Pubblichiamo questo bell'articolo tradotto da Romualdica. E ringraziamo l'autore per il permesso alla pubblicazione.
Roberto
L'esercizio eroico della virtù di venerazione
da Romualdica, del 20.11.2014
[Grazie alla
cortese autorizzazione di Yves Chiron, riproduciamo l'ultima sezione del suo articolo “Les juges du Pape François”, in Aletheia. Lettre d'informations religieuses, anno XV, n.
223, 9 novembre 2014, pp. 1-4 (p. 4), trad.
it. di fr. Romualdo Obl.S.B. (per informazioni e abbonamenti ad Aletheia: Yves Chiron, 10 rue Racine, 85000, La Roche-sur-Yon, France)]
Circa
mezzo secolo fa, la Chiesa attraversava – in Francia e in altri Paesi – una grave
crisi. A quell’epoca mons. Lefebvre non aveva ancora creato la Fraternità
Sacerdotale San Pio X né il seminario di Écône. Alcuni laici cattolici erano in
prima linea, attraverso le pubblicazioni che dirigevano, per difendere la Chiesa,
la fede, il catechismo. Taluni potevano essere tentati da una rimessa in causa
radicale dell’autorità del Papa. L’entrata in vigore della Messa detta di Paolo
VI andò a dividere ancora di più i cattolici francesi.
Un
intervento, assai poco conosciuto, è stato importante per impedire le derive,
le tentazioni sedevacantiste (il termine cominciava appena a circolare) o le
tentazioni scismatiche.
Il
26 novembre 1969, in un appartamento privato di Versalilles, Dom Jean Roy,
Padre Abate di Fontgombault, riunì discretamente diversi responsabili laici di
pubblicazioni cattoliche. Erano presenti Pierre Lemaire, direttore della
rivista mensile Défense du Foyer e
delle edizioni Saint-Michel, Jean Madiran, direttore della rivista mensile Itinéraires, Marcel Clément, direttore
del quindicinale L’Homme nouveau, e
altri ancora.
Dopo
una cena in cui gli uni e gli altri poterono scambiare e confrontare le proprie
opinioni, Dom Jean Roy prese la parola per dare a tutti dei consigli e delle
raccomandazioni. Egli era in relazione con ciascuno di loro da molti anni,
anche se non aveva alcuna autorità formale nei loro confronti. Nella sua
allocuzione, lungamente preparata, egli rilasciò una specie di trattato d’azione
per i pubblicisti cattolici in tempo di crisi (la conferenza, dattilografata,
non è mai stata pubblicata né diffusa, malgrado l’accordo che Dom Jean Roy
aveva dato a uno dei partecipanti).
Egli
disse loro che «la prima, e in un certo
senso l’unica, legge della vostra attività nella Chiesa e per la Chiesa»
dev’essere «il vigore sempre crescente
della vostra vita soprannaturale alimentata da tutti i mezzi propri a
sviluppare la carità, una carità che trionferà su tutte le difficoltà che
incontrerete nel vostro compito».
Il
Padre Abate di Fontgombault raccomandava a questi responsabili di pubblicazioni
cattoliche di conservare «l’amore e il
culto della verità», la «rettitudine
dottrinale» e la «rettitudine storica».
La
sua lunga allocuzione si concentrò inoltre sull’attitudine dei pubblicisti
cristiani di fronte al Papa. Le raccomandazioni che faceva erano fondate su una
profonda teologia della Chiesa ed erano ispirate da una visione soprannaturale
della situazione presente:
«Certo, anche quando si
tratta del Papa, non abbiamo il diritto di chiamare il male bene, l’errore
verità. Se il Papa ci dicesse di fare qualcosa d’intrinsecamente malvagio, non
sarebbe il caso di obbedirgli, perché l’autorità non esiste che al fine del
bene. Talora è legittimo e persino obbligatorio di mettere a parte l’autorità,
anche sovrana, dei propri dubbi, delle proprie difficoltà, di fare da
contrappeso al suo cospetto, con i giusti mezzi, a delle pressioni indegne».
«Tutto questo detto,
occorre certamente riconoscere che molto spesso noi non abbiamo le informazioni
sufficienti per giudicare adeguatamente, non dico delle intenzioni e del cuore
del Papa – di cui solo Dio è giudice –, ma della sua condotta esteriore, poiché
egli vede le cose da più in alto che noi».
