Ci siamo fatti una certa idea della pluridecennale presidenza ruiniana della Conferenza episcopale italiana. A volerla riassumere alla guareschiana, potrebbe suonare così: "Ruini, don Camillo ma non troppo". Per dire che il cardinale di Sassuolo, provincia di Modena e diocesi di Reggio Emilia, come il celebre omonimo letterario ha incontrato i suoi Pepponi, ma che le schermaglie non sono sempre finite in gloria come invece accade a Mondo piccolo. Il don Camillo che è stato al vertice della Cei dal 1986 al 2007, prima come segretario generale e poi come presidente, ha il merito indiscutibile della messa in mora del progressismo cattolico. L`operazione deve ancora concludere il proprio corso, ma è inesorabilmente avviata e comporta un inequivocabile segno più nel bilancio di fine mandato del cardinale. Per fugare ogni dubbio, basti pensare alle uscite biliose di una Rosy Bindi e di un Pierluigi Castagnetti in ritiro a Bose o quelle di un Alberto Melloni atterrito da ciò che definisce "ruinismo-leninismo". Se si pensa a che cosa era la chiesa italiana degli anni Settanta, si deve riconoscere che oggi potremmo stare molto peggio se il ruinismo non avesse tentato una certa normalizzazione.
Ruini comprese presto che la chiesa italiana era minata dal cattocomunismo dossettiano, la dottrina secondo cui il radioso destino dell`umanità consisterebbe nell`incontro di un cattolicesimo un po` meno cattolico con un comunismo un po` meno comunista. Teoria che, quando si trasforma in prassi, produce sempre l`incontro tra un cattolicesimo molto meno cattolico e un comunismo perfettamente comunista. Senza rischiare troppo di essere generosi, si può pure ipotizzare che il cardinale vide nel dossettismo il figlio primogenito dell`idea di Jacques Maritain secondo cui, morta la cristianità, bisognerebbe pensare a una nuova forma di presenza cristiana nel mondo. La soluzione del filosofo di Umanesimo integrale stava nella bifida invenzione dei due assoluti: "l`assoluto di quaggiù, ove l`uomo è Dio senza Dio, e l`assoluto di lassù dove Dio è in Dio". Come scrisse padre Antonio Messineo, secondo Maritain, "sul piano della storia non opererebbe il Cristianesimo in quanto religione rivelata e trascendente, non il Vangelo nella sua purità originaria di parola divina trasmessa all`uomo, non l`ordine della Grazia e delle realtà superiori in esso contenute, ma un cristianesimo e un Vangelo vuotati del loro contenuto originale e naturalizzati, temporalizzati". Da qui, la necessità di dar vita a una "cristianità profana" da contrapporre alla "cristianità sacrale" ormai superata. Un`opera pratica "da realizzare in spirito di amicizia fraterna fra i componenti delle varie famiglie spirituali presenti nella società". Per fare ciò, quali migliori compagni di strada dei comunisti, ritenuti dei cugini un po` eretici ma riconducibili all`ovile? Gli effetti sul mondo cattolico di questa netta separazione tra natura e sopranatura si sono mostrati devastanti, sia ab intra sia ad extra. Abbandono della pratica religiosa, calo di vocazioni, anarchia e rivolta antigerarchica ab intra, cui ha fatto da pendant, ad extra, la progressiva ininfluenza cattolica nella società. Dal canto suo, il presidentissimo della Cei si rese conto che l`abbraccio con il cattolicesimo democratico avrebbe avuto esiti mortali. E che il male era già molto progredito nel corpo ecclesiale, coinvolgendo la forma mentis di molti vescovi e di molte curie, abituati ormai a ragionare e ad agire "etsi Papa non daretur". La risposta ruiniana a tale situazione si concretizzò in una granitica lealtà al Pontefice e nel commissariamento della Cei avviato sotto Giovanni Paolo II. Don Camillo, quello di Sassuolo, ebbe carta bianca e, di punto in bianco, un episcopato abituato a rispondere solo a se stesso o, al più, alla linea dettata dal cardinale Martini nel ruolo di Grande Antagonista, capì che la ricreazione era finita. Ma qualcosa non ha funzionato a dovere.
Oggi, due decenni dopo, Carlo Maria Martini continua a essere il Grande Antagonista a capo di una chiesa che poco o nulla vuole avere a che fare con Roma. Basta fare un giro per le parrocchie della penisola per trovare parroci, curati, catechisti e catecumeni orgogliosi di essere portatori di un pensiero "altro" rispetto a quello del Papa. "Caro don Tal dei Tali", si è sentito dire dai catechisti un sacerdote di fresca nomina in parrocchia, "guardi che qui insegniamo che tutti i metodi per la contraccezione sono buoni e lei non si sogni nemmeno di dire il contrario. Il Papa dica quel che vuole e noi facciamo quel che vogliamo". Sono innumerevoli le parrocchie italiane nelle quali si susseguono episodi analoghi sul piano della dottrina, della morale, della liturgia. Ed è qui che il modello ruiniano mostra la corda: il divorzio tra Roma e la periferia, il "federalismo dottrinale", la forbice sempre più ampia tra magistero e predica domenicale, tra Evangelium vitae e singole facoltà teologiche sono cronaca di oggi come, e forse più, di vent`anni fa. Tutti fenomeni che il commissariamento della Cei non ha saputo contrastare. Se, a lungo andare, una malattia non passa, significa che il medico si è occupato dei sintomi invece che delle cause. Allarmato dalle sbandate del suo episcopato, il presidente della Cei ha scelto una cura squisitamente pragmatica, anzi empirica, riassumibile in due postulati: primo, la conferenza detta la linea, e ogni vescovo si adegua e tace, secondo, la linea è più importante della dottrina. Risultato: la febbre ora si vede forse di meno, ma c`è esattamente come prima. Basta pensare alla rivolta pressoché generale dei vescovi in occasione del Motu proprio con cui Benedetto XVI ha ridato piena cittadinanza alla liturgia antica: la Cei avrebbe potuto e dovuto ricordare ai vescovi il loro giuramento di fedeltà al Papa, ma non disse nulla, assistendo impassibile allo scisma strisciante della diocesi di Milano, che dichiarò non applicabile il documento pontificio aggrappandosi al cavillo del rito ambrosiano. Il vero problema sta nel fatto che la crisi del cattolicesimo italiano non è solo politica, ma innanzitutto dottrinale. Messa fra parentesi la dottrina per manifesta irrilevanza e ridotto al silenzio l`episcopato sul versante propriamente ecclesiale, si è ottenuto di spingere ulteriormente i vescovi, singolarmente o in gruppo, verso l`unica ribalta che potesse dar loro lustro, la politica.
