, in latino, della liturgia romana tradizionale, a partire dal
celebre Dies irae, la sequenza che prefigura il giorno
grandioso del Giudizio e che si cantava ad ogni Messa da morto, fino al
Concilio Vaticano II.
Ebbene, a Sanremo, nell'ambito delle celebrazioni per il Centenario
della Vittoria e della fine del primo conflitto mondiale, sarà
nuovamente possibile riportare il Requiem di Mozart nel suo
giusto contesto, ossia in una Santa Messa in commemorazione dei Caduti
della Grande Guerra (e quanti giovani soldati perirono! Più del doppio
della seconda guerra mondiale).
La Messa si terrà in forma solenne nella Chiesa di Santo Stefano
(ex Gesuiti) in piazza Cassini, alle ore 16.30 di sabato 3 novembre,
celebrata dal Cappellano militare con diacono e suddiacono, secondo il
rito romano antico in latino, riportato in onore da Papa Benedetto XVI.
Ossia esattamente nella stessa forma in cui la conobbero tanto Mozart,
quanto le centinaia di migliaia di soldati della Grande Guerra, che
chissà quante volte vi assistettero, magari per il funerale di un
commilitone.
E' sicuramente il modo più solenne e più giusto di onorare i
soldati morti per la Patria: commemorarli con il rito che fu loro
familiare in vita; e se pur la S. Messa sarà accompagnata dalla musica
celestiale di un austriaco (all'epoca un nemico), questo non potrà che
ribadire come, di fronte al mistero della morte, siamo tutti uguali e
fratelli.
Enrico
Carissimi , avremo noi che abbiamo superato gli anta e ci troviamo in centro Italia la speranza di seguirla su youtube ?
RispondiEliminaCongratulazioni per la bellissima iniziativa !!!
EliminaOttima iniziativa .avanti cosi
RispondiEliminaBellissime immagini, questa e quelle del popolo Summorum Ponficum a Roma. Duole che facciano "sbroccare" molti... Ih! Ih!
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