«E poi, se abbiamo la
certezza pratica che egli si sbagli, noi dobbiamo ciò nonostante esercitare la
fede nella funzione del Papa e l’obbedienza ai suoi ordini, la venerazione
filiale nei confronti della sua persona. […] certi
giorni può accadere che occorra molta umiltà e molta carità, una buona dose di
coraggio e della grandezza d’animo, per essere di fronte al Santo Padre ciò che
si deve essere. Ricordiamoci allora dell’esempio dei santi, e ricordiamoci che
fra i doni dello Spirito Santo vi è il dono di pietà, mediante il quale Dio ci
renderà eroici – se occorre – nell’esercizio delle virtù di venerazione».
Noi abbiamo ereditato dai tempi di Pio IX una sorta di venerazione per il papa comprensibile ma non giustificata quando questa ci porta ad obliare la verità. Dobbiamo emanciparci da quella sorta di suggestione per cui si deve obbedire a tutto. Paolo resistette in faccia a pietro. E Pietro può sbagliare. lui non è al disopra della parola o della chiesa per cui non ha nessun potere di amnipolare la Messa e ciò che la Santa Tradizione ci ha tramandato. Il remissivismo ha introdotto nei cattolici una sorta di ipocrisia per cui non son d'accordo, obbedisco e tacio. Non è questa la franchezza del vangelo . E' la ragione per cui i vescovi e i ssacerdoti in maggioranza tradizionalisti lasciarono solo mons. lefebvre che fondò la società San Pio X non per contarpporsi a qualcuno e tantomeno al papa ma per salvare il sacerdozio cattolico, i sacramenti e la santa Messa di sempre. Se il custode in un incendio non interviene e tutto va in fiamme si deve agire anche senza il custode se si vuo salvare l'edificio. Il resto son solo giuggiole ed e mi meraviglio che continuiate a giustificare la sottomissione perinde ac cadaver, cosa non cristiana né prorpia della dignità dei Figli di Dio, è come cercare farfalle sotto l'arco di Tito.
RispondiEliminaI recenti tentativi al sinodo di cambiare il matrimonio cattolico e manipolare per aprire a gay e divorziati, le recenti esternazioni di un papa che accusa il suo clero di simonia ben saperndo che non corrisponde alla verità perché molti di noi fanno fatica a sbarcare il lunario mentre lui se ne sta ben pasciuto nell'hotel a 5 stelle di Santa Marta la dicono lunga sullo stato miserando della chiesa cattolica.
Mons. Lefebvre è stato un GIGANTE della Fede, molti vescovi e cardinali suoi coevi sono stati infatti degli ignavi pur condividendo l'evidente deriva che la Chiesa stava attraversando.
RispondiEliminaBergoglio si scaglia contro noi poveri preti che in Italia ci facciamo in quattro per andare avanti con spese di ogni tipo per rendere le chiese accoglienti e degne.
RispondiEliminaChi ci paga le nostre malattie? Nessuno! Chi ci aiuta se stiamo male ? Se uno non ha parenti, nessuno! Ma lui pontifica sparando nel mucchio, non solo ma offre la corda ai laicisti anticlericali per impiccarci.
Vergogna ,vergona vergogna! Bergoglio Vergognati!
Non dice una parola contro i vescovi tedeschi che incassano milionii di euro dal sistema cesaropapista tedesco forse perché progressisti e finanziano argentini e brasiliani , i suoi compagni di merende al conclave?
Dispiace ammetterlo...,
Eliminapurtroppo questa è la triste realtà!!!
Paolo VI ha aperto le fessure da cui
Satana è penetrato in San Pietro...,
per poi piangere lacrime di coccodrillo!...
A me hanno insegnato che quando un superiore
dà ordini contrari al "bene", inteso come valore assoluto,
non solo si può, ma si "deve" disubbidire!!!
Ammonimento dai fedeli a Bergoglio, a Marini adepto della setta Bugnini, a Forte , a Baldisseri, a Kasper, : Non ci arrenderemo mai.
RispondiEliminaVoi avete sula coscienza l'assassinio morale di Benedetto XVI e poi volete impartire lezioni? Non avrete il nostro rispetto né la nostra comprensione, mai. La Provvidenza presto o tardi farà i conti anche con voi.
Beh, è anche vero che Benedetto avrebbe anche potuto resistere un altro po'....a me, non lo nego, ha deluso molto la sua uscita di scena...
EliminaCaro anonimo delle 8: 53, che il Papa non sia infallibile in tutto quello che dice è certo e nessuno l'ha mai messo in dubbio, però se prima con Benedetto XVI qualcuno criticava il Summorum Pontificum apriti o cielo!
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