tag:blogger.com,1999:blog-22357526624939004082024-03-19T09:00:32.815+01:00MiL - Messainlatino.itper il rinnovamento liturgico della Chiesa, nel solco della Tradizione - a.D. 2008 . - “Multa renascentur quae iam cecidere” Unknownnoreply@blogger.comBlogger19006125tag:blogger.com,1999:blog-2235752662493900408.post-69484504500049171702024-03-19T09:00:00.003+01:002024-03-19T09:00:00.132+01:00I santi, nostri protettori<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgJazC0TG9-b3axxICfzAYdeIDISbfxZ2b5QEd9jZ9dU36osQ9BiYxs7chxrMpMm3L66vIURv97IHV6qfEVoY-SXnmZGqw7j7EnyekOI_KrGttCSkJizinLjIAv7mv10Pk9w3BDhRzkFeitEMwk_bjy_oPA7bKxnwxDjIB8fTXE3T7WNBOJT9ElVK-X5RsR/s607/3.jpg" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="607" data-original-width="607" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgJazC0TG9-b3axxICfzAYdeIDISbfxZ2b5QEd9jZ9dU36osQ9BiYxs7chxrMpMm3L66vIURv97IHV6qfEVoY-SXnmZGqw7j7EnyekOI_KrGttCSkJizinLjIAv7mv10Pk9w3BDhRzkFeitEMwk_bjy_oPA7bKxnwxDjIB8fTXE3T7WNBOJT9ElVK-X5RsR/s320/3.jpg" width="320" /></a></div><div style="text-align: justify;"><i>Vita dei santi, ricordando s. Giuseppe nella sua festa.</i></div><div style="text-align: justify;"><i>Luigi C.</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;">Da <a href="https://www.facebook.com/100000596695376/posts/8008449172518226/" target="_blank">Facebook</a>: "Il mondo, con la sua vanità fallace, non sa apprezzare che le esteriorità delle distinzioni sociali; compiange o disprezza quelli che sono in basso, ed invidia quelli che sono al vertice della scala sociale. Il cristiano, il quale sa che la volontà del Signore non è più in alto che in basso, stima colui che è in basso tanto ricco e privilegiato quanto quello che è alla sommità. Non stima, non invidia,<span><a name='more'></a></span> non ambisce che la sola cosa che abbia un valore per lui, la volontà del suo Dio. Ed egli sa di averla tanto in basso quanto in alto. Vedi un po' se un S. Benedetto Labre, che si santificò mendicando, non ebbe una situazione tanto privilegiata, quanto quelle dei Papi, che regnarono mentr'egli mendicava, e che non furono come lui canonizzati?"</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: x-small;">(François de Sales Pollien, Cristianesimo vissuto, Consigli fondamentali alle anime serie)</span></div>Luigi Chttp://www.blogger.com/profile/02164235284112073802noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2235752662493900408.post-30648983042304532702024-03-19T06:30:00.004+01:002024-03-19T06:30:00.139+01:00Francesco a gennaio ha incontrato il neo-marxismo<div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjqO_ePzdCTb3B2qa3TUtOMzBsa91fzJlnt-6FH35xbKKhM2vqeArhYz5ubAYHoLufrXgGax2HLOK_ZGOv9Lch332SbVBhjtusNrx0BM6Nm-fqyFGOlOwucG5g7vykdpiAjdo57ZBkhbvsbI2quLMJ8Z7kcUJavI5dCfVcerqOaivgIYcJYaoMJHxTURSVq/s300/Francesco.jpg" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="300" data-original-width="300" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjqO_ePzdCTb3B2qa3TUtOMzBsa91fzJlnt-6FH35xbKKhM2vqeArhYz5ubAYHoLufrXgGax2HLOK_ZGOv9Lch332SbVBhjtusNrx0BM6Nm-fqyFGOlOwucG5g7vykdpiAjdo57ZBkhbvsbI2quLMJ8Z7kcUJavI5dCfVcerqOaivgIYcJYaoMJHxTURSVq/w200-h200/Francesco.jpg" width="200" /></a></div></div><div style="text-align: justify;"><i>Ma qualche cattolico di retta dottrina, Francesco lo incontrerà mai?</i></div><div style="text-align: justify;"><i><a href="https://www.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2024/january/documents/20240110-dialop.html" target="_blank">QUI</a> la Sala Stampa Vaticana: "</i><u>Cari amici, buongiorno! Do il benvenuto a voi, rappresentanti di DIALOP, da molti anni impegnati per la promozione del bene comune attraverso il dialogo tra socialisti/marxisti e cristiani. <b>Un bel programma</b>!</u><i>".</i></div><div style="text-align: justify;"><a href="https://www.atfp.it/rivista-tfp/2024/326-marzo-2024/2760-la-condanna-del-comunismo" style="font-style: italic;" target="_blank">QUI</a><i> le varie condanne papali del </i><u><i>comunismo, "</i><b>vergogna del nostro tempo</b><i>"</i></u><i>. </i><a href="https://www.atfp.it/rivista-tfp/2024/326-marzo-2024/2759-chiesa-e-comunismo-l-impossibile-coesistenza" style="font-style: italic;" target="_blank">QUI</a><i> altro articolo sul tema.</i></div><div style="text-align: justify;"><i>Luigi C.</i></div><div style="text-align: justify;"><br /></div> <div style="text-align: justify;"><a href="https://www.atfp.it/rivista-tfp/2024/326-marzo-2024/2761-francesco-incontra-il-neo-marxismo" target="_blank">TFP</a>, di Julio Loredo</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">A metà gennaio, Papa Francesco ha incontrato in Vaticano esponenti di DIALOP (Transversal Dialogue Project), un’associazione europea che promuove il dialogo tra marxisti e cristiani. Immediata la tempesta di critiche che si è abbattuta sul pontefice argentino: non solo non ha fatto nessuna critica all’ideologia marxista, sembrando anzi lodarla, ma si è anche astenuto dal condannare le dittature comuniste.</div><div style="text-align: justify;">Confesso che non conoscevo DIALOP. Ho fatto quindi la solita ricerca in rete, e mi sono imbattuto in un vecchio conoscente. Era vestito di modo diverso, più giovanile e ricercato, ed era evidente che si era fatto un lifting. Ma era pur sempre lui…<span><a name='more'></a></span></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Nel 2014 scrisse il libro Teologia della liberazione, un salvagente di piombo per i poveri (Cantagalli, 439pp), nel quale, tracciando le radici di detta teologia, presentavo la storia delle correnti progressiste all’interno della Chiesa che, in ogni epoca, hanno cercato di abbracciare la rivoluzione di turno.Ed ecco il Cattolicesimo liberale, che cercava di “battezzare la Rivoluzione francese”, nelle parole di Papa Gregorio XVI. Ecco il Modernismo, che cercava di “parlare il linguaggio della modernità”, come diceva Ernesto Buonaiuti. Ecco la Nouvelle Théologie, che introduceva il pensiero esistenzialista nella teologia mentre, in campo sociale, puntava a plasmare un nuovo mondo ispirato alla “progressiva socializzazione e alla liberazione del proletariato”, come scrisse Padre Chenu. Ed ecco, finalmente, la Teologia della liberazione, che cercava di coinvolgere i cattolici nelle rivoluzioni comuniste in America Latina. “Ciò che vogliamo è introdurre il marxismo nella teologia”, proclamava Leonardo Boff.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Già dall’inizio degli anni Ottanta, però, per i progressisti di ogni tinta era evidente che il vecchio marxismo andava scemando, pari passu col crollo del “paradiso” che aveva creato, cioè l’Unione delle Repubbliche Sovietiche Socialiste. Essi, tuttavia, non si persero d’animo, e lanciarono una serie d’iniziative tese ad aggiornare i loro errori, abbracciando le nuove forme di rivoluzione che si stavano sviluppando: femminismo, omosessualismo, ambientalismo, gender, indigenismo, wokismo e via dicendo. In altre parole, quei fenomeni che vanno sotto il nome di “rivoluzione culturale”, “marxismo culturale” o “neo-marxismo”, e che Plinio Corrêa de Oliveira ingloba nella “4a Rivoluzione” (dopo il comunismo, che sarebbe la 3a).</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Ecco l’entroterra da dove spunta DIALOP, un tentativo europeo e aggiornato di continuare questo vecchio dialogo tra “cattolici” e la Rivoluzione. Metto “cattolici” fra virgolette perché, come vedremo, per dialogare con la Rivoluzione, figlia del Padre della menzogna, bisogna cambiare la Chiesa. DIALOP ha la sua sede centrale a Vienna.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">L’idea di DIALOP fu lanciata dallo stesso Papa Francesco. Leggiamo sul loro sito: “Durante l’udienza privata che Papa Francesco ha concesso il 18 settembre 2014 ai due politici di sinistra Alexis Tsipras e Walter Baier e a Franz Kronreif del Movimento dei Focolari, la conversazione si è concentrata sulla crisi ambientale e sulla crisi sociale mondiale. Al termine di quell’udienza Papa Francesco ha invitato i visitatori ad avviare un dialogo trasversale, capace di coinvolgere gli strati più ampi della società e soprattutto i giovani. (…) Da quel primo incontro ne seguirono molti altri tra intellettuali, studiosi e studenti del versante cristiano e della sinistra” (1).</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Si tratta, quindi, di un dialogo fra cattolici e la sinistra, concretamente quella socialista/marxista: “DIALOP è un progetto di dialogo trasversale. DIALOP promuove e sostiene il dialogo tra persone di buona volontà, di origine laica e religiosa, in particolare tra socialisti/marxisti e cristiani.(…) DIALOP mira a sviluppare e implementare i campi dell’etica sociale, applicando i principi della critica sociale marxiana e della dottrina sociale della Chiesa” (2).</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Papa Francesco non è nuovo a questo tipo di dialogo fra cattolici e l’estrema sinistra. Egli ha già ospitato in Vaticano ben due incontri mondiali dei Movimenti popolari, una sorta di federazione di correnti radicali del sinistrismo latinoamericano e mondiale. Uno degli organizzatori è il brasiliano João Pedro Stedile, leader del Movimento dei senza terra (MST). “Nella formazione politica del MST – afferma Stedile – studiamo Marx, Lenin, Gramsci. Ci ispiriamo alla scuola dei marxisti storici” (3).</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Non sorprende, quindi, che sull’incontro del 2014, presieduto da Papa Francesco, Stedile abbia dichiarato: “Il Papa ha dato un grande contributo con un documento irreprensibile, più a sinistra di molti di noi. Noi marxisti lottiamo insieme al Papa per fermare il diavolo del capitalismo” (4).</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Torniamo, però ai membri di DIALOP, senz’altro meno rozzi dei marxisti latinoamericani e più allineati con un neo-marxismo di taglio occidentale, sulla scia dei nuovi tipi di rivoluzione: “Adoperiamo tre diversi approcci: dottrina sociale cristiana, teoria critica marxista e femminismo” (5). La “teoria critica marxista” si riferisce, ovviamente, al neo-marxismo sviluppato dalla Scuola di Francoforte, che intendeva aggiornare l’ideale comunista per applicarlo all’Occidente industrializzato.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">DIALOP espone la sua visione in un Position Paper pubblicato nel 2022 (6). Gli autori, Michael Brie e Bernhard Callebaut, passano in rivista la storia del dialogo fra comunisti e cristiani. In passato i due erano antagonisti: “Il cristianesimo e il socialismo – due movimenti con caratteristiche molto diverse – sono stati a lungo ai ferri corti l’uno con l’altro”. Questa incompatibilità, secondo loro, proveniva dal fatto che la Chiesa si riteneva detentore della Verità e non voleva piegarsi ai processi rivoluzionari che si sviluppavano nel mondo: “La Chiesa si trovò impreparata ai profondi cambiamenti delle strutture sociali, introdotti dalla rivoluzione industriale e dalla rivoluzione francese”.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Tutto ciò sorretto da una teologia, e quindi da un Magistero, autoreferenziale e chiuso alle sollecitazioni dei nuovi fenomeni sociali: “Gli specialisti oggi concludono che nella sua evoluzione di due millenni, il cristianesimo è stato in grado di elaborare l’etica per le singole persone più di quanto sia stato capace di sviluppare un’etica più creativa e critica sulle strutture di base della società”.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Un punto centrale è il problema dell’uguaglianza. La Rivoluzione è fondamentalmente ugualitaria, mentre la Chiesa ha sempre insegnato che l’universo è gerarchico. Ciò li faceva incompatibili fra loro: “Perché i cristiani fanno difficoltà ad avere influenza sulle strutture di base della società per orientarle a relazioni più fraterne?”.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Dal secolo XIX, però, questo rapporto iniziò a cambiare. Mentre la Rivoluzione traeva conseguenze sempre più radicali dai suoi postulati libertari e ugualitari, sorsero nella Chiesa correnti che cercavano con essa una convergenza, prima nell’azione e poi anche nella dottrina. Questa tendenza iniziò col cosiddetto “cattolicesimo sociale” tendenzialmente di sinistra, e arrivò alla Teologia della liberazione: “Nel ventesimo secolo, tuttavia, il cristianesimo e specialmente la Chiesa cattolica acquisirono una crescente coscienza che il Vangelo stimolava un’opzione preferenziale per i poveri”.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">DIALOP assume e continua questa linea.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Tale convergenza è oggi possibile perché ambedue le parti sono cambiate. Da parte marxista, si è scoperto il potenziale rivoluzionario della religione: “Oggi Dio non sembra più un ostacolo alla Sinistra per la collaborazione con le forze ufficiali cristiane”. Questo è vero soprattutto per le nuove forme di Rivoluzione sorte dopo il Sessantotto, come il femminismo e l’ambientalismo.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Ma è cambiata anche la Chiesa, o almeno ampi settori di essa: “Il Dio che il socialismo ha rifiutato quando è diventato un approccio ateo e violento alla vita e alla società, per così dire, era davvero il Dio di Gesù Cristo? La teologia oggi afferma che non è così. Un Dio capo al vertice di una piramide sociale e politica è chiaramente l’opposto dell’immagine del Padre, Abbà, che Gesù proclama”. In altre parole, si è dovuto adattare la dottrina della Chiesa per farla diventare compatibile col socialismo.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">E qui mi permetto una riflessione</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">. Il cambiamento fa parte dell’essenza della Rivoluzione. Anzi, “rivoluzione” vuol dire proprio quello: cambiamento. Dalla caduta della civiltà cristiana medievale, il processo rivoluzionario ha avanzato attraverso tappe successive e mostrando molteplici volti, non sempre compatibili fra loro. È quello che Plinio Corrêa de Oliveira chiama “la metamorfosi del processo rivoluzionario” (7).</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Mentre, però, il cambiamento è intrinseco alla Rivoluzione, la dottrina cattolica si definisce invece per la sua perennità. In altre parole, più la Rivoluzione cambia, più diventa sé stessa. Più il cattolicesimo cambia, più esso si allontana dalla Verità di Nostro Signore Gesù Cristo. Il neo-marxismo è pur sempre marxismo. La neo-Chiesa non sembra più la Chiesa cattolica.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">C’è, però, una grande novità. Mentre in passato questo “dialogo” ecumenico e convergente fra cattolici e Rivoluzione era portato avanti da frange che venivano sistematicamente rimproverate, emarginate e perfino condannate dall’Autorità, oggi esso viene promosso dallo stesso Pontefice in Vaticano. Quomodo obscuratum est aurum!</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">1. <a href="https://dialop.eu/who-we-are#geschichte">https://dialop.eu/who-we-are#geschichte</a></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">2. Ibid.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">3. Cfr. Bertrand d’Orleans e Braganza, “Reverente e filiale messaggio a S.S. Francesco”, 8 febbraio 2014.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">4. Cfr. Nelson Ramos Barreto, “Incontro mondiale dei Movimenti popolare: tentativo di far rivivere il movimento rivoluzionario”, Tradizione Famiglia Proprietà, dicembre 2014.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">5. <a href="https://dialop.eu/who-we-are#geschichte">https://dialop.eu/who-we-are#geschichte</a></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">6. Michael Brie e Bernhard Callebaut, Alla ricerca di un comune futuro in solidarietà. Documento sulle posizioni comuni nel dialogo cristiano-socialista, marzo 2022. <a href="https://dialop.eu/wp-content/uploads/2022/10/DIALOP_PositionPaper_2022_IT.pdf">https://dialop.eu/wp-content/uploads/2022/10/DIALOP_PositionPaper_2022_IT.pdf</a></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">7. Plinio Corrêa de Oliveira, Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, Roma 1998, pp. 43-45.</div>Luigi Chttp://www.blogger.com/profile/02164235284112073802noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2235752662493900408.post-33854678436446669182024-03-18T19:00:00.002+01:002024-03-18T19:00:00.245+01:00Nomine e discussioni pianificate: così il Sinodo di Francesco si allontana, persino, dal Concilio<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhTEAO6Zo7LTz1F-3u1a1zNLrRIDlSBLCKexZ5PnV6SNEYUGikQHlhApUt1B0thidDA75MyvE3zFZ_S3EOUtzHwAexV5PQ3xmmYgrz22aQJwO71QMsEweo46TjgKEvG-HY2Ff9i9Y-Ef-6CP6YYd3MMTH7zX483fi2G2YQLbqbtlIoJDSCJ0PKbgjfjvpUd/s239/3.png" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="211" data-original-width="239" height="353" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhTEAO6Zo7LTz1F-3u1a1zNLrRIDlSBLCKexZ5PnV6SNEYUGikQHlhApUt1B0thidDA75MyvE3zFZ_S3EOUtzHwAexV5PQ3xmmYgrz22aQJwO71QMsEweo46TjgKEvG-HY2Ff9i9Y-Ef-6CP6YYd3MMTH7zX483fi2G2YQLbqbtlIoJDSCJ0PKbgjfjvpUd/w400-h353/3.png" width="400" /></a></div><span style="text-align: justify;"><div style="text-align: justify;">"Francesco ordina l'istituzione di gruppi di studio sui temi caldi in vista della sessione di ottobre prossimo. Diminuisce lo spazio dei vescovi partecipanti?"</div><div style="text-align: justify;"><i>La cd. "</i>Chiesa Sinodale<i>" si rivela, sempre più, una dittatura burocratica ed eretica, simile alla Corea del Nord.</i></div><div style="text-align: justify;"><i>Luigi C.</i></div></span><div style="text-align: justify;"><br /></div> <div style="text-align: justify;">Nico Spuntoni, <a href="https://www.ilgiornale.it/news/vaticano/nomine-dallalto-e-discussioni-pianificate-sinodo-bergoglio-2297592.html#google_vignette" target="_blank">Il Giornale</a>, 17-3-24</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Francesco vuole una Chiesa sinodale, ma per raggiungere questo scopo sembra determinato anche a cambiare il concetto stesso di "Sinodo" che conosciamo da Paolo VI in poi. Frutto del Concilio Vaticano II, "Sinodo" è stata finora intesa come "un'espressione particolarmente fruttuosa e lo strumento della collegialità episcopale", secondo un'azzeccata definizione di Giovanni Paolo II. La XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi divisa in due sessioni e che si concluderà ad ottobre prossimo, però, verrà ricordata per essere stata la prima con laici - nominati dal Papa - aventi diritto di voto.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b>Un lungo Sinodo</b></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Sebbene sia entrato nel vivo ad ottobre scorso, l'inizio di questo percorso sinodale in realtà risale addirittura al 2021 con l'avvio di una fase preparatoria nelle diocesi. Dunque, alla seconda sessione del prossimo ottobre si arriverà con alle spalle un processo già lungo tre anni: nonostante ciò, Francesco ritiene che un mese non sarebbe sufficiente per confrontarsi sui temi emersi durante la prima sessione. Da questa convinzione, perciò, nasce la sua decisione di costituire dei gruppi di studio che a loro volta dovranno interrogarsi sulle questioni poste nella <a href="https://www.ilgiornale.it/news/vaticano/sinodo-delude-i-progressisti-nessuna-apertura-radicale-2233736.html">relazione</a> di sintesi presentata alla fine della prima sessione e saranno chiamati a preparare il terreno ai padri sinodali.</div><div style="text-align: justify;">In una lettera diffusa questa settimana e inviata a febbraio al segretario generale della segreteria generale del Sinodo, il cardinale Mario Grech, Bergoglio ha spiegato che sarà compito di quest'organismo "di comune accordo con i Dicasteri della Curia Romana competenti, costituire tali Gruppi, chiamando a farne parte Pastori ed Esperti di tutti i Continenti e prendendo in considerazione non solo gli studi già esistenti, ma anche le esperienze più rilevanti in atto nel Popolo di Dio radunato nelle Chiese locali". Insomma, la composizione dei gruppi che dovranno affrontare, tra le altre cose, "questioni teologiche e canonistiche intorno a specifiche forme ministeriali" verrà decisa dall'alto, dalla segreteria generale del Sinodo e dalla Curia. Detto, fatto.<span><a name='more'></a></span></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Alla lettera del Papa è seguito un lungo documento del cardinale Grech dal titolo "Come essere Chiesa sinodale in missione?" che detta la traccia di lavoro. Nelle intenzioni dei nuovi testi, questi gruppi di studio dovrebbero fornire una traccia anche sui "criteri teologici e metodologie sinodali per un discernimento condiviso di questioni dottrinali, pastorali ed etiche controverse" e quindi, in un certo senso, imporre ai padri sinodali i confini della discussione sugli argomenti più caldi come diaconato femminile e obbligo del celibato sacerdotale. A loro volta, questi gruppi di studio si dovranno attenere alla traccia di lavoro già impostagli dalla segreteria generale del Sinodo che li individua e li nomina.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b>Nomine e temi dall'alto</b></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Difficile non rintracciare, dietro al documento del cardinale Grech diffuso questa settimana, una sorta di tentativo di orientare in qualche modo il lavoro dei padri sinodali e dunque influenzare le conclusioni della sessione finale del Sinodo. Non è da escludere che questo cambiamento delle carte in tavola possa essere dettato dal fastidio provocato da quei padri sinodali che lo scorso ottobre non si sono uniti alla maggioranza assoluta dei voti, <a href="https://www.agensir.it/chiesa/2023/11/30/card-hollerich-non-e-necessario-essere-progressisti-per-essere-sinodali-la-sinodalita-e-per-tutta-la-chiesa/">rivendicata </a>come un "successo" dal cardinale relatore generale Jean-Claude Hollerich, sui paragrafi della relazione di sintesi.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Se si è sentita la necessità di istituire dei gruppi di studio in vista della seconda sessione, evidentemente non c'è stata piena soddisfazione su come le cose sono andate durante la prima, nonostante le dichiarazioni entusiastiche. Eppure tra l'<a href="https://www.ilgiornale.it/news/vaticano/papa-apre-sinodo-ai-laici-scelti-lui-2142951.html">ingresso</a> dei laici prescelti, i membri di diretta nomina pontificia e i capi dicastero quasi tutti nominati negli ultimi undici anni, l'elenco dei partecipanti con diritto di voto presenta già una forte impronta centralizzata.</div><div style="text-align: justify;"><b><br /></b></div><div style="text-align: justify;"><b>Rischio burocratizzazione</b></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Il contributo di questi gruppi di studio andrà ad intaccare in qualche modo l'autonomia di discussione dei padri sinodali che, nonostante tutto, sono garanzia della rappresentatività ecclesiale dell'assise? Il rischio c'è. Allo stesso modo, decisioni come questa sembrano andare nella direzione di una burocratizzazione della Chiesa, un pericolo preconizzato negli anni del post-concilio da una figura come quella dell'"apostolo vagabondo" Giuseppe Sandri. La Chiesa sinodale <a href="https://www.vatican.va/content/paul-vi/it/speeches/1967/september/documents/hf_p-vi_spe_19670930_inizio-lavori-sinodo.html">tratteggiata</a> da Paolo VI sull'onda dei contributi del Concilio Vaticano II puntava invece ad un maggiore coinvolgimento dei vescovi nel governo pastorale della Chiesa universale in virtù del loro status di "rappresentanti di Cristo presso il popolo stesso (di cui) conoscete i bisogni ed i desideri, e ne procurate il bene spirituale e la salvezza cristiana". Nomine, temi, modalità di lavoro stabilite dalla segreteria generale del Sinodo e dai dicasteri di Curia sembrano andare in senso opposto a quel "pratico decentramento giuridico e ad un certo pluralismo di espressioni ecclesiali confacenti alla tradizione e all’indole della Chiesa locale" portati dal Concilio e riconosciuti da papa Montini con l'istituzione del Sinodo dei vescovi.</div>Luigi Chttp://www.blogger.com/profile/02164235284112073802noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2235752662493900408.post-17154802800246397062024-03-18T17:30:00.013+01:002024-03-18T17:30:00.133+01:00Jean Vaquié: "LA RIVOLUZIONE LITURGICA"<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgIIo2yYFMdpLmSiV6ZWfjY-mveM2rUhf4awZU8Md9R-deb5B8Zcbsa9Wt2z6teMCGkVhrtUrb4lWE0pqetemY94bMnss9NH0usKe_6uzKMW50AIzm7Pa0wYU-Qh-xZywpsY6DJBaUqdC0pwl2j4D4euT1JvERAiUn92oajJ10y5HlAQMHqPpzEp5tU3RP9/s3199/3.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="3199" data-original-width="2213" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgIIo2yYFMdpLmSiV6ZWfjY-mveM2rUhf4awZU8Md9R-deb5B8Zcbsa9Wt2z6teMCGkVhrtUrb4lWE0pqetemY94bMnss9NH0usKe_6uzKMW50AIzm7Pa0wYU-Qh-xZywpsY6DJBaUqdC0pwl2j4D4euT1JvERAiUn92oajJ10y5HlAQMHqPpzEp5tU3RP9/w276-h400/3.jpg" width="276" /></a></div><div style="text-align: justify;"><i>Un libro da leggere tutto.</i></div><div style="text-align: justify;"><i>Grazie all'amico Luca Ghirardi per la recensione.</i></div><div style="text-align: justify;"><i>Luigi</i></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">
<p class="Testonormale1" style="line-height: 200%; text-align: center;"><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 200%;"><b>LA RIVOLUZIONE LITURGICA</b></span><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 11.0pt; line-height: 200%;"><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoBodyText"><span style="line-height: 200%; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">Jean Vaquié (Bordeaux 1911 – Lione 1992), è un
autore cattolico tradizionalista che, scrivendo questo libro, si è addentrato
nelle pieghe della crisi interna alla Chiesa, esplosa in modo dirompente nei
decenni successivi alla chiusura del Concilio Vaticano II.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoBodyText"><span style="line-height: 200%; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">L'editrice Effedieffe ha il merito di avere
tradotto e pubblicato <<La Rivoluzione liturgica>> (titolo
originale: La révolution Liturgique, Diffusion de la Pensée Franꞔaìse, 1971),
che vede la luce in lingua italiana nel gennaio 2022.<span></span></span></p><a name='more'></a><o:p></o:p><p></p>
<p class="MsoBodyText"><span style="line-height: 200%; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">L'opera prende in esame, dissezionandola, la
Costituzione conciliare <<Sacrosantum Concilium>>, promulgata da
Papa Paolo VI il 4 dicembre 1963, al termine della seconda sessione del
Concilio medesimo.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoBodyText"><span style="line-height: 200%; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">L'impressione che, chi scrive, aveva avuto
rileggendo recentemente questo documento conciliare, è che la cosiddetta
Riforma liturgica fosse già stata decisa ancor prima della promulgazione di
<<Sacrosantum Concilium>><b>:</b> Vaquié nella sua analisi va ben
oltre e dimostra che, in realtà, non si è trattato di una semplice Riforma, ma
di una Rivoluzione, cioè di un attacco frontale alla Tradizione, con effetti
devastanti sul culto e sulla stessa prassi pastorale (lo svuotamento della
chiese è il frutto putrescente di questa Rivoluzione ed è sotto gli occhi di
tutti anzi, di chiunque voglia vedere).<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoBodyText"><span style="line-height: 200%; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">Richiamando alcuni articoli della Costituzione,
l'Autore dimostra come l'intera Liturgia è stata l'oggetto di questo attacco,
operato attraverso la revisione dell'atto supremo del culto, ovvero la Santa
Messa (art. 50) e degli altri Sacramenti, Battesimo (articoli 66 e 67), Cresima
(art. 71), Penitenza (art. 72), Unzione degli Infermi (articoli 74 e 75),
Ordine Sacro (art. 76).<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoBodyText"><span style="line-height: 200%; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">I tratti essenziali della Liturgia riformata,
secondo Vaquié, sono quattro, ovvero essa è Didattica, Evolutiva, Democratica,
Libera: mi soffermerò, per ragioni di spazio, solo sul secondo aspetto e cioè
che la nuova Liturgia, condensata nel cosiddetto Novus Ordo Missae (introdotto
da Paolo VI con la promulgazione della Costituzione Apostolica <<Missale
Romanum>> del 3 aprile 1969), ha perso per sempre il carattere che
contraddistingue ogni Liturgia, ovvero la fissità, dal momento che non si dà
evoluzione in Liturgia; sottoporre la Liturgia al canone della evoluzione
significa precipitarla in un turbine di successive evoluzioni-rivoluzioni senza
fine, come il dispiegarsi dei successivi avvenimenti, anche recenti,
tristemente attesta.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoBodyText"><span style="line-height: 200%; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">Le conseguenze che l'Autore trae, prevedendo i
tragici effetti, sono contenute nel capitolo VIII del testo, il cui titolo è
esso stesso eloquente, <<La Nuova Liturgia è al limite
dell'irreparabile>><b>;</b> chi legge messainlatino e chi si interessa di
Liturgia, a distanza di oltre cinquanta anni dall'introduzione del Novus Ordo
Missae, sa bene che per certi aspetti siamo anche al di là dell'irreparabile,
ma che per altri aspetti, cioè per quelli della grazia, sappiamo anche che un
intervento provvidenziale di Dio nella storia potrà far sì che ad essere
abrogato possa un giorno essere il Nuovo Messale anziché quello promulgato da
Papa San Pio V con la Costituzione Apostolica <<Quo primum>> del 13
luglio 1570, come con pervicacia e malcelata dissimulazione si tenta ancora di
fare.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoBodyText"><span style="line-height: 200%; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-size: 11.0pt;"><<La Rivoluzione liturgica>> è un testo
che merita di essere letto e divulgato, al fine di approfondire l'attualissimo
tema della sovversione nella Liturgia.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoBodyText"><span style="line-height: 200%; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-size: 11.0pt;"><a href="http://effedieffeshop.com/la-rivoluzione-liturgica-/">effedieffeshop.com/la-rivoluzione-liturgica-/ </a><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoBodyText"><span style="line-height: 200%; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">Luca Ghirardi<o:p></o:p></span></p><br /></div>Luigi Chttp://www.blogger.com/profile/02164235284112073802noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2235752662493900408.post-32148346740852078912024-03-18T15:30:00.032+01:002024-03-18T15:30:00.335+01:00Orrori architettonici… e dove trovarli #181a Frosinone<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhhuxjZHkfngWoxL8Fss2BCYUsgcjycQJ8FF5FzcGG2nKFK7cagkttINdNRA8SfdmrFoAiGn2NljkvkTY_o8rZ7DIIpBtpxzslv5YM3LJ_cKS0vjpLNbeniRO8UEogMXhGjMqYsK1Dom157hEhDhKmJKbwG2RaJpo2-HyEMbgX7P7ooyt0V6vUDllHFmVao/s350/52Vch01a.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="350" data-original-width="233" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhhuxjZHkfngWoxL8Fss2BCYUsgcjycQJ8FF5FzcGG2nKFK7cagkttINdNRA8SfdmrFoAiGn2NljkvkTY_o8rZ7DIIpBtpxzslv5YM3LJ_cKS0vjpLNbeniRO8UEogMXhGjMqYsK1Dom157hEhDhKmJKbwG2RaJpo2-HyEMbgX7P7ooyt0V6vUDllHFmVao/s320/52Vch01a.jpg" width="213" /></a></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><i>Chiesa parrocchiale di Sant’Antonio da Padova dell’arch. Luigi De Simoni e dell’arch. Marco Mei (anno 1970).</i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><i><br /></i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><i>Lorenzo</i></span></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;"><b>Descrizione del progetto:</b> L’ingresso principale della chiesa a navata unica si erge al<span><a name='more'></a></span> culmine di una grande scalinata che termina con un ballatoio coperto, occupante i tre quarti della facciata. Sopra la copertura piana dell’accesso la superficie perde di materia divenendo vetrata e lasciando a nudo la sola struttura. Sul lato sinistro spicca, sorretto da un grande pilastro a fungo alto due piani, il volume occupato dall’ingresso secondario su viale Gugliemo Marconi. Il rivestimento è in mattoncini di cotto. Facciata a capanna costituita da vetrate istoriate policrome e tripartita orizzontalmente da pilastri. Un avancorpo (ballatoio) inquadra l’ingresso. La planimetria della Chiesa è costituita da un ambiente unico, rettangolare, con scheletro strutturale a vista e transetto rialzato. Le pareti perimetrali sono modulate secondo la struttura e suddivise in tre fasce, di cui la maggiore, piena, alla base, è intonacata, mentre su di essa si ha un nastro di vetrate dipinte e un altro nastro, diviso dal precedente tramite una trave a spessore che rientra dal filo del precedente riducendo la luce della copertura, sempre di vetrate decorate. La copertura a capanna poggia sui pilastri laterali da cui si dipartono travi che culminano con una grande trave centrale di spina. Il tetto ha un rivestimento liscio di color grigio. La chiesa è stata costruita secondo le nuove norme liturgiche.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">Descrizione tratta dalla pagina <a href="https://chieseitaliane.chiesacattolica.it/chieseitaliane/schedaca.jsp?sercd=7136">chieseitaliane.chiesacattolica.it</a>.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: arial;"><b>Fotografie degli esterni:</b></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjPIfoI342dLAA4xikRSF2nv5mKaS_-1wsl2cB9uzZZvhPFwVN0XAWlddNz9pTwtfnTlTvq3CMOoCauLDZSGjdl74a0FoodEKzVz2RL5DKph7bZ5W_N0iGGCNW_ZnQD36oXO6zhbdHew8dxNl0095nvhRSp1auoJNlGSS43hNwv1k88D7XTN_yYkJi1BaRr/s510/2016-12-29.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="510" data-original-width="382" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjPIfoI342dLAA4xikRSF2nv5mKaS_-1wsl2cB9uzZZvhPFwVN0XAWlddNz9pTwtfnTlTvq3CMOoCauLDZSGjdl74a0FoodEKzVz2RL5DKph7bZ5W_N0iGGCNW_ZnQD36oXO6zhbdHew8dxNl0095nvhRSp1auoJNlGSS43hNwv1k88D7XTN_yYkJi1BaRr/w300-h400/2016-12-29.jpg" width="300" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjg2gQAXJm2NPlk7xPls-Vv_-NySkw7E9x4NuvNJRlegDY-k-iN9vAIbfkgeSKF7-asQLoEKM5K_6GtZ8Oe12TSWwsAbfFj01lfEWkXLqYiK7QbMs66PhQay6yEJjvFvXHZ97SbRqUYtzEJ_eBQwUFjaUZhHRrqJ0obA6_lc96FT4HLCnKwX0Xc-RERQ-F5/s510/2021-10-06.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="510" data-original-width="382" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjg2gQAXJm2NPlk7xPls-Vv_-NySkw7E9x4NuvNJRlegDY-k-iN9vAIbfkgeSKF7-asQLoEKM5K_6GtZ8Oe12TSWwsAbfFj01lfEWkXLqYiK7QbMs66PhQay6yEJjvFvXHZ97SbRqUYtzEJ_eBQwUFjaUZhHRrqJ0obA6_lc96FT4HLCnKwX0Xc-RERQ-F5/w300-h400/2021-10-06.jpg" width="300" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhgRttkvJAidvEGqxQL-wyfJfMZhrrYoZNoijgBWUA43Rn6jabX9YgwNzo7zkCKM_Ye-haUDbjpMrHrrZvkaNjMRI2CQhhQcX90ymxaOSOhuqzJRAo5Y_2k5KfjB5z4dSP8jvwGIHutpDUvQUVjy1BK6hYfmKCcDOAxa2DrYjzPiUBih3XsIYjT0G91YzG2/s510/2022-12-04.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="510" data-original-width="382" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhgRttkvJAidvEGqxQL-wyfJfMZhrrYoZNoijgBWUA43Rn6jabX9YgwNzo7zkCKM_Ye-haUDbjpMrHrrZvkaNjMRI2CQhhQcX90ymxaOSOhuqzJRAo5Y_2k5KfjB5z4dSP8jvwGIHutpDUvQUVjy1BK6hYfmKCcDOAxa2DrYjzPiUBih3XsIYjT0G91YzG2/w300-h400/2022-12-04.jpg" width="300" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: arial;"><b>Fotografie degli interni:</b></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: arial;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi4wa0jbM8WgjQYeAachaTkSmvVAXA755z2UGomAYX0eFmomhb5k0dtUwrQHhdgRsB3C2YrjkwhRAQIdc1V6vJGlgZgo-PKcA8oPCt6iYStlBZeEOK9UQgpB5geim36Y1ymkcyMcT4ZqraL76qEAK_JUtFJqhzsREam27ZiXZC0FHt2ilWPw_VMyDH6Qshb/s350/52Vch01c.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="233" data-original-width="350" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi4wa0jbM8WgjQYeAachaTkSmvVAXA755z2UGomAYX0eFmomhb5k0dtUwrQHhdgRsB3C2YrjkwhRAQIdc1V6vJGlgZgo-PKcA8oPCt6iYStlBZeEOK9UQgpB5geim36Y1ymkcyMcT4ZqraL76qEAK_JUtFJqhzsREam27ZiXZC0FHt2ilWPw_VMyDH6Qshb/w400-h266/52Vch01c.jpg" width="400" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiRK1y-akz8bKAeKeb8TJ2PjD8tuP-E_QFPCKRZIzFfk1CDJv_OLzNZT8jzE0mYDXK17JK-l2-lCTzVPKWvS8DmlLj4tOM3XCJO_oKDevD-MtO2KJQ9QnFy4wbzBe5_dYtcErmVrIg1h38eGIjLjwoXah42Tp3Gh9IRB04pG4zdP1CI-ink3XqzjEvEmb0w/s680/20210309_163852.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="259" data-original-width="680" height="153" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiRK1y-akz8bKAeKeb8TJ2PjD8tuP-E_QFPCKRZIzFfk1CDJv_OLzNZT8jzE0mYDXK17JK-l2-lCTzVPKWvS8DmlLj4tOM3XCJO_oKDevD-MtO2KJQ9QnFy4wbzBe5_dYtcErmVrIg1h38eGIjLjwoXah42Tp3Gh9IRB04pG4zdP1CI-ink3XqzjEvEmb0w/w400-h153/20210309_163852.jpg" width="400" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjmwU2r9t9_fK7ZrI2FzCf0AMmQcUTpmJsEZ5LoXgZbqPLx3K_SjNP_3OjUhPygw6BwiA164YbtrVJ_JnCyfFM95xAPltxP3DgtRhmwDTQvIShbc6gM3ZCKhXyGdGNYRS7d2yhscVz58fFwOBxuc_r3Fa-Nscu8etVTteK6Xgm_erejRNbhHNDR_fb_MIi7/s1600/whatsapp-image-2019-12-03-at-18-43-3535F5AF68-7969-F22E-8573-B31B0B7EC7D4.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1200" data-original-width="1600" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjmwU2r9t9_fK7ZrI2FzCf0AMmQcUTpmJsEZ5LoXgZbqPLx3K_SjNP_3OjUhPygw6BwiA164YbtrVJ_JnCyfFM95xAPltxP3DgtRhmwDTQvIShbc6gM3ZCKhXyGdGNYRS7d2yhscVz58fFwOBxuc_r3Fa-Nscu8etVTteK6Xgm_erejRNbhHNDR_fb_MIi7/w400-h300/whatsapp-image-2019-12-03-at-18-43-3535F5AF68-7969-F22E-8573-B31B0B7EC7D4.jpeg" width="400" /></a></div></div>Lorenzo Vitalihttp://www.blogger.com/profile/12350253413423236823noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2235752662493900408.post-46100980572565584772024-03-18T13:00:00.001+01:002024-03-18T13:00:00.127+01:00Mons. Giusti, vescovo di Livorno, a "schiena dritta" con gli atei<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiAb29hUXOyuBh5dkULrB277kyVXTIdf6aJdJRTyWWoWxI8hN56Pgmuy3RvAI1Rs5rpUXvyjgSVhXIn-OqjWTGzU-HvEtZIg1DAhnEj1ETMIaCPJ7ziMFJhnYsj9YYt3jhdcTBDFxWnson7eg4TCAWTvKxNVpiKF7GSAe_qAYV-zL6eaavkVUfO5XKL_0bG/s207/3.png" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="207" data-original-width="206" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiAb29hUXOyuBh5dkULrB277kyVXTIdf6aJdJRTyWWoWxI8hN56Pgmuy3RvAI1Rs5rpUXvyjgSVhXIn-OqjWTGzU-HvEtZIg1DAhnEj1ETMIaCPJ7ziMFJhnYsj9YYt3jhdcTBDFxWnson7eg4TCAWTvKxNVpiKF7GSAe_qAYV-zL6eaavkVUfO5XKL_0bG/w318-h320/3.png" width="318" /></a></div><div style="text-align: justify;"><i><a href="https://www.diocesilivorno.it/home/il-vescovo/biografia/" target="_blank">Mons. Simone Giusti</a>, Vescovo di Livorno, prende una decisione difficile e giusta in questi tempi tristi, rifiutando un assurdo protocollo con gli atei e viene attaccato da </i>Arci Atea<i> (vedere sotto, non sapevamo che l'Arci avesse un settore dedicato agli atei, pensavamo che si limitassero ai gay e alle lesbiche).</i></div><div style="text-align: justify;"><i>Notate, in fondo all'articolo, "</i>dio<i>" scritto minuscolo.</i></div><div style="text-align: justify;"><i>Luigi C.</i></div><div style="text-align: justify;"><br /></div> <div style="text-align: justify;"><a href="https://www.arciatea.it/lecumenismo-selettivo-del-vescovo-di-livorno/?fbclid=IwAR01TA49lLvycXXtY5bHRh67BuGOA-Yb_vpx53C1Pi225-sT0IvXPvh-HvQ" target="_blank">ArciAtea</a>, 13-3-24</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Il vescovo cattolico di Livorno Simone Giusti non intende sottoscrivere un protocollo con il Comune e con le altre confessioni religiose e orientamenti filosofici aconfessionali; perché non vuole dialogare con i “senza Dio”? perché vuole mantenere una “posizione privilegiata“ nei confronti delle altre confessioni religiose?<span><a name='more'></a></span></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">La storia è un po’ complessa, vediamola in sintesi. A Livorno esiste dal 2006 un tavolo delle religioni presieduto dal sindaco, che coinvolge numerose confessioni religiose ma non le associazioni degli atei e agnostici. Nel 2019 è stato stipulato un contratto fra Azienda USL Toscana NordOvest e Comune di Livorno, in rappresentanza del “Tavolo delle religioni” per l’assistenza spirituale e morale alle persone credenti e non credenti, affidando in comodato d’uso al Tavolo un locale nell’ospedale, denominato “Sala multireligiosa”.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">È opportuno ricordare che i servizi di assistenza religiosa o spirituale assicurati a non cattolici, almeno nel SSN, si applicano anche ai non credenti in base all’art 38 della legge 23 dicembre 1978, n. 833, combinato con l’art.3 della Costituzione Italiana e in base all’art.52 c.2 del Trattato Costituzionale Europeo, ratificato dal Parlamento italiano il 7 aprile 2005, che equipara lo status delle associazioni filosofiche non confessionali a quello delle confessioni religiose.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Il <a href="https://www.stanzadelsilenzio.it/">Gruppo nazionale di lavoro per la stanza del silenzio e dei culti</a> e ArciAtea APS, sono intervenuti per superare l’esclusione delle associazioni aconfessionali (nel caso ArciAtea e UAAR); il 30 ottobre 2020 si è tenuto <a href="https://www.arciatea.it/30-ottobre-2020-seminario-nazionale-su-la-stanza-del-silenzio/">a Livorno un importante convegno</a> in materia, i relativi atti sono stati <a href="https://www.arciatea.it/stanze-del-silenzio-presentazione-degli-atti-del-convegno-di-livorno/">pubblicati nel settembre 2022</a>.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Il Comune di Livorno e le confessioni religiose aderenti al Tavolo hanno accolto queste sollecitazioni. Il 10 ottobre 2023 è stata concordata la bozza di “un nuovo Protocollo d’Intesa, già risultato di precedenti confronti tra Amministrazione e partecipanti, che garantisca una maggiore inclusività riconoscendo la volontà di Confessioni di fede e di Associazioni filosofiche aconfessionali di aderire anche formalmente al Tavolo”. L’ampliamento del “Tavolo delle religioni e delle spiritualità” (questa è la nuova denominazione) è stato recepito dal Comune di Livorno con la <a href="http://jcity.comune.livorno.it/web/trasparenza/storico-delibere-giunta/-/papca/display/90315?p_auth=UTfs42a0&p_p_state=pop_up&controlPanelCategory=portlet_jcitygovalbopubblicazioni_WAR_jcitygovalbiportlet">delibera del 1° dicembre 2023</a>.