Una deriva a cui non ha posto argine l`altra idea che ha segnato l`era di Ruini alla guida della Cei, il "Progetto culturale" varato nel 1997. Un disegno faraonico che avrebbe dovuto riconquistare il popolo cattolico alla gerarchia e il mondo alla chiesa, ma che, invece, si palesa come una kermesse continua di iniziative dai contenuti equivoci. Basti pensare che le vere star del "Progetto culturale" si chiamano Massimo Cacciari, Umberto Galimberti, Enzo Bianchi, Edoardo Boncinelli. Oppure che, nonostante le oltre duecento radio del circuito InBlu sovvenzionate dal "Progetto", per trovare una programmazione radiofonica cattolica 24 ore su 24, bisogna sintonizzarsi su Radio Maria. Per non parlare di Sat 2000, una tv dal dimenticabile, e dimenticato, palinsesto fatto con le repliche delle fiction sui santi prodotte dalla Lux e già passate su Raiuno e che per giunta irradia via satellite verso un popolo cattolico che ignora quasi totalmente l`esistenza delle parabole. Se oggi, dopo 13 anni di elaborazione, si va sul sito del "Progetto culturale" si trovano affermazioni come le seguenti: "A che serve tutto questo? A costruire, con le categorie di oggi, una visione del mondo cristiana, consapevole delle proprie radici e della propria pertinenza sulle questioni vitali e fiduciosa circa le proprie potenzialità nel dialogo con la cultura contemporanea". "Creare una nuova enciclopedia cattolica? No: si tratta di riconoscere le sfide cruciali che la cultura pone oggi alla fede. Proprio raccogliendo queste sfide la fede esprime la sua energia creativa e alimenta il rinnovamento dell`uomo e della società. Se si punta infatti a definire tutto, ad avere l`inventario dei contenuti per poi svilupparli uno a uno il rischio è quello della paralisi. Se, al contrario, cerchiamo di abitare le questioni che concretamente sono di fronte a noi, allora ci mettiamo in condizione di proporre stili di vita cristiani praticabili e plausibili. Insomma, i contenuti del progetto culturale non sono e non saranno un`enciclopedia, piuttosto il frutto di un cammino quotidiano di traduzione del Vangelo nella vita". Viene da chiedersi dove si possa arrivare con un simile linguaggio burocratico-piacione che sa dire solo un "No" deciso e lo grida contro l`idea di "una nuova Enciclopedia cattolica". Quella vecchia, detto per inciso, la si può trovare a prezzi stracciati in liquidazione nei seminari della Penisola.
Non è questa la strada per riportare il cristianesimo al centro dello spazio pubblico e misurarsi con il mondo. Se non si ripiglia in mano la questione dottrinale, se non si torna ai fondamenti della fede, non si potrà mai pensare a un progetto di presenza culturale nella società. Il cattolico medio, oggi, non solo non è in grado di esporre decentemente le ragioni della propria fede, ma non sa esporre, neanche indecentemente, la propria fede. Anzi, facilmente mostrerà con orgoglio dubbi sostanziali sugli articoli del "Credo", che pure recita ogni volta che va a Messa. Così, gettato nella mischia privo di dottrina, il mondo cattolico ha finito per muoversi sull`unico piano in cui, almeno in apparenza, la dottrina non gli sembrava fondamentale: la politica. E qui si è creato il cortocircuito in cui l`opera ruiniana ha fatto da conduttore. Piuttosto che lasciare spazio ai singoli, si è pensato fosse meglio che delle questioni politiche si occupasse direttamente l`apparato. E la Cei è divenuta vero e proprio attore politico finendo per mediare sui valori. Non poteva andare diversamente visto che qualsiasi controparte, in una mediazione, mette in gioco ciò che possiede. [..] Perché il ruinismo è anche questo: un trionfalismo senza fondamento vagheggiante un`Italia immaginaria che sarebbe ritornata "pro life" e "per la famiglia", e che invece, nella realtà, si dibatte nel medesimo processo di secolarizzazione che affligge tutto il mondo. Qui, quella che molti hanno definito la "genialità politica" di Ruini mostra tutti i suoi limiti, in primis quello di servirsi della politica per amministrare alla meno peggio la realtà invece che tentare di ri-cattolicizzarla. Limite che, a ben guardare, ripropone lo schema dossettiano della separazione tra piano della natura e piano della Grazia.
Ecco perché, per tornare simmetricamente all`inizio di queste riflessioni, il don Camillo della Cei si discosta da quello di Guareschi. Quando Peppone e i suoi vogliono impedirgli di andare in processione a benedire il Po, lui si avvia verso il fiume seguito solo da un cagnetto e, una volta trovatasi davanti la banda comunista al completo, cava il Crocifisso dalla cinghia e lo brandisce come una clava. Poi, recita questa preghiera: "Gesù, se in questo sporco paese le case dei pochi galantuomini potessero galleggiare come l`arca di Noè, io vi pregherei di far venire una tal piena da spaccare l`argine e da sommergere tutto il paese. Ma siccome i pochi galantuomini vivono in case di mattoni uguali a quelle dei tanti farabutti, e non sarebbe giusto che i buoni dovessero soffrire per le colpe dei mascalzoni tipo il sindaco Peppone e tutta la sua ciurma di briganti senza Dio, vi prego di salvare il paese dalle acque e di dargli ogni prosperità". Ora, direttore, ci dirai che siamo ben originali a proporre una pastorale di tal guisa all`epoca del dialogo. Ma noi ti possiamo dire che qualche prete alla don Camillo di Mondo piccolo c`è ancora e ognuno può raccontare per le loro storie di evangelizzazione un finale che somiglia molto a quello che andiamo a trascrivere: "Amen - disse dietro le spalle di don Camillo la voce di Peppone. - Amen, risposero in coro, dietro le spalle di don Camillo, gli uomini di Peppone che avevano seguito il Crocifisso. Don Camillo prese la via del ritorno e, quando fu arrivato sul sagrato e si volse perché il Cristo desse l`ultima benedizione al fiume lontano, si trovò davanti: il cagnetto, Peppone, gli omini di Peppone e tutti gli abitanti del paese. Il farmacista compreso che era ateo ma che, perbacco, un prete come don Camillo che riuscisse a rendergli simpatico il Padreterno non lo aveva mai trovato". I non pochi don Camillo di oggi dicono che questo metodo funziona ancora. Si chiama Regalità sociale di Cristo e, come si è visto, riesce a trovare a ciascuno il suo posto, persino al farmacista ateo.
