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sabato 25 luglio 2009

"In tutti i luoghi si offre un sacrificio puro al mio nome"

Dopo il dispiacere e la nausea per certe nuove chiese e nuovi altari, ecco due foto che ci danno tanta consolazione: aggiungo alcune parole di P. Martino de Cochem O.M.C, che commentano il passo di Malachia che vien in mente a guardare queste immagini:"In tutti i luoghi si offre un sacrificio puro al mio nome"







"Nel Concilio di Trento, la Chiesa ha dato, dunque, la vera interpretazione e il Sacrificio nuovo è il vero Sacrificio puro, senza macchia che non può essere contaminato da alcuna indegnità, da alcuna malizia del sacrificatore. Sacrificio che il Signore annunciò, per bocca del profeta Malachia, doversi offrire dovunque in suo nome. Malachia fa parlare così il Dio degli eserciti: "Ho cessato di compiacermi in voi (sacerdoti dell'antica Alleanza) e, in avvenire, non riceverò nessun dono dalle vostre mani, perché dall'oriente all'occidente, il mio nome è grande in mezzo alle nazioni e in tutti i luoghi si offre un sacrificio puro al mio nome" (Mal., 1, 10-11). Questo testo è stato considerato da tutti i santi Padri come una profezia del santo Sacrificio della Messa. Questa predizione, infatti, non è stata compiuta nell'Antico, ma solamente nel Nuovo Testamento, come nel Nuovo fu realizzata la promessa fatta da Dio Padre a nostro Signore: "Tu sei mio Figlio, io oggi ti ho generato. Domandamele ed io ti darò in eredità le nazioni" (Sal., II, 7-8). Sappiamo tutti che questo oracolo si compì quando si convertirono i gentili.

La profezia di Malachia non si può precisamente applicare al Sacrificio che nostro Signore consumò sulla Croce, come a torto pretendono di fare gli eretici, perché questo Sacrificio non è stato offerto in tutti i luoghi, come asserisce il profeta, ma in uno solo: sul monte Calvario. E non si può applicare nemmeno alle nostre preghiere, né alle nostre buone opere, perché tanto le une che le altre non sono un sacrificio assolutamente puro, ma anzi un'offerta impura, come riconoscono gli eretici stessi e come dice Isaia: "Siamo tutti impuri e le opere della nostra giustizia sono come un panno lordo" (Is., LXIV, 6). La profezia, dunque, deve esclusivamente riferirsi alla santa Messa, che è l'unico Sacrificio del Nuovo Testamento, Sacrificio interamente puro, che Gesù Cristo offre a Dio suo Padre, in tutti i tempi ed in tutti i luoghi per le mani dei sacerdoti. Nostro Signore è il solo pontefice perfetto e sovrano e i sacerdoti non sono che i suoi ministri; essi gli prestano le mani e la bocca. Infatti, essendo Gesù Cristo invisibile ed il Sacrificio dovendo essere visibile, bisognava, per farvi partecipare gli uomini, ricorrere necessariamente al ministero dei sacerdoti. E per di più questo Sacrificio durerà fino alla fine del mondo e non cesserà che alla venuta dell'Anticristo".

10 commenti:

  1. http://cosmos-liturgy-sex.com/2007/01/28/active-participation-and-liturgical-excellence/

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  2. Come traduce il passo la Nuova CEI?

    ps. non conosco l'nglese, quindi non so se il link del 1° commento è ad un sito tradizionale o antitradizionale; ditemi ...

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  3. E` un sito cattolico, anche se non necessariamente tradizionale. Pero` l'articolo e` sulla partecipazione attiva e non e` pertinente.

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  4. La profezia di Malachia non si può precisamente applicare al Sacrificio che nostro Signore consumò sulla Croce, come a torto pretendono di fare gli eretici, perché questo Sacrificio non è stato offerto in tutti i luoghi, come asserisce il profeta, ma in uno solo: sul monte Calvario.