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Poi – sorprendentemente, visto che questo percorso era stato condiviso anche dal rappresentante della chiesa cattolica – il vescovo di Livorno ha comunicato, con una lettera privata al sindaco, che non avrebbe firmato. Gli altri partecipanti al Tavolo hanno scritto al vescovo (“Desideriamo pertanto invitarla a prendere parte alla prossima riunione del Tavolo per poterci comunicare personalmente le Sue perplessità sul nuovo Protocollo e per avviare un confronto che porti a ritrovare un accordo tra tutti gli aderenti sulla natura e gli scopi del Tavolo”) ma senza ottenere risposta. Sembra che l’ostacolo alla sottoscrizione sia la presenza di associazioni atee; se così fosse, la decisione del vescovo contrasterebbe con le tante entusiastiche comunicazioni sulle “aperture” ecumeniche della chiesa cattolica.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">L’ecumenismo della chiesa cattolica – al di là delle varie suggestioni offerte dalla comunicazione e rilanciate dai media compiacenti – sembra quindi essere niente altro che il desiderio di riportare nel proprio ovile le “pecorelle smarrite”, cioè non un vero dialogo per una comune ricerca, ma un percorso per riaffermare la propria Verità Assoluta. Questo “ecumenismo” si rivolgerebbe, a cerchi concentrici, innanzi tutto ai cristiani scismatici, poi un po’ agli abramitici (ebrei, cristiani e musulmani), poi forse un po’ talvolta anche agli altri credenti; ma i miscredenti in dio, portatori del relativismo del pensiero scientifico della modernità, sembra che debbano restare fuori anche dell’ultimo cerchio.</div>Luigi Chttp://www.blogger.com/profile/02164235284112073802noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2235752662493900408.post-11733390146326640432024-03-18T11:30:00.005+01:002024-03-18T11:30:00.125+01:00Vita del glorioso patriarca san Giuseppe<div class="separator"><a href="https://edizionifiducia.lt.acemlna.com/Prod/link-tracker?redirectUrl=aHR0cHMlM0ElMkYlMkZ3d3cuZWRpemlvbmlmaWR1Y2lhLml0JTJGcHJvZHVjdHMlMkZ2aXRhLWRlbC1nbG9yaW9zby1wYXRyaWFyY2Etc2FuLWdpdXNlcHBl&a=%7C%7C800894271%7C%7C&account=edizionifiducia.activehosted.com&email=SxVBZ7KB7Om02P7NSXjS73L0T3cemm0L%2Byhwov0WrSCb3tw94ik%3D%3AMLahiwDbwRR3lnrDNi7V11nEhJ7Yv1F5&s=57475fbee197d9375ebe1d54125d4adb&i=181A245A1A868&sig=F8RCHuqmMg5rNfcdr1z43kuMDjfpfZpioVPTvYht2ArN&iat=1693572340" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/proxy/AVvXsEi2KMSxAJcr4LX-q0cpwX7UAGm6APdeeuwd4pNyBkXL-1kUlpurpD5t1juE0T6hCskpn-OI5q-nwU7lccgoP9EYaagzAEr_AvkTZDiMHxaA-WTol4mNxv99riChkafdBnN2hThYiH2qwHSJxClVTWrtuKCe9eii2dZM3IWpTx9xisDm2Y6Bc5ZMA-B_TK3SvB_fZ-ufPdoU5OFEondj=w284-h400" width="284" /></a></div><i>Ricordiamo il nostro S. Giuseppe alla vigilia della sua festa.</i><div><i>Luigi C.</i><br /><br />La Vita del glorioso Patriarca San Giuseppe della mistica benedettina e Serva di Dio Maria Cecilia Baij (1694-1766) è un capolavoro spirituale che ci offre una straordinaria luce sullo Sposo della Beata Vergine Maria e Padre putativo di Gesù. L’opera fu composta sulla base di rivelazioni divine, accuratamente vagliate dal suo direttore spirituale e dal teologo mons. Pietro Bergamaschi che le pubblicò per la prima volta nel 1921.<span><a name='more'></a></span> Nella Vita di San Giuseppe, l’autrice utilizza il tradizionale linguaggio dei mistici: gli eventi sono registrati secondo criteri di esplicita fede, di grande rispetto, deferenza e amore nei confronti del soggetto trattato, dando prova di un’intima conoscenza dei fatti descritti. La figura del Santo, la più vicina a Cristo dopo quella della Vergine Maria, ne emerge come custode della Sacra Famiglia, Patrono della Buona Morte e modello insuperato di marito, padre ed educatore per ogni famiglia cristiana.<br /><br />Non c’è modo migliore, nell’Anno Domini giuseppino (2020- 2021) di rendere onore al Patrono di Santa Romana Chiesa con la lettura de la Vita di San Giuseppe della mistica Maria Cecilia Baij. La conoscenza di San Giuseppe può contribuire a sviluppare una più fervida devozione verso di lui, così urgente e necessaria nei dolorosi e drammatici tempi che oggi vive la Chiesa.<br /><br />Dettagli<br /><br />Autore: Madre Maria Cecilia Baij<br />Anno edizione: 2021<br />Pagine: 429<br />ISBN: 978-88-8638-731-6<br /><br /><a href="https://edizionifiducia.lt.acemlna.com/Prod/link-tracker?redirectUrl=aHR0cHMlM0ElMkYlMkZ3d3cuZWRpemlvbmlmaWR1Y2lhLml0JTJGcHJvZHVjdHMlMkZ2aXRhLWRlbC1nbG9yaW9zby1wYXRyaWFyY2Etc2FuLWdpdXNlcHBl&a=%7C%7C800894271%7C%7C&account=edizionifiducia.activehosted.com&email=SxVBZ7KB7Om02P7NSXjS73L0T3cemm0L%2Byhwov0WrSCb3tw94ik%3D%3AMLahiwDbwRR3lnrDNi7V11nEhJ7Yv1F5&s=57475fbee197d9375ebe1d54125d4adb&i=181A245A1A868&sig=F8RCHuqmMg5rNfcdr1z43kuMDjfpfZpioVPTvYht2ArN&iat=1693572340">SCOPRI DI PIÙ</a><br /><br /><br /></div>Luigi Chttp://www.blogger.com/profile/02164235284112073802noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2235752662493900408.post-65528948486255295662024-03-18T09:00:00.003+01:002024-03-18T09:00:00.134+01:00Quando la Messa Tradizionale c'è ed è bella anche dall'altro capo del mondo: Auckland, Nuova Zelanda<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg2xLrhVbGgTy-frzNyCv7cEQxiWTKjGNutJ9it1DJv25YX_PoA8vwDbk7Qz6S-ClcGSOB6rdzRi71OVQWbjcDiP3JtF5QhZT5hO3wyC_OtSFWAoIDFEBb0ULFCLGo4OBy0_tHeRfxXNC1Iry70Mb1S7sXTDqrukkEDTOdMCXQElH8vhY4kaufPWmIJBqfq/s1280/photo_6030650210260205942_y.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="772" data-original-width="1280" height="193" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg2xLrhVbGgTy-frzNyCv7cEQxiWTKjGNutJ9it1DJv25YX_PoA8vwDbk7Qz6S-ClcGSOB6rdzRi71OVQWbjcDiP3JtF5QhZT5hO3wyC_OtSFWAoIDFEBb0ULFCLGo4OBy0_tHeRfxXNC1Iry70Mb1S7sXTDqrukkEDTOdMCXQElH8vhY4kaufPWmIJBqfq/s320/photo_6030650210260205942_y.jpg" width="320" /></a></div>Mi trovo per pochi giorni in Nuova Zelanda per lavoro, una breve sosta incastonata tra una visita d’affari in Vietnam ed altre in Australia.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Per la domenica cerco la messa tradizionale, controllo su internet ed eccomi servito: ad Auckland c’è <a href="https://www.fssp.nz/our-chaplain/" target="_blank">un apostolato della San Pietro</a>. Chiedo conferma degli orari via email e l’ottengo in 12 minuti.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">All’entrata della parrocchia c’è un gazebo in cui i parrocchiani condividono la colazione mentre in chiesa, tra una messa e un’altra, hanno luogo le confessioni. Il cappellano è il sessantenne don Antony Sumich, ingegnere civile, ex allenatore della nazionale croata di rugby<span><a name='more'></a></span> e giocatore di cricket. All’età di 35 anni, di ritorno ad Auckland, Antony scopr</span><span style="font-family: georgia;">e il rito tradizionale ed entra nella fraternità San Pietro. Presta servizio in Nigeria, negli USA e in Canada ed infine rientra in Nuova Zelanda. Come suo assistente, serve il giovanissimo Don Nathan Pospischil, laureato in economia e commercio, australiano, ex State Tax Office a Sydney.</span><div><span style="font-family: georgia;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjS_4X98AFLlbtnfRYKBJioelGc-6teebeeLJouxAb47MO4ZqhltyaCnZrtxkzLBdg8Si51CtpNxB63KcXMN16SGNrShOk3k7stemMvknm8y1LOTinl-KRyFRlQrqao2EiWSq0wkXnshc44kPu9GehJ1KL47rsDGaCtsP8A1nl7Ag6kIlrlEffEyZPCAL0i/s1280/photo_6030650210260205937_y.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1096" data-original-width="1280" height="274" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjS_4X98AFLlbtnfRYKBJioelGc-6teebeeLJouxAb47MO4ZqhltyaCnZrtxkzLBdg8Si51CtpNxB63KcXMN16SGNrShOk3k7stemMvknm8y1LOTinl-KRyFRlQrqao2EiWSq0wkXnshc44kPu9GehJ1KL47rsDGaCtsP8A1nl7Ag6kIlrlEffEyZPCAL0i/s320/photo_6030650210260205937_y.jpg" width="320" /></a></div>La Messa è curata e vi partecipano con toccante devozione diversi volti europei, tanti maori e tanti orientali; alcuni di questi ultimi servono la celebrazione con grande rigore ed altri l’accompagnano con il coro gregoriano.</span></div><div><span style="font-family: georgia;">Finita la Messa, uscito, mi fermo a chiacchierare presso il gazebo dei dolci, conoscendo alcuni dei fedeli.</span></div><div><span style="font-family: georgia;">Che sollievo vedere che anche dall’altra parte del mondo resiste un piccolo ma vigoroso manipolo di fedeli legati alla tradizione! Grazie don Antony, grazie Don Nathan e grazie alla vostra splendida comunità per questa testimonianza. God bless you!<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgBX4ZN7_wxte1V5OI4YlpzfyX453dezLY9OHvLj_GMF0j4WNRdxtXbICSogIGozZJzGC5wyRI2RKebFCAS4DM7zE_t6mXgiWVlHwu38dDx-poqUUAGzsdTgxdbBgZra3fXc_3S5V2XIvp5TQrgvqnD4uu0VD_hgdi75IR3z6opw5vFtRAvay3TidPPMivj/s1280/photo_6030650210260205935_y.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="1280" data-original-width="894" height="203" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgBX4ZN7_wxte1V5OI4YlpzfyX453dezLY9OHvLj_GMF0j4WNRdxtXbICSogIGozZJzGC5wyRI2RKebFCAS4DM7zE_t6mXgiWVlHwu38dDx-poqUUAGzsdTgxdbBgZra3fXc_3S5V2XIvp5TQrgvqnD4uu0VD_hgdi75IR3z6opw5vFtRAvay3TidPPMivj/w142-h203/photo_6030650210260205935_y.jpg" width="142" /></a></div></span></div><span style="font-family: georgia;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><br /></span></div><div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Gabriele</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">PS Concludo il pomeriggio visitando il museo di Auckland dove sono esposti, tra gli altri, anche i primi rudimentali oggetti con cui i maori celebravano inizialmente la Santa Messa. A destra in basso, due foto.</span></div><div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjOvzSjgr44cJ21PifCqTEQdQYQ-T2o1ZmhYi4L22nMZ35aPkEZZE8HOX_z9UmQpw4bpAuuet8BSnvKKwyFcryUW9dy8-kt7NILP-frVmPyjWhAmQ2-WVw7NLiTqzpTMrX7c8y4Cv9wHnZ_9O9mE5gg7Lg2zbrki0hBOI-KEDHbPC-_No-7hVnbahUZXHGr/s1280/photo_6030650210260205936_y.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="960" data-original-width="1280" height="167" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjOvzSjgr44cJ21PifCqTEQdQYQ-T2o1ZmhYi4L22nMZ35aPkEZZE8HOX_z9UmQpw4bpAuuet8BSnvKKwyFcryUW9dy8-kt7NILP-frVmPyjWhAmQ2-WVw7NLiTqzpTMrX7c8y4Cv9wHnZ_9O9mE5gg7Lg2zbrki0hBOI-KEDHbPC-_No-7hVnbahUZXHGr/w222-h167/photo_6030650210260205936_y.jpg" width="222" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiTeM9RmBQ0pAPlgDee70okKgHSuDnrYrmwqGsTcFGgEK_efoUiCys2hKa760p5UtSbRC6aJrEEPhEzE5g-dBFbH6qbcDYdxNCPbTyPaGEfQcAd42SMDRTzONGngReRbR2QLh6owRAN_NjwwMd4EHrsdq9SGN_p2WLYkU-T8eGTX8Z2iDWfd6DECPIqmSXy/s1280/photo_6030650210260205934_y.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="1280" data-original-width="1270" height="220" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiTeM9RmBQ0pAPlgDee70okKgHSuDnrYrmwqGsTcFGgEK_efoUiCys2hKa760p5UtSbRC6aJrEEPhEzE5g-dBFbH6qbcDYdxNCPbTyPaGEfQcAd42SMDRTzONGngReRbR2QLh6owRAN_NjwwMd4EHrsdq9SGN_p2WLYkU-T8eGTX8Z2iDWfd6DECPIqmSXy/w219-h220/photo_6030650210260205934_y.jpg" width="219" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgUZbyoWeSirAK3Yqdt3PGQCOOA56M9nM7vAb057u5gtMGEdueIhgWYY51lHsphX5kO6pXf7Zjw7OejEAI3uO5w2TJ_ww5ZNesrG3OnuQcYXE9xtBL15yeKTX1KygWDj3Rh-HWu6jjh4NMeFyTrKCC_jirw_W5R0vUuZLSh2HdUo2o9eBKCghCfC94FcWVS/s1280/photo_6030650210260205933_y.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="960" data-original-width="1280" height="190" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgUZbyoWeSirAK3Yqdt3PGQCOOA56M9nM7vAb057u5gtMGEdueIhgWYY51lHsphX5kO6pXf7Zjw7OejEAI3uO5w2TJ_ww5ZNesrG3OnuQcYXE9xtBL15yeKTX1KygWDj3Rh-HWu6jjh4NMeFyTrKCC_jirw_W5R0vUuZLSh2HdUo2o9eBKCghCfC94FcWVS/w254-h190/photo_6030650210260205933_y.jpg" width="254" /></a></div></div></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><br /></span></div>messainlatinohttp://www.blogger.com/profile/09648120173410504303noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2235752662493900408.post-37644020089633770282024-03-18T06:30:00.004+01:002024-03-18T06:30:00.337+01:00Rupnik è ancora indicato come consulente del Vaticano mentre il processo DDF continua<div class="separator"><a href="https://substackcdn.com/image/fetch/f_auto,q_auto:good,fl_progressive:steep/https%3A%2F%2Fsubstack-post-media.s3.amazonaws.com%2Fpublic%2Fimages%2F8cef02db-9dee-47ac-b5d6-1b3130ada574_678x452.jpeg" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em; text-align: justify;"><img height="267" src="https://substackcdn.com/image/fetch/w_1456,c_limit,f_auto,q_auto:good,fl_progressive:steep/https%3A%2F%2Fsubstack-post-media.s3.amazonaws.com%2Fpublic%2Fimages%2F8cef02db-9dee-47ac-b5d6-1b3130ada574_678x452.jpeg" width="400" /></a></div><div style="text-align: justify;"><i>Scandalo a scandalo al Dicastero Culto Divino. Vedere foto sotto.</i></div><div style="text-align: justify;"><div><i>"[IL]</i> Dicastero per le Comunicazioni del Vaticano ha continuato a utilizzare le opere d'arte di Rupnik in documenti pubblici e materiali promozionali durante lo scandalo. Negli ultimi mesi, il Vaticano ha rifiutato di rispondere alle domande dei media riguardanti Rupnik<i>".</i></div><div><i><a href="https://twitter.com/holysmoke/status/1767872972449075346?t=DdwR3_ws23MtqThxVq4RKw&s=03" target="_blank">QUI</a> Damian Thompson.</i></div></div><div style="text-align: justify;"><b><i><a href="https://blog.messainlatino.it/2022/12/breaking-news-papa-francesco-blocca-la.html">QUI</a> i post pubblicati sul caso Rupnik da MiL.</i></b></div><div style="text-align: justify;"><i>Luigi C.</i></div> <div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><a href="https://www.pillarcatholic.com/p/rupnik-still-listed-as-vatican-consultant?utm_source=substack&utm_medium=email" target="_blank">The Pillar</a>, 11 marzo 2024 </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Fr. Marko Rupnik, l'artista religioso caduto in disgrazia e presunto abusatore sessuale seriale, rimane elencato come consulente ufficiale presso un importante dipartimento vaticano, nonostante il suo processo canonico in corso e la passata espulsione dalla Compagnia di Gesù.</div><div style="text-align: justify;">Secondo il sito web del Dicastero per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, il sacerdote rimane elencato come consulente esperto del dicastero vaticano dopo la sua nomina all'incarico nel 2022.</div><div style="text-align: justify;">I consulenti dei dicasteri vaticani fungono da consulenti esperti ufficialmente nominati presso la curia romana su questioni centrali per il governo della Chiesa universale. Le nomine sono normalmente stabilite per un periodo determinato e rinnovabile di cinque anni.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Tuttavia, nonostante anni di accuse e scandali per le accuse di abusi sessuali mosse contro Rupnik da decine di religiose, il Dicastero per il Culto Divino non ha revocato il suo incarico, <a href="https://www.cultodivino.va/it/chi-siamo/organigramma/consultori.html">secondo il proprio sito web</a> .<span><a name='more'></a></span></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><a href="https://substackcdn.com/image/fetch/f_auto,q_auto:good,fl_progressive:steep/https%3A%2F%2Fsubstack-post-media.s3.amazonaws.com%2Fpublic%2Fimages%2F04ede77c-6729-4552-81e4-c9d4412cfb67_1600x1241.png"><img height="496" src="https://substackcdn.com/image/fetch/w_1456,c_limit,f_auto,q_auto:good,fl_progressive:steep/https%3A%2F%2Fsubstack-post-media.s3.amazonaws.com%2Fpublic%2Fimages%2F04ede77c-6729-4552-81e4-c9d4412cfb67_1600x1241.png" width="640" /></a></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Non è chiaro se Rupnik rimanga consultore presso il dicastero a causa della decisione positiva di trattenerlo da parte del prefetto del dicastero, il cardinale Arthur Roche, nonostante gli anni di scandalo, o se il dicastero abbia semplicemente omesso di rimuovere Rupnik dal suo incarico.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Nel frattempo, almeno un altro dipartimento vaticano a cui è stato assegnato il sacerdote ha rimosso Rupnik dall'incarico di consultore da quando è diventato oggetto di accuse di abusi sessuali.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">–</div><div style="text-align: justify;">Nell’ottobre dello scorso anno, Papa Francesco ha annunciato di aver revocato i termini di prescrizione canonici per le accuse contro il sacerdote e ha incaricato il Dicastero per la Dottrina della Fede – il più alto tribunale disciplinare della Chiesa – di avviare un nuovo processo contro il sacerdote.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Secondo l'allora sala stampa vaticana, il papa avrebbe preso la decisione dopo che “la Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori aveva portato all'attenzione del papa che c'erano seri problemi nella gestione del p. Il caso Marko Rupnik e la mancanza di contatto con le vittime”.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Successivamente il Vaticano ordinò la <a href="https://www.pillarcatholic.com/p/vatican-orders-closure-of-community">chiusura di una comunità religiosa</a> cofondata dal mosaicista.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">La Compagnia di Gesù, secondo i suoi superiori, ha già condotto una lunga indagine sui presunti abusi di Rupnik e ha trovato un “alto grado” di prove contro di lui, anche se invece <a href="https://www.pillarcatholic.com/p/how-the-jesuits-could-have-laicized">di perseguire la laicizzazione del sacerdote, i gesuiti hanno deciso di espellerlo dall'ordine di "disobbedienza."</a></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Il DDF ha già esaminato le accuse contro Rupnik e ha rifiutato di revocare i termini di prescrizione per consentire l'avvio del procedimento penale, ma così facendo ha sostanzialmente confermato che altrimenti il sacerdote avrebbe dovuto rispondere.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Dopo essere stato espulso dalla Compagnia di Gesù l'anno scorso, Rupnik è stato incardinato dal suo vescovo natale nella diocesi slovena di Capodistria dove “finché don Rupnik non è stato giudicato colpevole in un processo pubblico in tribunale, gode di tutti i diritti e doveri dei sacerdoti diocesani”, secondo la diocesi.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Oltre al fatto che Rupnik rimane nell'elenco come esperto consulente del DDW, nonostante la sua espulsione dalla Compagnia di Gesù l'anno scorso e il suo processo penale canonico in corso presso il Dicastero per la Dottrina della Fede, i tempi della nomina di Rupnik come consultore nel 2022 ha <a href="https://www.pillarcatholic.com/p/rupnik-remains-consultor-at-key-vatican-departments-despite-excommunication">già sollevato delle domande</a> .</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Nel 2019, Rupnik, allora membro di spicco della Compagnia di Gesù, è stato accusato di aver tentato di assolvere sacramentalmente un partner sessuale – uno dei crimini più gravi nel diritto canonico – con l’accusa derivante dal contatto sessuale con un novizio religioso nel 2015.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Il sacerdote ha dovuto affrontare un processo penale extragiudiziale autorizzato dal DDF. Nel 2020 è stato riconosciuto colpevole di graviora delicta - un crimine grave, secondo il diritto della Chiesa - e dichiarato scomunicato.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">La scomunica fu rimessa subito dopo la sua dichiarazione.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Secondo le dichiarazioni dei gesuiti, Rupnik è stato posto in condizioni di “ministero ristretto” già nel 2019, quando hanno ricevuto per la prima volta l’accusa di tentata assoluzione di un partner sessuale.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Rupnik continuò a insegnare, tenere conferenze <a href="https://www.pillarcatholic.com/p/after-excommunication-rupnik-renovated-st-ignatius-cave">e ricevere commissioni artistiche di alto profilo</a> per tutto quel periodo, e fu nominato consulente di diversi dicasteri vaticani, tra cui il DDW e il Dicastero per il Clero.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Ma dopo aver elencato Rupnik nel 2022, il Dicastero per il Clero ha rinnovato la sua lista di consultori e rimosso il sacerdote, mostrano i registri vaticani.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">L'apparente posizione di Rupnik presso il Dicastero per il Culto Divino emerge nel contesto di un dibattito in corso nella Chiesa su <a href="https://www.pillarcatholic.com/p/knights-of-columbus-continue-review">come affrontare il lavoro e l'eredità dell'influente artista</a> , alla luce delle accuse contro di lui.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Rupnik è al centro di uno scandalo che ha scosso il mondo cattolico dal novembre 2022, quando i blog italiani hanno riferito per la prima volta che il 68enne era stato accusato di abusi sulle religiose negli anni ’90.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Da allora, diverse presunte vittime si sono fatte avanti affermando che il prete ha abusato sessualmente e in modo blasfemo di loro nel corso di decenni come parte del suo processo artistico.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Una presunta vittima ha descritto la sua esperienza con Rupnik come una <a href="https://www.pillarcatholic.com/p/descent-into-hell-an-alleged-rupnik-victim-speaks-out">“discesa all'inferno. </a>"</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Sebbene il caso di Rupnik sia fonte di costante scandalo nella Chiesa dal 2022, il sacerdote ha mantenuto sostenitori influenti, nonostante le accuse contro di lui.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><a href="https://www.pillarcatholic.com/p/vatican-and-victims-address-rupnik">A febbraio, due delle presunte vittime di Rupnik hanno dichiarato in una conferenza stampa a Roma di aver subito abusi sessuali e spirituali per decenni da parte del sacerdote, ma che le autorità ecclesiastiche avevano ignorato le loro denunce</a> .</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Una delle presunte vittime, Gloria Branciani, ha citato un clima di “silenzio assordante” attorno alle accuse contro Rupnik, e ha raccontato di essere stata ostracizzata dalla comunità dopo aver denunciato gli abusi sessuali sempre più violenti del prete.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><a href="https://www.pillarcatholic.com/p/the-diocese-of-romes-rupnik-problem?utm_source=%2Fsearch%2Frupnik&utm_medium=reader2">L'anno scorso, la diocesi di Roma, dove si presume siano stati commessi molti dei crimini di Rupnik, ha rilasciato una dichiarazione pubblica a favore di Rupnik, mettendo in dubbio la legittimità del suo procedimento canonico.</a></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Un rapporto della diocesi romana ha anche elogiato i membri della comunità Rupnik del Centro Aletti per aver “mantenuto il silenzio” sulle decine di accuse secondo cui Rupnik avrebbe abusato spiritualmente e sessualmente delle donne, anche attraverso atti sessuali apertamente sacrileghi.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Lo stesso Dicastero per le Comunicazioni del Vaticano ha continuato a utilizzare le opere d'arte di Rupnik in documenti pubblici e materiali promozionali durante lo scandalo.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Negli ultimi mesi, il Vaticano ha rifiutato di rispondere alle domande dei media riguardanti Rupnik.</div>Luigi Chttp://www.blogger.com/profile/02164235284112073802noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2235752662493900408.post-87339726891194992212024-03-17T23:00:00.002+01:002024-03-17T23:03:18.287+01:00Viva S. Patrizio!<div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhR7m8nMOmq7BDMUx2oNZXrgLzmOCdP66kK20Ym_05JXy5zUGl_eHR_xbnE-ra1tpclcg-U_HrZ3QCG7sHqEiq9vcGX0YJJk4dGERUTsEmj63aGyNz8ajqrIrjmsLxg98FCMoeibXaHhkTmlmtoL_ddH6qFdJR9P_mekpFNdXScrM_nkU2WSB4T7T_cf4Am/s714/3.jpg" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="714" data-original-width="476" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhR7m8nMOmq7BDMUx2oNZXrgLzmOCdP66kK20Ym_05JXy5zUGl_eHR_xbnE-ra1tpclcg-U_HrZ3QCG7sHqEiq9vcGX0YJJk4dGERUTsEmj63aGyNz8ajqrIrjmsLxg98FCMoeibXaHhkTmlmtoL_ddH6qFdJR9P_mekpFNdXScrM_nkU2WSB4T7T_cf4Am/w266-h400/3.jpg" width="266" /></a></div></div><div style="text-align: justify;"><i style="font-style: italic;">Che S. Patrizio protegga l'Irlanda e la sua Chiesa: "</i>non essere pagano e vai a Messa<i style="font-style: italic;">"</i></div><i><div style="text-align: justify;"><i>Da </i><a href="https://www.facebook.com/100000362285196/posts/7673068582715142/" target="_blank">Facebook</a><i>:</i><b> </b>"Sia la strada al tuo fianco,</div></i><div style="text-align: justify;">il vento sempre alle tue spalle,</div><div style="text-align: justify;">che il sole splenda caldo sul tuo viso,</div><div style="text-align: justify;">e la pioggia cada dolce nei campi attorno e,</div><div style="text-align: justify;">finché non ci incontreremo di nuovo,</div><div style="text-align: justify;">possa Dio proteggerti</div><div style="text-align: justify;">nel palmo della sua mano.</div><span><a name='more'></a></span><div><br /><span style="font-size: x-small;">San Patrizio, Benedizione del Viaggiatore Irlandese</span></div><div><span style="font-size: x-small;"><br /></span></div><div><i>Luigi C.</i></div>
<iframe allow="accelerometer; autoplay; clipboard-write; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture; web-share" allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/yaS3vaNUYgs?si=nApBqRjx1ZI4_0E7" title="YouTube video player" width="560"></iframe>
<iframe allow="accelerometer; autoplay; clipboard-write; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture; web-share" allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/bsLqIt5quMw?si=1plSWb0yqUWLNRrh" title="YouTube video player" width="560"></iframe>Luigi Chttp://www.blogger.com/profile/02164235284112073802noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2235752662493900408.post-74979473446877982202024-03-17T20:00:00.058+01:002024-03-18T10:32:20.572+01:00NOSTRE INFORMAZIONI di mons. Eleuterio Favella: l’azione legale nei confronti della Casa Editrice «Harper & Collins»<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjn4VWTzZwKSnkD46mK9Z9G9Suw7y5aUvi3eqX7qG5tuDVmaowOESrNuZXo6k9hsxfhKvb_ouGQXK5CasgrssMy4XUWbf9Et17ruUvk-QhsFhs43DgySVX_AjDzOCKLwoBwP9JSif8IZynFpjTrAxAv76ZEweHLaW6Wlplp0Rtr7e3rN2oasiUIraPnv4iM/s1500/Georges%20Croegaert%20The%20ball%20of%20string.jpg" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="1500" data-original-width="1181" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjn4VWTzZwKSnkD46mK9Z9G9Suw7y5aUvi3eqX7qG5tuDVmaowOESrNuZXo6k9hsxfhKvb_ouGQXK5CasgrssMy4XUWbf9Et17ruUvk-QhsFhs43DgySVX_AjDzOCKLwoBwP9JSif8IZynFpjTrAxAv76ZEweHLaW6Wlplp0Rtr7e3rN2oasiUIraPnv4iM/s320/Georges%20Croegaert%20The%20ball%20of%20string.jpg" width="252" /></a></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><i>Per tramite del suo segretario diacono Ambrogio Fidato, abbiamo ricevuto la seguente informazione </i>ex Aedibus<i> da S.E.R. </i><a href="https://www.facebook.com/monsignorfavella" style="font-style: italic;">Mons. Eleuterio Favella</a><i>.</i></span></div><div><div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia; font-style: italic;">La c</span><span style="font-family: georgia; font-style: italic;">omunicazione</span><span><i style="font-family: georgia;"> segue all’annuncio della pubblicazione, da parte della casa editrice </i><span style="font-family: georgia;">HarperCollins Italia</span><i style="font-family: georgia;"> (nota per la collana di narrativa rosa </i><span style="font-family: georgia;">Harmony</span><i style="font-family: georgia;">), dell’(ennesima) autobiografia </i><span style="font-family: georgia;">Life. La mia storia nella Storia</span><i style="font-family: georgia;">, in </i></span><span style="font-family: georgia;"><i>cui, «nel raccontare qui per la prima volta la storia della sua vita, ripercorsa attraverso gli eventi che hanno segnato l’umanità negli ultimi ottant’anni, Papa Francesco condivide le origini di quelle idee che in molti considerano audaci e che contraddistinguono il suo pontificato» (</i></span><span style="font-family: georgia;"><i><a href="https://www.harpercollins.it/9791259853226_life_lamiastoria/">QUI</a></i><i>; <a href="https://blog.messainlatino.it/2024/03/speravano-che-morissi-la-memoria-di.html">QUI</a> su </i>MiL<i>).</i></span></div><div style="text-align: justify;"><i><span style="font-family: georgia;">Grati a Sua Eccellenza Reverendissima per il rinnovato</span><span style="font-family: georgia;"> privilegio della sua considerazione nel volerci segnalare alcuni documenti che altrimenti passerebbero inosservati o non verrebbero evidenziati come dovrebbero ed inginocchiati al bacio dell’anello, ci professiamo imperituramente suoi servitori umilissimi et figli devoti in Cristo, e imploriamo la sua augusta benedizione.</span></i></div></div><div style="text-align: justify;"><i><span style="font-family: georgia;"><br /></span></i></div><div style="text-align: justify;"><i><span style="font-family: georgia;">L.</span><span style="font-family: georgia;">V.</span></i></div></div><div><br /></div><div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: arial;"><b>NOSTRE INFORMAZIONI</b></span></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">La </span><span style="font-family: arial;">Prefettura della Casa Pontificia, con<span><a name='more'></a></span> nota diramata stamane dalla Sala Stampa della S. Sede, ha preannunziato da parte della medesima una pronta azione legale nei confronti della Casa Editrice «Harper & Collins», con cui è stata recentemente pubblicata l’autobiografia del S. Padre, avendo l’Editore invertito nella copertina, con evidente dolo e, in subordine, con colpa grave, l’ordine delle «S» maiuscole nel sottotitolo dell’augusto libello.</span></div></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEihyOifdEhe8D38b6kqpccPIMGvARI-IMn_seMv7-rqyW9FFTFS78e1-99vReYp06sf7CHW0USjU1gshhyiSh3ayrV151dEsQPhp92uIYszcRAhvfPYGYLTsfxcbgzF0tdRlr3C3tHbkbSWmO9QnWge5X8tB29lhuy1I0sCgMv0NCQUQLTYaPO4G0tdlDgK/s1080/LOW_2_Papa-Francescp_Life_1-720x1080.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1080" data-original-width="720" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEihyOifdEhe8D38b6kqpccPIMGvARI-IMn_seMv7-rqyW9FFTFS78e1-99vReYp06sf7CHW0USjU1gshhyiSh3ayrV151dEsQPhp92uIYszcRAhvfPYGYLTsfxcbgzF0tdRlr3C3tHbkbSWmO9QnWge5X8tB29lhuy1I0sCgMv0NCQUQLTYaPO4G0tdlDgK/w266-h400/LOW_2_Papa-Francescp_Life_1-720x1080.jpg" width="266" /></a></div><span style="font-family: arial;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><iframe allow="autoplay; clipboard-write; encrypted-media; picture-in-picture; web-share" allowfullscreen="true" frameborder="0" height="712" scrolling="no" src="https://www.facebook.com/plugins/post.php?href=https%3A%2F%2Fwww.facebook.com%2Fmonsignorfavella%2Fposts%2Fpfbid0Zsb1eu8oLL6ZzucWp42QkbkoiCEY7d1zBHqATQ2a55U43BSLv4mqzqU4VinkJjRdl&show_text=true&width=500" style="border: none; overflow: hidden;" width="500"></iframe></div>Lorenzo Vitalihttp://www.blogger.com/profile/12350253413423236823noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2235752662493900408.post-15560712625632998622024-03-17T19:00:00.003+01:002024-03-17T19:00:00.132+01:00"Speravano che morissi...". La memoria di Ratzinger e le lotte in Vaticano: la verità di Francesco nella sua autobiografia in uscita<div class="separator"><div style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img height="213" src="https://img.ilgcdn.com/sites/default/files/styles/xl/public/foto/2024/03/02/1709388887-ay3vgd5-qqis-qdjdkuh-vatican-media-vatican-media.jpg?_=1709448020" width="320" /></div></div><div style="text-align: justify;"><i>Grazie a Nico Spuntoni per questa interessante analisi dell'ennesima uscita autobiografica di Francesco.</i></div><div style="text-align: justify;"><i>Riflettiamo che la fatica finale di Benedetto XVI fu la grande opera su Gesù (<a href="https://www.ibs.it/opera-omnia-di-joseph-ratzinger-libro-benedetto-xvi-joseph-ratzinger/e/9788820991845?gad_source=1&gclid=Cj0KCQjwhtWvBhD9ARIsAOP0GoiwSRG_Mfc9N8q8BnndKXLzstS24lVrxhnCYgjO1H23b6gN9BHXWN0aAkrLEALw_wcB" target="_blank">QUI</a>), quella del S. Padre... solo su se stesso.</i></div><div style="text-align: justify;"><i>E le solite cripto eresie di Francesco: "</i>ha aperto alla possibilità delle unioni civili: "E' giusto che queste persone che vivono il dono dell'amore possano avere una copertura legale come tutti", ha detto Bergoglio. "Gesu' andava spesso incontro alle persone che vivevano ai margini, ed e' quello che la Chiesa dovrebbe fare oggi con le persone della comunita' LGBTQ+, che all'interno della Chiesa sono spesso marginalizzate", si legge nelle anticipazioni dell'autobiografia. E intervenendo su un altro argomento che ha visto di recente la presa di posizione favorevole del dicastero per la dottrina della fede guidato dal fedelissimo cardinale Víctor Manuel Fernández, il Papa ha affermato: "chi (tra gli omosessuali, ndr) non ha ricevuto il battesimo e desidera riceverlo, o chi desidera fare da padrino o madrina, per favore, che sia accolto<i>"".</i></div><div style="text-align: justify;"><i>Luigi C.</i></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">14 Marzo 2024, Nico Spuntoni, <a href="https://www.ilgiornale.it/news/vaticano/bergoglio-benedice-nuovo-unioni-arcobaleno-serve-copertura-2296501.html#google_vignette" target="_blank">Il Giornale</a></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Filtrano le prime anticipazioni dell'autobiografia che Francesco che uscirà in libreria dal 19 marzo per Harper-Collins con il titolo "Life. La mia storia nella Storia'". Il Papa parla a 360 gradi ma di temi già affrontati più volte in questi anni. Tra le rivelazioni pubblicate da Il Corriere della Sera anche la sua salute, i suoi nemici e la prospettiva di un passo indietro ancora allontanata, seppur non esclusa del tutto.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b>La successione e il predecessore<span><a name='more'></a></span></b></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">La salute del Papa non è più quella di undici anni fa e questo lo ha portato in questi anni anche a dei ricoveri. Nel luglio 2021, quando fu operato per una stenosi diverticolare sintomatica del colon, ci sarebbero state riunioni di cardinali per parlare del futuro conclave. Francesco lo ha detto più volte e già nel settembre di quell'anno il cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin aveva ridimensionato le affermazioni papali parlando coi cronisti e dicendo che "sinceramente non avevo avvertito che ci fosse questo clima". Bergoglio, però, ci era tornato in un'altra occasione e ha voluto menzionare questo presunto episodio anche nella sua autobiografia: parlando dei suoi ricoveri, il Papa ha detto che "qualcuno era più interessato alla politica, a fare campagna elettorale, pensando quasi a un nuovo conclave". Poi, in tono ironico, ha aggiunto: "state tranquilli, è umano, non c'è da scandalizzarsi! Quando il Papa è in ospedale, di pensieri se ne fanno molti, e c'è anche chi specula per proprio tornaconto o per guadagno sui giornali". Bergoglio è anche tornato sul rapporto con Benedetto XVI dicendosi "addolorato" nel vedere "come la figura di Papa emerito (...) sia stata strumentalizzata con scopi ideologici e politici da gente senza scrupoli che, non avendo accettato la sua rinuncia, ha pensato al proprio tornaconto e al proprio orticello da coltivare, sottovalutando la drammatica possibilita' di una frattura dentro la Chiesa". Francesco ha anche rivelato di aver deciso insieme a Ratzinger di rendere il ritiro di quest'ultimo meno drastico: "purtroppo servì a poco, perche' le polemiche in dieci anni non son mancate e hanno fatto male a entrambi", ha spiegato il Papa.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b>Mai emerito</b></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Negli stralci dell'autobiografia, Francesco torna a ripete quanto già affermato in diverse interviste a proposito della sua volontà di non emulare il predecessore Benedetto XVI: "Penso che il ministero petrino sia ad vitam e dunque non vedo condizioni per una rinuncia. Le cose cambierebbero se subentrasse un grave impedimento fisico, e in quel caso ho già firmato all’inizio del pontificato la lettera con la rinuncia che è depositata in Segreteria di Stato". Su questo punto Bergoglio aveva già confessato di aver affidato la pratica nelle mani dell'allora Segretario di Stato, il cardinale Tarcisio Bertone. "Se questo dovesse succedere - ha aggiunto il Papa - non mi farei chiamare Papa Emerito, ma semplicemente vescovo Emerito di Roma, e mi trasferirei a Santa Maria Maggiore". Anche questa non è una novità: lo aveva già <a href="https://www.ilgiornale.it/news/cronache/e-papa-francesco-spiazza-tutti-sar-vescovo-emerito-roma-2050651.html">annunciato</a> in un'intervista alla Reuters. La Basilica dell'Esquilino, peraltro, è la chiesa indicata in un'altra intervista come luogo di sepoltura individuato e dove addirittura si starebbe preparando già la sua tomba.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b>Gay e transessuali</b></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Tra le anticipazioni filtrate non manca un passaggio sull'atteggiamento nella Chiesa nei confronti degli omosessuali e dei transessuali. Bergoglio dice di immaginare una "Chiesa madre, che abbracci e accolga tutti, anche chi si sente sbagliato e chi in passato è stato giudicato da noi. Penso alle persone omosessuali o transessuali che cercano il Signore e che invece sono state respinte o cacciate". Ma soprattutto, a proposito del tema, il Papa torna ad esprimersi sul documento che ha spaccato la Chiesa provocando la ribellione di numerose conferenze episcopali nel mondo, in particolare quelle africane: Fiducia Supplicans. A proposito di ciò, Francesco ha detto nel libro che con le "benedizioni alle coppie irregolari voglio soltanto dire che Dio ama tutti, soprattutto i peccatori. E se dei fratelli vescovi decidono di non seguire questa strada, non significa che questa sia l'anticamera di uno scisma, perchè la dottrina della Chiesa non viene messa in discussione". Parole che lasciano campo libero a ciascun presule - e dunque ai preti - di agire secondo coscienza. Riprendendo un tema su cui si era già espresso, nello stesso modo, nello spezzone di un'intervista trasmessa all'interno di un documentario di Evgeny Afineevsky presentato alla Festa del cinema di Roma, Francesco ha chiuso ai matrimoni tra persone omosessuali ma ha aperto alla possibilità delle unioni civili: "E' giusto che queste persone che vivono il dono dell'amore possano avere una copertura legale come tutti", ha detto Bergoglio. "Gesu' andava spesso incontro alle persone che vivevano ai margini, ed e' quello che la Chiesa dovrebbe fare oggi con le persone della comunita' LGBTQ+, che all'interno della Chiesa sono spesso marginalizzate", si legge nelle anticipazioni dell'autobiografia. E intervenendo su un altro argomento che ha visto di recente la presa di posizione favorevole del dicastero per la dottrina della fede guidato dal fedelissimo cardinale Víctor Manuel Fernández, il Papa ha affermato: "chi (tra gli omosessuali, ndr) non ha ricevuto il battesimo e desidera riceverlo, o chi desidera fare da padrino o madrina, per favore, che sia accolto".</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b>La sbandata</b></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">In un'altra anticipazione anche alcuni aspetti personale che però il Papa aveva già rivelato nel libro-intervista “Sobre el cielo y la tierra” del rabbino Abraham Skorka. Nell'autobiografia Bergoglio ha raccontato: "In seminario ebbi anche una piccola sbandata: è normale, altrimenti non saremmo esseri umani. Per fortuna passò, e dedicai anima e corpo alla mia vocazione". Nel precedente libro-intervista, il Papa aveva dato altri dettagli spiegando che si trattava di "una ragazza che avevo conosciuto al matrimonio di uno zio". "Rimasi sorpreso dalla sua bellezza, dalla sua luce intellettuale e restai confuso un bel po', mi girava la testa. Quando tornai in seminario dopo il matrimonio non riuscii a pregare per un'intera settimana", aveva detto il Papa che poi però scelse di continuare il suo cammino sacerdotale.</div>Luigi Chttp://www.blogger.com/profile/02164235284112073802noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2235752662493900408.post-30202980625177831412024-03-17T17:30:00.000+01:002024-03-17T17:30:00.249+01:00Scopriamo il sito di Luci sull’Est: le intenzioni di preghiera<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEifp_TNBqx7r3dSdTgmPaGRSt9EhQInzO3SuJZsVoIGpC5GHfSxatXnyXfrGmHJul091NTWxPoTZVraOmZwHeXUEXRLfQ9XNxPb2syNY2ezggRvIAWy6-xc3czKwVQTYQR-hWEa50RVflLZl-7UiNadqEewAG3eUdtFglV2q6IS1JA7NatrfzA3VOvYte3j/s600/3.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="145" data-original-width="600" height="96" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEifp_TNBqx7r3dSdTgmPaGRSt9EhQInzO3SuJZsVoIGpC5GHfSxatXnyXfrGmHJul091NTWxPoTZVraOmZwHeXUEXRLfQ9XNxPb2syNY2ezggRvIAWy6-xc3czKwVQTYQR-hWEa50RVflLZl-7UiNadqEewAG3eUdtFglV2q6IS1JA7NatrfzA3VOvYte3j/w400-h96/3.jpg" width="400" /></a></div><div style="text-align: justify;"><i>Riceviamo e pubblichiamo.</i></div><div style="text-align: justify;"><i>Luigi C.</i></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Gentile sostenitore,</div><div style="text-align: justify;"><a href="https://lucisullest.it/" target="_blank">il nuovo sito di Luci sull’Est</a> è ormai attivo e va a pieno ritmo.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Voglio ribadire ancora una volta che il tutto è stato reso possibile anche grazie al tuo aiuto. Per questo, non finirò mai di ringraziarti, di tutto cuore!</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Ora vorrei fare con te la conoscenza più nel dettaglio del sito.<span><a name='more'></a></span></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Come una casa, ogni pagina web ha molte stanze. Cercheremo di visitarle una per una.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Del resto, il sito è davvero come la casa della tua associazione. E devi considerarlo assolutamente come casa tua, perché lo è!</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Tra le varie sezioni ce n’è una che oggi vorrei segnalarti particolarmente.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Quella delle <a href="https://tr.lucisullest.it/e/tr?q=6%3dIUCZRY%26p%3dT%266%3dS7TQ%26F%3d9TJZC%26N%3dzKxIA_IUvh_TE_KitT_UX_IUvh_SJEC4mLCCp8AK.mM_0rWs_JgmGB6rS1FrB-8Ii0z0iKs_IUvh_TJNBD_wHCIg8_0rWs_Ker8EJp8BKiK4Ji_KitT_UNLxF_56hBCD_vtkq_7gwDeB4_IUvh_S0NBD_g45GeByE_vtkq_7gJUPgRXA%267%3d%261J%3d0cNSB%264s2eMA%3dSDULa7cNR8cQV9%26A%3dIV06N55ZM4g5LS7Xt388Q3j6va96JYAbwXCUQR87sVh9tZ04tYiXtS5ZL7A5OZiX&mupckp=mupAtu4m8OiX0wt"></a><a href="https://tr.lucisullest.it/e/tr?q=3%3d6VLWEZ%26y%3dQ%26s%3dTFQD%26G%3dHQ7aL%26K%3dmL7Fx_JdsU_UN_HVuc_RK_JdsU_TSBz5vIzDy5xL.vJ_wsfp_7hvDy71PnG19-uJr7mArHf_JdsU_USKyE_6EzJp5_wsfp_8f152Ky5yLrHqKr_HVuc_RAM7C_r7q9zE_5qXr_FdjEn9q_JdsU_TIKyE_p1rHn9lF_5qXr_Fd7VYdEYJ%264%3d%26nK%3dIZATK%261f3nJx%3dTMR9bFZASGZDWH%268%3d6WI3A6DW05p29TFUg4G5D4s3ibH37ZJYjYLRDSG4fWq6gaI1gZrUgTDW98J2BarU&mupckp=mupAtu4m8OiX0wt">intenzioni di preghiera.