Il Foglio 18 Febbraio 2010, via L'Occidentale
Ruini comprese presto che la chiesa italiana era minata dal cattocomunismo dossettiano, la dottrina secondo cui il radioso destino dell`umanità consisterebbe nell`incontro di un cattolicesimo un po` meno cattolico con un comunismo un po` meno comunista. Teoria che, quando si trasforma in prassi, produce sempre l`incontro tra un cattolicesimo molto meno cattolico e un comunismo perfettamente comunista. Senza rischiare troppo di essere generosi, si può pure ipotizzare che il cardinale vide nel dossettismo il figlio primogenito dell`idea di Jacques Maritain secondo cui, morta la cristianità, bisognerebbe pensare a una nuova forma di presenza cristiana nel mondo. La soluzione del filosofo di Umanesimo integrale stava nella bifida invenzione dei due assoluti: "l`assoluto di quaggiù, ove l`uomo è Dio senza Dio, e l`assoluto di lassù dove Dio è in Dio". Come scrisse padre Antonio Messineo, secondo Maritain, "sul piano della storia non opererebbe il Cristianesimo in quanto religione rivelata e trascendente, non il Vangelo nella sua purità originaria di parola divina trasmessa all`uomo, non l`ordine della Grazia e delle realtà superiori in esso contenute, ma un cristianesimo e un Vangelo vuotati del loro contenuto originale e naturalizzati, temporalizzati". Da qui, la necessità di dar vita a una "cristianità profana" da contrapporre alla "cristianità sacrale" ormai superata. Un`opera pratica "da realizzare in spirito di amicizia fraterna fra i componenti delle varie famiglie spirituali presenti nella società". Per fare ciò, quali migliori compagni di strada dei comunisti, ritenuti dei cugini un po` eretici ma riconducibili all`ovile? Gli effetti sul mondo cattolico di questa netta separazione tra natura e sopranatura si sono mostrati devastanti, sia ab intra sia ad extra. Abbandono della pratica religiosa, calo di vocazioni, anarchia e rivolta antigerarchica ab intra, cui ha fatto da pendant, ad extra, la progressiva ininfluenza cattolica nella società. Dal canto suo, il presidentissimo della Cei si rese conto che l`abbraccio con il cattolicesimo democratico avrebbe avuto esiti mortali. E che il male era già molto progredito nel corpo ecclesiale, coinvolgendo la forma mentis di molti vescovi e di molte curie, abituati ormai a ragionare e ad agire "etsi Papa non daretur". La risposta ruiniana a tale situazione si concretizzò in una granitica lealtà al Pontefice e nel commissariamento della Cei avviato sotto Giovanni Paolo II. Don Camillo, quello di Sassuolo, ebbe carta bianca e, di punto in bianco, un episcopato abituato a rispondere solo a se stesso o, al più, alla linea dettata dal cardinale Martini nel ruolo di Grande Antagonista, capì che la ricreazione era finita. Ma qualcosa non ha funzionato a dovere.
Oggi, due decenni dopo, Carlo Maria Martini continua a essere il Grande Antagonista a capo di una chiesa che poco o nulla vuole avere a che fare con Roma. Basta fare un giro per le parrocchie della penisola per trovare parroci, curati, catechisti e catecumeni orgogliosi di essere portatori di un pensiero "altro" rispetto a quello del Papa. "Caro don Tal dei Tali", si è sentito dire dai catechisti un sacerdote di fresca nomina in parrocchia, "guardi che qui insegniamo che tutti i metodi per la contraccezione sono buoni e lei non si sogni nemmeno di dire il contrario. Il Papa dica quel che vuole e noi facciamo quel che vogliamo". Sono innumerevoli le parrocchie italiane nelle quali si susseguono episodi analoghi sul piano della dottrina, della morale, della liturgia. Ed è qui che il modello ruiniano mostra la corda: il divorzio tra Roma e la periferia, il "federalismo dottrinale", la forbice sempre più ampia tra magistero e predica domenicale, tra Evangelium vitae e singole facoltà teologiche sono cronaca di oggi come, e forse più, di vent`anni fa. Tutti fenomeni che il commissariamento della Cei non ha saputo contrastare. Se, a lungo andare, una malattia non passa, significa che il medico si è occupato dei sintomi invece che delle cause. Allarmato dalle sbandate del suo episcopato, il presidente della Cei ha scelto una cura squisitamente pragmatica, anzi empirica, riassumibile in due postulati: primo, la conferenza detta la linea, e ogni vescovo si adegua e tace, secondo, la linea è più importante della dottrina. Risultato: la febbre ora si vede forse di meno, ma c`è esattamente come prima. Basta pensare alla rivolta pressoché generale dei vescovi in occasione del Motu proprio con cui Benedetto XVI ha ridato piena cittadinanza alla liturgia antica: la Cei avrebbe potuto e dovuto ricordare ai vescovi il loro giuramento di fedeltà al Papa, ma non disse nulla, assistendo impassibile allo scisma strisciante della diocesi di Milano, che dichiarò non applicabile il documento pontificio aggrappandosi al cavillo del rito ambrosiano. Il vero problema sta nel fatto che la crisi del cattolicesimo italiano non è solo politica, ma innanzitutto dottrinale. Messa fra parentesi la dottrina per manifesta irrilevanza e ridotto al silenzio l`episcopato sul versante propriamente ecclesiale, si è ottenuto di spingere ulteriormente i vescovi, singolarmente o in gruppo, verso l`unica ribalta che potesse dar loro lustro, la politica.
Una deriva a cui non ha posto argine l`altra idea che ha segnato l`era di Ruini alla guida della Cei, il "Progetto culturale" varato nel 1997. Un disegno faraonico che avrebbe dovuto riconquistare il popolo cattolico alla gerarchia e il mondo alla chiesa, ma che, invece, si palesa come una kermesse continua di iniziative dai contenuti equivoci. Basti pensare che le vere star del "Progetto culturale" si chiamano Massimo Cacciari, Umberto Galimberti, Enzo Bianchi, Edoardo Boncinelli. Oppure che, nonostante le oltre duecento radio del circuito InBlu sovvenzionate dal "Progetto", per trovare una programmazione radiofonica cattolica 24 ore su 24, bisogna sintonizzarsi su Radio Maria. Per non parlare di Sat 2000, una tv dal dimenticabile, e dimenticato, palinsesto fatto con le repliche delle fiction sui santi prodotte dalla Lux e già passate su Raiuno e che per giunta irradia via satellite verso un popolo cattolico che ignora quasi totalmente l`esistenza delle parabole. Se oggi, dopo 13 anni di elaborazione, si va sul sito del "Progetto culturale" si trovano affermazioni come le seguenti: "A che serve tutto questo? A costruire, con le categorie di oggi, una visione del mondo cristiana, consapevole delle proprie radici e della propria pertinenza sulle questioni vitali e fiduciosa circa le proprie potenzialità nel dialogo con la cultura contemporanea". "Creare una nuova enciclopedia cattolica? No: si tratta di riconoscere le sfide cruciali che la cultura pone oggi alla fede. Proprio raccogliendo queste sfide la fede esprime la sua energia creativa e alimenta il rinnovamento dell`uomo e della società. Se si punta infatti a definire tutto, ad avere l`inventario dei contenuti per poi svilupparli uno a uno il rischio è quello della paralisi. Se, al contrario, cerchiamo di abitare le questioni che concretamente sono di fronte a noi, allora ci mettiamo in condizione di proporre stili di vita cristiani praticabili e plausibili. Insomma, i contenuti del progetto culturale non sono e non saranno un`enciclopedia, piuttosto il frutto di un cammino quotidiano di traduzione del Vangelo nella vita". Viene da chiedersi dove si possa arrivare con un simile linguaggio burocratico-piacione che sa dire solo un "No" deciso e lo grida contro l`idea di "una nuova Enciclopedia cattolica". Quella vecchia, detto per inciso, la si può trovare a prezzi stracciati in liquidazione nei seminari della Penisola.
