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mercoledì 15 febbraio 2023

Omelia del 31 gennaio 2023 pronunciata in occasione della Messa solenne di requiem per il riposo dell’anima del defunto Papa Benedetto XVI (1927-2022) #benedettoxvi

Vi proponiamo – in nostra traduzione – la lettera numero 918 bis pubblicata da Paix Liturgique l’11 febbraio 2023, in cui si riporta la toccante omelia pronunciata da mons. Michael Schmitz, Vicario generale dell’Istituto di Cristo Re Sommo Sacerdote, ordinato sacerdote dal defunto Pontefice, allora Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede.
Ne emerge il ritratto sincero di «un uomo semplice, un dotto teologo e un Papa straordinario. Un uomo di fede che ha sofferto molto, un uomo buono che poteva essere ingannato, un uomo ansioso che a volte aveva paura e che, per questo motivo, all’inizio del suo Pontificato ci chiese di pregare per lui quando arrivavano i lupi. Era un teologo e accademico profondamente colto, e la bellezza integrale della dottrina cattolica gli stava particolarmente a cuore» e «siamo convinti che la sua preghiera, dall’eternità, non solo ci rafforzerà nella nostra fede personale, ma che rafforzerà tutta la Chiesa nella fede autenticamente cattolica, come lui ha sempre voluto».

L.V.


Chi era Benedetto XVI? Non è facile rispondere a questa domanda su una personalità così augusta ed eminente, anche per chi lo conosceva abbastanza bene. Negli anni del suo sommo pontificato, fu vicino al nostro Istituto, ed era particolarmente affezionato ai nostri Superiori, che incontrò in diverse occasioni e che ricordò sempre con grande gentilezza. Poche settimane prima della sua morte, fu così gentile da inviarmi un libro con una dedica personale, in occasione dell’anniversario della mia ordinazione, che aveva celebrato nel suo primo anno come Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede. Tutto questo ci ha commosso e incoraggiato molto, ma non ci dà il diritto di rispondere alla delicata domanda: chi era Benedetto XVI?

Per questo vogliamo lasciare che sia Sua Santità Benedetto XVI stesso a spiegare chi era e chi è. Per farlo, seguiremo le parole del suo Testamento spirituale [QUI: N.d.T.], scritto poco dopo la sua elezione a Papa nell’agosto 2006.

In questo testamento spirituale, egli ci appare innanzitutto come l’uomo semplice che è sempre rimasto, anche se il Signore lo ha elevato alla più alta dignità terrena. Ogni Papa, come sappiamo fin troppo bene, a partire da San Pietro e per tutta la storia del Papato, rimane anche un uomo. Sono le parole di un uomo semplice e buono che ci colpiscono al cuore all’inizio di questo testamento spirituale.

Innanzitutto, come uomo, ringrazia chi gli ha dato la vita, cioè i suoi genitori. E trova parole toccanti, perché deve loro non solo la vita, ma anche la fede. Dice:

Ringrazio i miei genitori, che mi hanno donato la vita in un tempo difficile e che, a costo di grandi sacrifici, con il loro amore mi hanno preparato una magnifica dimora che, come chiara luce, illumina tutti i miei giorni fino a oggi. La lucida fede di mio padre ha insegnato a noi figli a credere, e come segnavia è stata sempre salda in mezzo a tutte le mie acquisizioni scientifiche; la profonda devozione e la grande bontà di mia madre rappresentano un’eredità per la quale non potrò mai ringraziare abbastanza.

Abbiamo sempre visto Benedetto XVI come un uomo profondamente religioso. Come professore universitario – e questo non è scontato – ha mantenuto la fede che i suoi genitori gli avevano trasmesso. Come Arcivescovo di Monaco di Baviera predicò spesso sull’integrità della fede e della pietà popolare, e come Papa testimoniò una fede incrollabile, una fede che rimase per sempre profondamente radicata nella sua fine umanità e nella sua vasta cultura.