</a></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><a href="https://tr.lucisullest.it/e/tr?q=9%3dNVTcWZ%267%3dW%26A%3dTNWV%26G%3dPWOaT%26Q%3d5LELF_Jlym_UV_Nnuk_Xc_Jlym_TaHH54OHD7AFL.4P_Esnv_Oh4JG79V6G9E-CJzC5AzNx_Jlym_UaQGE_DKHJxA_Esnv_Pf9AJK7AGLzN9Kz_Nnuk_XSMEI_07yEHE_Cwpr_Nj2EvE9_Jlym_TQQGE_x70HvE4F_Cwpr_NjOVgjWYR%260%3d%266K%3dQfSTS%267x3vPF%3dTUXQbNfSSOfVWP%26D%3dNWQ9S6LcR5x8QTNay4OAV4191bP9OZRe2YTXVSO0xWyByaQ7yZzayTLcQ8R8Taza&mupckp=mupAtu4m8OiX0wt">Visita la sezione!</a></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Tutte le preghiere che vuoi affidare alla Madonna, tutte le intenzioni che hai nel più profondo del tuo cuore, le tue ansie, le tue gioie, le tue paure e le tue speranze… ebbene puoi affidarle alle mani di Maria Santissima tramite l’opportunità che ti offre Luci sull’Est di volta in volta.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Sai bene che non perdiamo ricorrenza o festa per rivolgerci a Nostro Signore, alla Madonna e ai Santi.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">E che i volontari di Luci sull’Est si mettono a disposizione per pellegrinare verso i santuari più importanti con lo scopo di consegnare direttamente le tue intenzioni di preghiera. Un gesto simbolico, ma allo stesso tempo molto concreto!</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Ebbene, la sezione dedicata alle intenzioni di preghiera è uno spazio di serenità per parlare cuore a cuore con Gesù, con Maria e con i Santi.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">In questo luogo di comunione, puoi liberamente esprimere i tuoi pensieri più profondi, le tue preoccupazioni, le sfide che affronti, le speranze che custodisci e le gioie che sperimenti.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><a href="https://tr.lucisullest.it/e/tr?q=9%3dEUNcNY%261%3dW%262%3dSHWM%26F%3dJWFZN%26Q%3dvK9L7_Ifyd_TP_Nete_XT_Ifyd_SUH94xO9C1A7K.xP_6rhv_FgxJ863VwF3E-4ItCv0tNo_Ifyd_TUQ8D_8K9IrA_6rhv_Ge3AAJ1A8KtNzJt_Nete_XJL9I_16sE9D_7wgq_HjsDpEz_Ifyd_SKQ8D_r71GpEuE_7wgq_HjFUajNXL%260%3d%26wJ%3dKfJSM%267o2pP7%3dSOXHaHfJRIfMVJ%26D%3dEVK9J5FcI4r8HSHap3IAM3u9raJ9FYLesXNXMRI0oVsBpZK7pYtapSFcH7L8KZta&mupckp=mupAtu4m8OiX0wt">La sezione</a> è costantemente aggiornata ad ogni festa particolare.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">In questo 2024, ad esempio, hai già avuto la possibilità di rivolgerti alla Madonna del Miracolo e alla Madonna di Lourdes e le tue intenzioni di preghiera sono state presentate concretamente davanti alle immagini di Maria Santissima nei suoi rispettivi santuari.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Attualmente è in corso la <a href="https://tr.lucisullest.it/e/tr?q=3%3dHb0WQf%26m%3dQ%265%3dZ4QP%26M%3d6QIg0%26K%3dyRuF0_PRsg_aB_Hh1Q_RW_PRsg_ZGBBAjIBJm50R.jJ_9yTp_Ind14Nb759-rKrPfIzKbBv_PRsg_aGKAK_tEBPd5_9yTp_Jlo5DQm5ARfH3Qf_Hh1Q_RMSuC_4Ce9BK_sqjx_4dvKb93_PRsg_Z7KAK_d14Nb9xL_sqjx_4dIbMdQe8%264%3d%26zQ%3d7ZMZ9%261r9bJ0%3dZARKh4ZMY5ZPc6%268%3dLe41vA3VIf9Ur9dSvd0ZQe64PC6SMD06reeUtfcSQb2Zs9AWLY6YOfAVw9bUKh7Z&mupckp=mupAtu4m8OiX0wt"></a><a href="https://tr.lucisullest.it/e/tr?q=8%3dEb0bNf%26m%3dV%262%3dZ4VM%26M%3d6VFg0%26P%3dvRuK7_PRxd_aB_Me1Q_WT_PRxd_ZGG9AjN9Jm07R.jO_6yTu_Fnd61NbB29-rPoPfNwKbGs_PRxd_aGP8K_tJ9Pd0_6yTu_Glo0AQm08RfMzQf_Me1Q_WJSuH_1CeD9K_svgx_4isKbDz_PRxd_Z7P8K_d61NbDuL_svgx_4iFbMiNe8%269%3d%26wQ%3d7eJZ9%266o9bO7%3dZAWHh4eJY5eMc6%26C%3dIe46sA3aFf9Zo9dXsd0eNe69MC6XJD0AoeeZqfcXNb2ep9AbIY6dLfAat9bZHh7e&mupckp=mupAtu4m8OiX0wt">campagna quaresimale</a> di Luci sull’Est. E molte altre arriveranno a breve.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Affida le tue preghiere a questo spazio sacro, lasciando che ti permettano di ottenere tutte le grazie di cui hai bisogno per il bene della tua anima!</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Gesù stesso, nel Vangelo, ci invita a rivolgerci a Lui con fiducia e senza timore: “Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto; perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto”.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">E il grande Sant’Alfonso Maria de’ Liguori ammoniva: “Chi prega si salva, chi non prega si danna!”</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Non sprecare le occasioni che hai di rivolgerti a Dio! Da parte mia, come sempre, ti terrò costantemente aggiornato.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div> <div style="text-align: justify;">Un caro saluto.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div> <div style="text-align: justify;">In Gesù, Maria e Giuseppe,</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Nelson Fragelli</div><div style="text-align: justify;">Presidente Associazione Luci sull’Est</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div>Luigi Chttp://www.blogger.com/profile/02164235284112073802noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2235752662493900408.post-44665006759311468722024-03-17T15:30:00.001+01:002024-03-17T15:30:00.242+01:00Difesa della Messa Tradizionale: 129ª settimana. Nuove manifestazioni di preghiera davanti agli uffici dell'Arcidiocesi di Parigi #traditioniscustodes<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg4aT3iIq854uI5w2Qgf2FCJ4VZTJzV7qpzcrYxlmvLQpDgCC9Psp4SQfyLdlW2mWWrtKPaM83RPH8OWVd8b2l7DT4KKMXjRNUOMi_rLhiIONuf_7VYU9sIAZ6dFI4g6R1avUqBDJmNwU2StcVYRMVcXgIIFOXTPI9WYDX78MxjQW2BT7WqkSC_OJIcvwP6/s400/5.jpeg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="400" data-original-width="300" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg4aT3iIq854uI5w2Qgf2FCJ4VZTJzV7qpzcrYxlmvLQpDgCC9Psp4SQfyLdlW2mWWrtKPaM83RPH8OWVd8b2l7DT4KKMXjRNUOMi_rLhiIONuf_7VYU9sIAZ6dFI4g6R1avUqBDJmNwU2StcVYRMVcXgIIFOXTPI9WYDX78MxjQW2BT7WqkSC_OJIcvwP6/s320/5.jpeg" width="240" /></a></div><div style="text-align: justify;"><i>Riceviamo e pubblichiamo.</i></div><div style="text-align: justify;"><i>Luigi C</i></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: center;"><b>129ª SETTIMANA: LE SENTINELLE CONTINUANO LA LORO PREGHIERA PER LA DIFESA DELLA MESSA TRADIZIONALE DAVANTI ALL'ARCIDIOCESI DI PARIGI</b></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Il cattolicesimo sta scomparendo dallo spazio pubblico in Occidente. E ciò che resta non è più molto cattolico, ed è dir poco, come dimostrano le successive Lettere di Paix Liturgique su questo o quel vescovo, come è il caso di certo vescovi tipici in Germania, Austria, Svizzera o Belgio. La tendenza alla scomparsa del cattolicesimo ha subito una notevole accelerazione a partire dagli anni del Covid, peggio della Grande Peste, come tutti sanno, il che forse è anche vero per la pratica domenicale.</div><div style="text-align: justify;">In venticinque anni, in Inghilterra e Galles, il numero delle ordinazioni sacerdotali è passato da 110 all'anno nel 1996-1997 (come in Francia e anche un poco di più, allorché il cattolicesimo è in minoranza oltre Manica) a 18 nel 2023, un calo dell'83% (Ordinations en Angleterre et Pays de Galles. Riposte catholique).<span><a name='more'></a></span></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">In meno di vent’anni, in Germania, dove il cattolicesimo è stato così vigoroso dopo l’ultima guerra e fino al Concilio, la segreteria della Conferenza episcopale ha appena rivelato che dal 2005 al 2024, 650 chiese cattoliche in tutto il Paese hanno cessato di essere utilizzate per il culto. In media, 28 chiese vengono chiuse ogni anno in Germania dal 2019. Gli edifici ecclesiastici vengono demoliti per far posto a case di riposo, o trasformati in gallerie, pub o… pompe funebri.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">In cinque anni, in Belgio, dal 2017 al 2022, il numero dei sacerdoti diocesani è passato da 2.774 a 1.859, cioè una diminuzione del 33%. E nello stesso periodo , i fedeli con pratica domenicale sono scesi da 286.393 a 172.968, con un calo del 40%. In soli cinque anni!</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Ecc., ecc.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Fermiamoci, se volete, sul fenomeno della chiusura delle chiese in Germania. In Francia non siamo a questo punto, perché, dopo la separazione tra Chiesa e Stato, l'80% delle chiese parrocchiali sono di proprietà dei comuni, solo le altre, costruite dopo il 1905, sono di proprietà della Chiesa attraverso associazioni diocesane (la maggior parte delle cattedrali sono di proprietà dello Stato, e un numero minore dei comuni). Tali chiese sono giuridicamente destinate al culto cattolico (l’ “assegnatario” è il clero e i fedeli), cioè al culto celebrato dal sacerdote “assegnatario” nominato dal vescovo. Le procedure di disattivazione amministrativa, in caso di mancato utilizzo per sei mesi consecutivi, sono rare. Quando capitano, sono generalmente il risultato di un accordo tra il vescovo e la comunità territoriale di diritto pubblico interessata.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Tuttavia, ormai, innumerevoli chiese in Francia, anche nelle grandi città, hanno cessato di essere utilizzate, ad eccezione delle esequie, celebrate per la maggior parte da laici. È un vero fenomeno che tocca la civiltà di grande tristezza quello a cui stiamo assistito: le campane della messa (che, quando ero bambino, suonavano tre volte prima della messa solenne della domenica) hanno smesso di suonare.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Vi è però una svista in queste statistiche così buie che elencano il calo del numero dei sacerdoti in Francia, delle vocazioni, del numero dei seminaristi, delle ordinazioni, nonché dei parrocchiani domenicali: manca la menzione del calo del numero di masse. In quante parrocchie di Francia, ogni anno, ogni mese, tali messe, in tali villaggi o città, hanno smesso di essere celebrate per mancanza di sacerdoti? Non credo di esagerare se dico che ogni domenica che passa, una decina di chiese in Francia cessano di avere una messa settimanale.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">E nel frattempo... E nel frattempo, i vescovi di Francia insistono in restringere il culto tradizionale, lo stesso che continua a riempire le chiese, seppur confinato a pochi luoghi specifici, concessi con parsimonia, e oggi più ridotti ancora, se possibile, a partire di Traditionis Custodes. E intanto, nelle case delle comunità ex-Ecclesia Dei, ci sono troppi giovani sacerdoti ordinati perché i vescovi si rifiutano di permettere l'apertura di nuovi apostolati o si adoperano per sopprimere non appena possibile quelli già esistenti.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">A Parigi, Parigi, principale oggetto del mio risentimento, l'arcivescovo di ieri seguito dall'arcivescovo di oggi, ha cancellato dalla mappa sei luoghi di culto tradizionali! Parigi, dove il declino dei sacerdoti comincia a manifestarsi attraverso la riduzione del numero dei vicari parrocchiali, dove diminuisce il numero degli studenti che entrano in seminario, il che ha portato alla soppressione di una casa di accoglienza per i seminaristi, che dovranno presto essere si raggrupparono con i seminaristi di Issy-les-Moulineaux, da dove il cardinale Lustiger li aveva già allontanati violentemente, o con i seminaristi carmelitani presso l'Istituto Cattolico di Parigi (e in entrambi i casi verranno allontanati dall'insegnamento della Scuola della Cattedrale Lustigeriana).</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Ecco perché la pia protesta delle nostre "veglie" - insieme ad alcune altre proteste, come quelle provocate dalla venuta del cardinale Roche, e che potrebbero moltiplicarsi - continua con i nostri rosari davanti agli uffici dell’arcidiocesi, 10 rue du Cloître-Notre-Dame, dal lunedì al venerdì, dalle 13 alle 13:30, a Saint-Georges de La Villette, mercoledì alle 17, e davanti a Notre-Dame du Travail, domenica alle 18.</div>Luigi Chttp://www.blogger.com/profile/02164235284112073802noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2235752662493900408.post-31057360584971257012024-03-17T13:00:00.001+01:002024-03-17T13:00:00.132+01:00Podcast: gli abusi sessuali nella Chiesa<div style="text-align: justify;"><a href="https://substackcdn.com/image/fetch/f_auto,q_auto:good,fl_progressive:steep/https%3A%2F%2Fsubstack-post-media.s3.amazonaws.com%2Fpublic%2Fimages%2F1efb7498-e323-43f9-8335-30fafede51b7.heic" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img height="320" src="https://substackcdn.com/image/fetch/w_1456,c_limit,f_auto,q_auto:good,fl_progressive:steep/https%3A%2F%2Fsubstack-post-media.s3.amazonaws.com%2Fpublic%2Fimages%2F1efb7498-e323-43f9-8335-30fafede51b7.heic" width="320" /></a></div><div style="text-align: justify;"><i>Riceviamo e pubblichiamo questo nuovo podcast (<a href="https://appunti.substack.com/p/la-confessione-il-ritorno-del-prete?utm_campaign=post&utm_medium=web&triedRedirect=true" target="_blank">QUI</a> e <a href="https://open.spotify.com/episode/46432mFW1U1LCSaNaxqwoQ?si=lQbl8MBfQXKQ4JrvxLkDRQ" target="_blank">QUI</a>) dall'amica Federica Tourn.</i></div><div style="text-align: justify;"><i>Certamente molti casi di abusi, omosessuali e non, sono "presunti" e vanno provati, ma dobbiamo constatare che il lassismo e le coperture in questo campo sono vere e acclarate. La vicenda Rupnik insegna. </i></div><div style="text-align: justify;"><i>Talvolta ci chiediamo, come ha scritto uno studioso del tragico tema se non ci sia "</i>interesse privato in atti di ufficio<i>"...</i></div><div style="text-align: justify;"><b><i><a href="https://blog.messainlatino.it/2022/12/breaking-news-papa-francesco-blocca-la.html">QUI</a> i post pubblicati sul caso Rupnik da MiL.</i></b></div><div style="text-align: justify;"><i>Luigi C.</i></div> <div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Stefano Feltri, 13-3-24, <a href="https://appunti.substack.com/p/la-confessione-episodio-1-la-strada?r=vu9i&utm_medium=ios&triedRedirect=true" target="_blank">La Confessione episodio 1 - La strada per la santità</a></div><div style="text-align: justify;">Dopo questo podcast nessuno - neppure il Papa - potrà più dire che non sapeva o non poteva immaginare come funziona il sistema per insabbiare gli abusi sessuali nella Chiesa cattolica italiana</div><div style="text-align: justify;">Con La Confessione, grazie alle intercettazioni telefoniche e alle registrazioni fatte dai protagonisti, assistiamo in tempo reale al tentativo di insabbiare, silenziare, nascondere, evitare lo scandalo. Scopriamo come pensano i preti che abusano e quelli che tollerano gli abusi. Ascoltiamo tutto. E, dopo La Confessione, nessuno potrà dire che non sapeva, che non poteva immaginare.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Buongiorno a tutte e tutti, oggi esce il primo episodio del podcast La Confessione, dopo l’episodio teaser che abbiamo pubblicato nei giorni scorsi.</div><div style="text-align: justify;">Vi spiego meglio cos’è e perché è importante.</div><div style="text-align: justify;">Con Giorgio Meletti e Federica Tourn ci abbiamo lavorato per molti mesi, con il supporto di Carmelo Rosa e la consulenza musicale di Stefano Tumiati.<span><a name='more'></a></span></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">La Confessione è una storia che ne contiene dentro molte altre, che rivela un sistema di potere, di coperture e omissioni.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">E’ una storia di abusi subiti da un ragazzo, Antonio Messina, che ha trovato la forza di denunciare - non una volta, ma per dieci lunghi anni - il prete che aveva abusato di lui, don Giuseppe Rugolo, fino alla condanna in primo grado arrivata il 5 marzo 2024.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Ma è anche la storia di tutti gli abusi commessi e subiti in Italia, perché grazie ad Antonio Messina e alle informazioni e ai documenti che sono emersi nel corso delle indagini e del processo, sappiamo come funziona un sistema di potere che è in grado di tacitare e insabbiare ogni accusa.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">La Confessione non racconta solo la storia di Antonio Messina e don Giuseppe Rugolo. E’ la storia di monsignor Rosario Gisana, il vescovo ancora in carica della diocesi di piazza Armerina, che include Enna, che per anni sa e non fa nulla, ha come unico obiettivo tutelare don Rugolo, l’abusatore, ed evitare che Antonio, la vittima, continui a creare problemi.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Per aiutare don Rugolo usa i fondi dell’otto per mille, lo manda a Ferrara, dove continua a occuparsi di ragazzini, per tacitare Antonio Messina prova a proporgli 25.000 euro in contanti presi dalla Caritas.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">La Confessione è la storia di una diocesi, quella di piazza Armerina, dove tutti sanno tutto, dove - stando alle parole del vescovo - ci sono molti altri preti sospettati di aver commesso abusi, che però non subiscono conseguenze.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">La Confessione però è anche la storia di come anche tutto il resto della Chiesa condivide la “cultura” della diocesi di monsignor Gisana: la diocesi di Ferrara accoglie Rugolo senza farsi troppe domande, prova a proteggerlo quando esce la notizia dell’inchiesta, altri vescovi vengono contattati da Gisana, la Conferenza episcopale italiana del cardinale Matteo Zuppi non ha niente da dire sulla vicenda.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Anzi, nel suo primo report sugli abusi in Italia - quello che doveva segnare l’inizio della fase della trasparenza - mancano alcune diocesi: guarda caso manca quella di piazza Armerina dove, ora lo dice anche una sentenza, sappiamo per certo che di abusi a opera di preti ce ne sono stati parecchi.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">La Confessione è anche la storia di papa Francesco che ha tutti gli elementi per sapere cosa ha fatto monsignor Gisana: come ce le abbiamo noi - e le potete sentire nel podcast - anche Francesco può ascoltare le intercettazioni di Gisana che dice “ho insabbiato questa storia”, ma invece di rimuoverlo per dare un esempio, lo elogia pubblicamente proprio il giorno prima dell’udienza decisiva del processo a don Rugolo.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Quando è uscito il film Spotlight nel 2015, che riprendeva l’inchiesta del Boston Globe del 2002, abbiamo scoperto cosa faceva la Chiesa americana di fronte ai preti accusati di pedofilia: li spostava da una parrocchia all’altra, per lasciarli impuniti.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Con La Confessione facciamo un passo avanti: grazie alle intercettazioni telefoniche e alle registrazioni fatte dai protagonisti, assistiamo in tempo reale al tentativo di insabbiare, silenziare, nascondere, evitare lo scandalo. Scopriamo come pensano i preti che abusano e quelli che tollerano gli abusi.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Ascoltiamo tutto. E, dopo la Confessione, nessuno potrà dire che non sapeva, che non poteva immaginare.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Lunedì abbiamo presentato il podcast alla stampa internazionale, soprattutto vaticanisti ma non solo.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">L’impatto è stato enorme, qui sotto vedete per esempio l’Associated Press, la principale agenzia del mondo, potete cliccare per leggere il pezzo:</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Perfino <a href="https://www.washingtonpost.com/world/2024/03/11/italy-pope-vatican-abuse/e6c0be42-dfe1-11ee-95aa-7384336086f3_story.html">il Washington Post ha ripreso l’articolo </a>dedicato a La Confessione e alle vicende che racconta.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Adesso possiamo soltanto sperare che anche la stampa italiana - molto più attenta quando si tratta di toccare il Vaticano e papa Francesco-si accorga che si tratta di una storia importante e ne parli.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">La Confessione è il primo grande progetto che è possibile anche grazie al contributo degli abbonati e delle abbonate di Appunti: con le somme raccolte dagli abbonamenti abbiamo potuto trasformare un progetto che ci appassionava in qualcosa di più professionale, coinvolgere altre persone, organizzare un evento come la conferenza stampa di lunedì con Antonio Messina, la giornalista di Enna Pierelisa Rizzo, che per prima si è occupata del caso, e l’avvocata di Antonio Eleanna Parasiliti.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Appunti è possibile grazie al sostegno delle abbonate e degli abbonati. E’ con il loro contributo che Appunti può crescere e svilupparsi anche con progetti ambiziosi come La Confessione. Se pensi che quello che facciamo è importante, regala un abbonamento a qualcuno a cui tieni</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Ecco qui il primo episodio, i prossimi ogni mercoledì:</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">La Confessione - La strada per la santità</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Per Papa Francesco la santità è un gioioso stato d'animo donato da Dio. Per il vescovo di Piazza Armerina Rosario Gisana la santità è il premio che spetta al sacerdote accusato di violenza sessuale al termine del suo calvario. Non importa se colpevole o innocente. Una specie di scatto di carriera.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Monsignor Rosario Gisana, vescovo in carica di una tra le diocesi più importanti della Sicilia, sta parlando con Giuseppe Rugolo, un prete di Enna accusato di violenza sessuale su minori.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Rugolo è il protagonista della storia esemplare che vi raccontiamo nel podcast La Confessione.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Delle accuse contro di lui monsignor Gisana è informato da tempo. Quello che Gisana non sa è che don Rugolo ha attivato il registratore del suo smartphone e così tutte le parole del vescovo vengono conservate.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">In questo modo scopriamo l’incredibile tesi del vescovo di piazza Armerina: la pedofilia sarebbe non un crimine tra i più spregevoli, ma una prova offerta dal Signore, addirittura una tappa verso la santità.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Queste parole fanno di Gisana il coprotagonista della nostra storia. Perché è lo stesso Gisana che il 6 novembre 2023, proprio mentre il processo a Rugolo entra nel vivo, viene elogiato da papa Francesco con queste parole: “Bravo, questo vescovo, bravo. È stato perseguitato, calunniato e lui fermo, sempre, giusto, uomo giusto”.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Forse senza rendersene conto, o forse sì, il Papa conferma che, come vi racconteremo, il processo allo sconosciuto prete di Enna accusato di violenze sessuali su minori chiama in causa tutta la Chiesa.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">In questo primo episodio impariamo a conoscere i protagonisti della nostra storia: don Giuseppe Rugolo, monsignor Rosario Gisana e soprattutto Antonio Messina, il coraggioso ragazzo che subisce gli abusi di Rugolo e trova il coraggio di denunciare.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Grazie alla sua denuncia abbiamo potuto capire come funziona davvero il sistema interno alla Chiesa italiana per gestire i casi di abusi, cioè per proteggere l’accusato e silenziare la vittima.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">è un podcast di giornalismo investigativo in 7 puntate disponibile su Spotify e tutte le principali piattaforme</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Autori:</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Stefano Feltri</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Giorgio Meletti</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Federica Tourn</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Con la collaborazione di Carmelo Rosa</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Consulenza musicale e sonora: Stefano Tumiati</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Produzione:</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Il podcast La Confessione è possibile grazie al sostegno degli abbonati alla newsletter Appunti</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Buona giornata,</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Stefano Feltri</div>Luigi Chttp://www.blogger.com/profile/02164235284112073802noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2235752662493900408.post-54047517738296755372024-03-17T11:30:00.002+01:002024-03-17T11:30:00.351+01:00Sulla tentazione di strumentalizzare la Sacra Scrittura da parte di Francesco e Spadaro #francesco<div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhNdJSg2CTJPpLjvpVfx5C2cDataS-Xh5emYLvTc9G2zsfmUZ6lKl-UJ5Ul-j-pDEs0PomwEQ2hbt8gLbp0OT9zzt37IvaFMGeol9THFiBqvSYr42umPs1enwSKkWjqmFNWm4FidWat6FI_332jxdZz14LbI82muJmhm2F4GJ5UvchmD13RQ8M8XIKFtyNK/s300/Francesco.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="300" data-original-width="300" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhNdJSg2CTJPpLjvpVfx5C2cDataS-Xh5emYLvTc9G2zsfmUZ6lKl-UJ5Ul-j-pDEs0PomwEQ2hbt8gLbp0OT9zzt37IvaFMGeol9THFiBqvSYr42umPs1enwSKkWjqmFNWm4FidWat6FI_332jxdZz14LbI82muJmhm2F4GJ5UvchmD13RQ8M8XIKFtyNK/w200-h200/Francesco.jpg" width="200" /></a></div></div><div style="text-align: justify;"><i>Ricordiamolo dalle parti d S. Marta e a Padre Spadaro.</i></div><div style="text-align: justify;"><i>Luigi C.</i></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><a href="https://www.resnovae.fr/sulla-tentazione-di-strumentalizzare-la-sacra-scrittura/" target="_blank">Res Novae</a>, <a href="https://www.resnovae.fr/author/pace/">DON PIO PACE</a>, 29-2-24</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Pio XII, nel Divino afflante Spiritu del 1943, ammoniva i commentatori della Sacra Scrittura di ricordarsi «che si tratta della parola da Dio ispirata, della quale da Dio stesso fu affidata alla Chiesa la custodia e l’interpretazione, [cosicché essi] con non minore diligenza [tengano] conto delle spiegazioni e dichiarazioni del Magistero ecclesiastico, come pure delle esposizioni dei Santi Padri ed anche della “analogia della fede”, secondo che Leone XIII nell’enciclica Providentissimus Deus con somma sapienza avvertì». Ciò, a proposito del senso letterale della Scrittura, del suo significato teologico diretto. E più avanti, egli ha chiesto loro di non allontanarsi, soprattutto nella predicazione, dal significato spirituale (simbolico) voluto da Dio e consacrato dai Padri. «Può ben essere utile, specialmente nella predicazione, lumeggiare e raccomandare le cose della fede e della morale cristiana con uso più largo del Sacro Testo in senso figurato, purché si faccia con moderazione e sobrietà», però restando «estrinseco ed avventizio».</div><div style="text-align: justify;">Riportiamo qui di seguito due esempi recenti di libera interpretazione – problematica – della Sacra Scrittura: la prima interpretazione riguarda il significato spirituale, la seconda il significato letterale.</div><div style="text-align: justify;">L’assolutizzazione della diversità</div><div style="text-align: justify;">Nell’udienza generale di mercoledì 29 novembre 2023<a href="https://www.resnovae.fr/sulla-tentazione-di-strumentalizzare-la-sacra-scrittura/#_ftn1">[1]</a>, papa Francesco<span><a name='more'></a></span> ha ricordato l’episodio della torre di Babele in Genesi 11, 1-9, torre che, nel loro orgoglio, gli uomini vollero costruire fino al cielo e che venne punita da Dio col confondere le lingue.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">«Viene in mente il racconto della città di Babele e della sua torre (cfr. Gen 11, 1-9). In esso si narra di un progetto sociale, che prevede di sacrificare ogni individualità all’efficienza della collettività. L’umanità parla una lingua sola – potremmo dire che ha un “pensiero unico” -, è come avvolta in una specie di incantesimo generale, che assorbe l’unicità di ciascuno in una bolla di uniformità. Allora Dio confonde le lingue, cioè ristabilisce le differenze, ricrea le condizioni perché possano svilupparsi delle unicità, rianima il molteplice dove l’ideologia vorrebbe imporre l’unico. Il Signore distoglie l’umanità anche dal suo delirio di onnipotenza: «facciamoci un nome», dicono esaltati gli abitanti di Babele (v. 4), che vogliono arrivare fino al cielo, mettersi al posto di Dio. Ma sono ambizioni pericolose, alienanti, distruttive e il Signore, confondendo queste aspettative, protegge gli uomini, prevenendo un disastro annunciato. Sembra davvero attuale questo racconto: anche oggi la coesione, anziché sulla fraternità e sulla pace, si fonda spesso sull’ambizione, sui nazionalismi, sull’omologazione, su strutture tecnico-economiche, che inculcano la persuasione che Dio sia insignificante e inutile: non tanto perché si ricerca un di più di sapere, ma soprattutto per un di più di potere. È una tentazione che pervade le grandi sfide della cultura odierna».</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Ci si rende conto dello slittamento: non è tanto l’orgogliosa costruzione della torre ad essere peccaminosa quanto l’unità del linguaggio, che diviene metafora del «pensiero unico», denunciando, del resto, quest’ultimo molto giustamente. Per cui ciò che l’interpretazione tradizionale considerava come una punizione – Dio fa passare l’umanità dalla fusione delle lingue alla loro confusione per punirla della sua superbia – è in realtà, secondo papa Francesco, il ripristino della creazione e della volontà di diversità iscritta in essa.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">La diversità può certo esprimere umanamente nelle creature finite l’infinita ricchezza della divinità nella sua unicità – ciò che peraltro il papa evoca, dicendo che la diversità ricrea «le condizioni affinché l’unicità possa svilupparsi» –, ma spesso è anche una deviazione peccaminosa dettata dall’orgoglio rispetto ai canali dell’unità divina, della retta ragione o della Rivelazione.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Non si può non pensare al «Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune» d’Abu Dhabi del 4 febbraio 2018, che fa derivare dalla Sapienza divina la diversità, compresa quella delle false religioni, il libero esame e la libertà religiosa: «La libertà è un diritto di ogni persona: ciascuno gode della libertà di credo, di pensiero, di espressione e di azione. Il pluralismo e le diversità di religione, di colore, di sesso, di razza e di lingua sono una sapiente volontà divina, con la quale Dio ha creato gli esseri umani. Questa Sapienza divina è l’origine da cui deriva il diritto alla libertà di credo e alla libertà di essere diversi». Il discorso tenuto nell’udienza del 29 novembre scorso non si è spinto fin qua, così lontano, ma, come questo, si pone sulla stessa linea di sacralizzazione della diversità.</div><div style="text-align: justify;">La «conversione» di Cristo dalla rigidità alla misericordia</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Anche Padre Antonio Spadaro, ex-direttore de La Civiltà Cattolica, Sottosegretario del Dicastero per la Cultura, si è lasciato andare su Il Fatto quotidiano del 20 agosto 2023<a href="https://www.resnovae.fr/sulla-tentazione-di-strumentalizzare-la-sacra-scrittura/#_ftn2">[2]</a> ad un sorprendente commento circa l’episodio della donna cananea, che chiede aiuto a Gesù, perché sua figlia è tormentata dal demonio, e che viene trattata con apparente durezza, ma alla fine esaudita per la sua fede, che Cristo stava mettendo alla prova (Matteo 15, 21-28).</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">«Gesù è a Genesaret, sulla riva destra del lago di Tiberiade. La gente del luogo lo aveva riconosciuto e la notizia della sua presenza si era diffusa per tutta la regione, di bocca in bocca. Molti gli portavano malati, che venivano guariti. Era una terra, dove la gente doveva accoglierlo e capirlo. Le sue azioni erano efficaci. Ma il Maestro non si ferma. Matteo (15, 21-28) – che scrive per i Giudei – ci dice che se ne va verso nord-ovest, la zona di Tiro e Sidone, cioè in zona fenicia e dunque pagana.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Ma ecco si sentono urla. Sono di una donna. È Cananea, cioè di quella regione abitata da un popolo idolatrico, che Israele guardava con disprezzo ed inimicizia. La storia pretendeva che Gesù e la donna fossero nemici. La donna urla: “Abbi pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio. […]”. Ma lui non le rivolse nemmeno una parola”, scrive laconicamente Matteo.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Gesù resta indifferente. […] Al silenzio segue la risposta stizzita ed insensibile di Gesù: “Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele”. La durezza del Maestro è inscalfibile. Ora addirittura Gesù fa il teologo: la missione ricevuta da Dio si limita ai figli d’Israele. Dunque, niente da fare. La misericordia non è per lei. È esclusa. Non si discute. [… Gesù] risponde in maniera beffarda e irriguardosa nei confronti di quella povera donna: “Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini”, cioè ai cani domestici. Una caduta di tono, di stile, di umanità. Gesù appare come fosse accecato dal nazionalismo e dal rigorismo teologico.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">[…] “È vero, Signore, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni”. Poche parole, ma ben poste e tali da sconvolgere la rigidità di Gesù, da conformarlo, da “convertirlo” a sé. Gesù, infatti, senza esitare, risponde: “Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri”. E da quell’istante sua figlia fu guarita. E anche Gesù appare guarito e alla fine si mostra libero, dalla rigidità degli elementi teologici, politici e culturali dominanti del suo tempo. Dunque, che cosa è accaduto? Gesù, fuori dalla terra di Israele, ha guarito la figlia di una donna pagana, disprezzata per essere cananea. Non solo: le dà ragione e ne loda la grande fede. Qui c’è il seme di una rivoluzione».</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Certo, Padre Spadaro dice – sostenendo che, nel passaggio dalla rigidità alla misericordia, Gesù si sia convertito «a sé stesso» – ch’egli «appare» guarito dalla sua durezza. Ma, ai fini della lezione che vuole dare ai suoi lettori, sottolinea la «conversione» di Cristo ed, allo stesso tempo, stronca la «rigidità» dei teologi. Certamente, Padre Spadaro dice che Cristo alla fine si mostra libero, e non liberato, dalla rigidità. Ma, se per gli uomini convertirsi significa ritrarsi dal peccato, nella fattispecie dal disprezzo, dalla durezza malvagia, allora il cambio nell’atteggiamento di Cristo non può essere che una manifestazione pedagogica del disegno divino nella missione verso Israele e poi verso i pagani, nonché della perfezione della sua misericordia (che si manifesta del resto nella sua iniziale severità).</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Antonio Spadaro ricama sul racconto evangelico, come fanno talvolta in modo pio i predicatori, ma lui lo fa, attribuendo a Cristo un «modo di fare canzonatorio ed irrispettoso nei confronti di questa povera donna», giungendo a supporre ch’egli sia «come accecato dal nazionalismo e dal rigorismo teologico». Al punto che la sua chiosa, comunque gravemente irrispettosa, dipende da una cristologia sospetta: il Gesù del Vangelo sarebbe moralmente perfettibile. Per Spadaro era già Dio o non ancora?</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Don Pio Pace</div>Luigi Chttp://www.blogger.com/profile/02164235284112073802noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2235752662493900408.post-67918771059020683622024-03-17T06:30:00.208+01:002024-03-17T06:30:00.128+01:00Mons. Johan Jozef Bonny, Vescovo di Anversa, e il post-Cattolicesimo in Belgio. Parte prima: Fiducia supplicans prima di Fiducia supplicans<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhGy2FhSJ8tuutk1FPHLs8ExaafKRwEErOKoQdIo7jiNmBv0PBcSGdZut1PK98z2qi7Nqf3UbBgWdAHfOEc2owdri43ZqLmhSInPsDY68w7faBilVZcpuChlb2cg_1PY4VN8evd1EOz9J2veWyx9_2TuWUkRugT9-I0V67RKkQut0CTgQzudCuGh9GFUPWo/s400/20240313180048_514_2.jpg" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="400" data-original-width="267" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhGy2FhSJ8tuutk1FPHLs8ExaafKRwEErOKoQdIo7jiNmBv0PBcSGdZut1PK98z2qi7Nqf3UbBgWdAHfOEc2owdri43ZqLmhSInPsDY68w7faBilVZcpuChlb2cg_1PY4VN8evd1EOz9J2veWyx9_2TuWUkRugT9-I0V67RKkQut0CTgQzudCuGh9GFUPWo/s320/20240313180048_514_2.jpg" width="214" /></a></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><i>Vi proponiamo – in nostra traduzione – la lettera numero 1014 pubblicata da </i><a href="https://www.paixliturgique.com/">Paix Liturgique</a><i> il 14 marzo, in cui si inizia l’analisi della disastrosa situazione morale della Chiesa cattolica in Belgio, in cui una posizione di rilievo è assunta da m</i></span><span style="text-align: left;"><span style="font-family: georgia;"><i>ons. Johan Jozef Bonny, Vescovo di Anversa.</i></span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><span style="font-family: georgia;"><i>«Ragionevolmente conservatore» durante il Pontificato di Papa Benedetto XVI, ha poi palesato le sue posizioni progressiste </i>pro<i>-LGBT: aperto oppositore della lettera enciclica </i>Humanae Vitae<i>, si è dichiarato favorevole al riconoscimento ecclesiastico delle relazioni omosessuali, proponendo fin dal 2016 un rito per la benedizione </i></span></span><span style="font-family: georgia;"><i>delle coppie omosessuali, dei divorziati risposati e dei conviventi </i>more uxorio<i>, in contrasto con la </i>Congregazione per la Dottrina della fede<i> e giustificandolo negli stessi termini che – otto anni dopo – saranno utilizzati nella dichiarazione </i>Fiducia supplicans<i>.</i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><i>Un altro Vescovo pronto a fare carriera alla corte di papa Francesco…</i></span></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><i>L.V.</i></span></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: arial;"><b><a href="https://www.paixliturgique.com/aff_lettre.asp?LET_N_ID=3948">Mons. Johan Jozef Bonny, Vescovo di Anversa, e il post-Cattolicesimo in Belgio. Parte prima: <i>Fiducia supplicans</i> prima di <i>Fiducia supplicans</i></a></b></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: arial;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">Se c’è un Vescovo che si compiace del testo della dichiarazione <i>Fiducia supplicans</i> sul senso pastorale delle benedizioni – che introduce la possibilità di benedire le «coppie» invertite e irregolari – è mons. Johan Jozef Bonny, Vescovo di Anversa, che dal 2014, quando era delegato del Belgio alla III<i> assemblea generale straordinaria del Sinodo dei Vescovi</i> (sulla famiglia) e poi<span><a name='more'></a></span> avvicinato per diventare Arcivescovo metropolita di Malines-Bruxelles, attacca la legge naturale e l’insegnamento della Chiesa sulla famiglia e la sessualità. Nel 2023 ha messo le ali e, in un’intervista sui problemi di abusi nelle Fiandre rivelati da un servizio della TV belga, si è dichiarato a favore dell’eutanasia e dell’ordinazione di uomini sposati.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;"><b>Conservatore ecumenico sotto Papa Benedetto XVI</b></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">Mons. Johan Jozef Bonny è nato a Gistel (frazione Moere) nel 1955, primogenito di cinque figli il cui padre era un agricoltore delle Fiandre rurali. Entrato nel <i>Grootseminarie</i> di Bruges nel 1973, è stato ordinato sacerdote il 20 luglio 1980, in una Fiandra ancora praticante mentre la Vallonia (Belgio francofono) aveva già iniziato ad abbandonarla in massa. Ha contribuito a fondare la comunità <i>L’Arche</i> di Jean Vanier a Damme (frazione Moerkerke) e ha fornito una guida spirituale.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">Nel 1982 ha conseguito il dottorato in teologia presso la <i>Pontificia Università Gregoriana</i> di Roma. Mons. Emiel-Jozef De Smedt, Vescovo di Bruges, lo nomina archivista e professore al <i>Grootseminarie</i> di Bruges, dove insegna storia della Chiesa, teologia dogmatica, ecumenismo e spiritualità. Uomo instancabile, collabora anche con padre Albert Deblaere S.I., specialista di mistica cristiana. La sua tesi di dottorato era sul mistico fiammingo beato Jan van Ruusbroec, intitolata <i>Het ghemeyne leven in de werken van Jan van Ruusbroec</i> <i>[La vita ghemeyne nelle opere di Jan van Ruusbroec: N.d.T.]</i>. Nel 1985, mons. Roger Joseph Vangheluwe, Vescovo di Bruges, lo ha nominato direttore del dipartimento di teologia e nel 1991 direttore spirituale del <i>Grootseminarie</i> di Bruges.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">Nel 1997 mons. Johan Jozef Bonny è partito per Roma con due nuove responsabilità: il 5 giugno è stato nominato collaboratore del <i>Pontificio Consiglio per la Promozione dell’unità dei Cristiani</i>, responsabile delle relazioni ecumeniche tra la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse, in particolare quelle del Medio Oriente. È impegnato nel dialogo teologico con le Chiese ortodosse, sia all’interno che all’esterno di Roma, tra cui copti, etiopi, siriaci, armeni, malankari e assiri. È anche in contatto con vari movimenti, come la <i>Communauté de Taizé</i> e, naturalmente, le <i>Communautés de L’Arche</i>. Il card. Godfried Maria Jules Danneels, Arcivescovo metropolita di Malines-Bruxelles, e i Vescovi belgi lo hanno nominato rettore del <i>Belgisch Pauselijk College</i> a Roma, succedendo a mons. Werner Quintens.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">Sebbene sia molto esperto di ecumenismo, appare ancora ragionevolmente conservatore e il 28 ottobre 2008 Papa Benedetto XVI lo ha nominato Vescovo di Anversa. Il motto di mons. Johan Jozef Bonny è «<i>Agnus pascet illos</i>».