Non è questa la strada per riportare il cristianesimo al centro dello spazio pubblico e misurarsi con il mondo. Se non si ripiglia in mano la questione dottrinale, se non si torna ai fondamenti della fede, non si potrà mai pensare a un progetto di presenza culturale nella società. Il cattolico medio, oggi, non solo non è in grado di esporre decentemente le ragioni della propria fede, ma non sa esporre, neanche indecentemente, la propria fede. Anzi, facilmente mostrerà con orgoglio dubbi sostanziali sugli articoli del "Credo", che pure recita ogni volta che va a Messa. Così, gettato nella mischia privo di dottrina, il mondo cattolico ha finito per muoversi sull`unico piano in cui, almeno in apparenza, la dottrina non gli sembrava fondamentale: la politica. E qui si è creato il cortocircuito in cui l`opera ruiniana ha fatto da conduttore. Piuttosto che lasciare spazio ai singoli, si è pensato fosse meglio che delle questioni politiche si occupasse direttamente l`apparato. E la Cei è divenuta vero e proprio attore politico finendo per mediare sui valori. Non poteva andare diversamente visto che qualsiasi controparte, in una mediazione, mette in gioco ciò che possiede. [..] Perché il ruinismo è anche questo: un trionfalismo senza fondamento vagheggiante un`Italia immaginaria che sarebbe ritornata "pro life" e "per la famiglia", e che invece, nella realtà, si dibatte nel medesimo processo di secolarizzazione che affligge tutto il mondo. Qui, quella che molti hanno definito la "genialità politica" di Ruini mostra tutti i suoi limiti, in primis quello di servirsi della politica per amministrare alla meno peggio la realtà invece che tentare di ri-cattolicizzarla. Limite che, a ben guardare, ripropone lo schema dossettiano della separazione tra piano della natura e piano della Grazia.
Ecco perché, per tornare simmetricamente all`inizio di queste riflessioni, il don Camillo della Cei si discosta da quello di Guareschi. Quando Peppone e i suoi vogliono impedirgli di andare in processione a benedire il Po, lui si avvia verso il fiume seguito solo da un cagnetto e, una volta trovatasi davanti la banda comunista al completo, cava il Crocifisso dalla cinghia e lo brandisce come una clava. Poi, recita questa preghiera: "Gesù, se in questo sporco paese le case dei pochi galantuomini potessero galleggiare come l`arca di Noè, io vi pregherei di far venire una tal piena da spaccare l`argine e da sommergere tutto il paese. Ma siccome i pochi galantuomini vivono in case di mattoni uguali a quelle dei tanti farabutti, e non sarebbe giusto che i buoni dovessero soffrire per le colpe dei mascalzoni tipo il sindaco Peppone e tutta la sua ciurma di briganti senza Dio, vi prego di salvare il paese dalle acque e di dargli ogni prosperità". Ora, direttore, ci dirai che siamo ben originali a proporre una pastorale di tal guisa all`epoca del dialogo. Ma noi ti possiamo dire che qualche prete alla don Camillo di Mondo piccolo c`è ancora e ognuno può raccontare per le loro storie di evangelizzazione un finale che somiglia molto a quello che andiamo a trascrivere: "Amen - disse dietro le spalle di don Camillo la voce di Peppone. - Amen, risposero in coro, dietro le spalle di don Camillo, gli uomini di Peppone che avevano seguito il Crocifisso. Don Camillo prese la via del ritorno e, quando fu arrivato sul sagrato e si volse perché il Cristo desse l`ultima benedizione al fiume lontano, si trovò davanti: il cagnetto, Peppone, gli omini di Peppone e tutti gli abitanti del paese. Il farmacista compreso che era ateo ma che, perbacco, un prete come don Camillo che riuscisse a rendergli simpatico il Padreterno non lo aveva mai trovato". I non pochi don Camillo di oggi dicono che questo metodo funziona ancora. Si chiama Regalità sociale di Cristo e, come si è visto, riesce a trovare a ciascuno il suo posto, persino al farmacista ateo.
Il Foglio 18 Febbraio 2010, via L'Occidentale
se potesse sorgere all'orizzonte anche un solo vero "don Camillo"<span>,</span>
RispondiEliminala Chiesa sarebbe salva dallo sfacelo totale in cui sta precipitando, e risorgerebbe in pochi anni!
ma purtroppo se n'è perso lo stampo...(provate a parlare di Regalità sociale di Cristo ai vari "don chichì" che si alternano suilla scena da 45 anni, e osservate la reazione!)...
e aspettiamo pazientemente l'intervento diretto del suo Fondatore, quando la lunga nottata sarà passata...
<span>--</span><span></span>
RispondiEliminaChe bello,davvero,una lettura che mi ha fatto bene,io sono un prete di campagna provvisoriamente in città per riflettere sul fatto che non ho voluto accettare il nuovo catechismo che nella nostra Diocesi impone di celebrare laprima comunione con la cresima,lo stesso giorno e nell'ordine che l'archeologismo cristiano impone,cresima,eucarestia...il tutto con un infinita sertie diincontri e dicono loro celebrazioni...dopo un "cammino"di cinque anni e poi un passaporto cristiano che farebbe sbiancare anche il Bianchi priore di Bose...non mi dilungo perchè mi ritorna una infinita tristezza.Davvero grande l'analisi degli autori dei quali sono un ammiratore entusiasta e che ringrazio perle risate che mi fanno fare e le cose belle che dicono,Dio li benedica.Quante voltre a motivo della tonaca e del passo spedito mi hanno chiamato don Camillo,quando ero giovane mi arrabbiavo adesso che mi chiamino così mi fa felice e mi piacerebbe fare una processione così con un bel Cristo e mi piacerebbe ridire quella preghiera dei galantuomini e dei senza Dio e delle case di mattoni che sono uguali per tutti.Secondo me il problema sono i Vescovi e poi certo i preti e nella misura in cui sono "legati" al Vescovo ,il fatto è che non si prega piu' come si dovrebbe ,guardiamo le iniziative quaresimali in giro,pochissime Via Crucis e quelle poche così stramopalate che io non mi ci trovo piu'...tante prediche e di chiunque dal sindacalista alla teologa allapastora alla suora che è la paladina dei senza(l'ha detto lei una domenica in chiesa mentre io che dicevo messa ero seduto ad ascoltare la predica perchè il parroco disse che era giustop e bello così)...l'ultima ieri un prete mi ha detto che il Papa sta portando indietro la chiesa a tutti i costi...guarda solo col motu proprio che casino..allora io gli hoi risposto che il Papa la chiesa non la porta nè indietro nè avanti ma a Dio e credo che sia un compito irrinunciabile oltre che fantastico e che lo fa splendidamente quando ci accompagna tutti sulla soglia delMistero,sempre,e poi gli ho detto che io celebro ogni giorno la Messa di sempre...Grazie Gnocchi e Palmaro,Dio vi benedica.
