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martedì 20 marzo 2018

Il canto V dell’Inferno dopo Amoris laetitia

di Dante Alighieri


Illustrissimi homini dello XXI secolo, vi scrivo dallo beato regno in cui mi trovo, dacché Amoris laetitia aprimmi gli occhi, e compresi che troppo esagerai gittando nell'inferno sì tanti peccatori. Io credea allora nella famigerata morale oggettiva. Imperciocché decisi di metter mano al mio farisaico poema e di offrirne più misericordiosa versione. Istatemi bene. Dante

Stavvi Minos e orribilmente ringhia:
essamina le colpe ne l’intrata;
giudica e manda secondo ch’avvinghia.

Dico che quando l’anima mal nata
li vien dinanzi, tutta si confessa;
e quel conoscitor de le peccata
vede qual loco d’inferno è da essa;
cignesi con la coda tante volte
quantunque gradi vuol che giù sia messa.
[…] 
Ma a'tempi di Francesco giù discese
un peccator che pure andava in chiesa,
ma l'altrui moglie quale sposa prese. 
E quando Mínos già la coda tesa
pronta avea per indicar quel loco
d'aspra vendetta per indegna presa, 
l'adulter spirto "Aspetta un poco"
dicea a Minosse tanto sbalordito
"a ricacciarmi in quell'eterno foco". 
D'Amoris laetitia segnò di pronto dito,
all'incredul demon quella frasetta
che innocente fea ogni pervertito: 
"demonio, o fariseo, tu mi da' retta!
Che se consorte altrui ho tolta
nessuna pena in ver ora mi spetta! 
Tu dei saper che a volta in volta,
caso e caso vedere è necessario,
per una situazion mia colpa è tolta. 
E la moral diventa un mondo vario,
ognuno fa quel che giusto gli pare,
su senso di peccato ormai calò il sipario. 
Ah ah, chi se' Minós per giudicare?
Non rotear tua maledetta coda!
Or ti saluto, devo proprio andare!" 
Quando i dannati udiron nuova moda
allora lacrimaron di gran fotta
che ai tempi lor morale non si froda. 
"Ah di fortuna ebber gran botta
color che vissero in quegli anni,
ove empietà a misericordia è ricondotta!"