</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;"><b>Un progressista <i>pro</i>-LGBT sotto papa Francesco</b></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">Dal <a href="https://www.ncronline.org/blogs/ncr-today/francis-effect-goes-beyond-laypeople-pews">settembre 2014</a>, quando è stato nominato delegato dei Vescovi belgi per la <i>III assemblea generale straordinaria del Sinodo dei Vescovi</i> (sulla famiglia), si è distinto per aver pubblicato un testo sull’opposizione dei Vescovi belgi alla lettera enciclica <i>Humanæ vitæ</i>, che ha criticato per la sua logica escludente. «Nella vita», ha detto, «ognuno deve gestire le proprie relazioni, le proprie amicizie, la propria famiglia e l’educazione dei propri figli. Non dobbiamo negare che affrontare questi temi all’interno della Chiesa ha portato a ferite e traumi. Troppe persone sono state escluse per molto tempo».</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">Il testo è stato accolto con favore dalla stampa belga, in quanto «ricapitola la storica opposizione della <i>Conférence épiscopale de Belgique</i> alla lettera enciclica <i>Humanæ vitæ</i> e il conseguente declino della collegialità papale-episcopale – una “discordia”, si legge, che “non può continuare”».</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">Il lungo testo di mons. Johan Jozef Bonny, ricco di sensibilità pastorale e di esperienza umana oltre che di sobria consapevolezza storica, sostiene la necessità di un legame più stretto «tra teologia e realtà pastorale»; di restituire alla coscienza personale «il posto che le spetta nella sana riflessione morale e teologica»; di smantellare il pensiero «bipolare» che classifica le situazioni relazionali delle persone come «regolari» o «irregolari».</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">Non accolto da Roma, il 27 dicembre 2014 ha pubblicato un <a href="https://www.ncronline.org/news/parish/belgian-bishop-advocates-church-recognition-gay-relationships">articolo</a> sul quotidiano fiammingo <i>De Morgen</i> in cui chiedeva il riconoscimento ecclesiastico delle unioni omosessuali, in nome della «diversità delle forme di unione»:</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;"><br /></span></div><blockquote style="border: none; margin: 0px 0px 0px 40px; padding: 0px;"><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">Dovrebbe esserci un riconoscimento della diversità delle forme. All’interno della Chiesa dobbiamo cercare un riconoscimento formale del tipo di relazione interpersonale che è presente anche in molte coppie omosessuali. Così come esistono diversi quadri giuridici per i <i>partner</i> nella società civile, dobbiamo raggiungere una diversità di forme nella Chiesa. … I valori intrinseci sono più importanti per me della questione istituzionale. L’etica cristiana si basa su relazioni durature in cui l’esclusività, la lealtà e la cura sono al centro di ogni relazione.</span></div></blockquote><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">Questa posizione ha suscitato reazioni sia all’interno che all’esterno del Belgio:</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;"><br /></span></div><blockquote style="border: none; margin: 0px 0px 0px 40px; padding: 0px;"><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">Il prof. Henri Maria Dymphna André Laurent Torfs, esperto di diritto canonico e rettore della <i>Katholieke Universiteit Leuven</i>, ha avvertito che l’approccio di mons. Johan Jozef Bonny non deve essere minimizzato.</span></div></blockquote><blockquote style="border: none; margin: 0px 0px 0px 40px; padding: 0px;"><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">«Non bisogna sottovalutare l’importanza di questo», ha detto. «Mons. Johan Jozef Bonny sostiene un cambiamento rispetto a principi considerati a lungo incrollabili, cosa che nessun Vescovo avrebbe potuto fare sotto i Pontificati dogmatici di San Giovanni Paolo II e di Papa Benedetto XVI».</span></div></blockquote><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">Così, come <a href="https://www.lalibre.be/belgique/2015/06/16/johan-bonny-pere-synodal-avant-de-devenir-archeveque-IMPE7VT4UFDEBJ7Y2VS3QRGBAA/">ricorda</a> costantemente la stampa belga, «la maggior parte degli osservatori lo vede diventare il prossimo Arcivescovo metropolita (e Cardinale) dell’Arcidiocesi di Malines-Bruxelles, quando mons. André-Joseph Léonard, l’Arcivescovo in carica, offrirà a papa Francesco la sua lettera di pensionamento, all’età di settantacinque anni, a maggio». E Roma non lo ha ancora ripreso. Era stato <a href="http://www.belgicatho.be/archive/2015/06/17/mgr-bonny-sera-le-delegue-de-la-conference-des-eveques-de-be-5641246.html">nominato</a> padre sinodale alla <i>XIV assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi</i> (sulla famiglia), ma alla fine l’Arcivescovado gli è passato a favore di una persona meno divisiva, mons. Jozef De Kesel, Vescovo di Bruges, creato Cardinale nel 2016. Mons. Luc Terlinden, il suo Vicario generale (dal 2021), gli succederà nella stessa posizione nel 2023 – ma quest’anno mons. Johan Jozef Bonny otterrà una strana vittoria di Pirro, la dichiarazione <i>Fiducia supplicans</i> sul senso pastorale delle benedizioni.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;"><b>Mons. Johan Jozef Bonny e la preparazione della dichiarazione <i>Fiducia supplicans</i></b></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">Nell’ottobre 2016, mons. Johan Jozef Bonny, nel suo libro <i>Église et famille: ce qui pourrait changer [Chiesa e famiglia: cosa potrebbe cambiare: N.d.T.]</i> aveva proposto la benedizione delle unioni omosessuali. <i>La Porte latine</i>, il sito <i>web</i> di notizie della <i>Fraternità sacerdotale San Pio X</i> in Francia, <a href="https://laportelatine.org/actualite/mgr-bonny-eveque-danvers-veut-benir-les-homosexuels-les-divorces-remaries-et-les-adulteres-11-octobre-2016">approfondisce</a>:</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;"><br /></span></div><blockquote style="border: none; margin: 0px 0px 0px 40px; padding: 0px;"><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">Mons. Johan Bonny, vescovo di Anversa, propone una sorta di benedizione della Chiesa per le coppie omosessuali, i divorziati risposati e i conviventi <i>more uxorio</i>: scrive tutto questo nero su bianco in un libro pubblicato l’11 ottobre 2016, libro dal quale il settimanale cattolico delle Fiandre, <i>Kerk & Leven</i>, ha già pubblicato gli estratti considerati più «controversi», cioè, tradotti dal linguaggio della Chiesa, quelli esplicitamente contrari al Catechismo, al Magistero e alla Tradizione.</span></div></blockquote><blockquote style="border: none; margin: 0px 0px 0px 40px; padding: 0px;"><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">Va inoltre ricordato che l’eterodossia di mons. Johan Jozef Bonny si estende anche ai testi più «conservatori» dello sciagurato Concilio Vaticano II <i>[in realtà, il tema della lettera enciclica Humanæ vitæ non fu trattato dal Concilio: N.d.R.]</i>. Durante la seconda sessione del Sinodo sulla famiglia, ad esempio, attaccò la lettera enciclica <i>Humanæ vitæ</i>, denunciando con forza il concetto stesso di legge naturale.</span></div></blockquote><blockquote style="border: none; margin: 0px 0px 0px 40px; padding: 0px;"><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">A suo avviso, la lettera enciclica <i>Humanæ vitæ</i> non ha incontrato il «consenso» dei Vescovi, motivo per cui è stata fonte di «tensioni, conflitti e divisioni» fin dalla sua pubblicazione. Di fatto, essa rifiuta la «legge naturale» come base della morale, perché considera buoni o cattivi certi atti, indipendentemente dalla storia e dalla biografia personale degli individui.</span></div></blockquote><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">Qualche anno dopo, nel marzo 2021, si oppose con forza al richiamo della <i>Congregazione per la Dottrina della fede</i> sul fatto che l’omosessualità è un peccato e si scusò a nome della Chiesa sulle <a href="https://standaard.be/cnt/dmf20210316_98069552">colonne</a> del quotidiano fiammingo <i>Standaard</i>.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">Il quotidiano <i>La Croix</i> <a href="https://doc-catho.la-croix.com/Urbi-et-Orbi/Documentation-catholique/couples-homosexuels-croyants-sentiment-pas-avoir-ete-traites-veridiquement-lEglise-declare-Mgr-Bonny-2021-03-25-1201147650">riporta</a> le sue argomentazioni nella serie <i>Documenti</i>:</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;"><br /></span></div><blockquote style="border: none; margin: 0px 0px 0px 40px; padding: 0px;"><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">Il 18 marzo 2021, il mons. Johan Jozef Bonny, Vescovo di Anversa, ha pubblicato una riflessione che si oppone alla posizione assunta dalla <i>Congregazione per la Dottrina della fede</i> sulla benedizione delle coppie omosessuali il 15 marzo. Dopo aver ricordato di aver partecipato alla <i>XIV assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi</i> (sul matrimonio e la famiglia) del 2015, ha affermato che «la <i>Congregazione per la Dottrina della fede</i> ha dato una risposta negativa alla domanda se le unioni omosessuali possano essere benedette». Il Vescovo belga ha aggiunto: «Come mi sento dopo questo <i>responsum</i>? Male».</span></div></blockquote><blockquote style="border: none; margin: 0px 0px 0px 40px; padding: 0px;"><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">Ha poi aggiunto che il documento «manca della preoccupazione pastorale, del fondamento scientifico, della sfumatura teologica e della precauzione etica che erano presenti nei padri sinodali che hanno approvato le conclusioni finali del Sinodo». Ha fatto riferimento al paragrafo in cui si afferma che «nel piano di Dio non c’è la minima possibilità di somiglianza o anche solo di analogia tra il matrimonio eterosessuale e quello omosessuale», osservando: «Io stesso conosco coppie omosessuali, sposate civilmente, con figli, che formano una famiglia calda e stabile, e che partecipano attivamente alla vita parrocchiale».</span></div></blockquote><blockquote style="border: none; margin: 0px 0px 0px 40px; padding: 0px;"><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">Mons. Johan Jozef Bonny ha poi osservato che gli ultimi paragrafi del <i>responsum</i> «tirano fuori l’artiglieria morale più pesante», aggiungendo: «La logica è chiara: Dio non può approvare il peccato; le coppie omosessuali vivono nel peccato; di conseguenza, la Chiesa non può benedire la loro relazione». Per il Vescovo di Anversa, il «peccato» è una delle categorie teologiche e morali più difficili da definire, e quindi una delle ultime da applicare alle persone e al modo in cui le loro vite sono condivise.</span></div></blockquote><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">Sebbene Roma lo abbia disconosciuto, la stampa belga <a href="https://daardaar.be/rubriques/societe/johan-bonny-leveque-belge-qui-tient-tete-au-vatican-conservateur/">lo ha osannato</a> – nessuno ha pensato di chiedere il parere dei fedeli:</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;"><br /></span></div><blockquote style="border: none; margin: 0px 0px 0px 40px; padding: 0px;"><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">La rabbia infuocata della comunità LGBTQ era prevedibile. Ma la reazione di mons. Johan Jozef Bonny, Vescovo di Anversa, è stata sorprendente e ha dimostrato grande coraggio. «Provo un vero senso di vergogna nei confronti della mia Chiesa», spiega. «Chiedo perdono a tutti coloro per i quali questo <i>responsum</i> ha causato dolore e incomprensione. Oggi condivido il loro sgomento». La delusione di mons. Johan Jozef Bonny, che ha perso il titolo di Arcivescovo, non cambia nulla: ha assolutamente ragione. La sua rabbia è la nostra rabbia. Ma facciamo in modo, come il coraggioso Vescovo, di prendercela con la Santa Sede.</span></div></blockquote><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">Nel settembre 2022, ha portato tutti i Vescovi fiamminghi – e il card. Jozef De Kesel, Arcivescovo metropolita di Malines-Bruxelles – a proporre una liturgia per benedire le relazioni omosessuali. La sede di Malines-Bruxelles gli sarà anche passata accanto, ma lui è diventato il vero capobanda dei Vescovi fiamminghi, spingendoli sempre più lontano dall’ortodossia. Il sito <i>La Porte latine</i> spiega che <i>[<a href="https://laportelatine.org/actualite/belgique-un-texte-liturgique-pour-benir-les-couples-homosexuels">QUI</a>: N.d.T.]</i>:</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;"><br /></span></div><blockquote style="border: none; margin: 0px 0px 0px 40px; padding: 0px;"><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">Il card. Jozef De Kesel, insieme agli altri Vescovi fiamminghi del Belgio, ha pubblicato un testo liturgico destinato alla benedizione delle coppie omosessuali. Un comunicato stampa del 20 settembre 2022 ha presentato questa liturgia. L’intero Episcopato belga non è quindi interessato da questo annuncio, che è limitato alla parte fiamminga del Paese. Oltre al card. Jozef De Kesel, Arcivescovo metropolita di Malines-Bruxelles, hanno firmato: mons. Johan Jozef Bonny, Vescovo di Anversa, noto per le sue posizioni progressiste; mons. Lode Van Hecke O.C.S.O., Vescovo di Gand; mons. Patrick Hoogmarten, Vescovo di Hasselt; e mons. Lodewijk Aerts, Vescovo di Bruges. Si tratta della metà delle Diocesi belghe.</span></div></blockquote><blockquote style="border: none; margin: 0px 0px 0px 40px; padding: 0px;"><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">Il comunicato stampa ha coinciso con la creazione di un «punto di contatto» intitolato «<i>Omosessualità e fede</i>» all’interno del servizio interdiocesano di pastorale familiare. Questo «punto di contatto» è stato posto sotto la responsabilità di Willy Bombeek, portavoce dell’educazione cattolica nelle Fiandre dal 1999 al 2017, che ha coordinato la creazione di un gruppo di lavoro sul tema.</span></div></blockquote><blockquote style="border: none; margin: 0px 0px 0px 40px; padding: 0px;"><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">Willy Bombeek afferma che «l’esperienza sessuale è un diritto anche per le persone LGBT nella misura in cui avviene all’interno di una relazione fedele e duratura»: un’affermazione che ha presentato al card. Jozef De Kesel nel febbraio 2020. Bombeek non ne fa mistero. Ha descritto l’iniziativa come «rivoluzionaria». Ha dichiarato: «Io stesso sono credente e omosessuale. Per questo i Vescovi mi hanno chiesto di assumere questa missione. Penso che sia importante che la Chiesa abbia voluto nominare specificamente un credente LGBT a questa posizione».</span></div></blockquote><blockquote style="border: none; margin: 0px 0px 0px 40px; padding: 0px;"><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">La benedizione include una lettura delle Scritture: «Il documento chiarisce che la benedizione non deve essere confusa con un matrimonio». Ma Willy Bombeek spiega: «Nella tradizione della Chiesa, la parola “matrimonio” è limitata alla relazione tra marito e moglie. La benedizione è del tutto equivalente, ma secondo la tradizione della Chiesa non può essere chiamata matrimonio. Ma è qualcosa di molto innovativo il fatto che, all’interno della Chiesa, possiamo avere un servizio di preghiera e una benedizione per le relazioni LGBT». La liturgia prevede una lettura della Sacra Scrittura, che precede «l’impegno delle due persone coinvolte». Per questo impegno viene proposto un testo che afferma il desiderio di «esserci l’uno per l’altro», di «lavorare per la felicità dell’altro» e che chiede la forza di essere «fedeli l’uno all’altro». E conclude: «Vogliamo vivere, donati l’uno all’altro per sempre».</span></div></blockquote><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">Il sito <i>La Porte Latine</i> critica i fumosi tentativi di giustificazione dei Vescovi fiamminghi, dopo l’indignazione suscitata dalla pubblicazione di questa benedizione:</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;"><br /></span></div><blockquote style="border: none; margin: 0px 0px 0px 40px; padding: 0px;"><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">In questo testo non si tratta di una «benedizione nuziale», ma di una benedizione alla fine di una preghiera. Queste spiegazioni sono tutt’altro che risolutive. Questa «liturgia» riguarda in realtà l’accoglienza di una coppia omosessuale in quanto tale nella comunità ecclesiale. Certo, non è un matrimonio, ma è esattamente ciò che è già stato condannato dalla risposta a un <i>dubium</i> della <i>Congregazione per la Dottrina della fede</i>, datato 15 marzo 2021.</span></div></blockquote><blockquote style="border: none; margin: 0px 0px 0px 40px; padding: 0px;"><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">Il <i>dubium</i> chiedeva: «La Chiesa ha il potere di benedire le unioni tra persone dello stesso sesso?» La risposta è stata «no». I Vescovi possono credere alla loro fumosa spiegazione, ma non possono evitare che il loro testo sia formalmente contro la decisione della <i>Congregazione per la Dottrina della fede</i> e, incidentalmente, contro la legge divina… Questa pseudo-liturgia è chiaramente un tentativo di introdurre una benedizione per una coppia, per di più omosessuale.</span></div></blockquote><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">Ma presto, come il Reno, anche la Schelda confluirà nel Tevere.</span></div>Lorenzo Vitalihttp://www.blogger.com/profile/12350253413423236823noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2235752662493900408.post-80306360219375777092024-03-16T19:00:00.000+01:002024-03-16T19:00:00.233+01:00Il Timone: "La Santa Inquetudine", A Bassano del Grappa 12\14 aprile<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgaXjRYjIBh0pZY3bMIoLsyRuysAZ0F8aY7RLTIZuMapVb4m8mlTT09ve5KSv2iBpdvc8ePhRPy_QT2VuVBz-GfH2GM1BSUmbf6Jjm_b28B3lRg6BMW_DCSqsCRb5XouEY7QwWcB8OzEAHTUDjVNuALcCQjTtHFYBsrzaEB81XeORZ0BpbmAv38UV7DGQnq/s1170/5.png" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="385" data-original-width="1170" height="131" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgaXjRYjIBh0pZY3bMIoLsyRuysAZ0F8aY7RLTIZuMapVb4m8mlTT09ve5KSv2iBpdvc8ePhRPy_QT2VuVBz-GfH2GM1BSUmbf6Jjm_b28B3lRg6BMW_DCSqsCRb5XouEY7QwWcB8OzEAHTUDjVNuALcCQjTtHFYBsrzaEB81XeORZ0BpbmAv38UV7DGQnq/w400-h131/5.png" width="400" /></a></div><i>Riceviamo e pubblichiamo.</i><div><i>Luigi C.</i><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: center;"><b>La Santa Inquietudine 2024. Vi aspettiamo a Bassano</b></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Il Timone torna a Bassano del Grappa insieme alla Scuola di Cultura Cattolica e propone <a href="https://www.iltimone.org/iscrizione/">la seconda edizione de La Santa Inquietudine</a>, l’appuntamento di incontri che lo scorso anno ha riscosso grande successo riunendo ospiti importanti e tanti lettori e amici.</div><div style="text-align: justify;">Quest’anno l’evento è programmato per il fine settimana che va da venerdì 12 aprile a domenica 14 aprile, si comincia venerdì alle 20:45 quando saliranno sul palco dello spazio espositivo chiesa di San Giovanni Battista nella centralissima piazza della Libertà di Bassano del Grappa lo scrittore Marcello Veneziani, don Massimo Vacchetti, Costanza Miriano e Raffaella Frullone. Dopo i saluti del sindaco di Bassano del Grappa, Elena Pavan e del presidente della Scuola di Cultura Cattolica, David Bozzetto, si parlerà dell’amore necessario perché viviamo in un’epoca dominata da un individualismo assoluto, dove i legami si possono revocare se viene messo a rischio questo imperativo categorico. E invece l’amore, appunto, è necessario e non ammette revoche.<span><a name='more'></a></span></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Il sabato 13 aprile alle ore 16:30 ci incontreremo con il presidente di Nomisma Energia, Davide Tabarelli, per parlare di transizione ecologica e non ideologica, insieme anche a Fabio Dragoni e Francesco Giubilei. Uno slalom tra le ideologie green per comprendere i problemi e affrontarli oltre gli slogan.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">La sera di sabato 13 aprile alle 20:45 avremo l’intervento del Presidente della Camera Lorenzo Fontana e poi sul palco parleremo di “Il futuro dell’Africa e quello dell’Europa” con Gaetano Quagliariello, don Bonifacio Duru e l’analista geopolitica Michela Mercuri. Quali sfide ci attendono?</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Domenica mattina ore 11:30 Santa Messa celebrata da S.E. Monsignor Francesco Cavina, vescovo emerito di Carpi.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Gli incontri sono aperti a tutti, ma, tenendo conto dei posti a disposizione, per una migliore organizzazione è richiesta iscrizione <a href="https://www.iltimone.org/iscrizione/">cliccando QUI</a>.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Ci anima sempre una “Santa Inquietudine” seguendo anche le parole di don Didimo Mantiero, padre della Scuola di Cultura Cattolica di Bassano: «Non volli mai essere un “uno qualunque”, né adagiarmi in un quieto vivere».</div></div>Luigi Chttp://www.blogger.com/profile/02164235284112073802noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2235752662493900408.post-53095814199510293262024-03-16T17:30:00.004+01:002024-03-16T17:30:00.239+01:00"Merry del Val. Il cardinale che servì quattro Papi". La biografia di Roberto de Mattei<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjHa0sBx7JUlpghvm29-N7XwscbYkkN90HTC0G6tK6IXh1tyNkmpo-SCkKOanV-WESvu1CQrmVnepkr7NqZmMHHJuWnX9rguqa2G2APfm0oLxslatE3Pr9q5Y1iQXnBjfyVggaIXL1WKNLrGiS6EqjYq0qmnSxrq77xPj-EhoglyPEQTGsO3Up-v6XJBuhy/s613/3.jpeg" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="613" data-original-width="450" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjHa0sBx7JUlpghvm29-N7XwscbYkkN90HTC0G6tK6IXh1tyNkmpo-SCkKOanV-WESvu1CQrmVnepkr7NqZmMHHJuWnX9rguqa2G2APfm0oLxslatE3Pr9q5Y1iQXnBjfyVggaIXL1WKNLrGiS6EqjYq0qmnSxrq77xPj-EhoglyPEQTGsO3Up-v6XJBuhy/w294-h400/3.jpeg" width="294" /></a></div><div style="text-align: justify;"><i>Riceviamo e pubblichiamo questa uscita di un volume molto importante sulla figura del Servo di Dio Card. Rafael Merry del Val, grande collaboratore di S. Pio X.</i></div><div style="text-align: justify;"><i>Ne consigliamo la lettura a tutti i nostri lettori.</i></div><div style="text-align: justify;"><i>Grazie al prof. de Mattei per la segnalazione e la recensione.</i></div><div style="text-align: justify;"><i><a href="https://blog.messainlatino.it/search?q=merry+del+val" target="_blank">QUI</a> i molti post di MiL in cui viene citato il santo cardinale.</i></div><div><div style="text-align: justify;"><i>Luigi C.</i></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: center;"><b>Merry del Val. Il cardinale che servì quattro Papi</b></div><div style="text-align: center;"><b><br /></b></div><div style="text-align: center;"><b>La biografia di Roberto de Mattei</b></div><div style="text-align: justify;"><br /></div> <div style="text-align: justify;">Il cardinale Rafael Merry del Val è una figura più amata che conosciuta, anche tra coloro che recitano le sue celebri Litanie dell’Umiltà. Malgrado il ruolo chiave svolto da Merry del Val all’interno della Chiesa, su di lui esistono pochi libri, per lo più di taglio apologetico-divulgativo, tra cui una biografia, ormai esaurita, in lingua italiana pubblicata nel 1933, a firma di mons. Pio Cenci, archivista dell’Archivio Segreto Vaticano, con la prefazione del card. Eugenio Pacelli, allora segretario di Stato di Pio XI.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Roberto de Mattei, con il libro appena uscito per le Edizioni Sugarco, Merry del Val. Il cardinale che servì quattro Papi, colma ora questa lacuna, offrendoci una biografia di 470 pagine, condotta con rigore scientifico, ma di avvincente lettura.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">L’opera di de Mattei segue passo passo la vita del cardinale,<span><a name='more'></a></span> nato nel 1865 a Londra e morto nel 1930 a Roma. Spagnolo di nascita, inglese di educazione, Rafael Merry del Val y Zulueta entrò nel 1885 nella Pontificia Accademia dei Nobili Ecclesiastici, per volere di Leone XIII, che voleva farne un diplomatico. Fu collaboratore efficace e discreto di Papa Pecci, che si valse di lui per delicate missioni e lo nominò nel 1902 arcivescovo titolare di Nicea. Espressione di questa collaborazione fu la questione delle ordinazioni anglicane, che Leone XIII, con la Lettera Apostolicae curae et caritatis del 13 settembre 1896, dichiarò “del tutto invalide e assolutamente nulle”.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Poi alla morte di Leone XIII, il 20 luglio 1903, la grande svolta della sua vita. Mons. Merry del Val fu nominato segretario del conclave che elesse inaspettatamente il cardinale Giuseppe Sarto, con il nome di Pio X, e con sorpresa della Corte Vaticana, fu scelto dal nuovo Papa come segretario di Stato. A soli 38 anni venne creato cardinale e per undici anni fu collaboratore strettissimo di Pio X, con il quale visse in totale sintonia, affrontando con lui tutte le grandi battaglie del suo pontificato, a cominciare da quella contro il modernismo. Il prof. de Mattei tratta in particolare il ruolo di Merry del Val nella condanna di Alfred Loisy e George Tyrrell, soffermandosi anche sui rapporti tra Merry del Val e mons. Umberto Benigni, il creatore del Sodalitium Pianum, che di Merry del Val fu collaboratore in segreteria di Stato. “Ciò che aveva in comune con Giuseppe Sarto – scrive de Mattei – era una vita spirituale profondamente vissuta, un vasto orizzonte apostolico, uno spirito soprannaturale che si traduceva in una disposizione d’animo opposta a quella modernista” (p. 119).</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Il servizio del cardinale Merry del Val alla Chiesa non si chiuse con la morte di san Pio X. Il successore di Papa Sarto, Benedetto XV (1914-1922), lo nominò segretario del Sant’Uffizio, la prima congregazione della Chiesa, presieduta dallo stesso Pontefice.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">L’autore di questa bella biografia ci fa conoscere la posizione di Merry del Val, segretario del Sant’Uffizio, sul caso di Padre Pio, che esplose negli anni Venti; sulle “Conversazioni di Malines”, che anticiparono l’ecumenismo della Chiesa conciliare; sulla genesi dell’enciclica Mortalium animos, che condannò quel movimento; su alcuni scandali che funestavano il Vaticano e sulla condanna dell’Action française (1926), uno dei momenti più controversi del pontificato di Pio XI (1922-1939). Su questo tema, il card. Merry del Val ebbe un duro scontro con Pio XI, senza però che ciò gli costasse il cappello cardinalizio, come accadde al card. Louis Billot.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Nei due conclavi del 1914 e del 1922, Merry del Val aveva sfiorato l’elezione a Pontefice. Il prof. de Mattei ricostruisce accuratamente questi momenti della storia della Chiesa, in cui si scontrarono due partiti: quello dei “religiosi”, che raccoglievano l’eredità di Pio X, e quello dei “liberali” che volevano la discontinuità con quel pontificato. Il cardinale Merry del Val e il cardinale Pietro Gasparri erano i rispettivi capi degli schieramenti che si affrontarono con forza, soprattutto nel conclave del 1922, definito dallo stesso Gasparri come “uno dei più contrastati della storia”.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">L’ultimo capitolo del libro, che ha come titolo “Il mistero di una morte, il segreto di una vita”, solleva inquietanti interrogativi sulla repentina scomparsa del cardinale e ci aiuta a meglio comprendere la sua dottrina spirituale che può essere ricondotta alla virtù dell’umiltà, “una santità così interiore – scriveva il conte Giuseppe Della Torre – che ha uno scrupoloso pudore di se stessa, quasi che palesandosi, perdesse del suo profumo dinanzi a Dio, o avesse l’innocente persuasione di non avere in sé nulla di straordinario e di esemplare al prossimo o comunque nutrisse il timore della lode degli uomini perché pericolosa se meritata o perché adulatrice” (p. 418).</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Pio XII, che aveva iniziato la sua carriera ecclesiastica in segreteria di Sato sotto il cardinale Merry del Val ed era rimasto a lui legato da grande stima e personale devozione, voleva elevarlo, assieme a san Pio X, all’onore degli altari. Il 26 febbraio 1953, fu aperta ufficialmente la Causa di beatificazione, promossa dal Pontificio Collegio Spagnolo di Roma. Presidente del Tribunale fu nominato mons. Pietro Canisio van Lierde, vicario generale del Santo Padre per la Città del Vaticano. Dopo tre anni il processo fu chiuso e nel 1957 furono approvati dalla congregazione dei Riti gli scritti del Servo di Dio Rafael Merry del Val.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Ci auguriamo che il libro di Roberto de Mattei, che offre un importante contributo storico alla conoscenza di questo straordinario uomo di Chiesa, possa anche servire ad accelerare la sua causa di beatificazione, da troppi anni dormiente. (Veronica Rasponi)</div></div>Luigi Chttp://www.blogger.com/profile/02164235284112073802noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2235752662493900408.post-6244726579134991062024-03-16T15:30:00.003+01:002024-03-16T15:30:00.233+01:00“Spe suffulti”, dagli atti di papa Fedele II #4. Lettera ai vescovi tedeschi in vista della visita ad limina <span style="font-family: georgia;"><i><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgmHDWxL8j7B0uCLwyVjPKXPfcYUufFiCvHf_UJA0reOu18Ca8sSPAB0UPDH_h_DVYhmlZY4SRIZoE6NA-35gLn8O2VHPS67OrX1iUfgNjM82FFiYaKbU3simT9U47BbaPmtpdKXWLZWEtGkTRXyorz8pdcnuns_Mb5BIBA32yRvuG3vDmD-1EM4Ecx6mjl/s1367/IMG_2934.jpeg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="1367" data-original-width="918" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgmHDWxL8j7B0uCLwyVjPKXPfcYUufFiCvHf_UJA0reOu18Ca8sSPAB0UPDH_h_DVYhmlZY4SRIZoE6NA-35gLn8O2VHPS67OrX1iUfgNjM82FFiYaKbU3simT9U47BbaPmtpdKXWLZWEtGkTRXyorz8pdcnuns_Mb5BIBA32yRvuG3vDmD-1EM4Ecx6mjl/s320/IMG_2934.jpeg" width="215" /></a></div>Cari lettori, <br />prosegue il rinvenimento di alcuni documenti del... futuro!<br />Si tratta, ormai lo sapete, degli Atti di Fedele II, successore di Fedele I che ha retto per breve tempo il Pontificato, dopo Francesco.<br />Leggiamo la sua lettera inviata ai vescovi tedeschi prossimi alla visita ad limina. <br /><a href="https://blog.messainlatino.it/2024/02/spe-salvi-dagli-atti-di-papa-fedele-ii.html">Qui</a> gli altri Atti di Papa Fedele II</i></span><div><div style="text-align: right;"><i style="font-family: georgia;">Roberto</i></div><div><br /></div><div><br /></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: arial;">Ex Actis P.P. Fidelis II, Patrum Pater</span></div><div style="text-align: center;"><span style="-webkit-text-size-adjust: auto; background-color: #e1e1e1; font-family: arial; font-size: 16.83px; text-align: start;"><br /></span></div><div><p class="s3" style="font-size: 18px; line-height: 1.2; margin-bottom: 6px; margin-top: 0px; text-align: center;"><span class="s2" style="font-size: 14px; font-weight: bold; line-height: 16.799999px;"><span style="font-family: arial;">Epistula Apostolica ad Episcopos Germanicos</span></span></p><p class="s3" style="font-size: 18px; line-height: 1.2; margin-bottom: 6px; margin-top: 0px; text-align: justify;"><br /></p><span style="font-family: arial;"><div style="text-align: justify;">Venerabiles Fratres,</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Spe suffulti et fiducia, ad limina Apostolorum visitaturos vos praestolamur. Prorsus de rebus Ecclesiae colloquemur adeo tantum contendentes ut salus perficiatur animarum quae Vestro ministerio sedulo sunt concreditae. Nobis est valde compertum qua causa animi vestri maerore quidem affligantur.</div><div style="text-align: justify;">Olim gloria Ecclesiae in Europa et arx munitissima contra haereses, nunc autem temporis, infami Synodali itinere confecto, Christifidelium communitates Germanorum permultum descrescunt, minuuntur, attenuantur, nisi omnino deficiunt. Etiam divitiis opibusque<span><a name='more'></a></span> quibus Ecclesia vestra adfluebat, cum vectigalia, quae ecclesiastica dicebantur quaeque odio fuerunt Christifidelibus, deleta sint, indigetis.</div><div style="text-align: justify;"> Sacrae Aedes ad profana destinantur et, potissimum, homines vitam degunt arbitrantes nec Deum nec virtutes esse. Ne animum demittatis! Si enim redeatis ad praecepta Benedicti XVI Magni, noveritis omnia sub Dei providentia gubernari ut Ecclesia denuo nascatur ex semine parvo sed fecundissimo. </div><div style="text-align: justify;">Si enim altius respiciatis ad gregem pusillum, quam fructus uberrimos iam comparatis et mox plures comparabitis! Nam inter adulescentes sunt illi qui perpetua et stabilia quaeritantes cupiunt Evangelium Domini Nostri Iesu Christi nosse. Alii dein admirantes monumenta Fidei Christianae multi habent Traditionem Catholicam eiusque cultum erga pulchra et Sacram Liturgiam. Tirones ad Sacra maxima cum caritate ab Episcopis Africanis ad vos mittuntur qui doceant quomodo hominesnostrae aetatis, saecularibus fastidiantes, institutis vero parentes divinis, pacem inveniant et gaudium.</div><div style="text-align: justify;"> Quapropter vobis libentissime Apostolicam impertio benedictionem ut Ecclesia apud Germanos augeatur ad maiorem Dei gloriam. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div> <div style="text-align: center;">*</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: center;">Dagli Atti di Fedele II, Padre dei Padri</div><div style="text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: center;">Lettera Apostolica ai Vescovi tedesci</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Venerabili Fratelli,</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Sostenuti da fiduciosa speranza attendiamo la vostra prossima visita ad Limina. Parleremo della vita della Chiesa con questo unico scopo: la salvezza delle anime che sono state affidate al vostro operoso ministero. </div><div style="text-align: justify;">Siamo ben consapevoli dei motivi della vostra afflizione. Le comunità cristiane della Germania, nel passato motivo di gloria per la Chiesa in Europa e difesa inespugnabile nei confronti delle eresie, oggi, dopo il famigerato cammino sinodale, sono in fase di rilevante decrescita, di diminuzione, di indebolimento, se non del tutto venute meno. Siete pure privi di quella disponibilità di mezzi finanziari di cui la vostra Chiesa abbondava, una volta venuta meno la Kirchenstuer diventata odiosa ai Cristiani. </div><div style="text-align: justify;">Le chiese vengono destinate a usi profani e, soprattutto, la gente vive negando l’esistenza di Dio e dei valori morali. Non vi scoraggiate! Tornando agli insegnamenti di Benedetto XVI Magno, potrete comprendere che tutti gli avvenimenti sono guidati dalla divina Provvidenza perché la Chiesa rinasca da un piccolo seme eppure pieno di rigogliosa fecondità. </div><div style="text-align: justify;">Se osservate infatti con maggiore attenzione il piccolissimo gregge, quanti frutti state già raccogliendo e ben presto molto ne raccoglierete di più numerosi! Infatti tra i giovani vi sono coloro che, alla ricerca di verità perpetue e solide, hanno il desiderio di conoscere il Vangelo di Nostro Signore Gesù Cristo. Altri poi, presi dallo stupore per le testimonianze della fede cristiana, hanno un’alta opinione della Tradizione cattolica, del suo culto per la bellezza e per la sua Liturgia. Seminaristi sono inviati in Germania grazie alla massima generosità dei Vescovi africani perché possano insegnare ai nostri contemporanei, oramai stanchi e quasi nauseati della modernità, come trovare pace e gioia nell’obbedienza agli insegnamenti di Dio. </div><div style="text-align: justify;">Per questo motivo di tutto cuore vi imparto la benedizione apostolica per lo sviluppo della Chiesa tedesca, a maggior gloria di Dio.</div></span></div></div>Unknownnoreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-2235752662493900408.post-42239886100765201352024-03-16T13:00:00.001+01:002024-03-16T13:00:00.353+01:00Crocefissi tolti e mostre blasfeme in chiesa e Rosario oggi a Carpi alle ore 18<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgWVjpiBILKrKyIBgva8_j8B8ZRAA_Yp85bERS16v8qa0rOWzv7RwiD7gaDqHJupncknTwgLNISgsKxh3171ZkXpAFPnwUM5GY2gK_qoUrT74L483A8BxaQ-JUUD8kwNgKBAmTJYAeMMYCus_ErNi_QZcXJCvyn22uX9myOP8lG4GBFDbHHtmKcUpEDpVOc/s793/3.jpg" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="793" data-original-width="662" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgWVjpiBILKrKyIBgva8_j8B8ZRAA_Yp85bERS16v8qa0rOWzv7RwiD7gaDqHJupncknTwgLNISgsKxh3171ZkXpAFPnwUM5GY2gK_qoUrT74L483A8BxaQ-JUUD8kwNgKBAmTJYAeMMYCus_ErNi_QZcXJCvyn22uX9myOP8lG4GBFDbHHtmKcUpEDpVOc/w334-h400/3.jpg" width="334" /></a></div><div style="text-align: justify;"><i>Da <a href="https://www.facebook.com/1193182401/posts/10228866259699950/" target="_blank">Facebook</a>. Per i novatori e per le mostre blasfeme nelle chiesa (di Carpi.... <a href="https://blog.messainlatino.it/2024/03/carpi-pro-vita-famiglia-mostra-blasfema.html" target="_blank">QUI</a>).</i></div><div style="text-align: justify;">"Pregate per coloro che vi trattano male" (Lc,6,27,35) "Guardate di non allarmarvi; è necessario che tutto questo avvenga, ma non è ancora la fine." (Mt 24,1-13) "Fammi conoscere, Signore, le tue vie, insegnami i tuoi sentieri” (Sal 25 [24],4). <span><a name='more'></a></span>"Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre; mi hai fatto forza e hai prevalso. Sono diventato oggetto di scherno ogni giorno; ognuno si fa beffe di me." (Ger 20,7-9).</div><div style="text-align: justify;"><i><a href="https://www.marcotosatti.com/2024/03/15/carpi-mostra-blasfema-in-chiesa-denuncia-in-procura-rosario-domani-alle-18-00/" target="_blank">QUI</a> Marco Tosatti: "</i>Carpi, Mostra Blasfema in Chiesa. Denuncia in Procura. Rosario Domani <i>[<b>OGGI, programma in fondo al post</b>]</i> alle 18.00<i>".</i></div><div style="text-align: justify;"><i>Luigi C.</i></div><div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEioJqnqLaSYO-BwsRZbMfqo63tR4LRGtcSsinduM2qZbydXIzCzpRFTISr4P8MtU9TQT5f687W9cpEnMFHh6AqqWmNl8LZf_ND9pocoL-T7h-24ZLmx_EVDOhQtUKGTa4F7NEH4YmxD4pT3uMfnNHLyvxwILLxC-22k-VD1Y1E9BdG271w9-3Bixy9kpima/s662/3.webp" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="662" data-original-width="511" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEioJqnqLaSYO-BwsRZbMfqo63tR4LRGtcSsinduM2qZbydXIzCzpRFTISr4P8MtU9TQT5f687W9cpEnMFHh6AqqWmNl8LZf_ND9pocoL-T7h-24ZLmx_EVDOhQtUKGTa4F7NEH4YmxD4pT3uMfnNHLyvxwILLxC-22k-VD1Y1E9BdG271w9-3Bixy9kpima/w494-h640/3.webp" width="494" /></a></div><br /><i><br /></i></div>Luigi Chttp://www.blogger.com/profile/02164235284112073802noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2235752662493900408.post-7961473666704123822024-03-16T11:30:00.001+01:002024-03-16T11:30:00.236+01:00Mons. Strickland: È un "grave peccato" acquistare biglietti da musicisti che usano i proventi per finanziare l'aborto<div class="separator"><div style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em; text-align: justify;"><img height="246" src="https://www.lifesitenews.com/wp-content/uploads/2024/02/Screenshot-2024-02-23-at-9.02.06-PM-e1708942406341-810x500.png" width="400" /></div></div><div style="text-align: justify;"><i>La cantante pop Olivia Rodrigo ha deciso di destinare una parte delle vendite dei biglietti dei suoi prossimi concerti in Texas a gruppi che aiutano le donne ad abortire - una procedura brutale e orribile.</i></div><div style="text-align: justify;"><i>Un vescovo dalla schiena dritta.</i></div><div style="text-align: justify;"><i>Luigi C.</i></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><a href="https://www.lifesitenews.com/it/author/emily-mangiaracina/">Emily</a> <a href="https://www.lifesitenews.com/it/author/emily-mangiaracina/">Mangiaracina</a>, <a href="https://www.lifesitenews.com/it/news/vescovo-strickland-peccato-grave-biglietti-aborto/" target="_blank">LifeSiteNews</a>, 1-3-24</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">(<a href="https://www.lifesitenews.com/it/">LifeSiteNews</a>) - Il vescovo Joseph Strickland ha dichiarato che è un "grave peccato" acquistare un biglietto da un musicista che "dice esplicitamente che parte del prezzo del biglietto servirà a finanziare gli aborti", come la pop star Olivia Rodrigo.</div><div style="text-align: justify;">"Cooperare con l'aborto di un bambino è un peccato grave e acquistare un biglietto da un artista che dice esplicitamente che parte del prezzo del biglietto aiuterà a finanziare gli aborti si qualifica come cooperazione", ha spiegato il vescovo emerito di Tyler, Texas, nei commenti a LifeSiteNews, aggiungendo: "Invito la comunità ProLife a boicottare questo artista".<span><a name='more'></a></span></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">L'ex attrice Disney e cantante pop Olivia Rodrigo ha recentemente annunciato che parte dei proventi dei suoi spettacoli del "Guts World Tour" a Houston e Austin, in Texas, saranno destinati a gruppi che finanziano l'"accesso" all'aborto.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Nei post su Instagram ha spiegato che parte dei profitti di questi concerti andranno a coprire le spese di viaggio delle donne texane che vogliono abortire.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">"Una parte del ricavato di tutte le vendite dei biglietti del #GUTSworldtourHouston andrà a favore di @abortionfunds @fundtexaschoice @janesdueprocess che aiutano le texane in viaggio per abortire coprendo e coordinando il trasporto, l'alloggio e altre classi di supporto pratico", ha condiviso la Rodrigo nel suo post, Fox News segnalato.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Il primo gruppo che ha menzionato, La Rete nazionale dei fondi per l'aborto è una raccolta di "100 fondi indipendenti per l'aborto" che "lavorano per rimuovere gli ostacoli finanziari e logistici all'accesso all'aborto", secondo il sito web del gruppo. Fund Texas Choice finanzia "servizi completi di viaggio e supporto pratico" per aiutare le texane ad abortire, mentre Jane's Due Process finanzia "l'aborto e il supporto pratico per le adolescenti texane in viaggio per abortire".</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Rodrigo sostiene così ardentemente l'aborto che un giorno dopo che la Corte Suprema degli Stati Uniti ha rovesciato Roe contro Wade nella sua Dobbs decisione, si è esibita al fianco di La cantante pop britannica Lily Allen, che canta la canzone di Allen "F- You", rivolta ai giudici conservatori della Corte Suprema.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Presentando la canzone alla folla del festival musicale di Glastonbury del 2022, Rodrigo <a href="https://www.youtube.com/watch?v=EPrWKBQfFUQ">ha detto,</a> "Questa canzone è rivolta ai giudici Samuel Alito, Clarence Thomas, Neil Gorsuch, Amy Coney Barrett e Brett Kavanaugh. Vi odiamo!".