RispondiElimina<span><span><span><span><span>Piuttosto che lasciare spazio ai singoli, si è pensato fosse meglio che delle questioni politiche si occupasse direttamente l`apparato. E la Cei è divenuta vero e proprio attore politico finendo per</span></span></span></span>
RispondiElimina<span><span><span><span></span></span><span><span><span> mediare sui valori....</span></span></span><span><span></span></span> </span>
<span><span><span>MAGNIFICO !</span></span></span>
<span><span><span></span></span><span><span>ma perchè allora non RIcominciamo a chiamare le cose colo loro nome, E A DIRE, senza eleganti sinonimi e melliflui giri di parole <span><span><span><span>(utili quali scintillanti travestimenti per quegli "attori" adusi oggi a quella "recita" più che ventennale sul teatro mondano della politica...), che la sunnominata è approdata ormai al </span></span></span> </span></span></span></span></span></span>
<span><span><span><span><span></span></span><span><span>NEGOZIARE LA VERITA' STESSA ?</span></span> </span></span></span>
"Piaccia tutto o meno, loabbia proseguito oppure osteggiato,il Concilio della Chiesa cattolica nell'attualità scottante è di papa Giovanni XXIII. L'inizio IRREVERSIBILE della "GRANDE RIFORMA" della Chiesa nel Mondo, auspicata e attesa, teorizzata o capovolta, perseguita o bloccata, anticipata e affrettata , DA UN MILLENNIO INTERO all'ecumene intera, è suo". (Crispino Valenziano)
RispondiEliminaQuindi il Concilio vaticano II fu atteso per un millennio, come la venuta di NSGC. I profeti ? Tutti i perseguitati della Chiesa prima del 1962. ...........Quindi anche Lutero, Calvino, Enrico VIII, e ancora.......
Di questi uomini in Italia oggi la Chiesa è governata e non mi meraviglio se essi oggi facciano la stessa cosa di quella Chiesa che condannano prima del vaticano II, nel senso di tappare la bocca anche con metodi coercitivi a quell'anelito di libetà nel celebrare di coloro che credono fermamente che non loro , poveri uomini sono i protagonisti ma IL PROTAGONISTA a cui nel nome del Concilio hanno girato le spalle con cavillosi e fumose letture e interpretazioni.
proprio così!
RispondiEliminae si allontanano sempre più dal Protagonista della Liturgia, Capo e Fondatore della Chiesa, il Signore Gesù Salvatore del mondo, col pretesto (poveri illusi!), di darci una "nuova e migliore lettura" della Sua Parola Eterna ! ciechi e guide di ciechi, che oscurano la vista alle piccole pecore ignare, credendo di vedere meglio e "più lontano" dei Padri della Chiesa e dei Santi Pastori di sempre...
<span>Un prete di campagna dice:<span> Che bello,davvero,una lettura che mi ha fatto bene,io sono un prete di campagna provvisoriamente in città per riflettere sul fatto che non ho voluto accettare il nuovo catechismo che nella nostra Diocesi impone di celebrare laprima comunione con la cresima,lo stesso giorno e nell'ordine che l'archeologismo cristiano impone,cresi</span><span>ma,eucarestia...il tutto con un infinita sertie diincontri e dicono loro celebrazioni...dopo un "cammino"di cinque anni e poi un passaporto cristiano che farebbe sbiancare anche il Bianchi priore di Bose...non mi dilungo perchè mi ritorna una infinita tristezza</span></span>
RispondiEliminaSe volete saperne di più sulla "conversione pastorale" (?) slogan grimaldello introdotto dalla CEI per consentire ad un controverso movimento di prendere in mano la pastorale diocesana (è questo che lamenta il nostro), potete documentarvi qui: Diamo uno sguardo alla nuova Chiesa che avanza
Piccolo stralcio, tratto dall'articolo:
"Conversione pastorale" (!?): in un mondo che cambia, cambia il lessico, ma cambiano anche i significati. Per quale Chiesa?
Ecco cosa mi è parso "preoccupante": è l'affermazione citata nel documento programmatico della Diocesi di Campobasso (lo stesso sta accadendo in tutte o quasi le diocesi italiane) e cioè:
"Per questi motivi negli Orientamenti Pastorali della CEI per il nuovo millennio “Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia”, si afferma che è necessaria una conversione pastorale... (n°59).
Approfondiamo più avanti cosa si intende per "conversione" (che è ri-orientamento del cuore e della vita al Signore) e facciamo attenzione al fatto che per "conversione pastorale", qui si intende "cambiamento di rotta" in senso pastorale, cioè di prassi con la quale si vuole formare e condurre il popolo dei fedeli: significa che la Chiesa intende cambiare rotta e prassi? E lo fa affidando la catechesi che diventa "iniziazione" a cosa e a chi, se chi la tiene (appartenente ad un movimento che insieme alla catechesi introduce anche le sue prassi anomale), oltre a tante altre evidenti distorsioni dalla retta fede sottolineate nel'articolo linkato, parla addirittura della necessità di "ratificare" il Battesimo?
Caro parroco di campagna,
RispondiEliminalei che celebra la S.Messa di sempre avrà sicuramente una ricompensa da DNJC, e vorrei avere un prete come lei nella mia città, ma sono circondato da quei preti modernisti che lei ha ben citato e che si riempiono la bocca di " concilio" ma di cui spesso non hanno nemmeno letto i documenti e a chi come me ama la tradizione cattolica viene lasciato senza incarico. La ricorderò nelle mie preghiere. Grazie
"Vorrei sapere cosa significa introdurre la necessità di "ratificare il Battesimo", se esso conferisce "il carattere", indelebile, che non è da "ratificare" in alcun modo, ma da mantenere vivo nella fede e mi chiedo come ha fatto un vescovo ad avallare un documento ufficiale carente di punti essenziali come questo."
RispondiEliminaè uno dei segni dell'anarchia, ma anche dell'ignoranza presenti nella Chiesa, contro le quali si può fare ben poco per la "desistenza dell'Autorità" che consente l'autoritarismo di vescovi modernisti e il conseguente disorientamento, quando non lo lo sviamento di troppi fedeli
E i sacerdoti? Siamo allo sbando, tranne rare eccezioni...
<span>particolare interessante: si aboliscono tutti i catechismi e si introduce uno stile sinagogale (sic!) i contenuti delle catechesi non sono quindi resi noti e vengono affidati a cosiddetti "testimoni", "attraverso i quali agisce il Signore", viene detto in altra parte del Documento diocesano che ha altri passaggi allucinanti non evidenziati nell'articolo linkato... forse nesssuno di voi sa che i catechisti di cui si parla affermano, al pari del loro iniziatore, di parlare in nome di Dio...