    è per questo che gli eretici di ieri e di oggi celebrano la Festa o il Convito fraterno sganciati dal Sacrificio, tant'è che usano la "Mensa", anziché l'"Altare"

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  5. La liturgia tradizionale è stata il veicolo della creazione di un’arte, di una musica e di una cultura cattolicamente ispirate, mentre la nuova si è ispirato alle forme artistiche e di pensiero secolarizzate, per di più con un dialogo irenistico e acritico. I risultati spirituali intereriori appaiono persino peggiori di quelli artistici visibili nelle chiese innalzate per il novus ordo.
    Nel suo ultimo libro Mosebach ha dettato una condanna irreformabile: «La liturgia riformata e ciò che essa produce decorativamente, non potrà mai divenire un fatto culturale fondamentale nella vita dei popoli, per il fatto che essa è troppo incolore, troppo artificiale, troppo poco religiosa, troppo informe» (psg. 129 ed. ital.).
    La chiesa di Foligno dimostra che le chiese fatte sotto l’ispirazione della riforma liturgica non giovano né all’arte né alla spiritualità cristiana:
    le stesse chiese tradizionali (dalle basiliche romane alle cattedrali gotiche fino alle rustiche cappelle di campagna) sembrano decadere quando non vengono più animate dallo spirito per cui furono costruite.
    Dice ancora Mosebach:
    «In un primo momento apparve come un colpo mortale il fatto che la liturgia tradizionale fosse stata scacciata dalle antiche splendide chiese, che erano state create per essa. Ma in seguito si vide che erano le chiese a morire quando lo spirito sacro da esse spariva» (p. 129).
    Gli esempi che abbiamo sotto gli occhi mostrano sempre più il naufragio del progressismo: “senza Tradizione non c’è futuro”.
    La Chiesa stessa, tutta la Chiesa, per vivere e non sopravvivere ha bisogno della sua Tradizione liturgica e dogmatica.

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  6. “senza Tradizione non c’è futuro”.

    senza Tradizione NON C'E' Chiesa. Infatti ne hanno fondata un'altra col pretesto del concilio.
    Ma la Chiesa di Sempre, per Grazia e Provvidenza Divina è viva e non potrà essere sconfitta!

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  7. La Chiesa infelicemente definita "conciliare" dal card. Benelli mom esiste in quanto Chiesa.
    La Chiesa è una ed unica. Piccola o grnde non importa.

    Un plauso grato ed EL CID.

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  8. Bravo El Cid!

    Io credo che la Chiesa o è Tradizione O NON E'.
    Speriamo che lo Spirito Santo apra sempre più gli occhi a chi si ostina a chiuderli, ritenendo che abbia soffiato solo 40 anni fa, solo in una direzione, e da allora
    sia andato in pensione!

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  9. Il termine RELIGIO derivererebbe dal LEGAME che ci lega alla Fede dei Padri,per cui TRADITIO sarebbe l'atto di trasmissione che crea la RELIGIO.Cosi' mi pare di ricordare dai tempi del ginnasio.Mi corregga il buon Pastorelli.Eugenio

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  10. Caro EUGENIO, non è che io sia un pozzo di scienza!
    Comunque, l'etimologia del ternine religione è molto discussa, perché i verbi da cui si fa derivare son vari e per questo muta a volte sensibilmente il significato.
    Può derivare da RELEGERE (ripensare, meditare sulle cose divine), RE-ELIGERE (rieleggere a sovrano dell'Universo il Dio perduto con la colpa), RELINQUERE (ricordo che tale etimologia veniva citata dal Dizionario di teologia morale ROBERTI-PALAZZINI)e RELIGARE (legare /legarsi a Dio).
    Quest'ultima etimologia appare in alcuni Padri ed a me, per quel che possa valere il mio giudizio, sembra la più probabile.
    Oggettivamente, quindi, la religione è un complesso di Verità, dottrine, precetti morali atti di culto che legano l'uomo a Dio. Soggettivamente è l'apertura dell'uomo al riconoscimento dell'esistenza di un Essere superiore, Dio, creatore e re dell'universo.
    E' ovvio che la religione consegua alla "prima" predicazione della Verità, dei doveri morali, ed alla trasmissione degli atti di culto (TRADIZIONE)
    In caso contrario si potrebbe rimanere nella pura e semplice e vaga religiosità.
    Quindi penso che tu abbia perfettamente ragione. Salvo l'error d'entrambi.

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