</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">L'aborto, l'uccisione di una vita umana innocente, è sempre moralmente malvagio e un "crimine indicibile", come dice la Chiesa cattolica. <a href="https://www.vatican.va/archive/ENG0015/__P7Z.HTM">afferma</a>. L'orribile realtà dell'aborto è che uccide brutalmente i bambini non nati durante ogni trimestre di gravidanza, come ha dimostrato l'ex abortista Dr. Anthony Levatino.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Durante il primo trimestre, a nove settimane o prima, il nascituro ha il battito cardiaco, le dita delle mani e dei piedi, le braccia e le gambe, come ha spiegato Levatino. <a href="https://www.youtube.com/watch?v=5THDmys8z30">spiegato</a>. Durante i primi tre mesi di gravidanza, l'abortista utilizza in genere un catetere aspirante che strappa il bambino con la forza dell'aspirazione.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">La forma più comune di procedura durante il secondo trimestre - l'aborto per smembramento o D&E - comporta lo smembramento del nascituro pezzo per pezzo, a partire dalle braccia e dalle gambe del bambino, fino a quando l'abortista non schiaccia la testa, che è grande come una "grossa prugna" a 20 settimane, ha spiegato Levatino. <a href="https://www.youtube.com/watch?v=jgw4X7Dw_3k">spiegato.</a></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Durante il terzo trimestre, l'abortista di solito inietta al bambino - che può sentire dolore già nel secondo trimestre - la Digossina, causando un arresto cardiaco fatale.</div><div style="text-align: justify;"><img src="https://ads.lifesitenews.com/www/delivery/lg.php?bannerid=0&campaignid=0&zoneid=3&loc=https%3A%2F%2Fwww.lifesitenews.com%2Fit%2Fnews%2Fvescovo-strickland-peccato-grave-biglietti-aborto%2F&cb=84d71b95d4" /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Nonostante l'eccezionale malvagità dell'aborto, la Rodrigo ha dichiarato che le sue donazioni ai fondi per l'aborto fanno parte di quello che lei chiama "Fund 4 Good" (Fondo per il bene). <a href="https://www.foxnews.com/media/pop-star-olivia-rodrigo-rocks-out-abortion-funneling-portion-ticket-sales-pro-choice-groups">spiegato</a> è un iniziativa che sta lanciando nell'ambito del suo Guts World Tour.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: x-small;">Foto: Il vescovo Joseph Strickland al CPAC 2024, National Harbor, MarylandCPAC/Rumble</span></div>Luigi Chttp://www.blogger.com/profile/02164235284112073802noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2235752662493900408.post-1595845375255022024-03-16T09:00:00.001+01:002024-03-16T09:00:00.236+01:00L'aborto e il Cardinale Stefan Wyszynski<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg16Eal3bSzI2wS5rQc47cgLyZaWJ8hmXQ3zHppVpPnguc8OMLAoXlLBm3E8lkQK1-mQGevlp1gD8x6M_2DDaA_TxxEs7y0xKCXWC_MaIFb5-SKTfPjeJST56XZ67AEo-SN7bLrzfcp1Dno1vYj_C0bJFBLTM7ih8a5waiRLo_B8AZnuFEaki8Sa6fpno8a/s960/3.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="960" data-original-width="720" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg16Eal3bSzI2wS5rQc47cgLyZaWJ8hmXQ3zHppVpPnguc8OMLAoXlLBm3E8lkQK1-mQGevlp1gD8x6M_2DDaA_TxxEs7y0xKCXWC_MaIFb5-SKTfPjeJST56XZ67AEo-SN7bLrzfcp1Dno1vYj_C0bJFBLTM7ih8a5waiRLo_B8AZnuFEaki8Sa6fpno8a/w300-h400/3.jpg" width="300" /></a></div><div style="text-align: justify;"><i>Il grande cardinale polacco Beato Cardinale Stefan Wyszynski, mentore e maestro di Giovanni Paolo II.<span><a name='more'></a></span></i></div><div style="text-align: justify;"><i>Luigi C.</i></div>Luigi Chttp://www.blogger.com/profile/02164235284112073802noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2235752662493900408.post-90681114584310281112024-03-16T06:30:00.005+01:002024-03-16T06:30:00.128+01:00Sulla mostra blasfema di Carpi (e Rosario oggi). “Signore, ho amato il decoro della tua Casa” – La Chiesa protegge la vera arte contro la nuova eresia iconografica <div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEimlx4vVJ_hUhS4O3iPYq3y-dS9o-nTQantcc4dddfz74FTF-4J2bPiq2BHD_Mvg7U20k5xXoySQspxgd_dOglDGTpMTxtmgj053GSFIUOI5pqwjSC0JuWcdNLqHY1TXo16ETJeV9bHxefzoS64lzyd9C-ywjWynFFoSMxBhy8KK5VPL0YzG9s9cevewR0G/s320/3.jpeg" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="243" data-original-width="320" height="243" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEimlx4vVJ_hUhS4O3iPYq3y-dS9o-nTQantcc4dddfz74FTF-4J2bPiq2BHD_Mvg7U20k5xXoySQspxgd_dOglDGTpMTxtmgj053GSFIUOI5pqwjSC0JuWcdNLqHY1TXo16ETJeV9bHxefzoS64lzyd9C-ywjWynFFoSMxBhy8KK5VPL0YzG9s9cevewR0G/s1600/3.jpeg" width="320" /></a></div></div><div style="text-align: justify;"><i>A proposito della mostra blasfema, di questi giorni, in chiesa a Carpi (<a href="https://blog.messainlatino.it/search?q=carpi&max-results=20&by-date=true" target="_blank">QUI</a> </i>Pro Vita & Famiglia<i>\MiL).</i></div><div style="text-align: justify;"><u><i>Un'accuratissima, pur lunga, analisi, del 1955, su arte sacra "</i>vera<i>" e cd. arte sacra "</i>moderna<i>". Da leggere tutta.</i></u></div><div style="text-align: justify;"><i>Dovremo farla leggere al Vicario Generale di Carpi e al suo amico, il cd. artista, Andrea Saltini.</i></div><div style="text-align: justify;"><a href="https://www.pliniocorreadeoliveira.info/ambienti-costumi-civilta-due-quadri-due-mentalita-due-dottrine/#gsc.tab=0" style="font-style: italic;" target="_blank">QUI</a><i>, sul tema: "</i>AMBIENTI, COSTUMI, CIVILTA – Due quadri, due mentalità, due dottrine<i>" (vedere le due foto anche in fondo al post).</i></div><div style="text-align: justify;"><i><a href="https://www.marcotosatti.com/2024/03/15/carpi-mostra-blasfema-in-chiesa-denuncia-in-procura-rosario-domani-alle-18-00/" target="_blank">QUI</a> Marco Tosatti: "Carpi, Mostra Blasfema in Chiesa. Denuncia in Procura. Rosario Domani [<b>OGGI, programma in fondo al post</b>] alle 18.00".</i></div><div style="text-align: justify;"><i>Luigi C.</i></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: center;"><b><a href="https://www.pliniocorreadeoliveira.info/la-chiesa-protegge-la-vera-arte-contro-la-nuova-eresia-iconografica-saggio-del-cardinale-celso-costantini-maggio-1955/#gsc.tab=0" target="_blank">“Signore, ho amato il decoro della tua Casa” – La Chiesa protegge la vera arte contro la nuova eresia iconografica (saggio del Cardinale Celso Costantini, maggio 1955)</a></b></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Il Cardinale Celso Costantini ha pubblicato nel febbraio 1954 sull’arte moderna un articolo intitolato “Signore, ho amato il decoro della tua Casa”, che ha avuto una ripercussione mondiale negli ambienti artistici e religiosi. Questa ripercussione è dovuta prima di tutto alla grande autorità e competenza che gli è stata universalmente riconosciuta negli argomenti artistici, specialmente riguardanti l’arte sacra. Inoltre, l’articolo era dei più importanti a motivo del suo grande equilibrio, dalla sua alta lucidità e del grande tempismo dell’argomento trattato. In fine, era diffuso da una rivista di grande prestigio, “Fede ed Arte”, edita dalla Pontificia Commissione Centrale per l’Arte Sacra in Italia, e diretta da Monsignore Giovanni Constantini, Arcivescovo titolare di Colosse e Presidente della stessa Commissione. La rivista è stampata dalla Tipografia Poliglotta Vaticana.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Sembra che la ripercussione che c’è stata all’articolo trascritto sotto – anch’esso pubblicato su “Fede ed Arte” – sia stata molto più grande dell’altro. Si tratta pure di un grande e ricchissimo lavoro, illustrato da un’ampia documentazione, e riempie le 31 pagine di questo fascicolo.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">L’importanza dell’argomento, l’arricchimento dottrinale e storico del quale potranno trarne frutto i nostri lettori ci ha spinto a mettere “on line” questo monumentale lavoro.</div><div style="text-align: justify;"><b><br /></b></div><div style="text-align: justify;"><b>Un aspetto di importanza capitale</b></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Prima di riprodurre l’articolo, dobbiamo sottolineare che il suo insigne Autore ha avuto una particolare attenzione nell’escludere qualsiasi nota di sistematica ed indiscriminata ostilità contro tutta l’arte contemporanea.<span><a name='more'></a></span></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Invece d’essere contrario a tutto ciò che è odierno soltanto per il fatto d’essere odierno, il Card. Costantini insiste nell’affermazione che anche oggi ci sono degli autentici artisti, e lamenta soltanto che siano nell’ombra, mentre la falsa arte sia messa in evidenza.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Lui ci fa vedere che la Chiesa non ha pregiudizi o prevenzioni contro qualsiasi epoca. Anzi, apre largamente le braccia ed il cuore per ricevere il frutto del talento degli artisti cattolici di tutti i tempi, tutti i popoli, e tutti i luoghi. Perciò, Essa chiede soltanto una condizione: che siano veramente cattolici e veramente artisti. Quello che la Chiesa non può accettare e approvare sono le opere che non sono cattoliche e neppure artistiche, come se fossero opere d’arte cattolica, espressioni genuine dello spirito cristiano (nota: la presentazione sopra è stata tradotta dal portoghese dal mensile di cultura <a href="https://www.pliniocorreadeoliveira.info/1955_058_CAT_ATR_A_Igreja_protege_a_Arte.htm">“Catolicismo”, N. 58, ottobre 1955</a>, del quale è stato collaboratore il prof. Plinio Corrêa de Oliveira)</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><img height="640" src="https://www.pliniocorreadeoliveira.info/wp-content/uploads/2023/07/Celso-Cardinale-Costantini.jpg" width="494" /></div><div style="text-align: justify;"><b><br /></b></div><div style="text-align: justify;"><b>FEDE E ARTE, Rivista Internazionale di Arte Sacra, sotto la direzione della Pontificia Commissione Centrale per l’Arte Sacra in Italia, Città del Vaticano, Anno III, Maggio 1955 – Numero V, Tipografia Poliglotta Vaticana, pag. 130-160</b></div><div style="text-align: justify;"><b>La nuova eresia iconografica</b></div><div style="text-align: justify;"><b>Cardinale Celso Costantini</b></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b>I – Horresco referens</b></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Mi duole di deturpare le nitide e serene pagine di questa Rivista con la riproduzione, almeno parziale e sommaria, degli orrori iconografici di certa presunta arte modernista. Ma è pur necessario di documentare gli aspetti di questa nuovissima eresia iconografica, perché non si dica che io parlo quasi aerem verberans – come chi batte l’aria (I Cor., 9, 26). Ne ho trattato nel fascicolo II dì “Fede e Arte” del febbraio 1954, sotto il titolo “Signore, ho amato il decoro della tua Casa”. Ma la deformazione delle sacre immagini continua ad imperversare al modo stesso con cui ricalcitrarono ostinatamente le antiche eresie.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">È per questo che pare necessario e anche urgente di riprendere la frusta con cui N. S. Gesù Cristo ha cacciato i profanatori del tempio.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">L’eresia iconografica</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">L’eresia così viene definita, limitando la considerazione soltanto all’aspetto oggettivo (l’aspetto soggettivo appartiene alla morale): “Una dottrina che contraddice direttamente a una verità rivelata da Dio e come tale proposta dalla Chiesa ai fedeli. In questa definizione si rivelano due note essenziali dell’eresia: a) l’opposizione a una verità rivelata; b) l’opposizione alla definizione del Magistero ecclesiastico” (Parente, Piolanti, Garofalo: Dizionario di Teologia dommatica. Studium, pag. 86).</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">L’attentato di Leone Isaurico e di altri imperatori bizantini contro il culto delle sacre immagini fu detto l’eresia iconoclasta, che rimase famosa nella storia ecclesiastica.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Oggidì non si nega, teoricamente, il culto delle sacre immagini, ma, sotto un certo aspetto, si fa praticamente qualcosa di peggio: cioè si degrada il culto; si nega con la eresia figurativa la divinità di Cristo e della sua Chiesa.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Alcuni Religiosi e molti artisti sono certo in buona fede, e conviene illuminarli, dissipando il feticismo della modernità. Ma alcuni artisti, iscritti ai partiti avversari alla religione o atei, hanno spiegato una sottile e perfida offensiva contro la religione, parallelamente all’offensiva che si conduce con certa stampa, rendendo spregevole e ripugnante l’iconografia sacra e quindi il culto cristiano. Sono note le caricature blasfeme diffuse nella Russia e nella Cina.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Sappiamo bene che, secondo le teorie di Marx, Engels, Lenin ecc., la religione è una superstizione antiscientifica, è l’oppio dei popoli, perciò si deve combattere con ogni mezzo a fine di instaurare la dittatura del popolo. Per questi corifei del materialismo anche l’arte è legata alla lotta di classe e deve prendere parte contro la cosiddetta arte borghese e specialmente contro l’arte religiosa. L’arte comunista pare che si affermi dove comincia lo sfacelo dell’arte borghese e specialmente lo sfacelo dell’arte cristiana.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Lo scultore P. Canonica mi dice: “Dio ha dato agli artisti il dono di capire e riprodurre la bellezza. Ora invece si deturpa la bellezza creata da Dio. Siamo in presenza dell’anticristo, che trascina tanti artisti, consapevoli o no, a disonorare l’arte della Chiesa. (…) Bisogna reagire senza stanchezza contro l’opera dell’anticristo, che entra nelle Chiese, camuffandosi coi paramenti sacri per ingannare i fedeli. Non si tratta solo d’arte, ma si tratta della difesa della religione, e ciò riguarda voi sacerdoti”.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Sì, abbiamo il diritto e il dovere di reagire, appoggiandoci al Magistero della Chiesa. E mi si voglia perdonare se insisto su alcuni principi e documenti citati nell’articolo di “Fede e Arte” del febbraio 1954.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Si ritorna, in arte, anche all’eresia del manicheismo risalente al II secolo dopo Cristo e rifiorente nella setta dei Catari del secolo XII. Si sa che il manicheismo predicava il dualismo tra la materia e lo spirito, tra la luce e le tenebre, tra il bene e il male, tra Dio e satana.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Ora alcuni artisti, invece che risalire a Dio, fonte del bene e della bellezza per rifletterne un raggio sulle creature, depravano la natura e specialmente la figura umana rendendola abietta e odiosa, peggio ancora, questi nuovi manichei gettano il fango della loro eresia satanica sulle adorabili immagini di Cristo, della Vergine e dei Santi.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Molti artisti operano probabilmente senza una consapevole conoscenza dell’eresia manichea. Ma, praticamente, sono attanagliati nelle spire di quella eresia. Ciò che i manichei predicavano con le parole e gli scritti, questi tardi epigoni lo fanno con un orrido catechismo figurativo. Quae autem conventio Christi ad Belial? – Quale intesa fra Cristo e Belial? (II Cor., 6-14). Certe maschere diaboliche richiamano al pensiero ciò che scriveva Minucio Felice circa un secolo dopo Cristo: “Gli spiriti impuri, i demoni si nascondono sotto le statue e le immagini consacrate e per la loro emanazione producono l’impressione che una divinità malefica è presente” (Octavius XXVII).</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Cari artisti, è tempo di riscuotersi. I Religiosi, che conoscono bene la teologia e il manicheismo, stiano in guardia contro il ripullulare di una eresia condannata dalla Chiesa e specialmente da Innocenzo III. Se l’ignoranza può scusare molti artisti, difficilmente può scusare quei Religiosi, che sono patrocinatori della rinascita, in arte, del manicheismo. Nella Professione di Fede è detto: “Firmiter assero imagines Christi ac Deiparae semper Virginis aliorumque Sanctorum habendas et retinendas esse atque eis debitum honorem ac venerationem impertiendam”.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Il Magistero della Chiesa</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Senza risalire agli antichi Concili e a quello di Trento e all’Istruzione di Urbano VIII, basta menzionare i canoni C. I. C. 485-1161-1162-1164-1178-1261-1268-1269-1279-1280-1281-1385-1399.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Merita di essere ricordato qui in modo particolare il tenore di alcuni di questi canoni. Nel can. 1261 viene richiamata l’attenzione degli Eccmi Ordinari sul grave obbligo di vigilare, perché non venga introdotta nel culto divino qualsiasi cosa che contrasti con la vera fede o si discosti dalla tradizione ecclesiastica. Nel can. 1399 sono dichiarate proibite per legge le immagini, in qualsiasi modo stampate, contrarie al modo di sentire ed alle prescrizioni della Chiesa. Non si permetta mai che siano esposte nelle chiese o negli edifici sacri immagini, che siano espressioni di una dottrina falsa o che offendano il pudore o il decoro, o che possano indurre gli incolti in errori pericolosi. Inoltre, secondo il disposto dei canoni 485 e 1178, gli Ordinari faranno rimuovere dagli edifici sacri tutto quello che contrasta con la santità del luogo e con la riverenza dovuta alla casa di Dio; ne consegue quindi che non può tollerarsi il costume di esporre alla venerazione dei fedeli, sugli stessi altari o sulle pareti contigue una incomposta molteplicità di statue o di immagini di scarso valore artistico, per lo più stereotipate.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Conviene inoltre rispettare le alte e severe parole degli ultimi Sommi Pontefici: S. Pio X, Pio XI e Pio XII gloriosamente regnante.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Moniti di S. Pio X: “Nulla deve occorrere nel tempio che turbi od anche solo diminuisca la pietà e la devozione dei fedeli, nulla che sia ragionevole motivo di disgusto o di scandalo, nulla soprattutto che… sia indegno della casa di orazione e della maestà di Dio” (Motu proprio Tra le sollecitudini, 2 nov. 1903; Acta Pii X, vol. I, p. 75).</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Moniti di Pio XI: “Il Nostro ardente voto, la Nostra volontà può essere soltanto che sia ubbidita la legge canonica, chiaramente formulata e sancita anche nel Codice di diritto canonico, e cioè: che tale arte non sia ammessa nelle nostre chiese e molto più che non sia chiamata a costruirle, a trasformarle, a decorarle; pur spalancando tutte le porte e dando il più schietto benvenuto ad ogni buono e progressivo sviluppo delle buone e venerande tradizioni, che in tanti secoli di vita cristiana, in tante diversità di ambienti e di condizioni sociali, ed etniche, hanno dato tanta prova di inesauribile capacità di ispirare nuove e belle forme, quante volte vennero interrogate o studiate e coltivate al duplice lume del genio e della fede” (Discorso del 27 ottobre 1932, A. A. S., XXIV p. 356).</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Moniti del S. P. Pio XII: “È assolutamente necessario dar libero campo anche all’arte moderna, se serve con la dovuta riverenza e il dovuto onore ai sacri edifici ed ai riti sacri: in modo che anch’essa possa unire la sua voce al mirabile cantico di gloria che i geni hanno cantato nei secoli passati alla fede cattolica.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Non possiamo fare a meno, però, per Nostro dovere coscienza, di deplorare e riprovare quelle immagini e forme da alcuni introdotte, che sembrano essere depravazione e deformazione della vera arte, e che talvolta ripugnano apertamente al decoro, alla modestia e alla pietà ,cristiana e offendono miserevolmente il genuino sentimento religioso; esse si devono assolutamente tener lontane e metter fuori dalle nostre chiese come, in generale, tutto ciò che non è in armonia con la santità del luogo” (Can 1178) (A. A. S., XXXIX (1947) p. 590 s.).</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Istruzione del S. Officio</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">In fine si deve tener presente e osservar l’Istruzione della Suprema S. Congregazione del S. Officio, che tutatur doctrinam idei et morum (Can. 249). Essa è intervenuta più volte a proibire alcune immagini, che offendevano la dottrina e il culto cattolico. Considerando però il continuo dilagare dell’eresia della profanazione iconografica, il 30 giugno 1952 emanò una speciale Istruzione sull’arte sacra, diretta ai Vescovi di tutto il mondo. L’Istruzione, appoggiandosi alla venerabile tradizione della Chiesa, dice che la S. Congregazione del S. Officio si è sempre preoccupata perché l’arte contribuisca a conservare le fede e la pietà nel popolo cristiano e ha ritenuto necessario di ricordare a tutti gli Ordinari le norme da seguire, affinché essa s’ispiri a principi ed assuma forme, che si addicano al decoro ed alla santità della casa di Dio.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Essa dà poi norme precise sull’architettura e sull’arte figurativa. Si ammette tutto quello che è buono nell’arte moderna, ma si condannano tutte le deviazioni.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Occorreva richiamare all’attenzione questi chiari e severi moniti, perché, anche da Religiosi e artisti cristiani, si tenta di ignorare o di deformare o di diminuire il valore del Magistero ecclesiastico. Del resto, nil sub sole novi; l’attuale eresia iconografica ha remotissimi precedenti, che dimostrano il lineare pensiero della Chiesa e le sue decisive vittorie. E ciò vedremo nel capitolo seguente.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b>II – Antiche crisi iconografiche superate</b></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Le sacre immagini non trovarono un immediato e generale favore nella Chiesa primitiva. L’iconografia nei primi tempi entrò nelle chiese più de facto che de iure; e non senza qualche difficoltà.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Pesava sulla Chiesa primitiva la proibizione della legge ebraica (non ti farai alcun dio [Esod., 34, 17]); inoltre l’iconografia era sospettata per la presenza dell’idolatria pagana e per il timore che i cristiani fossero in qualche modo disorientati e ingannati per il diffuso costume di quella conturbante moltitudine di idoli.Clemente d’Alessandria (n. tra il 145 e il 150 e m. intorno al 215), nella mirabileCohortatio ad gentes(Cap. I e IV) leva la voce contro l’idolatria, ricordando appunto le proibizioni formali dell’Antico Testamento, i pericoli a cui erano esposti i cristiani e la proibizione per i fedeli di scolpire o dipingere idoli (1).</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Minucio Felice, nell’Ottavio, scritto verso il 190 d. C., lascia intendere che al suo tempo non erano in uso le immagini sacre, spiegando però il valore spirituale del segno della croce (2).</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Il Concilio Eliberitano nel 300 (306?) proibì le sacre immagini realistiche (3). Tale divieto potè essere interpretato come un principio disciplinare più che dogmatico, ritenendo fosse proibito di esporre le sacre immagini nelle chiese aperte al pubblico, nelle quali avrebbero potuto essere profanate e distrutte dai persecutori. Forse si era inteso anche di evitare le pratiche superstiziose che potevano essere collegate alle immagini in un tempo in cui vigeva ancor l’idolatria pagana.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Epifanio, Vescovo di Costantina nell’isola di Cipro (n. circa il 315), avendo trovato in una chiesa un velo con una sacra immagine, lo strappò e lo distrusse (4).</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Eusebio Panfilo (n. verso il 340 m. verso il 420) pur dicendo di aver visto le immagini di S. Pietro e di S. Paolo, scrisse alla principessa Costanza, sorella dell’imperatore Costantino, mostrandosi avverso alle sacre immagini, perché l’arte non può rappresentare l’immagine di Dio né prestare a lui l’immagine di un uomo (5). Anche S. Giovanni Damasceno, il grande protagonista nella difesa delle immagini contro gli iconoclasti, si arresta davanti al tentativo di rappresentare Dio invisibile (6).</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Conviene però tener presente che le voci isolate di questi antichi padri, lontani uno dall’altro, non poterono avere una grande risonanza presso il popolo, che era naturalmente portato a onorare e venerare le sacre immagini, come è attestato dall’antica iconografia.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">I monofisiti erano contrari alla rappresentazione di Cristo, perché la natura umana sarebbe apparsa distinta dalla natura divina, mentre la loro eresia predicava un’unica natura in Cristo.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Altre notizie sulla controversia teologico-artistica si trovano nella Lettera Ap. che Benedetto XIV scrisse al Vescovo di Augsburg il 1° ottobre 1745.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Nei primi tempi della Chiesa non mancò neppure la caricatura contro la nuova fede, come è noto per il Cristo blasfemo del Palatino (secolo III) e per altre caricature nel prossimo Oriente. Ho visto nel museo di Alessandria antichi monumenti cristiani, tra cui è rappresentata due volte la Leda; essa non può spiegarsi altrimenti che come uno scherno anticristiano. Le caricature anticristiane riflettono il pensiero di Celso, il Voltaire del secolo II.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Perciò nei primi secoli prevalse la rappresentazione simbolica di Cristo (croce monogrammatica, croce gemmata e fiorita, la croce semplice, il pesce, l’ancora, la colomba, il Buon Pastore, il Maestro che insegna, ecc.). Tuttavia nelle catacombe di Roma la figura di Cristo e della Vergine, specialmente negli episodi storici, assumono forme realistiche in mezzo alla vasta iconografia simbolica e ornamentale.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Il Crocefisso entra nell’arte al V secolo (porte di S. Sabina); ma il Crocefisso è inteso come trionfatore: regnavit a ligno Deus. Ancora nel VI secolo nelle colonne bizantine di S. Marco a Venezia, nella scena della crocefissione, è posto l’Agnello in luogo del Crocefisso.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Finalmente il Concilio Quinisesto o Trullano II nel 692 ordinò di rappresentare realisticamente G. Cristo invece dell’Agnello seguendo il costume ormai largamente prevalso (7).</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Non si deve dimenticare che i Vangeli e gli scritti dei primi Padri rappresentavano una forma di catechesi, e che la catechesi si aiuta molto con le sacre rappresentazioni; queste diventano una catechesi figurativa. S. Cirillo Alessandrino, morto nel 444, scrisse: “Facciamo bensì le immagini degli uomini pii, ma non le adoriamo come Dei; le facciamo perché, mediante la loro visione, siamo spinti alla loro imitazione; così facciamo anche l’immagine di Cristo, affinché la nostra mente sia eccitata al suo amore” (8).Teodoro Studita (759-826) dice che la sacra immagine produce una impressione edificante se l’immagine è edificante, dannosa se essa è brutta (Migne. P. G. T. XCIX, col. 1219).</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">La causa dell’iconografia cristiana è vinta. Ma qui sorse una inquietante domanda: — G. Cristo doveva essere rappresentato in bellezza o con un aspetto umiliato e deforme?</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Vinta la tesi della bruttezza</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Una scuola di teologi e artisti pensava che Cristo fosse il più bello degli uomini, un’altra pensava invece che Cristo, essendo il divino lebbroso che portava i peccati di tutto il mondo, fosse brutto e ripugnante.Giustino, S. Clemente d’Alessandria (9), Tertulliano (10), S. Basilio, S. Cirillo d’Alessandria, sostenevano la tesi della bruttezza (V.Dict. d’arch. et Lit. chrét. Images).</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Però Tertulliano, morto dopo il 222, fa una capitale distinzione. Egli ammette che in Cristo non erat species neque gloria e che non avrebbe potuto patire la passione e la morte si quid illa carne de coelesti generositate radiasset; ma lo considera vincitore della morte e glorioso: tunc scilicet speciem honorabilem et decorem habiturus est indeficientem supra filios hominum.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Eusebio Gerolamo (circa 340-420), S. Gregorio di Nissa, S. Crisostomo, Teodoreto, S. Giovanni Damasceno, i Padri più recenti e il buon senso popolare difesero la tesi della bellezza di Cristo, a cui si applica il passo del Salmo: Speciosus forma prae hominum (Ps. 44, 3). E questa tesi prevalse nella sacra iconografia (11).</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Iconografia di Gesù Cristo</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Nell’arte ellenistica in Oriente si rappresentò Gesù Cristo come giovane imberbe. In Occidente si aggiunse la barba. Nelle più antiche immagini Cristo ha una espressione dolce e bella; più tardi, dal secolo VI in poi, l’arte sacra segue la linea decadente, e il Salvatore assume una espressione più dura. Le forme vanno congelandosi in immagini di maniera. N. Müller scrive: “Si era riuscito a rappresentare un Cristo la cui età corrispondeva del tutto o quasi alla S. Scrittura e il cui aspetto poteva con l’espressione giungere alla dignità di eminenza del Figliuolo di Dio e degli uomini; ma più tardi traviò così che non si regolò più con le idee, su cui si formarono le prime riproduzioni, ma si esagerò mostruosamente. Il solenne si mutò in cerimonioso e rigido, il sublime in inaccessibile, il grave in cupo, anzi tenebroso, il naturale nel suo contrario. Da Cristo uomo venne quasi un vecchio, dal maestro annunciante la grazia e dal Salvatore attraente i peccatori, un giudice rigoroso poco assicurante per i suoi amici, terrore dei nemici. Quest’impronta è indicata da una serie di mosaici che sono particolarmente adatti ad illustrare il tempo della decadenza. Il Cristo, per esempio, dei Ss. Cosma e Damiano a Roma, del secolo VI, apparisce come uomo dal viso lungo, i cui zigomi prominenti e il color smorto possono rammentare un asceta. Quest’impressione cresce ancora per il naso sottile e lungo, gli occhi grandi, incavati. La capigliatura è figurata in guisa di chioma che cade dalla nuca ed in confronto alla quale è meschina la barba che lascia scoperto affatto parte del mento. Questa rappresentazione del tempo della decadenza cerca d’impressionare i visitatori con la scarsezza della barba, come al contrario il pittore dell’immagine di S. Gaudioso a Napoli mira allo stesso fine con la lunghezza della medesima che fa finire con due piccole punte. Ma questi artisti sono ancora discretamente lontani dal punto più basso. Come rappresentanti della più triste decadenza sono indicati i dipinti a mosaico nell’arco del trionfo a S. Paolo fuori le Mura e nell’abside di S. Marco a Roma” (N. Müller: Christusbilder. Nella Realezyklopädie für prot. Theol. und Kirche, IV, 73).</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Va però tenuto presente che in queste rappresentazioni dell’arte decaduta non si è mai cercato il deforme per il deforme. L’artista parlava il linguaggio del proprio tempo e perciò parlava barbarico.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">L’eresia iconoclasta degli imperatori di Bisanzio</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Nei secoli VIII e IX insorse l’eresia iconoclasta, che minacciò di morte l’arte sacra. Non è qui il caso di riassumere la tempestosa storia. Basti solo qualche accenno. Gli imperatori bizantini Leone Isaurico, Costantino Copronimo e Leone IV furono i potenti e accaniti sostenitori dell’eresia contro le sacre immagini. L’eresia infuriò nello spezzare le immagini di Cristo, della Vergine e dei Santi e perseguitò con supplizi e la morte stessa i sostenitori della causa cattolica.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Dopo lunghi dibattiti, fu adunato nel 787 il II Concilio di Nicea e l’eresia fu solennemente condannata. Qualche anno prima, cioè nel 769, il Concilio del Laterano aveva già difeso il culto delle sacre immagini.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Le chiare e precise norme del II Concilio Niceno, in cui si riassumeva la dottrina dei Padri, specialmente di S. Gregorio Magno e di S. Giovanni Damasceno, furono confermate nel Concilio di Costantinopoli del 843; e diedero un meraviglioso sviluppo all’iconografia cristiana e costituiscono l’ampia e precisa legislazione della Chiesa circa tale iconografia. Dopo tanti secoli questa legislazione è limpida e impegnativa oggidì come per il passato. La tesi iconoclasta aveva incontrato qualche favore anche in Occidente, sotto Carlo Magno. Ma la Chiesa sgominò anche questi avversari.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Nell’articolo del fascicolo II (febbraio 1954, p. 51) di “Fede e Arte” ho riportato la parte essenziale delle decisioni del II Concilio di Nicea. Qui mi piace di trascrivere la conclusione, che è di una rovente attualità e suona come un grave monito per tutti gli artisti, specialmente per i nuovi eretici, consapevoli o inconsapevoli, che mettono sotto i piedi le sante leggi della Chiesa.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">“Ordiniamo di scomunicare coloro che osano pensare o insegnare diversamente oppure, a guisa degli empi eretici, osano disprezzare le tradizioni ecclesiastiche e immaginare altre novità o rigettare alcunché destinato alla Chiesa, sia il Vangelo, sia la figura della croce, sia l’immagine dipinta, sia le sante reliquie dei martiri; e scomunichiamo coloro che con perversa e scaltra mente osano escogitare qualsiasi cosa atta a sovvertire le legittime tradizioni della Chiesa cattolica…” (12).</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">L’eresia iconografica dei protestanti</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Nei secoli XVI e XVII il protestantesimo, specialmente sotto l’influsso di Calvino e Melantone, rinnovò l’eresia iconoclasta. Nella Germania, nella Svizzera, ecc. si bruciavano o si distruggevano i crocefissi, si spezzavano le statue della Vergine e dei Santi o si laceravano le sacre tele. Lo zelo iconoclasta e antiromano giunse a delle forme veramente triviali e fanatiche. Si vide, in un quadro della crocifissione, Cristo lacerato mentre fu lasciato intatto il cattivo ladrone; in una tavola consacrata a S. Michele, l’Arcangelo era stato distrutto, ma il demonio era stato rispettato (Molanus: De Historia Sanct. Imag., Lib. II-C. LXX).</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Ed è allora che il Concilio di Trento insorse contro la pseudo riforma protestantica, e nella Sessione XXV rivendica il culto delle Sacre Immagini, dando anche preziose indicazioni contro le deviazioni iconografiche.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Il Papa Urbano VIII poco appresso riassume in una lettera le dicisioni del Concilio, aggiungendo altre gravi precisazioni.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">L’arte sacra è salva un’altra volta. Essa offre alla Chiesa romana la sua stupenda eloquenza e il suo incomparabile fasto per celebrare le verità della fede e la maestà del culto. “I novatori ci accusano — scrisse S. Canisio — di una certa prodigalità negli ornamenti delle chiese; essi somigliano a Giuda che rimproverò Maria Maddalena perché versò dei profumi sulla testa di Cristo” (De Maria Virgine, pag. 710).</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Il Codice di Diritto Canonico riassume e aggiorna tutta la legislazione della Chiesa circa il culto alle sacre immagini.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b>III – Ufficio e carattere dell’arte sacra</b></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Non è mia intenzione di ripetere quanto ho detto nei numeri di “Fede e Arte” (fascicolo d’ottobre 1953, fascicolo di febbraio 1954) sull’ufficio e sul carattere dell’arte cristiana. Dirò solo che l’arte sacra non deve reggere il cencioso strascico dell’arte profana. L’arte sacra non brancola nel buio o nell’affannoso dibattito delle ricerche : essa serve un’idea chiara, viva, vitale, splendente, e può innalzare, come ai tempi del Rinascimento, il suo vessillo d’avanguardia.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Il S. P. Pio XII ha definito l’arte sacra ancella nobilissima della liturgia (Mediator Dei): e in mirabili discorsi ha chiarito l’ufficio e il carattere dell’arte cristiana. Perciò mi piace di riportare qui le luminose parole del S. Padre. Nessuno può mettere in dubbio che Egli è, per quanto riguarda l’ufficio e il carattere dell’arte sacra, il più autorevole e augusto Maestro.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Il pensiero del S. P. Pio XII</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">L’8 aprile 1952, ricevendo gli artisti della Quadriennale Romana, rivolse loro queste alte parole: “Quanto ci sia gradita la vostra presenza, vi insegna la tradizione stessa del Pontificato Romano, che, erede di universale coltura, non ha mai cessato di pregiare l’arte, di circondarsi delle sue opere, di farla collaboratrice, nei debiti limiti, della sua divina missione, conservandone ed elevandone il destino, che è di condurre lo spirito a Dio.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">E voi, da parte vostra, già al varcare la soglia di questa casa del Padre comune, vi siete sentiti nel vostro mondo, riconoscendo voi stessi e i vostri ideali nei capolavori qui adunati attraverso i secoli. Nulla dunque manca a rendere scambievolmente gradito questo incontro fra il Successore, sebbene indegno, di quei Pontefici, che rifulsero come munifici mecenati delle arti, e voi, continuatori della tradizione artistica italiana.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Non occorre che spieghiamo a voi — che lo sentite in voi stessi, spesso come nobile tormento — uno dei caratteri essenziali dell’arte, il quale consiste in una certa intrinseca “affinità” dell’arte con la religione, che fa gli artisti in qualche modo interpreti delle infinite perfezioni di Dio, e particolarmente della sua bellezza ed armonia. La funzione di ogni arte sta infatti nell’infrangere il recinto angusto e angoscioso del finito, in cui l’uomo è immerso finché vive quaggiù, e nell’aprire come una finestra al suo spirito anelante verso l’infinito.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Da ciò consegue che ogni sforzo — vano, in verità — inteso a negare e sopprimere qualsiasi rapporto fra religione ed arte, risulterebbe menomazione dell’arte stessa, poiché qualsiasi bellezza artistica che si voglia cogliere nel mondo, nella natura, nell’uomo, per esprimerla in suoni, in colori, in giuoco di masse, non può prescindere da Dio, dal momento che quanto esiste è legato a lui con rapporti essenziali. Non si dà, dunque, come nella vita, così nell’arte — sia essa intesa quale espressione del soggetto o quale interpretazione dell’oggetto — l’esclusivamente “umano”, l’esclusivamente “naturale” od “immanente”. Con quanto maggior chiarezza l’arte rispecchia l’infinito, il divino, con tanta maggior probabilità di felice successo essa s’innalza all’ideale e alla verità artistica.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Perciò quanto più l’artista vive la religione, tanto è meglio preparato a parlare il linguaggio dell’arte ed intenderne le armonie e a comunicarne i fremiti.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Naturalmente siamo ben lontani dal pensare che per essere interpreti di Dio nel senso ora esposto, si debbano trattare esplicitamente soggetti religiosi; d’altra parte, non si può contestare il fatto che forse mai come in essi l’arte ha raggiunto i suoi più alti fastigi.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">In tal guisa i sommi Maestri dell’arte sacra divennero interpreti oltre che della bellezza, anche della bontà di Dio Rivelatore e Redentore. Meraviglioso ricambio di servigi tra il Cristianesimo e l’arte. Dalla fede essi attinsero le sublimi aspirazioni; alla fede essi attrassero le anime, allorché, durante secoli, comunicarono e diffusero le verità contenute nei Libri Santi, verità inaccessibili, almeno direttamente, all’umile popolo. A ragione furono detti “Bibbia del popolo” i capolavori artistici, come, per citare noti esempi, le vetrate di Chartres, la porta di Ghiberti (con felice espressione detta del Paradiso) i mosaici romani e ravennati, la facciata del Duomo di Orvieto. Capolavori questi ed altri, che non soltanto traducono in caratteri di facile lettura e con lingua universale delle verità cristiane, ma di esse comunicano l’intimo senso e la commozione con una efficacia, un lirismo, un ardore, quale forse non possiede la più fervida predicazione. Ora le anime ingentilite, elevate, preparate all’arte sono più disposte ad accogliere la realtà religiosa e la grazia di Gesù Cristo. Ecco dunque uno dei motivi, per i quali i Sommi Pontefici, e in generale la Chiesa, onorano ed onorarono l’arte, e ne offrono le opere quale omaggio delle umane creature alla maestà di Dio nei suoi templi, che sono stati sempre in pari tempo dimore di arte e di religione.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Coronate, diletti figli, i vostri ideali di arte, con gli ideali religiosi, che quelli rinvigoriscono ed integrano. L’artista è di per sé un privilegiato fra gli uomini, ma l’artista cristiano è, in un certo senso, un eletto perché è proprio degli Eletti contemplare, godere ed esprimere le perfezioni di Dio. Cercate Dio quaggiù nella natura e nell’uomo, ma innanzitutto dentro di voi; non tentate vanamente di dare l’umano senza il divino, né la natura senza il Creatore; armonizzate invece il finito con l’infinito, il temporale con l’eterno, l’uomo con Dio, e voi darete così la verità dell’arte, la vera arte. Anche senza proporvelo espressamente come scopo, studiatevi di educare gli animi — così facilmente inclinati verso il materialismo — alla gentilezza e al gusto spirituale; avvicinateli gli uni agli altri, voi a cui è dato di parlare un linguaggio che tutti i popoli possono comprendere. Sia questa la missione a cui tenda la vocazione artistica, della quale siete a Dio debitori; missione così nobile e degna che basta da sé sola a dare alla vostra vita quotidiana, spesso aspra ed ardua, la pienezza e il fiducioso coraggio”.