RispondiEliminaPer approfondire ancora un po', vi parlo rapidamente di un'altra 'perla' del documento diocesano:
Ecco alcune citazioni sul cosiddetto "catecumenato". Il documento diocesano cita anche:
"La nota 2 della CEI al n° 19 definisce l’Iniziazione Cristiana: “…quel processo globale attraverso il quale si diventa cristiani si tratta di un cammino diffuso nel tempo e scandito dall’ascolto della Parola, dalla celebrazione e dalla testimonianza dei discepoli del Signore attraverso il quale il credente compie un apprendistato globale della vita cristiana e si impegna ad una scelta di fede e a vivere come figlio di Dio ed è assimilato, con il battesimo, la confermazione e l’eucaristia, al mistero pasquale di Cristo nella Chiesa”.
Beh, è necessario dire che cristiani non si "diventa" attraverso nessun "processo" globale o parziale che sia, si E' e si resta per sempre cristiani attraverso il Battesimo: resta poi da vedere come si vive il proprio cristianesimo e come e quanto si approfondisce la vita di Fede...
Parlare di "apprendistato" per la vita cristiana, mi sembra improprio e riduttivo, perché la Fede matura per l'Azione dello Spirito Santo, nel rapporto personale, intimo, vivo e fedele col Signore nella Sua Chiesa - che costruisce e rende vitali anche le relazioni sia comunitarie che umane in generale - e, quindi: vita sacramentale, catechesi, lectio divina e quant'altro....
è quella "testimonianza dei discepoli del Signore" che lascia anche perplessi. Chi sono costoro? chi conferisce loro la 'patente' di testimoni?
quel "scandito dall'ascolto della Parola, celebrazione e testimonianza dei discepoli..." ricorda tanto un certo "Tripode": Palabra, Liturgia, Comunidad, con cui si immanentizza la SS. Trinità (in una nota icona venerata in quell'ambito, che scimmiotta la Trinità di Rublev riproducendo le sembianze degli inziatori, è espressamente scritto: "DIOS ES CUNIDAD, LITURGIA, PALABRA
siamo sicuri, cari vescovi, che è questa la Chiesa di Cristo Signore?</span>
dobbiamo tutti inginocchiarci e pregare Dio: solo un suo intervento può mettere a posto la situazione. Umanamente porre rimedio a questo scempio è impossibile: il guasto del Concilio, a mio modestissimo parere, sta proprio nel concetto di aggiornamento che non ha fatto altro che instillare la mentalità secondo cui tutto ciò che risuona attempato e superato agli orecchi dell'uomo contemporaneo va rimosso o riadattato: è un meccanismo psicologico subdolo e sottile difficile da riconoscere e da evitare. Già espressioni del tipo "dire il angelo con termini nuovi" "dialogare con il mondo contemporaneo" ... sono ambigue e di dubbia interpretazione: la diabolicità di queste posizioni sta proprio nella loro possibile doppia interpretazione di chi le leggge fedelmente alla Tradizione e di chi invece le indica come una svolta radicale della Chiesa dalla quale non si può prescindere.
RispondiEliminaOttimo e condivisibile articolo dell'eccelsa coppia Gnocchi Palmaro (a quando la prosecuizione di "Cattivi Maestri"?) aggiungo un 'dettaglio' negativo dell'era Ruini che penso possa interessare i lettori di questo forum.
RispondiEliminaParlo dell'ininterrotta gestione dell'ufficio Liturgico Nazionale e della Musica Sacra in particolare a quel branco di "Ermeneuti della Rottura" ascritti nelle fila del CAL e di Universa Laus.
Hanno propagandato per decenni la beceraggine musicale più sciatta e canzonettara, nel 2000 produssero un cesso di repertorio nazionale che conteneva solo le loro 'geniali' creazioni e che finì come meritava nel dimenticatoio. Ora ci riprovano con la seconda edizione che farà la stessa fine.
Parisi va in televisione a parlare ancora di assemblea celebrante, di dialogo 'fecondo' coro assemblea, di 'attori' della liturgia ecc. ecc. Lui, il suo amico Giovanni Maria Rossi (che Dio l'abbia in gloria), Sequeri, Eugenio Costa e compagnia, sono i responsabili del laissez faire che imperversa nelle parrocchiette dello stivale e cosa fanno oggi. I docenti del COPERLIM il corso Cei per formare i responsabili diocesani della musica sacra secondo l'ecclesiologia di Bugnini. Bagnasco cacciali tutti e chiedi loro i danni!!
<span>quel che vale per la musica, purtroppo vale per l'arte, per l'architettura sacre e per tutti gli altri ambiti in cui si esprime la fede: anarchia e non senso, ostinazione al cambiamento che è dis-ordine, al posto di Bellezza e armonia. In questo momento vediamo oscurata la loro manifestazione esprimendo non <span>nova sed nove</span></span>
RispondiEliminaCondivido quasi tutto.
RispondiEliminaLa diabolicità non sta nelle parole. Sta nelle persone che usano le parole. il diavolo è persona. Ed il mondo con a capo il demonio stiamo vedendo che fine sta facendo.Se io dico che Cristo è google, un link, non dico altro che Cristo è via e Verità e vita. il problema è che dobbiamo sempre ricondurre le parole al loro senso autentico. Le parole come i gesti! Se le parole riportano alla loro autenticità, razionale e relazionale ( altro modo di dire Carita e Veritas) noi daremo a chi è immerso nel sistema sociotecnico la possibilità di uscire dalla schiavitù dell'uomo sull'uomo.
Il tempo è galantuomo. A noi solo lavorare e testimoniare. Per riposare, non ricordo più chi lo disse, il discepolo ha l'eternità.
Realista ed ottimista! Il Cristiano se dimentica o una o l'altra dimensione rischia di scivolare in un turbine di emozioni che non gli permettono di vedere nella quotidianità i doni che Dio fa....e tra i doni ( piano con la grandine!) io ci metto anche il Vaticano II! sta facendo venire fuori il Satana che era rintanato nelle “la tenda di Dio”, eskenosen en hemin (Gv 1, 14).
Con grinta!
Matteo Dellanoce
Articolo assolutamente splendido per nitidezza di stile e di concetti. Non si poteva descrivere la realtà della situazione con un linguaggio più concentrato e brillante.
RispondiEliminaLa mia personale opinione è che si è "buttato tutto in politica" ( di sinistra o di centrosinistra ) perchè non si è affrontato adeguatamente il vero nodo problematico, che è quello del rapporto fra scienza ( o cultura in generale ) e fede in un'epoca di tumultuose trasformazioni tecnologiche.
