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venerdì 26 ottobre 2018

#sumpont2018 Cronache del convegno: il card. Burke fa il punto sulla questione liturgica della Chiesa

Siamo ad uno dei clou del convegno romano: la relazione di S. Em. il card. Raymond Burke (nella foto).

Quando si dice un discorso autorevole, oltreché interessantissimo: non tutti i relatori possono raccontare di essere stati presenti agli incontri col S. Padre Benedetto XVI durante i lavori preparatori del motu proprio Summorum Pontificum. Ha così riferito della tranquilla sicurezza di Papa Ratzinger, la sua serenità e anche felicità nel preparare quella fondamentale riforma, non senza ascoltare e replicare con attenzione, rispetto e perfino interesse le obiezioni che gli sollevavano, in quegli incontri, alcuni prelati tutt'altro che entusiasti.

L'idea di fondo del Papa era quella che con la carità si potessero sanare le ferite del passato ed anzi che con la reintroduzione della forma straordinaria si potesse recuperare la sacralità della liturgia ed insegnarla anche ai sacerdoti e fedeli che preferiscono il nuovo rito, arricchendo quest'ultimo. 

La celebrazione del rito antico non è solo per soddisfare alcuni, ma anche per venire incontro a giovani che hanno trovato nell'usus antiquior la forma congeniale di espressione della loro fede e, soprattutto, per fornire il lievito per un arricchimento della nuova liturgia che, come riferisce il cardinale, in certe espressioni rasenta la vacuità e insipidità; riti dove, come aveva detto S. Giovanni Paolo II, è come se Dio non esistesse.

La differenza di fondo del vetus ordo rispetto al novus è che in quest'ultimo vi è una ben maggiore centralità del sacerdote; nella Messa antica, il sacerdote non ha un ruolo da protagonista, perché tutto è orientato versus Deum.

Ad esempio in molte chiese statunitensi (la realtà che il cardinale conosce meglio) si è ripristinato il tabernacolo nella posizione centrale della Chiesa, non più in una cappelletta defilata. Anche una maggiore cura agli aspetti artistici dei luoghi di culto è una conseguenza di questa rinascita tradizionale.

Nella sua esperienza di consigliere spirituale di molti sacerdoti americani, il Cardinale può attestare come per molti di loro, ed in particolare per i nuovi preti, l'approccio con l'usus antiquior è stato una benedizione per arricchire e approfondire la loro spiritualità. E tutto questo pur essendovi una difficoltà preliminare, ossia la mancata conoscenza della lingua latina; eppure, a dispetto di ciò (il Vostro cronista aggiunge: forse anche per questo motivo: quel che è più difficile ottenere è più prezioso), l'interesse è incontestabilmente in crescita negli U.S.A.

Il porporato Relatore è poi passato ad esaminare la diffusione degli Istituti tradizionali nel Nord America, a cominciare dalla Fraternità San Pietro (attivo in 39 diocesi negli Stati Uniti e 7 in Canada, con 119 sacerdoti e due seminari) e dall'Istituto Cristo Re (con numerosi apostolati e nuove richieste ora in corso).

Negli Stati Uniti e Canada vi sono stati comunque vescovi che hanno supportato il Messale romano tradizionale, come Cordileone di S. Francisco e Sample di Portland.

Non è mancato un accenno agli scandali che stanno sconvolgendo la Chiesa: la perdita della
sacralità del fondamento della Fede cristiana, la S. Messa, si accompagna ad un affievolimento inevitabile della Fede stessa (lex credendi, lex orandi) e, per conseguenza, ad una maggiore vulnerabilità alle tentazioni. Quale sacerdote, interiorizzando con pieno discernimento e comprensione che mangiare il Corpo e il Sangue di Cristo in stato di peccato è mangiare la propria condanna, potrebbe perserverare poi in una vita così gravemente peccaminosa?

La Relazione si è conclusa con un ringraziamento a Dio e ai Pontefici per il dono del Summorum Pontificum ed un invito a guardare con fiducia al futuro, nello sforzo di restaurare la sacralità del Culto divino in entrambe le sue forme: il pluralismo, anche nell'introduzione delle diverse lingue, dev'essere inquadrato dal rispetto rigoroso delle forme della Fede di tutta intera la Chiesa. Non uniformità, ma rispetto della Fede ricevuta; come scrive S. Paolo, tradidi quod et accepi. E con le parole di S. Tommaso d'Aquino: cosa c'è di più grave della falsificazione della liturgia?




Enrico

4 commenti:

  1. Grazie dell'articolo. Mi piace quando viene detto che nel vetus ordo, a differenza del novus ordo, è Dio ad essere centrale e non il sacerdote.

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  2. Sperando che il VO non accetti ed inglobi il pensiero, la morale e la dottrina bergogliani.

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  3. Grazie Eminenza!
    Ogni giorno prego per lei.
    Con l'augurio di un "bianco" futuro.
    E comunque ad multos annos!

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  4. Peccato che il suo Superiore vestito di bianco la pensi diversamente...

    https://www.avvenire.it/papa/pagine/il-papa-la-riforma-liturgica-e-irreversibile

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