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">* * *</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Abbiamo riportato nel N. precedente di Fede e Arte lo stupendo discorso che il S. Padre pronunciò il 20 aprile all’inaugurazione della Mostra del B. Angelico in Vaticano. Qui ne riportiamo la conclusione.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">È vero che all’arte, per essere tale, non è richiesta una esplicita missione etica o religiosa. Essa, come linguaggio estetico dello spirito umano, se questo rispecchia nella sua verità totale, o almeno non lo deforma positivamente, è già di per sé sacra e religiosa, in quanto cioè è interprete di un’opera di Dio; ma se anche il contenuto e le finalità saranno quelle che l’Angelico assegnò alla propria, allora assorgerà alla dignità quasi di ministro di Dio, riflettendone un maggior numero di perfezioni. Questa eccelsa possibilità dell’arte Noi vorremmo qui additare alla schiera, tanto da Noi amata, degli artisti. Che se invece il linguaggio artistico si adeguasse, con le sue parole e cadenze, a spiriti falsi, vuoti e torbidi, cioè difformi dal disegno del Creatore, se, anziché elevare la mente e il cuore a nobili sentimenti, eccitasse le più volgari passioni, troverebbe bensì presso alcuni eco ed accoglienza, anche solo in virtù della novità, che non è sempre un valore, e della esigua parte di reale che ogni linguaggio contiene; ma una tale arte degraderebbe se stessa, rinnegando il primordiale ed essenziale suo aspetto, né sarebbe universale e perenne, com’è lo spirito umano, a cui si rivolge.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Nel tributare pertanto il Nostro omaggio al sommo artista, e nell’invitare i Nostri diletti figli ad accogliere, quasi disposto dalla Provvidenza, il messaggio religioso e umano di Fra Giovanni da Fiesole, il Nostro pensiero non riesce a staccarsi dal considerare con ansia il presente mondo in cui viviamo, così differente da quello descritto in queste mirabili tavole, ove si trovano, suggellate da arte squisita, le più alte e più vere aspirazioni dell’uomo.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Facciamo perciò ardenti voti, affinché il soffio della cristiana bontà, della serenità e dell’armonia divina, che si sprigiona dall’opera dell’Angelico, pervada i cuori di tutti”.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">In questi mirabili discorsi, in cui il cuore del padre non ha minor parte che il suo altissimo intelletto, è detto tutto per quanto riguarda il fine e il carattere oggettivo dell’arte cristiana, e tutto per quanto riguarda la disposizione soggettiva dell’artista. Cercate Dio nella natura e nell’uomo, ma anzi tutto dentro voi stessi…</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Animalis homo — ha detto S. Paolo — non percipit ea quae sunt spiritus (I Cor., 15, 44). Perciò non si può leggere senza una grande pena quanto L. Montano scrive nel “Corriere d’Informazione” (alias “Corriere della Sera”) del 21-22 febbraio 1955: La più celebre chiesa moderna è di un uomo che non credeva in Dio.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">“Padre Couturier, un domenicano morto anch’egli l’anno scorso e che lottò con fervore contro la decadenza dell’arte religiosa, sosteneva che dove la tradizione è ancora viva, ai bisogni della Chiesa possono supplire artisti minori; dove invece è morta, per risuscitarla val meglio affidarsi ad un genio senza fede, che a delle mediocrità credenti. Vogliono sia stato questo Padre ad incoraggiare Matisse a far la Cappella del Rosario; essa è in tutti i casi la traduzione in atto di quella sua proposizione…</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Infatti Matisse non era punto credente: e ci teneva a far capire che la sua offerta non indicava nessun mutamento nelle sue convinzioni, da lui conservate fino all’ultimo. Non intervenne né all’inaugurazione né alla consacrazione dell’opera sua”.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Io voglio sperare che la luce della verità sia lampeggiata all’ultimo momento nella mente del pittore e che l’anima si sia rivolta all’infinita misericordia di Dio. Ma poi faccio tutte le mie riserve sulla celebre Cappella e sul genio del pittore, di cui parlerò più diffusamente nel cap. seguente.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Non nego che anche gli increduli possono intendere il fascino dell’idea religiosa; ma rimarranno sempre degli interpreti semplicemente tecnici ed esterni senza quell’accento e quel fuoco che solo il sentimento e la sincerità possono dare. Somigliano a colui che sente la melodia di un canto, ma non ne capisce le parole.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">L’arte cristiana è anzi tutto arte di pensiero; gli increduli possono possedere mirabilmente il mestiere, ma sono costituzionalmente incapaci di esprimere con sincerità il pensiero della Chiesa. Non basta conoscere il vocabolario per scrivere una pagina eloquente; occorre il pensiero e quella vis intima accende l’eloquenza.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Si verifica talvolta anche per l’arte lo strano fatto dell’indovino pagano Balaam, che era stato chiamato dal Re di Moab per maledire Israele e invece per tre volte fu costretto a benedirlo.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Nella storia di Balaam la Bibbia narra anche di un’asina che ha parlato. (Num., 22-23).</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Un opportuno chiarimento</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Sono d’accordo col P. Regamey e con L. Venturi su alcuni principi generali — non su tutti. Si desidera il risorgimento dell’arte sacra e l’epurazione delle chiese dalla paccotiglia industriale e una più consapevole e cordiale intesa e collaborazione tra gli artisti ed il clero. Benissimo.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Tutti lo desideriamo. Mi sia permesso di ricordare che fin dal 1913 io ho fondato la rivista “Arte Cristiana” (che si pubblica ora dalla Scuola B. Angelico di Milano) e la “Società degli Amici dell’Arte Cristiana” appunto per rialzare il decoro dell’arte e del culto e per mettere a miglior contatto il clero e gli artisti e stabilire una miglior comunione tra il parroco e i fedeli. Ma, oggidì, io guardo, non alle buone intenzioni e ai lodevoli propositi, ma agli odierni tentativi, alle nuove esperienze dell’arte sacra, che non possono in alcun modo persuadermi, perché mancano assolutamente al proprio fine.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Questo altissimo fine è stato consacrato da una storia quasi bimillenaria ed è stato mirabilmente definito nei citati discorsi del S. P. Pio XII.Leclerq, riferendosi ai primi secoli, scrive:</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">“Se, nel corso di tre secoli di lotte, di miserie e di persecuzioni, il cristianesimo ebbe tanta cura per abbellire e decorare le volte sepolcrali, ciò dimostra che è nella sua stessa essenza di tener conto della bellezza; dimostra che tra il cristianesimo e le arti l’alleanza è, non solo legittima, ma naturale, intima, pressoché necessaria” (H. Leclerq: Dict. D’Arch. Chr. et de Liturgie. Images).</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Giova pur ricordare che Urbano VIII nel 1642, dopo il Concilio di Trento, scrisse la nota lettera circa il fine dell’arte sacra: “Ciò che viene presentato ai fedeli non deve apparire disordinato e singolare, ma deve contribuire a ravvivare la devozione e la pietà: quae oculis fidelium subiiciuntur non inardinata, nec insolita appareant, sed devotionem pariant et pietatem.Venturi dice: – “Vi è sempre stata un’arte che deve all’afflato religioso del proprio autore la capacità di trascendere i limiti della conoscenza umana, di aprire le porte del finito verso l’infinito. È quella l’arte religiosa che anche prima del cristianesimo è stata compresa e ammirata”.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Il Venturi cita Dione Grisostomo del I secolo dopo Cristo e Filostrato del III secolo dopo Cristo e riporta le parole che si leggono a S. Agnese fuori le mura sotto il mosaico del VII secolo: — “Ecco la pittura d’oro e di tessere musive; sembra che racchiuda tutta la luce del giorno… Dio che ha potuto segnar la fine sia della notte sia del giorno, è lui stesso che ha cacciato le tenebre di qui” (La “Nuova Stampa”, Torino, 9 marzo 1954).</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Nulla da eccepire. L’arte, e specialmente l’arte sacra, deve riflettere la luce di Dio, non le tenebre del demonio, un raggio della bellezza che Dio, speciei generator (Sap., 13-3) ha diffuso nell’universo e specialmente nell’uomo, fatto a sua immagine (imaginem Dei circumferimus, dice S. Clemente Alessadrino) — non i sacrileghi attentati di coloro che mutaverunt gloriam incorruptibilis Dei, in similitudinem imaginis corruptibilis hominis, et volucrum, et serpentium – hanno cambiato la gloria dell’incorruttibile Dio con l’immagine e la figura dell’uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili (Rom., I, 23).</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Mi scrive un signore, indignato, per aver visto in una Mostra d’arte sacra moderna un Cristo rappresentato con una testa di gorilla…</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Del resto sembra che lo stesso P. Regamey, in pratica, si tenga alla buona tradizione. Infatti il suo bel libro Les plus beaux textes sur la Vierge Marie è illustrato dalle riproduzioni di opere dei nostri grandi maestri.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Architettura</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">In questo cataclisma dell’arte figurativa pare però che si salvi la nuova architettura intesa cum grano salis. Questa, nei suoi elementi fondamentali è venuta chiarendosi e soddisfa al gusto della semplicità, al bisogno dell’economia, alla esigenza dei nuovi materiali di costruzioni e ai bisogni della vita moderna, cercando di rendere abbastanza bello l’elemento semplicemente utilitario.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Ma per l’architettura ecclesiastica occorre qualcosa di più che la funzionalità edonistica della vita. Il tempio è la misteriosa dimora di Dio, il rifugio delle anime; la struttura architettonica, la luce e le ombre devono, come nelle cattedrali antiche, avvolgere il fedele nella suggestione del mistero, che lo innalza a Dio; ascensiones in corde suo disposuit (Ps. 83-6).</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">La chiesa non è una macchina per pregare, come pensa il Le Corbusier. È un ponte gettato tra il finito e l’infinito; è la mistica nave, che imbarca gli uomini sulla sponda del tempo per condurli all’approdo dell’eternità.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Noi non accettiamo per le chiese il senso della serie delle case moderne, né il nudismo delle sale protestanti. Tutto è vivo e funzionale nella chiesa, il dramma liturgico, l’oratoria, il canto, l’arte figurativa e anche il decoro ornamentale.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">L’Istruzione del S. Officio sull’Arte Sacra dice chiaramente:</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">“L’architettura sacra, anche se assume nuove forme, deve adempiere sempre il suo ufficio, che è di costruire la casa di Dio, casa di preghiera, giammai assimilabile ad un edificio profano.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Miri pure alla comodità dei fedeli, rendendo loro agevole seguire, con la mente e con gli occhi, lo svolgimento delle sacre cerimonie; all’eleganza delle linee, ma non disprezzi la semplicità per dilettarsi di vuoti artifizi, e soprattutto eviti con cura tutto quello che possa rivelare negligenza nell’opera d’arte”.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Purtroppo ci sono ingegneri e architetti, che ignorano ostentatamente l’Istruzione del S. Officio, inserendo e sviluppando negli schemi architettonici delle chiese le più arbitrarie stravaganze costruttive, in modo che dette chiese possono sembrare padiglioni per fiere campionarie o capannoni per spiagge balneari o qualsiasi altro edificio meno che chiese.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Ricevo ora il Numero 33 della rivista “Arquitetura e Engenharia” del Brasile con strampalati disegni per diverse chiese. Un architetto, indignato, mi scrive: “Da quando un basso materialismo ha invaso il campo dell’arte in questo paese, specialmente nel settore dell’architettura, sto dando battaglia senza tregua contro questa manifestazione esistenzialista nelle arti plastiche, chiamata “arte moderna”, la quale, per mezzo di una potente organizzazione di carattere internazionale, sta danneggiando enormemente la formazione artistica della gioventù di tutto il mondo”.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Opportunatamente l’Istruzione del S. Officio ricorda che, a tenore del Can. C. I. C. 1162, non si può erigere una chiesa senza il permesso scritto dell’Ordinario. L’Istruzione è appunto diretta ai Vescovi, i quali hanno il diritto e il dovere di far valere il proprio giudizio anche sulle chiese affidate ai Religiosi quando queste chiese sono aperte al pubblico.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b>IV – Artigianato</b></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Noi assistiamo a un felice rinascimento dell’artigianato in opposizione all’industrialismo pseudo-artistico. Noi dobbiamo incoraggiare l’artigianato che offre i suoi doni di modesta ma sincera bellezza alla svariata suppellettile ecclesiastica. Il prodotto, che esce in serie dalle macchine, è artisticamente, una cosa morta; mentre il più umile arredo prodotto dell’artigiano, per esempio un cancello, un candeliere, un ferro battuto, un secchiello sbalzato, ecc. è vivo. L’opera, che esce dalla mano dell’uomo, ha un’impronta originale e piace come piace una modesta pianta viva in confronto di un fiore artificiale. Ma la tendenza al sommario e al mostruoso della grande arte fa sentire il suo peso anche nelle produzioni dell’artigianato. Potremmo citare esposizioni e riviste. Mi basti di ricordare due riviste: “Das Münster”, il cui fascicolo 9-10 del 1954 è dedicato alla illustrazione della suppellettile sacra prodotta dall’artigianato, e l’“Arte Cristiana” dell’ottobre 1954, in cui si illustra un concorso della Via Crucis in ceramica.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Accanto a nobili lavori, vivi di modernità e di bellezza, ve ne sono altri di una linea cruda e sommaria, i quali vi fanno respirare, non tanto la fresca aria del nostro tempo, ma l’aria appesantita di musei chiusi o dei sentieri spazzati dal vento modernista.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Comunque, l’affetto all’artigianato merita tutto il nostro incoraggiamento, perché esso fiorisce spontaneamente dalla tradizione e dal gusto popolare e corrisponde alla bella tradizione della Chiesa. È il sermo plebeus che ha una vivacità tutta sua ed esprime certe idee meglio che il sermo aulicus.Guzzi, parlando dell’Esposizione degli Artisti Nordici aperta a Roma nell’aprile 1955, scrive: “Le tradizioni non si improvvisano, ma intanto si creano, faticosamente… Nello studio della cosiddetta arte decorativa o applicata (così si diceva una volta) paesi come la Svezia, la Norvegia, la Finlandia si possono non solo dire all’avanguardia del gusto, ma producono oggetti di grande e originale bellezza. Perché in quello studio evidentemente si combinano le tendenze ornamentali del gusto folcloristico (e cioè della tradizione popolare) con il prestigio d’una tecnica e d’un “gusto” quanto mai raffinati e moderni” (il “Tempo”, 7 aprile 1955).</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Il P. Knipping O. F. M. nella rivista olandese “De Bazuin” del 20 marzo 1954 fa questa acuta osservazione degna di attenta considerazione: “Possiamo aspettarci che un artista come ha imparato a valutare ed a maneggiare il suo strumento, così dovrà poter arrivare, anche con la macchina, ad un’opera d’arte. E non è ciò risultato da qualche secolo nell’arte tipografica e della stampa? E non abbiamo un’eccellente esperienza nell’arte cinematografica, dove la tecnica dell’industria domina un sì esteso terreno, senza però avere mai la parte più importante: la parte più importante l’hanno i creatori dei films; e sono loro che vengono biasimati se un prodotto non riesce come opera d’arte, e che vengono lodati se una creazione riesce”.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Sintomi di ritorno alla iconografia da parte dei protestanti</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Nella crisi di pensiero, che travaglia tanti Protestanti, si inserisce oggidì anche l’ansia di ritornare alla iconografia cristiana.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Il P. John B. Knipping O. F. M. scrive sul Settimanale “De Bazuin” (24 aprile 1954) : “All’inizio di quest’anno la rivista protestante “Wending” ha pubblicato, sotto il titolo Chiesa ed Arte, una serie di articoli molto interessanti, in cui ogni autore dava — sul proprio terreno — il suo ben ponderato parere circa il posto ed il compito delle opere d’arte entro l’ambiente di vita protestante. La maggior parte degli articoli furono delle conferenze rese adatte per la pubblicazione, e tenute nell’estate del 1953 ad Amsterdam davanti ai congressisti di “Vie e confini”. È specialmente con i magnifici studii di Léon Wencelius nel 1937 e 1938 (“L’Esthétique de Calvin” e “Calvin et Rembrandt”, ambedue a Parigi) che il”problema dell’opera d’arte “abbia incominciato più particolarmente ad interessare gli animi di molti Protestanti entro e fuori del nostro Paese. È sempre una gioia di vedere degli uomini superare la loro avversione per le arti grafiche — a causa delle circostanze, la loro avversione non è del tutto irragionevole —, e di veder armarsi di maggiore libertà di giudizio”.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">La “Gazette de Lausanne” nel numero del 17 maggio 1954 parla di una seduta dedicata a una discussione sull’arte cristiana.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">“Que d’opinions contradictoires! La nuit la plus opaque côtoyait le jour le plus éblouissant! Reste à savoir si ces entretiens ont fait jaillir la lumière…</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">“Il y a une chose certaine : l’Eglise protestante recherche activement le concours d’artistes susceptibles de lui apporter une bouffée d’art vivant…</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">“M. le pasteur Deluz pense que Dieu peut se servir de formes matérielles et des images pour se manifester. Croire que Dieu ne se révèle que par des paroles est le fait d’un faux spiritualisme. Seul le témoignage artistique demeure dans les sanctuaires après le culte. Seule l’introduction d’oeuvre d’art dans nos sanctuaires peut remédier à l’impression de vide et d’absence que laissent la plupart d’entre eux. On doit condamner les idoles, mais pas l’art religieux. Il ne faut pas confondre art religieux et idolâtrie…”.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">È la rivincita del buon senso e del magistero della Chiesa cattolica!</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Un protestante scrive nella “Gazette Litteraire” di Losanna: “La rigueur de l’art non-figuratif, sa singulière cérébralité, cet art dégagé de l’accidentel et de l’éphémère ne s’accorderait-il pas avec 1’austérité de la pensée protestante? Un peintre non-figuratif ne serait-il pas — plus qu’un autre — capable de nous donner l’équivalent plastique d’Esprit et Vérité? Une oeuvre d’art n’est-elle pas avant tout religieuse par son esprit?” (n. 246, 1953).</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Quest’arte astratta (che non è nuova, perché è usata da secoli nelle moschee dei musulmani) potrà rispondere più o meno al sentimento dei protestanti, ma non può essere accettata nelle chiese cattoliche se non come un qualsiasi partito ornamentale, non come arte liturgica: questa ha una funzione catechetica ed edificante, simile alla funzione dell’oratoria sacra.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b>V – Scandali nell’arte sacra moderna</b></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">La mia casa è casa di orazione; voi ne avete fatto una spelonca… (Luc. 19-46)Paolo ha detto: È necessario che vi siano perfino delle eresie fra voi affinché chi è sincero venga riconosciuto (I Cor, II, 19). L’Apostolo dice pure che bisogna fare la verità con spirito di carità (Eph., 4, 15). Perciò qui si parlerà piuttosto delle cose che delle persone, moltissime delle quali sono certo in buona fede.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Lo scandalo di Torino: La “Stampa” scriveva nel numero del 31 dicembre 1954: “Un delicato problema di culto: Sculture Religiose in quarantena. — La Curia non ha concesso la consacrazione di una cappella nell’Istituto di S. Anna”.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">“È sorta a Torino, nell’Istituto S. Anna di Via Massena 36, una delicata questione riguardante il culto, l’arte e la morale, nei rapporti spirituali fra figurazione religiosa chiesastica e il pubblico dei fedeli, nel caso presente, quasi tutti adolescenti; e se vi accenniamo è perché essa investe un ben più vasto problema; oggi ardentemente dibattuto in sede di estetica, di liturgia e di dogma sia dagli artisti che dal più illuminato clero.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Avvenne che le Suore dell’Istituto scolastico femminile di Sant’Anna (corsi elementari, medi e magistrali) desiderassero una loro cappella interna per le funzioni religiose ad uso delle allieve, utilizzando l’incrocio di due vasti ambienti; bracci di gallerie. Per il progetto dell’altare, per il pulpito e le sculture sacre l’impresario dei lavori si rivolse allo scultore Umberto Mastroianni, artista di ben note capacità, invitato alle maggiori mostre internazionali, il quale, dopo essere stato mosso da un franco naturalismo, s’è gradatamente avviato a forme più attuali, fino a divenir campione d’astrattismo. Ma qui non giudichiamo ora le due tendenze e conversioni. Il fatto è un altro.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">È che, ultimati e collocati, altare, pergamo e sculture, le povere Suore di Sant’Anna si trovano in un bell’imbarazzo: in quanto la Curia ritiene di non poter consacrare la cappella, giudicando “impudiche” le sculture, specie il grande marmo di Cristo, che sta a fianco, quasi dominandolo, del pulpito.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Problema, ripetiamo, di estrema delicatezza. La Chiesa fu per secoli il massimo committente, in Italia, degli artisti, e dà loro tuttora molto lavoro. Come ogni committente ha esigenze e gusti connessi con opportunità varie; e ha il diritto di chiedere che siano rispettate; e del maggiore o minore rispetto essa sola è giudice: non tollerando — giustamente — che altri s’intrometta.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Ma il clero stesso, su questo punto, non è tutto concorde; chi non conosce l’appassionata propaganda già svolta dal domenicano padre Régamey a favore d’una più libera, meno tradizionale e pietistica, e soprattutto più “artistica”, figuratività religiosa? Nel contrasto fra conservatorismo e modernismo, può anche darsi che illusoriamente si veda “impudicizia”, là dove viceversa parla la stilizzazione; od il rivivere di una commossa sincerissima e perciò “religiosa” visione arcaica dell’arte, e quindi della raffigurazione divina.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">È il caso, a parer nostro, dell’opera compiuta del Mastroianni : il quale si ispirò a motivi ora bizantini ora romanici, forse risalendo, nel disegno, per noi bello e originale, dell’altare ad esempi proto-cristiani intelligentemente parafrasati. E inutilmente ci siamo sforzati di scorgere l’”impudico” in severe sculture che, anzi, ci sono parse rigorosamente “mistiche”, non nel senso della pietistica svenevolezza, ma nel concetto più austero che la parola esprime. Potranno, secondo il punto di vista, esser anche giudicate “brutte”; non moralmente censurabili. Comunque, è evidente che in un tema così delicato la decisione spetta soltanto alla Curia” (mar. ber.).</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">L’Emmo Card. M. Fossati, Arcivescovo di Torino, fu chiamato un giorno a vedere un quadro sacro, che doveva essere esposto in una chiesa, ma aveva suscitato delle discussioni. Il Cardinale diede questa risposta: Non intendo di giudicare il valore artistico del quadro. Lo considero solo sotto l’aspetto liturgico. Per questo aspetto devo dire che non può essere esposto al culto.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Osservazione perfetta. Nessuno, neppure gli avversari, possono mettere in dubbio la competenza dell’Autorità ecclesiastica in fatto di liturgia.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Per riguardo a certi artisti, che pretendono di giudicare il carattere liturgico dell’arte, viene alla mente la risposta che Apelle diede a un calzolaio, che, oltre il giudizio sulle scarpe dipinte si arrogava la pretesa di altre critiche: Sutor, ne ultra crepidam… (Ciabattino, non [andare] oltre le scarpe)</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Lo scandalo della cappella di Vence (Francia)</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Il letterato Giovanni Comisso scrisse nel n. 286 di novembre 1954 della stessa “Stampa” di della Cappella di Verace:</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">“… Si chiama Cappella del Rosario, ma tutti la conoscono come la Cappella Matisse. Fa parte di una casa di riposo tenuta da Suore domenicane, è situata fuori dalla cittadina sul declivio di un monte incoronato da una parete di roccia, simile a un diadema. Si passa di fianco a questa Cappella senza accorgersene e si deve ritornare indietro. Ha le tegole di ceramica azzurra come i palazzi imperiali di Pechino. Sopra, si alza una grande croce in ferro che fa anche da campanile. Discesa una scala si entra; da due entrate la luce penetra colorata di verde, di giallo e di azzurro. Tutto è nitido. Un altare sta di sbieco, sopraelevato. A una parete Matisse ha tratteggiato su piastrelle di ceramica bianca un ritratto di San Domenico, su altre piastrelle una Madonna e su altre ancora gli episodi della Crocefissione, abbozzati come sulle pagine di un album, confusi, ma segnati da chiarissimi numeri d’ordine. Solo la luce delle vetrate dà un senso religioso al luogo.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Tra i visitatori vi è un giovane alto che prega, gli altri sono incuriositi e dubbiosi. Le donne sembrano turbate di non sentire voglia di pregare e di non potere mettersi a ridere. Una, che interrogai più tardi, mi disse che le sembrava di essere in una stanza da bagno. Difatti è inutile affannarsi a cercare simboli della Gerusalemme Celeste, quelle mattonelle di ceramica bianca, dato l’uso comune, hanno solo un simbolo banale. È incredibile che questa Cappella abbia fatto tanto chiasso, diffuso per tutto il mondo”.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">La Via Crucis si chiama chemin de la croix, ed è l’uso comune di percorrerla dal primo dei 14 quadri rifacendo idealmente il viaggio di Cristo sul Calvario. Il Matisse l’ha rappresentata tutta in un quadro pieno di un groviglio di geroglifici… È pure ovvia la necessità di una stesura artistica di facile leggibilità: l’immagine deve parlare alla fantasia e commuovere il cuore.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Qui conviene richiamare alla memoria il decreto della S. Penitenzieria Ap. in data 13 marzo 1938, che dà le norme fondamentali per l’esercizio della Via Crucis; tra queste, è detto che le stazioni debbono essere 14 a distanza una dall’altra e a ognuna deve sovrastare una croce di legno ben visibile. Per lucrare la indulgenza è necessario fra una stazione e l’altra fare uno spostamento del corpo come per seguire il cammino di G. Cristo verso il Calvario.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Le immagini sacre tracciate a contorno piuttosto che dipinte, e il Crocefisso contorto e barbarico posto sull’altare ripugnano non solo alla buona tradizione artistica, ma disorientano il senso religioso. Si plaude alla novità. Ma Pio XI ha detto: “Se ne tentano le difese in nome della ricerca del nuovo e della razionalità delle opere. Ma il nuovo non rappresenta un vero progresso se non è almeno altrettanto buono che l’antico; e troppo spesso questi pretesi nuovi sono sinceramente, quando non anche sconciamente, brutti e rivelano soltanto l’incapacità o l’impazienza di quella preparazione di cultura generale, di disegno — di questo soprattutto — di quella abitudine di paziente e coscienzioso lavoro, per il difetto e l’assenza delle quali vien meno la stessa tanto ricercata novità, troppo somigliando a certe figurazioni che si trovano nei manoscritti del più tenebroso medioevo, quando si eran perdute nel ciclone barbarico le buone tradizioni antiche ed ancora non appariva un barlume di rinascenza” (Discorso per l’inaugurazione della nuova Pinacoteca Vaticana, 27 ottobre 1932).</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Altri scandali</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Episodi simili a quelli di Torino e della Francia si sono verificati qua e là in Germania, nel Belgio, nell’Olanda, nella Svizzera, nelle Americhe. L’eresia è dura a morire. Ma come la Chiesa, columna et firmamentum veritatis (I Tim., 3, 15), ha trionfato delle antiche eresie, così assisterà al tramonto della nuova eresia depravatrice dei soggetti sacri.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Lo scandalo di certe riviste</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">La rivista “L’Art d’Eglise”, pubblicata dai Benedettini dell’Abbazia di S. Andrea di Bruges nel Belgio, è una nobile palestra per il conoscimento e il rinnovamento dell’arte cristiana. Ma talvolta troppo indulgente verso i nuovi indirizzi dell’arte sacra. Non possono persuaderci le stazioni della Via Crucis di Ludevig Scaffrath graffite in una chiesa di Aix-la-Chapelle e pubblicate sul n. 4 del 1954. Ci rincresce di citare questo esempio, ma crediamo nostro dovere di segnalare certe aberrazioni anche se sono patrocinate da bravi e buoni Religiosi. Quanto diciamo per l’Art d’Eglise vale anche per altre riviste d’arte.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Noi non intendiamo di giudicare le intenzioni, ma guardiamo obiettivamente ai fatti. Questa Via Crucis, sommaria e deforme, offende il nostro sentimento e crediamo che, più che edificare i fedeli, li scandalizzi. La figura di Cristo non può essere oggetto di forme caricaturali o depravatrici.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Certi Religiosi, come quelli dell’Art Sacré di Francia, sono mossi dal desiderio, per sé lodevole, di portare l’arte della Chiesa nella corrente dell’arte moderna, perché la Chiesa non apparisca un istituto sorpassato ed estraneo ai nuovi tempi; pensano che l’arte cristiana ha accettato nel corso dei secoli tutte le forme progressive.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Sì, l’intento è lodevole: ma è pericoloso come quello della mano tesa ai comunisti. Sì, la Chiesa ha accettato tutte le forme progressiste, ma le ha accettate quando esse non offendevano il carattere sacro del culto, condannando tutte le aberrazioni, come ha fatto il Concilio di Trento con la disposizione della XXV Sessione.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">I Religiosi temono di parere sorpassati, di non capire la sete di novità dell’arte. Pare una specie di rispetto umano. Si illudono anche di richiamare a Cristo artisti che si professano atei e agnostici. Un prete italiano, del resto distinto scrittore, ha detto che i personaggi che il Podesti ha rappresentato nella Sala dell’Immacolata al Vaticano sembrano pupazzi di stoffa preziosa inzeppati di paglia. Non ha tenuto conto che questi affreschi rappresentarono al suo tempo quanto di meglio si sapesse dipingere; e ora li giudica secondo il capriccio della moda. Se è tramontata la moda classicheggiante del Podesti, tramonterà anche la moda dell’arte contro-natura. Noi vogliamo che l’arte cammini, ma col passo umano, non coi salti del canguro. Ugo Ojetti, che non era certo un reazionario, ha scritto: “L’arte è un fiore che sorge da radici profonde. Chi osa svellerla dalla vita e dalla patria, chi osa immaginarla astratta e recisa dal tronco che sugge nel suolo nativo le linfe e le forme i colori, la vede avvizzire in breve ora e non v’è sottigliezza di dialettica od orgoglio di rettorica che la salvi…”.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">“Questa è la gloria dell’arte italiana: d’avere cercato in ogni uomo il modello divino, e d’avere così riconciliato l’uomo con l’universo che lo circonda e lo riflette; d’avergli cioè rivelato l’ordine che è sopra l’apparente disordine, il sole che è di là dai nembi, la quiete che è di là dagli uragani, la primavera che è di là dal gelo, il bene che è di là dal male, la gioia che è di là dal dolore; d’avergli fatto in terra sentire l’eco di quella che Dante udì dolce sinfonia di Paradiso” (Più Vivi dei Vivi, pag. 42).</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Lo scandalo di certi cataloghi</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Non si sono mai tenute tante esposizioni d’arte sacra come in questi ultimi tempi. Il fenomeno è significativo ed è degno per sé di incoraggiamento e di lode. Ma quali frutti si sono attenuti sinora? Erat videre miseriam (II Mac., 6, 9). Ho tra le mani il catalogo della “Primera Exposición de Arte Sacra moderna” celebrata a Buenos Aires sull’ottobre del 1954.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Il catalogo si apre con la lettera di S. E. Mons. G. Battista Montini, che reca l’augurio e la benedizione del S. P. Pio XII. È detto bellamente : “La Iglesia da paso libre a todo lo que de bueno y bello queda haber en las interpretaciones de cada época.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Mas no habrá de olvidarse quel el magisterio eclesiástico, aún sin salirse por ello de su propria misión, tiene una palabra que decir tanto para prevenir o evitar posibles desavenencias entre los cánones de las nuevas creaciones y las reglas de la moral, como para hacer servir el arte religioso a su función de ayudar a la piedad y devoción de pueblo fiel. Así lo ha hecho siempre y últimamente lo acaba de hacer al advertir el peligro de ciertas desviaciones. El respecto a las disposiciones de la Santa Sede sará guia y salvaguardia para un sano empeño renovador”.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Vi è pure riportato il mirabile discorso che il Santo Padre Pio XII rivolse agli artisti della Quadriennale Romana l’8 aprile 1952.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Dopo una premessa così nobile, si pensa di entrare in una basilica fulgente d’arte. Ahimè, accanto a concezioni più o meno buone, ve ne sono alcune che, seguendo i moderni indirizzi deformatori, avviliscono e oltraggiano i sacri soggetti: sono vere bestemmie figurative. Ne riporto alcune in questo fascicolo.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Penso che l’Autorità ecclesiastica si sia trovata in grande imbarazzo. Ma conviene ricordare che l’Autorità ecclesiastica non deve lasciarsi coinvolgere dai fanatismi pseudo-artistici, che degradano l’arte sacra. È la Chiesa che deve dare le direttive agli artisti, come nel passato; non sono gli artisti, che possono dar norme alla Chiesa in fatto d’arte religiosa.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Quello che è accaduto a Buenos Aires si verifica, mutatis mutandis, in quasi tutte le moderne esposizioni d’arte sacra. Una ragione di più per reagire contro questo disordine.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b>VI – Le cause dell’epidemia lebbrosa dell’arte moderna</b></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">L’arte sacra non è che una branca dell’arte comune. Conviene quindi risalire alla malattia dell’arte in genere per valutare in specie l’infezione di cui soffre l’arte sacra. Non pretendo d’arrogarmi una competenza che non ho, ma esprimo con tutta semplicità il mio parere, che potrà, se mai, servire come elemento di giudizio per chi voglia approfondire il problema dell’arte moderna.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">L’arte malata</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Mi avvicino al malato con rispetto e amore, come il medico che fa la diagnosi del male per trovare i rimedi.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Che l’arte in genere sia ammalata quasi tutti lo ammettono. Quelli che plaudono all’arte modernista lebbrosa sono una esigua minoranza, tra cui non manca l’interesse di certi commercianti.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Le Biennali di Venezia ci offrono la più significativa documentazione del morbo che affligge l’arte moderna.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Un acuto studioso mi scrisse dopo aver visitato la Biennale del 1922: “Non so se devo piangere o ridere…”.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Bernard Berenson ha detto queste gravi parole circa la Biennale del 1954: “Si tratta di balbettamenti, di infantilismi, che io non posso in nessun modo approvare: decadenza: non c’è altra parola” (Intervista del “Gazzettino” 27 giugno 1954).</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">I premi ufficiali dati dalle Autorità ad alcune opere stravaganti delle Biennali sono un incontrovertibile documento dello sfacelo dell’arte moderna.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Il valoroso e coraggioso critico d’arte Leonardo Borgese scrive: “Del resto l’arte d’avanguardia o rivoluzionaria è oggi in Italia soprattutto un affare burocratico, ministeriale e ufficiale, tra le mani dei funzionari e dei professori d’università” (“Corriere della Sera” del 6 marzo 1955).</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Si arriva a fare dei grandi ciotoli per la scultura e si farnetica di rappresentare la statua, che è fatta di volumi, con grovigli di fili di ferro.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Forse lo sfacelo indica il morire del germe per la creazione di una pianta nuova, come quando una vecchia quercia produce l’ultima ghianda e muore. La ghianda cade a terra e ricomincia la vita. Così un vecchio animale genera l’ultimo figlio e muore. Il figlio ricomincia l’infanzia e procede per l’età adulta fino alla vecchiezza. E noi speriamo che, dopo questa aberrante moda della deformazione e della bruttezza, dopo questa morte della figura. l’arte risorgerà.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Tutto ciò premesso, noi ci domandiamo: Quale virus, quale infezione ha ridotto a questo stato patologico l’arte? Quali sono le profonde cause per le quali l’arte moderna rinnega i canoni eterni e universali della bellezza?</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Il fenomeno è impressionante per la sua estensione e per le approvazioni ufficiali e per il successo momentaneo del mercato artistico. Tutto ciò non può essere arbitrario; cerchiamo ora di scoprirne le cause.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">L’era atomica</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Mi pare che c’è una causa che dirò ontologica, la quale sfugge agli stessi artisti; essi ne sono una inconsapevole vittima. Gli artisti, con la loro ipersensibilità, sono lo specchio del proprio tempo, sono una specie di radar, che preannuncia i pericoli lontani. Viviamo, col respiro sospeso da un terrore apocalittico. Winston Churchill, il 1° marzo dell’anno corrente, ha pronunciato ai Comuni queste tragiche parole sui pericoli della bomba H: “Mi si stringe il cuore quando guardo la gioventù piena di ardore e di vita e quando guardo i bambini che giocano ignari. Ed io mi ripeto questa terribile domanda : Che cosa sarà di essi se Iddio si stancherà degli uomini?</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Noi viviamo in un periodo unico nella storia, nel quale il mondo intero è diviso intellettualmente e in largo senso anche geograficamente fra il Credo della disciplina comunista e il Credo della libertà individuale e nel tempo stesso questa divisione mentale e psicologica è accompagnata dal possesso, da ambo le parti, delle pericolose armi dell’epoca nucleare…</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Vi è un immenso abisso fra la bomba atomica e la bomba H. La bomba atomica con tutti i suoi terrori, non ci portava al di là dell’ambito del controllo umano e degli eventi controllabili sia in pace che in guerra. Ma tutti i fondamenti delle vicende umane sono stati rivoluzionati, e l’umanità è stata posta in una situazione gravata dall’ombra della perdizione. Non vi è difesa — nessuna difesa assoluta — contro la bomba H…”.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Il presidente Eisenhower ha detto nel suo messaggio al Congresso americano il 6 gennaio 1955: “…È della massima importanza che ciascuno di noi comprenda la vera natura della lotta che si sta ora svolgendo nel mondo. Non è una semplice lotta di teorie economiche, o di forme di governo o di potenza militare. È in gioco la vera natura dell’uomo. O l’uomo è la creatura che il salmista definisce ”un po’ al di sotto degli angeli”, o è una macchina senz’anima destinata ad essere sfruttata dallo Stato per la glorificazione di questo”.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Il disordine pauroso di questa epoca — non posso dire di questa civiltà — si ripercuote nell’anima degli artisti, ed essi fanno un’arte, che alcuni hanno appunto detto nucleare, un’arte del disordine.Guzzi, parlando di Chagall (“Il Tempo”, 14 aprile 1955), dice: “Si sa ch’esso è uno dei fatti autentici dell’arte contemporanea; e ch’esso esprime l’ansia di sogno e di innocenza d’una età troppo congegnata e meccanica, tutta razionalità e freddo gusto di forma”.</div><div style="text-align: justify;">Malraux scrive: Le arti moderne mettono sordamente in questione la civilizzazione, che rappresentano. Li è il legame che unisce gli ingenui ai primitivi medioevali, i pazzi e alle volte i bambini ai primitivi dell’Eufrate. Ciò rende ciascuna di queste arti un’espressione dell’antiumano del nostro secolo .. Il gusto di una certa preferenza di forme, non avviene senza un appello alle forze oscure dell’uomo (l’inconscio).