Il Cattolicesimo genuino fa affermazioni assolutamente scandalose per il pensiero laico di tutti i tempi e ancor più di oggi: l'esistenza di un dramma umano-cosmico che si chiama peccato originale, la necessità di una redenzione operata da un uomo-Dio con un sacrificio di sangue, il valore salvifico della sofferenza, l'unicità del redentore e della sua chiesa, la verginità di Maria, i Novissimi, l'unicità e indissolubilità del rapporto sponsale... In passato alcuni robusti pensatori hanno preso di petto questo scandalo, come De Maistre: buoni, ma pochi. Negli ultimi tempi la crisi si è fatta più acuta perchè alla soteriologia cristiana si vuole opporre una soteriologia biotecnologica: l'homo faber vuole ottenere la preservazione dai mali fisici e psichici e l'immortalità, già promesse dalla religione, trasformando l'ambiente e il suo stesso corpo tramite la bioingegneria. Già si parla di "Transumanesimo" e di "postumanesimo" in libri come quello che si intitola "Is the human nature obsolete?" Scendendo terra terra, si può dire che la "gente comune" è indifferente oppure ostile alla Chiesa perchè la gerarchia sembra opporsi alla conquista biotecnologica più cara all'"uomo della strada": la possibilità di fare sesso ( surrogato biologico del misticismo ) senza avere figli. E' la "Chiesa dei no", così si pensa. Il problema "epocale" rimane quello della "Humanae vitae".
Di fronte a queste sfide non ci si può trarre d'impaccio con soluzioni semplicistiche ed evasive: occorrono pensatori a tutto campo, con un grande cuore e un grande cervello, del calibro dei Padri della Chiesa. L'ambiente proprio di questi personaggi dovrebbe essere costituito dalle università cattoliche. Qualcuno dovrebbe dirmi se sono o non sono alquanto scolorite. A Milano gli studenti di Filosofia ( la facoltà che dovrebbe essere la punta di lancia dell'istituzione ) sono molto ben curati ma, per quando ne so, numericamente pochissimi.
La riproposta della Regalità sociale di Cristo va benissimo in teoria, ma non è sostenibile
di fatto se non si crea una elite di pensatori spiritualmente santi e intellettualmente all'avanguardia.
Nei movimenti cattolici che rappresentano nuclei di resistenza attiva vige ( così mi sembra ) una predicazione di tipo esistenzialistico, secondo il "metodo di immanenza", che è valida ma non proprio adeguata: Dio e la Chiesa corrispondono alle esigenze del mio cuore, dunque sono veri. Di fatto si rimane troppo nel campo del soggettivismo: occorrono più apologetica e più dogmatica.
PS. A quindici anni ( 1964 ! ) cominciai a frequentare la libreria delle Edizioni Paoline di Milano, dietro il Duomo. Là vendevano i libretti ( 150 in totale ) della meravigliosa "Enciclopedia cattolica dell'uomo d'oggi", tradotta dal francese, con argomenti che spaziavano su tutto lo scibile umano ( teologia, filosofia, letteratura, storia, arte...); ciò in stile brillante e sintetico, e ad opera di studiosi che erano assolutamente il meglio dell'intellettualità cattolica d'oltralpe. Successivamente, nella mia formazione di "movimento" venni invitato a considerare i "valori", ma non punti di apologetica come le prove dell'esistenza di Dio o quelle del libero arbitrio o la realtà dei miracoli, che per me erano essenziali. Risultato: i miei amici furono quasi tutti spazzati via dal'68, io no.
RispondiEliminaOggi su Internet l'apologetica è tornata alla grande; tuttavia temo che i preti non prospettino ai giovani dei gruppi la necessità di avvalersene sistematicamente.
<span>ripeto qui quel che le scrivevo su un vecchio thread, ormai penso non più seguito perché sommerso dai nuovi messaggi:
RispondiEliminain qualche modo è collegato con l'uso delle parole (e dei gesti) per ricondurli al loro senso autentico.
i fedeli dipingono un Cristo diverso da quello che il Papa dipinge (e che il Signore E') anche perché il Papa non corregge gli errori di troppi cattivi maestri (tra i quali ci sono purtroppo molti sacerdoti e vescovi) nonché dei falsi profeti; il che non implica necessariamente tuonare con scomuniche ad ogni piè sospinto, ma quanto meno chiamare l'errore col suo nome, perché ci sono situazioni in cui non basta lodare per incoraggiare e poi timidamente riprendere e indicare, ma occorre dire con chiarezza quello che non va: con certe situazioni l'"ecclesialese" (una botta al cerchio e una alla botte cercando di conciliare l'inconciliabile) serve solo a far rimanere esattamente tutto com'è... e forse nella Chiesa di oggi, nella quale "c'è posto per tutti" non si vuole riconoscere che ci sia "qualcosa che non va", nel senso che non è in sintonia col Signore e i suoi veri insegnamenti, dei quali è la Chiesa ad essere custode e portatrice!</span>
Vero Mic!
RispondiEliminaSarebbe più facile dire tu dentro e tu fuori! Ma quale sarebbe la reazione? incoerenza! Il Papa dice che Dio è amore e ppoi si mette a fare roghi! Quanti danni potrebbe fare a favore di chi odia la Chiesa un atteggiamento del genere? Mi sembra che Lei condivida con me: enormi!
Quale la risposta? Occupare ( da parte del Papa) lo spazio massmediatico e confermare i principi della fede indicando la retta via. Quanti ( penso a me soprattutto) capiranno la reale differenza comunicativa? Pochi, tanti, nessuno? io confido nella conoscenza e nella sapienza dei Papi e, se guardo ai numeri, nonostante il gra da fare dei neomodernisti constato che la Chiesa è in crescita che le loro iniziative vano a pallino e che piazza San Pietro è sempre piena.
Tempo e fiducia. Pazienza in una sola parola! La Chiesa ha sempre avuto bisogno di tempo! Oggi, grazie ai Mass Media ed ai gesti/parole di GPII il Grande e di Benedetto XVI che non gli è da meno i tempi si stanno accorciando.
Io sono molto fiducioso! Poi, come diceva Lei in un post che rileggo, lo Spirito Santo opera in noi, con noi e per noi!
se il significato autentico della globalizzazione è la chiusura totale del mondo, dobbiamo stabilire, fra le due alternative chi vogliamo che ci sieda sopra sul trono! Cristo o Beliar?
Io sto con il Papa ( cme anche Lei) perchè con lui sappiamo in anticipo come va a finire! Non praevalebunt ( e spero di averlo scritto giusto!).
Forza!
Matteo Dellanoce
<span>non è questione di dire "tu dentro, tu fuori", tanto chi è "fuori" spiritualmente lo è comunque perché il disicrimine è la Verità, non il Papa; ma oscurare in qualche modo la verità non riprendendo l'errore (che di solito è visto nei suoi aspetti morali, sociali e non sotto quelli cultuali e di fedeltà alla Verità che è il Signore) non si fa altro che lasciarlo proliferare. Conseguentemente, oltre ad aumentare gli erranti, aumentano confusione, disorientamento, degrado.