</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Al principio del secolo, sono i pittori esaltati come i più moderni che scavano rabbiosamente nel passato. Da Cezanne, che impone ai paesaggi i piani della scultura gotica, a Gauguin, che metamosfosa l’arte della Polinesia, a Derain, a Picasso, che suscitano i negri e gli idoli sumerici, gli artisti cercano tutti i mondi, salvo quello che è loro imposto. Essi sanno come l’accordo dell’uomo con se stesso è divenuto menzognero; e le loro opere, sembrano convergere verso il punto vulnerabile della civilizzazione in cui sono chiusi…</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Il dominio del demonio è proprio di tutti quelli che, nell’uomo, aspirano a distruggere l’uomo (Psychologie de l’art. A. Skira V. I pagg. 124-126-127).</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">L’influsso delle correnti filosofiche</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Gli artisti non sono filosofi, ma, con la loro ipersensibilità, avvertono le correnti filosofiche del tempo e ne subiscono, consapevolmente o inconsapevolmente, l’influsso.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Le tendenze filosofiche dell’Ottocento passarono nel Novecento. Il pensiero positivista, degenerato spesso nell’agnosticismo e nel materialismo, spense la luce dell’anima; l’idealismo non ammetteva altre realtà che il pensiero. Il filosofo C. Wolff nel Settecento aveva detto “che l’idealismo ammette l’esistenza delle cose nel nostro pensiero, negando l’esistenza reale del mondo fisico”.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">L’arte nella seconda metà dell’Ottocento e nella prima metà del Novecento, si dibattè nella morta gora del positivismo o si smarrì nelle nuvole dell’idealismo. Specialmente questo è riuscito, in arte, a disintegrare la natura esterna dandoci delle visioni soggettivistiche, deformatrici del vero e riflettenti i truculenti fantasmi d’una fantasia esaltata. In Italia i corifei dell’idealismo sono stati B. Croce e G. Gentile.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Il Croce, nel Breviario di Estetica, così definisce l’arte: “L’arte è visione o intuizione… Si nega anzi tutto che l’arte sia un fatto fisico… e, se si domanda per quale ragione l’arte non possa essere un fatto fisico, bisogna in primo luogo rispondere che i fatti fisici non hanno realtà… talché i fatti fisici si svelano, per la loro logica interna e per comune consenso, come non già una realtà ma una costruzione del nostro intelletto agli scopi della scienza…”.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Noi possiamo constatare come codesto idealismo abbia una certa affinità e una indiretta responsabilità circa le correnti artistiche del cubismo, del fauvisme, dell’astrattismo, ecc.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">I corsi e ricorsi di G. B. Vico</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Si riscontra veramente nella storia la vicenda delle salite e delle discese; delle aurore e dei tramonti. Anche l’oceano umano subisce il ritmo dell’alta e della bassa marea. Tutto ciò riguarda anche l’arte, perché essa è il polso del battito della civiltà. Purtroppo siamo in un periodo di bassa marea, che mette allo scoperto le brutture del fondo. Le grandi civiltà babilonese ed egiziana sono tramontate senza nuovi risorgimenti, i grandi monumenti antichi sono muti e desolati, testimoni di una civiltà defunta. Altrettanto può dirsi della Grecia, che conobbe gli splendori del V secolo prima di Cristo.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">La civiltà romana, che incorporò quella etrusca, non resistette all’urto di barbari, e la grande arte dell’impero, mirabile espressione di bellezza, di forza e di diritto, si imbarbarì fino alle rozze espressioni dell’alto medioevo. La Chiesa ricostruì sulle rovine dell’impero l’unità delle anime; e la civiltà antica, purificata ed innalzata dal cristianesimo, rifiorì con la scolastica di S. Tommaso e col Rinascimento. I nostri artisti del XV-XVI secolo porgono la mano ai grandi artisti della Grecia e di Roma.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Oggidì assistiamo a un ricorso di decadenza, l’arte bamboleggia falsamente rifacendo l’arte rude del medioevo e dei popoli delle caverne. È un crepuscolo che, nei corsi e ricorsi storici, prelude all’aurora o al vespero notturno? Speriamo che sia il crepuscolo di un nuovo giorno. Comunque è un’arte in travaglio, una involuzione regressiva.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">La vita dell’uomo non ha due infanzie: il vecchio, che infantilisce, si dice che è un rammollito e istupidito.Paratore scrive nel “Giornale d’Italia” del 12 marzo 1955: “Nel nostro secolo la capacità creativa s’è andata inaridendo ed ha ceduto progressivamente il posto ad un gigantesco sopravvento della critica, sotto tutte le forme. E questo fenomeno ha portato con sé il trionfo del più rigido formalismo, il culto per tutti i primitivismi, e, nelle arti figurative, moduli rivoluzionari che rappresentano una via senza uscita puramente atta al dissolvimento, e nella musica (a breve distanza dalle grandi conquiste dell’Ottocento romantico) quell’altro fenomeno di rivoluzione puramente grammaticale e spiritualmente disgregatrice che è la dodecafonia. E voglia il cielo che tali tendenze non preludano a un fenomeno pari a quella millenaria notte dell’arte e della poesia che gravò sull’Occidente dal sec. II al sec. XII della nostra era.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">“Parallelamente a questo trionfo della critica sulla fantasia, lo scetticismo, il disorientamento riguardo a tutti i valori più alti della tradizione, l’abitudine a veder tutto in termini di economia e di benessere materiale, l’illusione che la civiltà occidentale possa essere rappresentata e difesa da forme di pseudocultura periferica rispetto ai grandi centri europei e nutrita solo dei cascami più esteriori dell’immensa creazione ch’essa aveva espressa”.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Ma in faccia a questo cataclisma la Chiesa rappresenta una vita perenne; vive della vita di Dio; e noi auspichiamo un’arte che si disgeli alle fonti dell’eterna e possente giovinezza della Chiesa. La Chiesa dice all’artista cristiano le parole che Cristo pronunciò sulla tomba di Lazzaro, già in decomposizione: Lazare, veni foras… Solvite eum et sinite abire (Joan. 11-43).</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">L’ansia del nuovo</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Gli artisti sono tormentati dall’ansia del nuovo, dalla sete della modernità; vogliono parlare, non un linguaggio arcaico, ma il linguaggio del proprio tempo. Questo stato d’animo risponde al loro istinto artistico ed è degno di grande rispetto. Noi, se deploriamo gli sviamenti dell’arte, comprendiamo la tragedia spirituale degli artisti e parliamo di loro con consapevole amore: amore e rispetto per chi soffre in buona fede, non per i furbi trafficanti e per i profittatori delle stravaganze artistiche.Porena, uno studioso d’arte di alto livello, dice: “Vi sono quadri e statue rappresentanti uomini e donne bellissimi per regolarità di forme o intensità di espressione, che da tale bellezza, per una certa qualità di osservatori conseguono ben poco pregio e suscitano ben poco diletto estetico. Il che avviene per esempio, quando l’artista, come è caso frequente in certe epoche, abbia nell’opera sua ripetuto un tipo che, quasi a guisa di canone, si sia andato fissando nella pratica artistica fino a divenire comune, si che di suo lavoro individuale, nella visione e nell’elaborazione di quel tipo, egli non abbia messo nulla o quasi nulla”. M. Porena, Il bello d’arte e il bello nella natura (Comunicazione all’Accademia dei Lincei, 11 dicembre 1954).</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Quel tipo comune non interessa gran che il pubblico e l’artista si sente mortificato e quasi tagliato fuori dalla vita.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">L’influenza della critica</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Vi sono dei critici d’arte probi e solitari; ma vi sono altri che hanno una certa responsabilità sullo sviamento dell’arte moderna.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Su questo delicato argomento cedo la parola allo stesso M. Porena : “Da un certo tempo in qua i critici d’arte formano una classe ben distinta e riconosciuta, che cercano distinguersi dalla folla dei profani avvolgendosi nelle nuvole. Per esempio, uno dei modi oggi assai in voga è quello di parlare d’un’arte con parole, frasi e concetti che appartengono a un’altra arte… Cercano di distinguersi allontanandosi dal gusto comune, capovolgendo i valori, coltivando il paradosso, mettendo a base dei loro giudizi elementi di poco o nessun pregio. E, per esempio, avanti a un quadro invece di additare il contenuto lirico o drammatico scaturente dall’invenzione delle situazioni, la potenza dell’espressione nei volti e nei gesti, l’energia dinamica e passionale nelle figure, la perfezione della riproduzione nel disegno, nel colore, nel chiaroscuro, parlano un gergo comprensibile a essi soli, in cui compaiono, se per esempio trattasi di pittura, linee orizzontali, verticali, oblique, parallele, convergenti, divergenti, spazi, volumi, pieni, vuoti; intessuti in un frasario che spesso, in italiano almeno, è incomprensibile; e tutto ciò prescindendo totalmente dal fatto che tali elementi appartengono a uomini, o ad animali, o a piante, o a oggetti inanimati; e altrettanto pei colori… Ma sono molti, purtroppo, fra gli artisti e fra il pubblico, i timidi e gli umili, che diffidano di sé, che si lasciano sgomentare dai falsi ragionamenti, e a cui le nuvole in cui s’avvolgono quei critici sembrano segno d’altezza. Se sono galantuomini si limitano a tacere; se non lo sono, si mascherano alla moderna e plaudono alla corrente (I. c.)”.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">La moda</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Il fenomeno complesso e oscuro della moda, legato a varie influenze del gusto, del tempo, dell’economia, della morale, impera specialmente sull’abbigliamento, ma esercita un notevole potere anche sull’arte, sulla politica, persino sulla medicina.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">La moda del deforme passerà come passano tutte le mode. La storia ne offre una chiara documentazione. Dopo Raffaello imperversarono i manieristi, poi insorsero, col Rembrant, il Caravaggio e il Ribera, i luministi; nel Settecento tiepoleggiarono tutti i minori; poi, tra la fine del Settecento e il principio dell’Ottocento, subentrò il fanatismo classico con il Canova e il David, ma i neoclassici finirono col produrre un senso di sazietà, e venne la reazione del romanticismo e poi del verismo. Noi tutti ricordiamo la moda effimera dello stile umbertino e floreale e del neoromanico e del neogotico.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Così siamo giunti alla babele moderna. Se è tramontato il bello ideale del Wincktelmann, tramonterà anche il moderno brutto ideale. Le mode passano come il fumo, anche se questo è il fumo dell’incenso che si brucia davanti agli altari. Però finché imperversa la moda del deforme giova lottare per affrettarne il tramonto.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Questo verrà certamente — mi diceva uno studioso — quando sorgerà un artista di genio. La massa dei minori lo seguirà volentieri. L’antico Petronio, arbitrer elegantiarum, è oggidì sostituito in arte da Picasso, l’arbiter pravitatum. Noi speriamo nell’avvento di un arbitrer pulchritudinis, “d’un grande artista, la cui produzione dia all’anima sensazioni nuove, che appunto per tale loro freschezza hanno un’energia superiore a quella con cui agiscono i pregi di artisti già noti a cui la sensibilità estetica è già assuefatta, e quindi più languida. Artisti e pubblico si gettano allora su queste nuove forme di bellezza: quelli per cercar di produrle anch’essi, questi per goderne (M. Porena, 1. c.)”.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Il peso della tradizione</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Anche la tradizione, male intesa, ha una parte nello smarrimento dell’arte moderna.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">La tradizione è, sotto un certo aspetto, un peso. Quando l’artista pensa a un soggetto, specialmente se si tratta di un soggetto sacro, si vede la fantasia affollata da una ridda di immagini del passato; egli è come assordato e confuso da un riecheggiamento di mille voci uscenti dai secoli passati. Egli vuol essere originale, vuol essere personale. Ma come è possibile farsi notare se si ha una statura ordinarla e se si è confusi alla folla comune?Dupré racconta che un tempo lavorava alacremente intorno al gruppo della Pietà. Entrò nello studio un amico e disse che la Pietà gli ricordava esattamente quella di Michelangelo, con l’intenzione di lodare il lavoro. Dupré ributtò nel mastello la creta del gruppo. Aggiunse poi che ebbe una specie di visione e compose la nota Pietà del cimitero della Misericordia a Siena; che è un capolavoro di forma e di sentimento.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Sì, la tradizione è un peso; ma, se si sa considerarla bene, è anche una direzione.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Nei moderni cenacoli artistici non si vuol sentir parlare di tradizione. È questione di intendersi: per tradizione non si vuole significare il rifacimento di modi artistici del passato, non un ritorno indietro; ma il punto di partenza per un nuovo cammino. Un profeta, vissuto oltre 2500 anni fa, ha detto: “Fermatevi sul crocicchio e osservate; cercate tra i sentieri antichi qual sia la via buona; camminate per essa e troverete riposo per la vostra anima” (Gerem. VI-16).</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Cari artisti, voi oggi vi trovate veramente a un crocicchio. I sentieri sono confusi e la direzione è incerta e l’anima respira in una intima angoscia. Qual è la via buona? Cercatela nelle indicazioni della tradizione, avanzare pesa e troverete refrigerio per le vostre anime.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Il bisogno degli artisti</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Tempo fa è venuto da me un valente scultore. Mi mostrò un album dei suoi lavori. L’album cominciava con una serie di bei bassorilievi, concepiti con un sagace senso dei volumi e con una purezza di forme plastiche, quasi accademiche. Poi, ad un tratto, le figure umane apparivano deformate fino alla mostruosità. Io mostrai qualche sorpresa. Lo scultore mi rispose: Io ho studiato e amo il disegno e la forma. Ma devo vivere, devo mantenere la mia famiglia. E ho dovuto piegarmi alla moda…</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">E questa è l’intima tragedia di tanti artisti. Un altro pittore mi disse: — Lei ha ragione. Quest’arte passerà, ma intanto noi non dobbiamo morire di fame. La Chiesa può aspettare che torni il sereno. Noi non possiamo aspettare… La rivista “La Rocca” scrive: l’artista, che tra l’altro deve ogni giorno mangiare, ovviamente deciderà di dedicarsi a ciò che rende meglio come aspirazione cronistica e guadagno economico (15 febbraio 1954).</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">In questi giorni un vecchio scultore mi scrive: “Noi tradizionalisti (e viene, oggi, regalato questo titolo come una patente d’imbecillità) abbiamo bisogno di lavorare e ci occorre molto tempo per lavorare, perché siamo molto rispettosi della forma. Oggi siamo messi al bando come inabili al lavoro e le occasioni di fare, per noi, sono rarissime”.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Troppi artisti</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Sembra pure che l’eccessivo numero degli scultori e specialmente dei pittori non sia estraneo alla presente babele dell’arte. La Guida Monaci annovera per l’Urbe oltre 700 pittori. L’arte è troppo alta e ardua cosa perché sia lasciata al capriccio del primo venuto. “In questi tempi — dice A. Martini, il noto scultore avanguardista — tutti hanno dipinto, perfino i pizzicagnoli e i panettieri” (Lettere di A. Martini, Canova, Treviso).</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Naturalmente l’arte moderna, che si infischia del disegno e della forma, è alla portata di tutti. I giornali di Roma hanno elogiato un barbiere che, tra una barba e l’altra, si è dilettato a fare dell’arte moderna; a Roma era annunziato per l’aprile 1955 la IV Mostra d’arte dei vigili urbani…</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">La fotografia</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Parrebbe che la fotografia dovesse essere un buon aiuto per l’arte. Invece sembra che essa stessa abbia una parte nel disordine figurativo dei nostri giorni. Nei tempi antichi non esisteva la fotografia, e gli artisti dovevano osservare e interpretare il vero. Oggidì la riproduzione del vero è lasciata alla macchina, e questa ha raggiunto una tale perfezione nella riproduzione del vero, con ombre sfumate, con colori pastosi, con sfondi prospettici da vincere l’abilità dei pittori. Questi sono scoraggiati. Si dirà che alle fotografie manca l’anima. Ma la pittura moderna, con i suoi sgorbi contro-natura, sa rendere forse l’anima?</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">La mancanza di mecenati</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Un tempo la Chiesa e i Principi erano i grandi e intelligenti Mecenati delle arti. I Principi volevano un’arte, che celebrasse la loro potenza, e gli ecclesiastici promovevano un’arte che contribuisse allo splendore e all’efficacia del culto.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Le rivoluzioni hanno impoverito le chiese, gli Ordini religiosi e le confraternite e hanno detronizzato i Principi. Il mecenatismo è ora rappresentato dai Governi e, in piccola parte, dalla ricca borghesia. Ma i Governi, legati alla rotazione dei partiti, non hanno un proprio programma artistico; secondano le correnti del giorno col presupposto d’incoraggiare l’arte e di raccogliere anche i documenti dell’arte patologica.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Il fatto che il vecchio parlamentare Herriot, sindaco di Lione, ha avuto il coraggio di rifiutare una ceramica di Picasso, ha sollevato molte discussioni.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">La ricca borghesia ha altre preoccupazioni e altre manifestazioni che l’arte; se qualche signore vuole adornarsi del prestigio dell’arte o fa raccolta di cimeli antichi o compera i prodotti dell’arte modernista per darsi l’aria di essere à la page.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Sfavorevole clima per l’arte sacra</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">A tutte queste ragioni, con cui ho cercato di individuare i motivi del marasma dell’arte moderna, se ne aggiunge una particolarissima per riguardo all’arte sacra, cioè il clima tutt’altro che propizio. S. E. Mons. G. B. Montini, Arcivescovo di Milano, ha detto il 6 gennaio 1955 nella prima omelia: “La vita cattolica è minacciata di restringimento e di assedio da chi, non pago dei confini che essa stessa pone fra sacro e profano, tra campo religioso e campo civile, e non conscio del diritto spettante allo spirito di tutto illuminare e vivificare, vuole sottrarle con le barriere del laicismo la sua benefica irradiazione nelle varie manifestazioni sociali. Minacciata di soffocamento e di inaridimento dalla indifferenza religiosa con cui la febbre della vita materiale, economica ed edonistica paralizza gli spiriti moderni, minacciata di annullamento dall’esplosione cieca e fanatica dell’ateismo moderno, che, armato di pretesa logica e scientifica, tanto nega i principi supremi dell’essere e del pensiero, da convertire in idoli disperati e crudeli i frammenti di verità, che ha rubato al tempio della sapienza divina…</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Ora a me pare che un’altra pacificazione, un altro piano, quello ideologico-morale, sia necessario promuovere: la pacificazione cioè della tradizione cattolica con l’umanesimo buono della vita moderna. Mi sia consentito da questa cattedra, esprimere l’augurio. Esso non vuole avere fondamento soltanto sui diritti storici di tale tradizione, ma si fonda principalmente sul disegno misterioso e misericordioso di Dio, che al nostro Paese ha elargito tanti favori da farne terra di elezione e centro d’irradiazione del nome cristiano nel mondo e si convalida del fatto che tutti i principi che danno al mondo moderno un dinamismo foriero di vero progresso umano e di nuova e vera civiltà, sono principi mutuati dal Vangelo”.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">L’arte greca, l’arte dell’Estremo Oriente, l’arte egiziana, la grande arte cristiana fiorirono in un clima spirituale. Perciò la primordiale condizione per il risorgimento dell’arte sacra sta, oggidì, nella necessità di purificare e ricristianizzare il clima della civiltà materialistica per ridare alle anime un libero e vivifico respiro e dar ali all’estro degli artisti.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">VII – I tentativi artistici dell’infanzia</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Nel 1954 è stata organizzata a Roma nel Palazzo delle Esposizioni una bella e istruttiva Mostra dell’Arte dell’infanzia. Nel marzo dell’a. c. è stata aperta una Esposizione della pittura collettiva dei fanciulli francesi nel palazzo della Fondazione Besso. Contemporaneamente l’Unesco (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la coltura, la scienza) ha ordinato nel Palazzo Venezia un’altra Mostra della “Pittura dei Ragazzi” impostata sopra un più vasto panorama, perché la Mostra ha un carattere internazionale. E ci si rende subito conto che i bambini hanno la stessa anima in tutte le parti del mondo.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Questa Mostra dell’arte dei ragazzi è veramente importante per il suo significato pedagogico, artistico e sociale e per la accorta distribuzione delle opere. Visitandola, migliaia di fanciulli si affacciano alla nostra fantasia dalle diverse e anche lontane nazioni: l’incomparabile visione è illuminata dalla luce della primavera umana, luce che commuove e sorpassa tutte le altre bellezze terrene. Ma non vi è solo bellezza; vi è la vita dell’anima, cioè il sentimento di quella fraternità umana e di quella spontanea bontà, che ha fatto scrivere a tre bambini: “Dall’amicizia, che oggi nasce tra noi può sorgere domani un mondo migliore, dove non apparirà più la guerra… Anche noi ragazzi dobbiamo collaborare agli sforzi degli uomini per creare un mondo unito… Io spero che tu abbia il babbo e la mamma; se non li hai sono triste per te”.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Il piccolo Catalogo illustra i nobilissimi scopi pedagogici della Mostra. Non è qui il luogo di insistervi. Io mi fermo sul problema artistico. Il G. C. Argan dice che questa rassegna non mira a celebrare il mito dell’infanzia… Va bene. Ma nulla impedisce che si studi anche questo mito sotto l’aspetto dell’arte, della forma e dei colori. L’“Osservatore Romano” scrive: “C’è un vero mondo nascosto di aspirazioni e di inclinazioni, ancor più segreto di quello che si cela dietro le forme: il giovane pittore scandinavo ha certi cieli e certi mari così squillanti di azzurro quali certo nel suo paese non ha visto mai e che rivelano pure uno stato d’animo: un villaggio papua è trattato con mano che si può dire maestra in toni d’ocra e di marrone che fanno pensare ad una ubbriacatura di sole anelante alle ombre. In generale il colore è audace, esatto nei suoi limiti, parte integrante del messaggio”. (19 marzo 1955). E nulla impedisce che, specialmente, si avvicini questa rassegna all’infantilismo artistico degli adulti, molti dei quali oggidì bamboleggiano senza raggiungere il candore, l’ingenuità, la sincerità, la freschezza delle pitture di questi ragazzi.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">La contemplazione di questi lavori infantili ci delizia gli occhi e l’anima come il balbettio di un bambino, come il barcollamento dei suoi primi passi. L’infanzia è un fiore in boccio; e in essa sorride il primo lume della bellezza e della vita e ci incanta e ci innamora. Noi riproduciamo due disegni di questi scolaretti. La Crocefissione di Leif Sorerin della Danimarca, la Festa delle Palme di Anton Heidenreich, di 13 anni, austriaco.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">In queste due composizioni i ragazzetti colgono l’aspetto sintetico delle persone e delle cose: il loro vocabolario è povero, ma contiene i termini essenziali, ed essi si fanno capire.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Ora io dico, con rispetto, ma con coraggio: avvicinate queste composizioni a tante moderne opere di adulti, opere sgrammaticate, insufficienti o caricaturali, con il palese disprezzo del disegno e della forma, insomma con un infantilismo di materia. E noi sappiamo che tutte le maniere nell’arte sono condannate, in tempo più o meno lungo, a sparire. L’infanzia della vita e l’infanzia dell’arte non si vivono due volte. E il vecchio che fa l’asino ragliante è semplicemente ridicolo e anche repellente.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Sì, questa Mostra, ha un alto valore pedagogico, ma ha pure un notevole valore come pedagogia dell’arte, cioè insegna e documenta che il principio fondamentale dell’arte è la sincerità contro tutte le falsificazioni, contro tutti gli infantilismi o gli imbarbarimenti di maniera.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Silvio Negro scrive nel “Corriere della Sera” del 23 febbraio 1955 sotto il titolo: “Ragazzi di tutto il mondo emuli di Matisse e di Van Gogh”; “Problemi grossissimi ed affascinanti vengono posti dalla felice ingenutà della pittura dei ragazzi, tra gli altri questo. Qui siamo nel regno dell’inconscio; qui, poi, il colore si lascia indietro di gran lunga il disegno, e quello dei ragazzi è colore puro. La pittura dei ragazzi, dunque, sia fatta in Italia o nel Sudan, in Francia o in Papuasia, è tutta pittura moderna. Dipingono tutti come Matisse e Scipione, e lo fanno incosciamente, e lo fanno sotto tutte le latitudini ed in tutti i regimi. E in questa gara i ragazzi di Paesi nuovissimi tengono testa benissimo ai discendenti di Paesi di vecchia e gloriosa tradizione.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Poiché i ragazzi di tutto il mondo non possono essere stati influenzati da Matisse e compagni, par chiaro che sono stati Matisse e compagni che, forse senza saperlo, sono andati ai ragazzi, e si può trarne tutte le conclusioni che si vuole”.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Un libro fondamentale sul Linguaggio grafico e arte infantile è stato recentemente pubblicato da R. Dal Piaz (S.E.I.). Anche il Dott. G. Rioux ha scritto un libro Dessin et Strutture mentale (Presses Univ. de France, Paris) in cui studia i disegni dei fanciulli dell’Africa settentrionale. A pagina 253 è riportata questa constatazione del prof. Luquet: “Cette analogie dans la représentation des bonshommes et des animaux se trouvait également dans 1’art paléolithique, avec cette différence que la reproduction de la figure étant relativement exceptionelle à cette époque, le transfert s’y fait, non de l’homme à l’animal comme chez l’enfant, mais de l’animal à l’homme”.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">A pagina 289 è detto: “Il n’existe pas de coupure fondamentale entre mentalité orientale et mentalité occidentale en ce qui les concerne”.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Tutte due i libri contengono una ricca bibliografia sull’arte dei ragazzi.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">La pittura degli ex-voto</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Mi sia permesso di ricordare qui anche l’arte ingenua degli ex-voto. Molti dei nostri santuari sono esposizioni permanenti di ex-voto. Tra questi menzioneremo le tavolette dipinte da qualche artigiano del luogo, il quale non ha inteso fare un’opera d’arte, ma ha voluto fissare il ricordo di un episodio in cui si è manifestato un intervento miracoloso.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Sono quadretti che hanno, artisticamente, un carattere infantile, salvo rare eccezioni; ma piacciono per il loro candore e pure per l’efficacia della rappresentazione, che coglie l’essenziale dell’episodio e ispira un senso di rispetto.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Certa arte modernista non vale di più per la costruzione artistica e vale infinitamente di meno per la sincerità, anzi ripugna come ripugnano tutte le falsificazioni.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b>VIII – L’arte dei popoli primitivi</b></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Col nome di popoli primitivi intendiamo designare le genti che vissero negli oscuri tempi preistorici e le genti, che, in alcune parti remote del mondo, si affacciano solo ora al costume della comune civiltà.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Si tratta di un’infanzia dell’umanità che ha i suoi incantesimi, ma ha le sue inevitabili deficenze.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Mi sia permesso di rilevare che l’arte dei popoli primitivi, antichi e moderni, è spesso ispirata da un senso sacro, magico, terroristico, rituale. E per quanto le forme d’arte siano schematiche, grossolane, anche ridicole, impressionano profondamente per la sincera espressione del dramma religioso che tormentò e consolò, tormenta e consola le genti primitive.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Le pitture cavernicole e rupestriKün nel libro,L’uomo dell’età glaciale(A. Martello, Milano 1952), scrive: “L’epoca glaciale è la giovinezza della specie umana, l’alba dello spirito. E, al principio, sta la stupefatta ammirazione delle cose; come il padre o la madre di una tribù hanno creato tutto ciò che la tribù possiede, così un Padre, creatore, progenitore, ha creato e modellato tutto ciò che è intorno agli uomini: la terra, gli animali, il cielo…</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">I quadri murali sono sempre stati legati al culto, non solo nell’età glaciale, ma anche in seguito, nel mesolitico, nel neolitico, nell’età del bronzo, anche nel medioevo e fino ai giorni nostri…”.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Alla domanda — se l’arte moderna si svolge nella stessa direzione dell’arte preistorica — il dottor Kün risponde: “Impressionismo, espressionismo, cubismo, sono tre stadi che si susseguono costantemente…</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Il cubismo della preistoria diventa via via tanto astratto, e i quadri non riproducono più che triangoli e angoli, indicanti in prima linea la figura umana, la figura umana risolta in forme cubiste; esattamente come nel cubismo moderno. I quadri vogliono probabilmente raffigurare demoni, spiriti, mostri. Ma questi sono più misteriosi e spaventosi dell’uomo, non hanno figura umana, e tuttavia sono di natura affine ad essa. Così nasce il cubismo; viene dal trascendente, da una sfera dello spirito posta nel mondo ultraterreno, mentre l’impressionismo ha le sue radici nell’al-di-qua, sia essa l’impressionismo della preistoria, l’arte dell’età glaciale, o sia l’impressionismo della fine del secolo scorso…”.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Circa le pitture rupestri, tra cui sono famose quelle dei Boscimani in Africa, L. Cipriani scrive: “Una vistosa costume boscimano fu quello di incidere e dipingere sulle rocce. I Boscimani attuali lo hanno perduto completamente. Le incisioni e pitture rupestri si rinvengono su un vastissimo spazio, nell’Africa meridionale, e si è voluti arguire dalla loro diffusione quanto fosse esteso in antico. questo popolo o quale fosse stato il cammino da esso seguito nella lenta migrazione verso il sud. È da tener presente tuttavia che non siamo affatto certi che l’arte in parola sia stata esercitata soltanto dai Boscimani e (esclusi i Negri) non possa invece essere attribuita, almeno nelle sue fasi più antiche, anche ad altri elementi razziali: alcune recenti scoperte segnalerebbero infatti la presenza di razze europoidi, sul principio dell’età geologica attuale, sino all’estremità del continente. Può darsi che esse siano state le prime ad esercitare quest’arte, tanto caratteristica dell’età paleolitica superiore dell’Europa sud-occidentale e tanto diffusa in età preistorica anche nell’Africa settentrionale. Probabilmente i loro discendenti si incontrarono e si fusero con le orde dei Boscimani e trasmisero anche a questi la loro arte…</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Ignote sono le ragioni per cui i Boscimani e i loro predecessori furono spinti a coprire di disegni certe rocce. Può supporsi che, per essi, disegnare abbia significato fissare il ricordo di una caccia memorabile o di un avvenimento straordinario; ma può darsi pure che quelle raffigurazioni abbiano avuto un significato più profondo. Difficile è immaginare, nei primitivi, l’arte per l’arte e vedere nei loro disegni soltanto l’espressione di una tendenza artistica manifestata nei pochi momenti di riposo della vita randagia. Più probabile mi sembra, in accordo a molti, il supporre quelle raffigurazioni come dovute a magia; né ciò deve sembrare strano quando si pensi alle tante superstizioni influenzanti la vita di ogni popolo primitivo.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Di tutta l’Africa, la Rhodesia meridionale è la regione ove si ha la maggior abbondanza di figurazioni rupestri; essa, quindi, è anche la più indicata per le ricerche intorno a questo genere di arte e intorno alla varietà dei suoi stili. A proposito di questi, non è da passare sotto silenzio la rassomiglianza propria di certe pitture sud-africane con altre, pure rupestri, della Spagna, trovate in ricoveri preistorici. Difficilmente la rassomiglianza può essere casuale” (Biasutti: Razze e Popoli della Terra, V. 2-UTET).</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Ed ora un’occhiata all’isola di Pasqua sperduta nell’immensità dell’Oceano Pacifico-Orientale. Vi si contano oltre 500 esemplari di statue gigantesche, costituite dal busto e dalla testa; alcune di queste statue monolitiche superano i 20 metri di altezza.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Si tratta di colossi grossolani ed enormi, con volti rozzamente schematizzati. Appartengono a un’epoca lontana e ignota di cui si conservano pure delle tavolette con scritture pittografiche indecifrate.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Interessanti sono pure i vari fittili riproducenti figure patologiche dell’antico Perù.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Un cenno particolare meritano pure le statuette neolitiche di Malta e i piccoli bronzi della Sardegna; questi riflettono con forme di straordinaria immediatezza stilistica, rude e sintetica, la mentalità e i costumi dei popoli protosardi tra l’VIII e il VI secolo a. Cristo, quando si incrociavano sulla Sardegna le correnti commerciali e artistiche dei Fenici, dei Greci e degli Etruschi.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">I falsi primitivi della moderna arte sono goffi e ridicoli in confronto alla ingenua sincerità dell’arte dei primitivi e dei bronzi sardi. I primi passi che muove un bambino ci piacciono e ci commuovono, mentre il brancolare di un vecchio ci dà l’impressione disgustosa di un ubriaco o di un uomo paralitico.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">L’arte dei popoli primitivi viventi</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Quello che si dice dei popoli preistorici per il senso sacro — meglio per il terrore sacro — vale anche per i popoli tuttora viventi in uno stato ancora primitivo.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Devo limitarmi ad alcuni accenni, trattandosi di materia largamente conosciuta. Nell’Africa e nelle isole del Pacifico si scolpiscono e si dipingono maschere, feticci, uomini e animali, in cui è deformata, spesso mostruosamente, la figura umana. Ricorderemo pure i pali totemici degli Haida, indiani d’America, scolpiti con maschere umane e animalesche sovrapposte le une alle altre.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Ora, se si considerano spassionatamente tali esempi dell’arte preistorica e dell’arte dei popoli primitivi moderni, si potrà constatare che Picasso e i suoi seguaci non hanno inventato nulla; sono tornati ai balbettamenti di un’infanzia superata da millenni, dandoci delle falsificazioni grossolane. Somigliano al Nicodemo del Vangelo, il quale si domandò se era possibile di rientrare nell’alvo materno per rigenerarsi… (Giov., 3-4).</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Ma c’è di più. Noi consideriamo come selvaggi alcuni popoli, che allungano o schiacciano il cranio o malformano le labbra con l’inserzione di piattelli o compiono anche delle mutilazioni o adornano il corpo con tatuaggi, cataplasmi o cicatrici ornamentali. Ricordiamo ad esempio la zanza, cioè le riduzioni mummificate delle teste recise ai nemici fatte dai Chivaro nell’Amazzonia; i dischi labbiali dei Botucudo pure nell’Amazzonia e dei Sora nell’Africa Occidentale.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Ebbene, come giudicare certa arte moderna, che si compiace di alterare e depravare la figura umana? Si ritorna all’età selvaggia. Se tutto ciò vale per l’arte in genere a maggior ragione ripugna per l’arte sacra. Noi non esitiamo a dire che quando certi artisti moderni tentano di introdurre nelle chiese opere che gareggiano con le mostruosità dell’arte primitiva, commettono dei sacrilegi figurativi. Sacrilegio da sacrum ledere: offendere una cosa sacra.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b>IX – L’arte dei pazzi e dei criminali</b></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Il 26 marzo dell’a.c. si è aperta a Roma, nel palazzo della Fondazione E. Besso, una Mostra dei disegni e delle pitture dei malati di mente dell’ospedale psichiatrico di Imola.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">La visita alla Mostra ci ha suggerito di rilevare nel vasto quadro del disordine artistico del nostro tempo, anche l’istinto estetico e la produzione dei malati di mente e dei criminali. Non è compito nostro di valutare il fattore psicologico e terapeutico. Noi ci fermiamo semplicemente al fatto estetico. Esula dal nostro studio qualsiasi riferimento alle persone degli artisti, che rispettiamo. Ci poniamo semplicemente in faccia ad alcuni confronti obbiettivi delle manifestazioni artistiche.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Il prof. L. Telatin, Direttore dell’Ospedale psichiatrico di Imola, nella presentazione della Mostra, accenna anche al problema artistico dei poveri malati: “Quasi tutti ignorano la tecnica della pittura, perciò la loro produzione è libera espressione di uno stato d’animo nei quale sentimenti e passioni si manifestano in tutta la loro genuina primitività…</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">“Ci si è accorti, che, oltre ad aver conseguito uno scopo terapeutico e diagnostico, si è anche ottenuto un certo risultato nel campo artistico…</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">“In tutti ha destato meraviglia il trovarsi di fronte a pitture che hanno un certo valore artistico, pitture che si potrebbero attribuire a qualche pittore moderno di buon nome. La produzione di uno schizofrenico ricorda ad esempio certe opere di Klee, quella di un altro ricorda la maniera di V.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">“Ci si è profondamente stupiti vedendo come un malato con deficit mentale o con sindrome dissociativa o con turbe distimiche ecc., fosse in grado di produrre qualche cosa che impressionava per i fedeli accostamenti e fusione dei colori, per lo spirito creativo, per il rispetto del senso cromatico, e del senso della prospettiva…”.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">II “Tempo” di Roma del 29 marzo a.c. scrive a proposito di questa Mostra: “Tutte le cosiddette tendenze moderne sono rappresentate ma soprattutto le più attuali: un certo astrattismo, per esempio, che sente ancora di cubismo e che vuole nello stesso tempo sganciarsi, in una liberazione totale, infantile e frantumosa del soggetto, dell’oggetto, della sintassi visiva e perfino delle forme create…</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">“Schizofrenici, encefalitici, depressi, frenostenici, esplodono in genere con le forme vaneggianti di un M.; ma poi vi sono i Kandinsky, i Max Ernst, i Nohlde, i Redon… Meno di tutti, è presente Picasso…”.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">In America è molto avanzato lo studio delle esperienze artistiche dei pazzi, come è documentato da una copiosa letteratura.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Il libro del dott. J. Reitman, Psychotic Art (International Universities Press, New York) è presentato con queste parole: “I prodotti artistici degli uomini malati di mente stanno sollevando un considerevole interesse nel tempo presente, in parte perché essi dimostrano apparenti rassomiglianze con certe tendenze della moderna pittura e in parte perché l’attività artistica è ognor più usata come una misura terapeutica nel trattamento delle malattie mentali…”.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Mi sia permesso di riportare qualche altro brano del libro.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">“Molte volte, specialmente in ciò che è chiamata arte astratta, nel lavoro dei pittori cubisti, in certe pitture di Picasso e altre, la ricostruzione delle realtà è condotta tanto lontano che l’apparenza o la semi-illusione della visione in rapporto alle realtà è perduta e il lavoro diventa un esercizio di disegno, di relazioni delle forme, ombre e colori” (p. 6).</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">“La materia dell’arte della pittura può derivare completamente o parzialmente dai sogni diurni o simili fantasie o della reminiscenza di sogni notturni. I pittori surrealisti ammettono che i sogni notturni hanno offerto l’ispirazione per molte delle loro pitture, e ciò può affermarsi per altre pitture…”.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">“Spesso si dice che il pittore realmente vede la cosa come l’ha dipinta, ciò può essere vero solamente se egli parla metaforicamente…” (p. 9).</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">“I pazienti di psicopatia producono talvolta delle opere, che hanno un valore artistico. E queste vanno giudicate alla stregua delle produzioni degli artisti normali…” (p. 15).