RispondiEliminaAmerio diceva: "viene dimidiata (dimezzata diminuita) la mano di Dio"... e non mi sembra cosa di poco conto!</span>
Vero amerio ha ragione!
RispondiEliminaMa Amerio costruisce il suo pensiero ( corretto pensiero) a livelo dogmatico. Non tiene presente la variazione delle conseguenze dell'agire di u Papa all'interno di un contesto mutante e mutato. Contesto mutato, sia chiaro!
Io seguo da sempre il magistero (in particolare la dottrina sociale della Chiesa) e mi sembra che tutto sia sempre confermato!
Poi ci sono i traditori; quelli della Chiesa oscurantista! Quelli della Chiesa che coarta le coscienze! Qulli che non aspettano che il/ Papi commettano un errore di forma per gridare al "ve lo avevo detto" e spostare i fedeli dalla Verità alla loro menzogna!
La confusione aumenta se chi crede nella Verità, e ci crede (ossimoricamente) ciecamente, al posto di attaccarsi al Papa, non fa che attaccare il Papa indebolendolo! E sia chiaro non mi sto riferendo a Lei!
sempre con il Papa! La sua infallibilità, ai miei occhi, va oltre i confini del dogma! Questione di Spirito Santo, come Lei Mic mi insegna.
La Pazienza, dice Benedetto XVI, è partecipazione alle sofferenza di Cristo...soffriamo con il Papa!
Cordialità,
Matteo Dellanoce
mazza aò
RispondiEliminama er venerdi nun se deve magna carne
apparte cuesto
ce se dovrebbe pure astenesse da straparlà
e allora ce dovresti dì che ce stai a fa' qua!
RispondiEliminaResista Reverendo!!!
RispondiEliminaè migliore l'articolo di Fontana in risposta a questo, sempre nell'Occidentale. Cercatelo e leggetelo.
RispondiElimina<span><span><span>per quanto il contesto possa essere mutato e anche mutante (come lo è sempre), Cristo è sempre lo stesso, ieri, oggi e sempre... Se è oscurata la Verità è Cristo che viene oscurato!
RispondiEliminaL'infallibiità del Papa non può andare oltre i confini del dogma, perché significherebbe attribuire ad un essere umano prerogative che appartengono al Soprannaturale, col quale hanno a che vedere i dogmi e la Rivelazione di cui la Chiesa -istituzione divina- è custode! </span>
<span>Non a caso la Chiesa insegna che l'infallibilità del Papa si dà solo quando parla <span>ex cathedra</span>; nelle altre occasioni egli parla come dottore privato <span> </span>
E precisiamo che Amerio NON RAGIONA A LIVELLO DOGMATICO, ma "sui dogmi" (e molto altro), a livello teologico, filosofico, sapienziale... In ogni caso non mi sembra né logico né salutare scindere i dogmi dalla prassi. Anche perché i dogmi non sono fatti per ingabbiare, ma per orientare ed è la loro comprensione che è sempre ulteriormente approfondibile e quindi mutevole, non i dogmi, mentre oggi va di moda negarli o ignorarli (che all'atto pratico è la stessa cosa), o ritenerli in evoluzione, come se la Verità potesse evolversi... La Verità è una è immutabile, ci precede e ci sovrasta, non si evolve: siamo noi che ci evolviamo se "rimaniamo" nella Verità!</span>
Attenti a non rimanere o non cadere nella confusione che regna sovrana!</span>
E con questo chiudo, perché non mi va di invischiarmi in una discussione infinita!</span>
Se parliamo di Infallibilità di Pietro parliamo di dogma. Quindi Amerio quando parla della breviatio manu ( non ricordo se lo ho scritto giusto) pone una questione di dogma.
RispondiEliminaMai i dogmi sono scissi dalla prassi. Ma non possiamo fare della prassi un dogma! Distinzione e non separazione.
Infine, cogliendo l'invito a chiudere, le faccio un esempio. Ero nella Chiesa dell'Incoronata a lodi. Un capolavoro d'arte! Ci sono tutta una serie di tele dei Piazza. Ce ne è una in particolare che mi ha colpito! Ed è un San Giovanni decollato. Tutto, nei dettagli è preciso come nel racconto evangelico. Sa cosa cambia? L'abito! Sono vestiti come uomini del 600!
Ecco, il Vaticano II, ha come scopo ( tolte tutte le polemiche) solo quello di ri-vestire Cristo per facilitare la sua ri-velazione e permettere, come dice Lei, all'uomo di divenire simile al Padre mio che è nei cieli.
Questo è lo sforzo che ci è chiesto. Ed in un'epoca di sete di verità e di Amore non possiamo ad una gioventù che come dice BXVI è disperatamente gaudente non individuare la migliore maniera di proposta! Volenti o nolenti ( io direi nolenti) siamo in un enorme supermercato! Un supermercato delle culture e delle religioni dove ciò che ci differenzia è come ci comunichiamo!
E' tutto qui! UNa differenza comunicativa che ci permette, attraverso la Fedeltà al Papa, di dare ai molti la possibilità di essere anche testimoni dell'amore della Chiesa per loro, ma soprattutto per la Verità!
Matteo Dellanoce
PS direi che negli ultimi cento anni i Papi hanno dimostrato una infallibilità ex cathedra notevole...poi qualcuno è stato tradito. Ma la Chiesa ci insegna che fin dai suoi albori sono stati necessari concilii!
che significa infallibilità ex cathedra notevole ?
RispondiEliminauno o è fallibile o infallibile...
quale sarebbe la via di mezzo ? pare come se un papa potesse affermare una cosa ex cathedra "poco vera" o "poco falsa"....
(ma io forse sono troppo stupido per capire la "mezza infallibilità" qui teorizzata....)
Va beh! Quanto uno provoca meriterebbe risposte a tono...ma oggi è Venerdì di Quaresima ed allora...digiuno!
RispondiEliminaMatteo Dellanoce
Un dogma rappresenta una verità di fede , formulata in maniera solenne, definitiva e generalmente anche "definita". I dogmi possono essere proclamati solo dal Papa o dal Papa e dal Concilio Ecumenico ad egli unito. Ma tutto ciò, appartiene alla sfera del Magistero Straordinario. Esiste anche un Magistero Ordinario Infallibile, col quale si impegna ugualmente l'infallibilità, senza ricorrere a formule solenni e senza particolari definizioni. Queste Verità di Fede, seppur non sempre definite, sono in ogni caso definitive. Non possono essere oggetto di libera discussione da parte dei teologi. Un esempio: che sia ontologicamente impossibile per le donne ricevere validamente il sacramento del sacerdozio, che l'aborto sia un omicidio e pertanto moralmente illecito, che gli atti omosessuali siano intrinsecamente cattivi, sono Verità sulle quali il Magitero si è più volte pronunciato in maniera definitiva, senza proclamare alcun dogma. Un verità di fede per essere tale e quindi vincolante , non necesessariamente deve essere formulata in maniera solenne.
RispondiElimina