</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">“Gli artisti di oggidì analizzano consciamente il sistema totale dei rapporti. Questa analisi li ha invariabilmente condotti ad impiegare una tecnica, che porta a delle somiglianze tra i loro prodotti d’arte e quelli dei schizofrenici. In sostanza i surrealisti hanno esplorato il subcosciente invece che la realtà esterna; così i schizofrenici producono le loro allucinazioni e il loro mondo. I cubisti hanno analizzato la realtà nei termini delle inter-relazioni geometriche; i schizofrenici dimostrano una tendenza per la ornamentazione geometrica nel corso della loro malattia. Chagal ha dipinto un uomo che cammina sopra le nubi, spiegando ed esaltando il suo sentimento e così ha esperimentato il significato del simbolo; negli schizofrenici il simbolo riesce identico con lo stesso significato e con la stessa forma…” (p. 115).</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">“L’esperienza estetica richiede come condizione sine qua non che il riguardante possa “comprendere la pittura che osserva”…</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">“Questo sforzo cerebrale per intendere le esperienze estetiche dell’arte contemporanea ha condotto a un intelligente apprezzamento dei suggestivi prodotti degli schizofrenici, specialmente quando le pitture prendono le forme di manifesti, avvertimenti, ecc. Widdington cita in proposito una pittura di Picasso” (p. 160).</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Il dottor Reitman conclude il suo studio con questa affermazione: “Un aspetto della forza inventiva che sta nelle pitture dei schizofrenici non è ancora esplorato; mentre uno sforzo è stato fatto per esaminare i fattori che influenzano i moderni artisti a dipingere opere somiglianti a quelle degli schizofrenici. È stato ben affermato che le somiglianze tra l’arte moderna e quella degli schizofrenici sono solo apparenti, perché l’attitudine dei pittori moderni è deliberatamente analitica e frammentaria e anche perché l’arte moderna è una conseguenza logica degli eventi culturali” (p. 168).</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Anche un medico italiano, professore universitario, mi ha detto: “Certi artisti modernisti disgregano la figura umana; ma lo fanno consapevolmente, rivelando spesso una innegabile abilità. I pazzi disgregano anch’essi la figura umana, ma inconsapevolmente, seguendo il disordine che annebbia la loro mente. Ciò non toglie però che ci si trovino delle somiglianze obbiettive tra i prodotti degli uni e degli altri”.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Aggiungo qualche brano tratto dal libro di E. Kris, Psychoanalityc Explorations in Art (International Universities Press, New York).</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Nell’arte dei schizofrenici è evidente il pensiero arcaico, che può paragonarsi ai prodotti simili delle primitive religioni.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Se una persona ha doppia faccia non significa che sia dipinta in due situazioni, ma dimostra chiaramente che le due facce o le due personalità sono rappresentate in una volta. Questa industria economica è stata usata da Picasso in alcune delle sue produzioni a doppia faccia” (p. 38).</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">L’arte dei criminali</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Nei testi di Medicina legale si incontrano disegni fatti da pazzi o delinquenti, con linee schematiche e sommarie, che non mancano di una certa espressione; tali disegni ricordano certe pitture delle moderne Mostre d’arte. Un autore dice: — Si trova nei criminali sviluppati in maniera abbastanza apprezzabile il senso estetico… Una tendenza alle raffigurazioni plastiche, con caratteri che li avvicinano a quelli dei selvaggi. M. Carrara, Medicina Legale, UTET.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Ho ritenuto riportare tali considerazioni in questo studio, che cerca di scrutare a fondo il complesso problema dell’arte, così come si fa nei testi di teologia morale, in cui si analizzano i diversi aspetti degli atti umani, buoni o cattivi.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Io amo e stimo gli artisti e comprendo la loro ansia, spesso angosciosa, per il rinnovamento dell’arte in genere, e, in specie, per il risorgimento dell’arte sacra. Posso perciò chiudere questo studio con le parole di Dante: Amor mi mosse che mi fa parlare (Inf. 30-139).</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b>X – Gli insegnamenti dell’Ottocento</b></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Nel marzo dell’a.c. è stata aperta a Roma una Mostra dei Capolavori dell’Ottocento francese sotto il Patronato dei Governi italiano e francese. Fu mirabilmente ordinata da Germain Bazin, Conservatore del Louvre, coadiuvato da altri insigni studiosi francesi e italiani.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Era una rassegna, che ci permise di ripercorrere il cammino della grande arte francese dell’Ottocento e di trovarci a tu per tu a colloquio coi più insigni Maestri.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Ma la via soleggiata si oscurò alla fine, e ci trovammo a una svolta insospettata, che ci parve quasi l’orlo di un precipizio: da David, Ingres e Delacroix a Cézanne e Rousseau. Desinit in piscem mulier formosa superne (Orazio).Bazin scrive: “Sono venti uomini che lungo tutto il corso del secolo si tramandano la fiaccola: venti pittori di genio, in questa età dominata dall’imperativo della materia, tentano di salvare lo spirito. Il destino di un’antica civiltà è affidato a loro…”.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Questa esposizione è veramente esemplare e istruttiva, perché ci dà la misura dei nani in confronto coi giganti, l’aspetto dei malati in presenza dei sani. L. Borgese scrive nel “Corriere della Sera” del 6 marzo 1955: “Non si può non riaffermare che nella cultura moderna ci dev’essere un grosso, ridicolo, penoso, mortale errore…</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Andiamo! Com’è possibile che da David a Ingres, da Delacroix a Courbet, da Manet a Seurat, da Lautrec a Rousseau, da Picasso a Léger a Villon a Masson a Dupont a Testevuide a De Rien, tutto fili alla perfezione e tutto sia continuamente arte e arte, pittura e pittura e pittura! Che scherzo sarebbe? È possibile che tanti geni, tanti bravi pittori abbiano lavorato cent’anni perché oggi qualsiasi sciocco imbroglione sbrodoli tinte a caso e butti giù fregacci e scarabocchi strillando — applaudito dalla “cultura” e premiato — che pittura e arte sono sue soltanto? È possibile non accorgersi che — perfino con la Mostra di via Nazionale — si continua nello svilimento progressivo della pittura, volendo far credere che da David a Ingres a Delacroix a Manet a Rousseau, e cioè da una cultura all’ignoranza, il cammino sia giusto, logico, perfetto e volendo mostrare e magnificare continuamente una pittura pura, autonoma e rivoluzionaria? (Altro assurdo, poiché se rivoluzionaria, non può essere né pura né autonoma). Ed è possibile che da una secolare lezione di ordine e chiarezza vengan fuori i balbettamenti dei candidi, i giochetti dei cubisti, le bestemmie di Apollinaire, il dadaismo, l’astrattismo, l’automatismo, il concretismo, il macchinismo, etc.?</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">No. Non è possibile. L’errore mortale su cui la cultura odierna non si stanca d’insistere par tuttavia facile da trovare: l’errore stesso che nasce fra gli artisti dopo la metà dell’Ottocento: l’errore che effettivamente, con un minimo di sensibilità e di buona volontà, chiunque visitando la Mostra deve anche riuscire a trovare…”.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">La Mostra di Roma mette in vista l’Ottocento francese. Ma qui mi piace di ricordare anche l’Ottocento italiano, che fino a qualche tempo era bistrattato dai capricci di una moda avventata. In quest’arte si agitano correnti diverse, il neoclassicismo, il romanticismo, il verismo, l’espressionismo, ecc. Ma in ciascuna di queste tendenze si levarono uomini di alta statura, nutriti di pensiero, padroni della forma, anche se talvolta parve troppo leccata e calligrafica oppure anniebbata nell’espressionismo, artisti probi, che fecero onore all’arte e all’Italia.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Dice giustamente L. Borgese: “che importa il sistema? Ci sono giustamente dei capolavori eseguiti, diciamo così, col sistema accademico e magari con le ricette; e ci sono invece delle bruttissime croste fatte con ogni libera regola da ribelli, candidi e avanguardisti d’ogni tempo. L’essenziale nell’arte è qualcosa di ben diverso”. (“Corriere della Sera”, 10 ott. 1952).</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Mi sia permesso di citare almeno alcuni nomi, che, dopo la foschia di una nuvolaglia passeggera, tornano a splendere nel sereno firmamento dell’arte. Per l’architettura, Antonelli, Piacentini senior, Koch, Sacconi, Calderini, Mengoni, Basile, ecc. Per la scultura, Bartolini, Dupré, Tenerani, Vela, Grandi, Dal Zotto, Monteverde, Biondi, Gemito, Rutelli, A. D’Orsi, C. Zocchi, Trentacoste, Bistolfi, Canonica, ecc. Per la pittura: Fracassini, Mariani, Bertini, Podesti, L. Serra, Michetti, D. Morelli, Celentano, Segantini, Patini, Maccari, Mussini, Faustini, Grigoletti, Hayez, Barabino, Loverini, Previati, Sartorio, Tito, ecc.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Mi duole che non sia qui il luogo di ricordare più ampiamente i nomi di quella pleiade di altri artisti, i quali onorarono nell’Ottocento ogni parte d’Italia.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Contemporaneamente alla Mostra dei Capolavori francesi era aperta a Roma nel palazzo dell’Arte Moderna una bella esposizione dei disegni di D. Morelli. Si vedeva con quanta cura egli preparava i suoi quadri, con quanto amore studiava dal vero, non solo le figure, ma anche i partiti del panneggiamento.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Disegno: oggi si trascura o si falsa. Giova ricordare il monito di Leonardo: lo studio dei giovani, i quali desiderano di perfezionarsi nelle scienze imitatrici di tutte le figure delle opere di natura, dev’essere circa il disegno accompagnato dalle ombre e lumi convenienti al sito dove tali figure sono collocate (Trattato della Pittura, pag. 48. Carabba).</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">I Nazareni e i preraffaelliti</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Parlando dell’arte dell’Ottocento conviene ricordare le Scuole dei Nazareni detti anche Puristi. Si tratta di una specie di Confraternita, non nel senso ecclesiastico, ma nel senso di una Unione di artisti, i quali si prefissero di celebrare l’idea cristiana in opposizione all’idea pagana. Fu fondata a Roma dal pio pittore Overbeck nel 1810 e fiorì con una certa, ma breve fortuna, in Italia, Austria e Germania. Vi fecero parte F. Pforr di Francoforte, L. Vogel di Zurigo, P. von Cornelius di Dusseldorf, Y. Sahmorr von Carolsfeld di Lipsia e, in Italia T. Minardi, L. Mussini, P. Tenerani, D. Morelli e molti altri minori, italiani ed esteri.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">I Nazareni si proponevano di ricondurre la pittura all’ispirazione cristiana sulle linee della tradizione preraffaellesca con l’intento di avvicinarsi alla perfezione del grande Maestro. L’Overbeck aveva detto che l’arte era per lui “un’arpa di Davide” sulla quale avrebbe voluto “far risuonare inni di lode al Signore”. Nobilissimo intento, sorretto da una esperta capacità artistica. Ciascuno di quei valorosi artisti aveva il suo temperamento, ma tutti, come tecnica e come stile, seguivano il purismo della forma, cioè quella sagace, ma calligrafica conoscenza del disegno e della composizione che allora era in fiore nelle Accademie e negli studi degli artisti.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Subentrò poi in arte il romanticismo medievale mentre il pensiero liberale e i movimenti politici sconvolgevano la serena atmosfera del pensiero cristiano. E il nobile tentativo dei Nazareni non ebbe seguito. Al tramonto concorse anche quella specie di raggelamento della forma, che poi si disse accademico per indicare quel suo fare levigato e cifrato che metteva troppo in evidenza il mestiere e il tratto convenzionale.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Lodovico Seitz di Roma (1844-1908), figlio di un pittore nazareno, può considerarsi l’ultimo epigono di questa scuola, epigono nobile, ma solitario.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Qui conviene anche ricordare il movimento dei Preraffaelliti, sorti più tardi in Inghilterra, verso il 1850, con il proposito di rinfrescare la pittura alle fonti del Quattrocento, proposito più stilistico che culturale. Infatti i Preraffaelliti, pur ispirandosi talvolta a temi cristiani in opposizione al materialismo, amarono i temi romantici. Essi guardarono, tra i quattrocentisti, specialmente Botticelli, trasformando spesso l’intenso pathos dei volti botticelliani in un melanconico languore. Gli artisti più famosi, che fecero parte di questa specie di confraternita estetizzante sono Dante Gabriele Rossetti, d’origine italiana ma vissuto in Inghilterra, Holman Hunt, John E. Millais, Burne-Jones.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Dobbiamo ricordare ancora la singolare scuola di Beuron, fondata dal benedettino Don O. Lenz (1852-1925). Essa si prefiggeva lo scopo di rendere l’animo liturgico delle pitture, geometrizzando le figure con uno stile che ricordava l’arte bizantina ed egiziana.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Abbiamo fatto questo rapido excursus nell’Ottocento, perché intendiamo di indicare ai novatori l’esempio di quegli onesti e valorosi artisti e specialmente il loro studio del disegno, dell’ombreggio, cioè dei volumi, del colorire e della composizione. Non c’è salvezza senza il rispetto a questi eterni principi dell’arte.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Il navigante, travolto da una burrasca notturna, appena le onde si placano e appare nel cielo una schiarita, leva gli occhi, e nel lume delle stelle ricerca la direzione sicura.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Così, cari artisti, questa burrasca che ha sconvolto e sommerso gli essenziali principi dell’arte, passerà, e ritornerà il sereno. Guardate ai nostri grandi Maestri, alla loro coscienza artistica e studiatevi di trarne salutare ammaestramento.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Dovremo dunque imitare gli antichi? No, assolutamente no. Leonardo dice ai pittori: “Nessuno deve imitare la maniera di un altro, perché sarà detto nipote e non figliuolo della natura; perché, essendo le cose naturali in tanta abbondanza, piuttosto si deve ricorrere ad essa natura che ai maestri, che da quella hanno imparato” (Trattato di Pittura, V. I pag. 66. Carabba).</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Altrove lo stesso Leonardo dice che la natura è la maestra dei maestri e che l’arte decadde quando si imitarono le fatte pitture.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Bisogna saper guardare la natura con gli occhi con cui la guardarono i Maestri. Canova non copiò i modelli greci, ma disse che guardava la natura con gli occhi dei greci e si esercitava nello studio del vero.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Voi, cari artisti, avete imparato il linguaggio dalla mamma, ma con esso esprimete il vostro pensiero. Così potete imparare il linguaggio tecnico dei maestri, ma dovete esprimere il vostro pensiero. E il linguaggio non deve essere ridicolmente arcaico o infantile o barbarico, ma deve essere vivo, fresco e corretto.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Parlate sì il linguaggio del vostro tempo, ma fatevi capire. Le astruserie e l’astrattismo in arte sono giuochi, che possono rivelare una certa bravura da acrobati, ma sono un assurdo artistico, perché l’arte parla alla fantasia e deve avere una eloquenza chiara e intuitiva.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Se questo vale per l’arte in genere, vale tanto più per l’arte sacra, che è al servizio della liturgia. Essa ha nei modi di espressione quella libertà che ha l’oratore: questi, pur esprimendo verità antiche, commuove e trascina l’uditorio con le sue qualità personali.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">I pittori ottocentisti seppero darci stupende composizioni, furono dei mirabili registi (Cacciata del Duca di Atene, dell’Ussi, La Giuditta e Le ultime ore della libertà senese di P. Aldi, Il funerale di Giulietta di Vannutelli, il Voto di Michetti, Instauratio aerari del Maccari, l’Irnesio del Serra, Le ultime ore di Carlo Emanuele I di Savoia del Barabino, il Martirio dei Maccabei del Ciseri, il Liston del Favretto ecc.).</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Chi ci dà oggi qualche quadro di pensiero, qualche composizione storica o religiosa da stare a petto coi pittori dell’Ottocento? Le esposizioni sono piene di nature morte, spesso morte una seconda volta per la ghigliottina dell’arte.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b>XI – La rivincita del buon senso</b></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Il buon senso, che già fu caposcuola,</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">adesso in molte scuole è morto affatto;</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">la scienza, sua figliuola,</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">l’ha ucciso per veder com’era fatto.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">La scuola artistica dei disgregatori della figura umana e della natura ha fatto e fa ancora un certo chiasso, come chi grida per darsi coraggio nella solitudine oscura. Essa si illude di aver ucciso il buon senso; ma questo risorge, come risorgono le vigorose piante di un bosco dopo il passaggio della bufera.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Da molte parti provengono alla S. Sede gravi reclami contro le profanazioni dell’arte sacra.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Pubblico alcune lettere e documenti significativi, compreso un inedito di Ugo Ojetti.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Il pensiero dell’E.mo Card. A. Ottavini Prosegretario del S. Officio</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">…In fatto di prerogative dell’arte, occorre ricordare che contro Dio e contro le anime non esistono diritti di nessuno, e da nessuna parte; e chi contro Dio e le anime invocasse l’arte e la modernità, a parte che darebbe prova, così facendo, di capire poco di tutte queste cose, non solo, cioè, di Dio e delle anime, ma anche di arte e di modernità: a parte tutto ciò — non farebbe che bestemmiare, anche se la sua bestemmia restasse nell’incognito.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">C’è chi sostiene che un’opera d’arte non perde la sua bellezza, perché è indecente; ma aggiungiamo subito che quella è una bellezza che disonora l’arte, come certe esibizioni disonorerebbero una donna; e coloro che la celebrassero cercherebbero clienti non alla bellezza, ma alla turpitudine.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Quando, poi, si tratta di arte sacra, noi dobbiamo mettere l’accento su ciò che vuol dire la parola “sacra”. A costo di passare per gente fuori di moda, noi sacerdoti, soprattutto quando sopra le spalle ci pesasse diretta responsabilità di anime, siamo in diritto, anzi in dovere, di respingere dalle soglie della chiesa tutto ciò che a Dio non conduce.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Che dire, poi, di ciò che turbasse le menti e scandalizzasse i cuori? Meglio, cento volte meglio, un’opera d’arte mancata che non un’anima perduta; meglio ignorare una gloria della terra che ignorare la gloria di Dio.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Ma oggi, più che altro, il pericolo è costituito da coloro che, non sapendo raggiungere in arte la bellezza, vogliono emergere con la mostruosità, con la stranezza, emula della caricatura e dell’arte dei primitivi, con lo scempio delle cose e delle persone sante.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Sembra che un folle rancore devasti l’uomo, che non riesce a raggiungere le altezze del passato, ma è rancore contro “se stesso”; ed è la giusta pena per avere obliato, o addirittura disprezzato i fini sublimi del dono di Dio. Orbene, a quel modo che non ci è permesso di mutilarci fisicamente, così non ci è consentito di calunniarci con l’arte e aiutar per tal via la disgregazione della persona umana.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Siamo, o non siamo immagine di Dio? E se sì, chi può imbrattarla o deformarla? Più ancora, chi può imbrattarla o deformarla nei Santi, nella Madonna o perfino in Quegli che è speciosus forma prae filiis hominum?</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Non si dica che vogliamo comprimere l’arte: sta di fatto che, nei secoli, anche con tutte le giuste esigenze dei sacri canoni, chi più ha fatto lavorare l’arte è stata per l’appunto la Chiesa; e oggi ancora, solo che certi artisti accettassero di non essere altrettanti semidei, ma figli di Dio e come tali lavorassero con la luce della fede e con l’ardore dell’amore cristiano, la casa di Dio sarebbe casa loro e l’arte sarebbe nello stesso istante più umana e più cristiana.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">(Dal discorso che l’Emo Card. A. Ottaviani tenne a Roma il 13 dicembre 1954 a conclusione della Mostra Internazionale del Libro Mariano).</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Un inedito di Ugo Ojetti</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Dopo l’articolo franco e severo ma educato e ragionato dell’arcivescovo Celso Costantini nel L’Osservatore Romano del 24 settembre v’è più poco da dire sul confuso dipinto di Renato Guttuso esposto a Bergamo in quella mostra nazionale e intitolato addirittura “Deposizione” proprio come quello dipinto da Raffaello nel 1507 che è a Roma nella Galleria Borghese. In terra bolscevica non avrebbero osato dargli quel nome e forse non avrebbero spinto nemmeno in piena guerra l’entusiasmo degli osanna fino ad attribuirgli anche un premio vistoso e sonante. Nella Germania nazionale socialista che non è cattolica ma è civile e la cui arte nuova s’annuncia, specie in scultura, un poco enfatica, un titolo tanto sacro imposto a un quadro tanto sacrilego, con due donne ignude e procaci strette alla croce davanti a Gesù crocefisso, sarebbe stato giudicato inammissibile da qualunque giuria, anche come era questa, di gerarchi e di giurati ufficiali. Da noi invece… Nella Francia del 1939, nemmeno i più sconvolti dalla paralisi libertaria, avevano mai pensato, per fare scandalo e rumore, di mescolare sul calvario Gesù crocefisso a siffatta compagnia.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Il fatto è che la Chiesa negli ultimi cinquanta o sessant’anni è stata giustamente in sospetto contro il secolo e contro l’arte che il secolo ammirava. Verismo, Impressionismo, Postimpressionismo, Cubismo, Espressionismo contraddicevano per definizione alle più elementari necessità dell’arte sacra la quale non solo è stata la prima forma in cui l’arte sia apparsa a fare luce sul mondo, ma è e resta l’altissima tra le arti perché in essa canoni liturgici e poetica fantasia, sentimento e ragione, certezza e mistero, mito e realtà, cielo e terra, morti e vivi collaborano. Nel franare e disgregarsi dell’arte e dell’insegnamento dell’arte, cioè dello stesso mestiere che è la prima condizione d’ogni arte, gli artisti venivano perdendo non solo il sentimento, anzi la passione necessaria all’arte sacra, ma sovente la stessa capacità di dipingere come si può vedere nelle parti più corsive e improvvisate della stessa “Deposizione” di Guttuso. E mi duole di parere crudele insistendo nel ricordo di Raffaello e di quel suo Cristo morto ed esangue portato di peso dai suoi fedelissimi verso la Madonna svenuta. Purtroppo non conosco Guttuso e non so come egli difenda il suo dipinto e se gli piaccia farlo a spintoni rientrare nella continuità e umanità della tradizione italiana, oppure, in una ribellione che ho veduto chiamare coraggiosa, opporlo a questa tradizione e umanità. Certo è che la religione cattolica è al fondamento dell’arte nostra, e da Giotto a Tiepolo s’è veduto da molti secoli che lo spazio pel movimento e per la così detta libertà non le è mai mancato.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Del resto, finita la guerra, è certo che nella prima grande esposizione internazionale d’arte la “Deposizione” di Guttuso, a Venezia o a Roma o a Berlino o, sia pure, a Parigi, non figurerà. E questo vorrà dire che l’arte italiana e la religione da cui essa è sbocciata, vivranno se schiette ed umane, ammirate e seguite, come sono da molti secoli. La mostra di Bergamo è chiusa, ma sarebbe istruttivo leggere le relazioni delle giurie per l’ammissione e per la premiazione d’un quadro siffatto. Istruttivo, specialmente in Italia, con Roma capitale…</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Firenze, 1952.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Il pensiero di alcuni artisti di Francia</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Un gruppo di artisti cattolici mi scrisse da Parigi il 9 gennaio 1953:</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">“A une époque où sous l’influence pernicieuse d’un monde matérialiste, on cherche à introduire, avec la complicité inconsciente de certains membres du Clergé, des interprétations des figures divines sous une forme démoniaque, nous, Artistes Chrétiens, habitant Paris, venons remercier le Saint-Office d’avoir promulgué des directives sur l’Art Sacré, répondant ainsi à l’appui que nous espérions de Rome.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">En tant que Chrétiens, Artistes, et chefs de famille nous luttons de toutes nos forces pour que nos Eglises de France, où avec nos enfants, nous venons chercher la paix et la force, ne s’ornent pas d’un art théâtrale et hermétique, d’où la Dignité, la Grandeur, et la Miséricorde de Dieu sont exclus.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Dans cette lutte que nous soutenons, en nous appuyant sur notre foi, nous cherchons à apporter aux Eglises notre effort artistique; mais parce que nous refusons d’orner les demeures de Dieu avec des formes morbides et malsaines, non seulement les pouvoirs publics, mais le Clergé lui-même hésite à nous confier ses Eglises.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Les leaders d’Extrême-Gauche ne veulent considérer que les productions de Saint-Sulpice au bas de l’echelle et celles de leurs idoles au sommet.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Or, les produits de Saint-Sulpice sont archi-condammnés et méprisés depuis 50 ans par toute personne douée d’un minimum de culture, méme primaire. On n’a pas attendu pour cela les inutiles sarcasmes de ces extremistes.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Quant aux idoles de cette presse de gauche, parmi lesquelles il y a, certes, des gens de talent, voir même de génie, elles comptent parmi elles une grande majorité de farceurs, de suiveurs (modernes “pompiers”) et de gloires déclinantes sombrant malheureusement dans la déchéance physique et mentale.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Le plus difficile pour le public non averti des choses de l’art, est de démeler parmi les oeuvres de cette dernière cohorte, ce qui est valable de ce qui ne l’est pas; car l’oeuvre géniale (d’ailleurs rare) y voisine toujours avec la farce et l’insuffisance.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">La vérité n’est pas au “milieu”, comme “ils” disent; elle est autre. Elle est dans un art ouvert à toutes les tendances et tempéré par la raison. Un art fort d’une science plastique retrouvée (parfois retrouvée par “eux”, ceux de gauche) mais un art accessible, lisible par les foules, un art qui peut porter la consolation et l’amour, et non le trouble, la polémique et la haine.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Aussi est-il urgent que l’Eglise sage, équilibrée et qui présent l’existence d’un art et d’artistes accordés sur ces principes, prenne la tête d’un mouvement de Renaissance productive faisant suite au mouvement de Renaissance expérimentale des cinquante dernières années.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Cependant, un tel mouvement pour être efficace doit commencer, non par le choix des artistes et des oeuvres, mais par l’éducation, la culture de “ceux qui choisiront”: les futurs prêtres, les futures religieuses, tous les futurs chrétiens-rayonnants.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Aussi, avec combien de joie avons nous lu le dernier alinéa de l’instruction du Saint-Office réclamant des cours dans les séminaires de la part de Maîtres avertis pour que “les aspirants au Saint Ordre soient formés à l’Art Sacré d’une manière adaptée à l’esprit et à l’âge de chacun”.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Nous seraient ils permis de soumettre ce projet au Saint-Office; que les professeurs se mettent en contact avec des techniciens de l’Art, mais de formation chrétienne, de manière à poursuivre de plus en plus dans le sens de l’Eglise cette adaptation de l’Art Sacré avec l’âme contemporaine.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Déjà chacun de nous, selon ses possibilités, essaye personnellement d’éclairer et fortifier les hésitants (visite à des Evêques et des Curés, lettres de protestations) en insistant sur la valeur des directives du Saint-Père.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Un buon cattolico scrive</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">5 ottobre 1954</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">On peut réellement se demander si les organisateurs ne se sont pas fixés comme but, en organisant les expositions, de favoriser les insults publiques à ce qui est sacré en même temps que de ridiculeser notre religion et les catholiques. Les intentions de certains oeuvres sont trop évidentes.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Tout ceci est fort triste. Ne peut-on agir contre ces insulteurs de Dieu ?</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Una signora scrive dalla Svizzera</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">20 agosto 1954</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Tous les ennemis de la religion catholique se servent de ces déformations artistiques pour nous faire du tort.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">C’est donc cela Jésus-Christ! Notre-Seigneur, source de Foi, source de Vie! Il faut avoir l’esprit déformé, être fou ou poursuivre un but précis, pour livrer ces “oeuvres d’art” au grand public.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Toutes ces oeuvres méritent la destruction ou le badigeon. Les Jacobins ont été plus énergiques que nous les sommes. Dans le Mal, il est vrai, mais ils ont réussi. Et nous, que faisons-nous? Nous parlons, nous écrivons, nous tolérons, pensant que cet art moderne ne durera que ce que dure un feu de paille, et que l’Eglise est assez grande et assez puissante pour ne pas en souffrir.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Nous nous étonnons des progrès des communistes, nous ne comprenons pas, ou nous ne voulons pas comprendre qu’ils cherchent à corrompre le monde entier, par tous les moyens, afin de s’en rendre maître.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b>XII – Il ritorno del figliuol prodigo</b></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Il Vangelo di S. Luca ci parla del figlio traviato, che aveva abbandonato la casa paterna ed era passato in regionem longinquam, et ibi dissipavit substantiam suam vivendo luxuriose (Luc. 15, 13 et seg.). Il meschino si era ridotto a pascolare i porci. Ritornato in sé, sorse e si diresse alla casa paterna. Il buon vecchio padre lo accolse con gioia, perché — disse — il figlio era morto e rivisse, si era smarrito e fu ritrovato…</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Ci sono anche nel campo dell’arte questi figlioli prodighi. Ora molti cominciano ad accorgersi della loro perdizione e vincono il rispetto umano e si muovono verso la casa paterna. La Santa Chiesa li aspetta.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Le mode passano, le generazioni si rinnovano, le età si succedono come le onde procellose che si accavallano e si infrangono sullo scoglio di un faro: il faro, su quello scoglio eterno, è la Chiesa. Essa aspetta che le onde si plachino e che ritorni il sereno.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Da duemila anni le burrasche si sono scatenate intorno a quello scoglio. Grande forza questa di poter aspettare! I secoli hanno travolto tutti i persecutori. La Chiesa, ferma, paziente, amorosa, ha detto spesso parole di perdono sulla tomba dei nemici.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Non c’è al mondo altra istituzione paragonabile alla Chiesa; per essa i secoli sono giorni, per essa il tempo non conta perché essa respira nell’atmosfera dell’eternità. Christus heri et hodie; ipse et in saecula (Hebr. 13, 8).</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">In arte, tutte le forme sane ed oneste si sono affermate o riabilitate con lei; essa ha aspettato e accolto anche il ritorno dei figli prodighi.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Ed ora, calma, sicura, amorosa, aspetta.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b>Note:</b></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">(1) CLEMENTIS ALEXANDRINI: Cohortatio ad gentes. (…)</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">(2) Nell’Ottavio di Minuccio Felice, il pagano Cecilio domanda ad Ottavio: perché i cristiani nullas aras habent, templa nulla, nulla nota simulacra? (Cap. X). (…)</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">(3) Concilium Eliberitanum 300 (306?).</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Placuit picturas in Ecclesia esse non debere, ne quod colitur et adoratur in parietibus dipingatur.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">KIRCH CONRADUS: Enrichidion Fontium Historiae Ecclesiasticae Antiquae, pagg. 192-193.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">(4) Epiphanius Ep. Constantinus (n. circa il 315). (…)</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">(5) Eusebii Pamphili epistola ad Constantiam Augustam. (…)</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">(6) S. Ioannes Damascenus, fin. saec. VII, ante 754. (…)</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">(7) Concilium Quinixestum seu Trullanum II (692). (…)</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">(8) Cyrillus Alexandrinus + 444. (…)</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">(9) CLEMENS ALEXANDRINOS (De exteriore specie Christi Paedagogus 3, I, fin.). (…)</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">(10) Q. SEPTIMIUS FLORENS TERTULLIANUS: De exteriore specie Christi. (…)</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">(11) SOPHRONIUS EUSEBIUS HIERONYMUS. (…)</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">(12) Concilium Nicaenum.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Eos ergo, qui audent aliter sapere aut docere aut secundum scelestos haereticos ecclesiasticas traditiones spernere et novitatem quamlibet excogitare, vel proicere aliquid ex his, quae sunt Ecclesiae deputata, sive evangelium, sive figuram crucis, sive imaginalem picturam, sive sanctas reliquias martyris; aut excogitare prave aut astute ad subvertendum quidquam ex legitimis traditionibus Ecclesiae catholicae; vel etiam quasi communibus uti sacris vasis aut venerabilibus monasteriis : si quidem episcopi aut clerici fuerint, deponi praecipimus; monachos autem vel laicos a communione segregari.DENZINGER: Enchiridion Symbolorum, n. 304.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi7rC_DacuBT6-3BNMrkRdPSWvgIwhYMJwjEWaCE_PQPoqJigJiWtJ9j7tPP3c_IpMjmMC8KJXdye2gAwkkLMvkZjGLkUXVdxkOgDRaeU7iYw7oYsYoS_OcUUfdOfLeSpc5N53FxtqYLhgAxGOOohcoCwaAYohS25EJU4Qp4j9OKDya4Tc8DMyuO9xSoCfY/s814/3.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="559" data-original-width="814" height="440" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi7rC_DacuBT6-3BNMrkRdPSWvgIwhYMJwjEWaCE_PQPoqJigJiWtJ9j7tPP3c_IpMjmMC8KJXdye2gAwkkLMvkZjGLkUXVdxkOgDRaeU7iYw7oYsYoS_OcUUfdOfLeSpc5N53FxtqYLhgAxGOOohcoCwaAYohS25EJU4Qp4j9OKDya4Tc8DMyuO9xSoCfY/w640-h440/3.jpg" width="640" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhnM_iw0qmGVouK9ruJc_GJtln3pdNxJLEah8xF9hyWteb4QwWk-GD88akUWg-iqcMht6ML-7mgWz-R7ylYZRg-OYCalBLg8LlVZiZqxooh9sPMBj5JWxkDFIa4CpyRCEH1c-VyQzmAAs2Edb-zQOpptstyp_ABnucR9XtxruliR4MVhb_tHOHcGlHE6zFP/s662/3.webp" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="662" data-original-width="511" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhnM_iw0qmGVouK9ruJc_GJtln3pdNxJLEah8xF9hyWteb4QwWk-GD88akUWg-iqcMht6ML-7mgWz-R7ylYZRg-OYCalBLg8LlVZiZqxooh9sPMBj5JWxkDFIa4CpyRCEH1c-VyQzmAAs2Edb-zQOpptstyp_ABnucR9XtxruliR4MVhb_tHOHcGlHE6zFP/w494-h640/3.webp" width="494" /></a></div><br />Luigi Chttp://www.blogger.com/profile/02164235284112073802noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2235752662493900408.post-90584234042250405322024-03-15T19:00:00.001+01:002024-03-15T19:00:00.134+01:00La messa “sbiadita” e la fuga delle donne<div class="separator"><div style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em; text-align: justify;"><img height="267" src="https://www.aldomariavalli.it/wp-content/uploads/2024/03/1empty-churches.webp" width="400" /></div></div><div style="text-align: justify;"><i>Grazie ad <a href="https://www.aldomariavalli.it/2024/03/09/la-messa-sbiadita-e-la-fuga-delle-donne/amp/" target="_blank">Aldo Maria Valli</a> per queste tragiche ma utili riflessioni.</i></div><div style="text-align: justify;"><i>Luigi C.</i></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">9-3-24</div><div style="text-align: justify;">La messa è finita? Non proprio, ma è certamente “sbiadita”. La partecipazione alla messa domenicale (il riferimento è al novus ordo celebrato nelle parrocchie) è passata dal 37,3% nel 1993 al 23,7% del 2019 e la tendenza è sempre più marcata, specie tenendo conto che coinvolge ampiamente le donne.</div><div style="text-align: justify;">Nel libro La messa è sbiadita. La partecipazione ai riti religiosi in Italia dal 1993 al 2019 (Rubbettino), il sociologo Luca Diotallevi, docente all´Università Roma Tre, esamina i dati e scrive che ormai è ufficiale: la messa “non è più un affare di donne ed è sempre più un affare di persone anziane”.<span><a name='more'></a></span></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Alla fine del periodo preso in esame, “più di un praticante regolare su quattro è una donna anziana”. E quando queste anziane non ci saranno più nessuno prenderà il loro posto, visto che figlie e nipoti hanno già smesso di seguire i modelli di comportamento religioso di mamme e nonne.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Uno dei dati più rilevanti è la “progressiva e marcata assimilazione del profilo femminile a quello maschile”. Se c’era una “specificità femminile”, oggi non c’è più. Anzi, le donne ormai stanno abbandonando la messa “a un ritmo più veloce di quello degli uomini”.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Con riferimento all’intera popolazione italiana, risulta che il 2017 è l´anno nel quale il numero di coloro che dichiarano di non andare mai a messa raggiunge e supera quello di coloro che dichiarano di andarci almeno una volta alla settimana.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Il declino ha subito una forte accelerazione a partire dal 2005, con una forte riduzione dei praticanti saltuari: “Chi abbandona la pratica regolare approda piuttosto rapidamente alla condizione di non praticante dopo essere transitato più o meno velocemente per lo stadio intermedio della pratica saltuaria”.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">La riduzione dei praticanti, annota Diotallevi, non è stata contrastata né dallo spazio conquistato da movimenti, prelature personali e comunità di vario genere a scapito delle parrocchie e delle diocesi, né dal pontificato “innovativo” di Francesco.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Così, “potrebbe verificarsi che tra qualche lustro o forse solo tra qualche anno la partecipazione nella media nazionale si riduca a un valore prossimo al 10%, il che in molte aree del paese corrisponderebbe a un valore (effettivo) a una sola cifra”.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Se i dati analizzati nel libro si fermano al 2019, quelli Istat dicono che nel 2022 è stato toccato il minimo storico, con il 18,8 per cento delle persone che vanno a messa almeno una volta alla settimana. Negli ultimi vent’anni il numero dei praticanti regolari si è quasi dimezzato (dal 36% al 19%), mentre i mai praticanti sono raddoppiati (dal 16% al 31%).</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Le giovani generazioni sono le più lontane dalla pratica domenicale della messa: passano dal 37 per cento del 2001 al 12 per cento del 2022. E la cosiddetta pandemia ha dato un bel contributo.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">A fronte di una media nazionale del 19%, la frequenza alla messa coinvolge il 23 per cento della popolazione al Sud e il 17 per cento nelle regioni del Centro-Nord Italia. L’Istat poi conferma il dato analizzato nel libro di Diotallevi: il numero delle donne che non frequentano la messa ha ormai superato quello di chi la frequenta.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Il sociologo delle religioni Franco Garelli (in Settimana News) osserva che, poiché le cifre sulla pratica scendono molto più rapidamente di quelle relative all’affiliazione religiosa, “si delinea qui un doppio messaggio alla Chiesa: a essere messo in discussione non è soltanto il precetto o l’invito a santificare le feste, quanto l’idea stessa che la partecipazione al culto comunitario sia per i fedeli (per i seguaci di una religione) un momento fecondo di crescita e di espressione della fede, un criterio vitale di appartenenza a una comunità religiosa”.</div>Luigi Chttp://www.blogger.com/profile/02164235284112073802noreply@blogger.com