Per questo dono della fede ringrazia con particolare fervore la sua patria bavarese. A differenza di molte altre parti della Germania, la Baviera, come la Renania, è rimasta a lungo cattolica e religiosa, nonostante la cosiddetta Riforma e molti disordini storici. Il popolo bavarese ha conservato la propria fede in una pietà popolare che continua ancora oggi. Questa è certamente la convinzione di Benedetto XVI quando dice:

E voglio ringraziare il Signore per la mia bella patria nelle Prealpi bavaresi, nella quale sempre ho visto trasparire lo splendore del Creatore stesso. Ringrazio la gente della mia patria perché in loro ho potuto sempre di nuovo sperimentare la bellezza della fede. Prego affinché la nostra terra resti una terra di fede e vi prego, cari compatrioti: non lasciatevi distogliere dalla fede.

È questa fede che ha cercato di conservare per tutta la Chiesa, questa fede profonda, autenticamente cattolica, che deve essere conservata da ogni Papa, perché gli impedisce di disperarsi quando il suo ministero diventa difficile e la sua alta missione una croce.

Benedetto XVI era un uomo, un uomo profondamente religioso. Ma, come egli stesso confessa, era anche un uomo peccatore. Ecco perché termina la prima parte del suo testamento spirituale con queste parole: «A tutti quelli a cui abbia in qualche modo fatto torto, chiedo di cuore perdono». L’uomo di fede sa di essere debole e di avere dei limiti. Deve chiedere perdono, e questo perdono gli sarà certamente concesso se sarà Papa, anche se, come uomo, non è sempre stato all’altezza di tutte le gravi esigenze del Papato.

***

In una seconda parte del testamento spirituale, Benedetto XVI parla da teologo. È la sua lunga esperienza accademica a parlare, è il professore universitario tedesco che appare. Chiamato a insegnare nelle facoltà dall’età di 29 anni, fu sempre legato alla scienza, ma fu, come Sant’Agostino il cui pensiero era vicino ad essa, un teologo orante. Nei momenti di confusione generale prima e dopo l’ultimo Concilio non ha sempre trovato subito la strada giusta, ma la fede lo ha riportato sulla retta via e, con l’umiltà degna di un successore di Pietro, ha riconosciuto gli errori commessi da giovane professore. Come Romano Pontefice, il suo magistrale insegnamento della fede e la sua profonda conoscenza generale impressionarono non solo la Chiesa, ma il mondo intero.

La sua esperienza accademica lo ha reso acutamente consapevole del fatto che, soprattutto oggi, la scienza spesso crea più confusione che indicazioni. Motivato da questa dolorosa consapevolezza, ci dice:

Non lasciatevi confondere! […] Ho vissuto le trasformazioni delle scienze naturali sin da tempi lontani e ho potuto constatare come, al contrario, siano svanite apparenti certezze contro la fede, dimostrandosi essere non scienza, ma interpretazioni filosofiche solo apparentemente spettanti alla scienza […]. Ho visto e vedo come dal groviglio delle ipotesi sia emersa ed emerga nuovamente la ragionevolezza della fede. Gesù Cristo è veramente la via, la verità e la vita — e la Chiesa, con tutte le sue insufficienze, è veramente il Suo corpo.

Questa testimonianza personale del Pontefice dimostra anche che nella sua vita ha sempre voluto proteggere la fede. Come Arcivescovo di Monaco, fece dell’annuncio della fede il centro della sua attività; come Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede a Roma, protesse la fede cattolica con documenti preziosi, come volle fare nelle sue encicliche papali, perché sapeva e insegnava costantemente che non ci può mai essere contraddizione tra vera fede e vera scienza. Se la scienza sembra contraddire la fede, deve essere studiata a fondo, perché solo quando è in armonia con la fede può andare in profondità e trovare tutta la verità.

Non ci sorprende, quindi, che una breve e decisiva frase del suo testamento spirituale, in cui si rivolge finalmente a tutti come Papa, faccia ancora una volta riferimento alla fedeltà alla fede cattolica: «dico ora a tutti quelli che nella Chiesa sono stati affidati al mio servizio: rimanete saldi nella fede!». Questo è ciò che ha caratterizzato tutto il suo Pontificato: voleva che il mondo rimanesse saldo nella fede, voleva che tutti coloro che erano lontani dalla fede la ritrovassero, voleva, come il Principe degli Apostoli, rafforzare nella fede i suoi fratelli nell’episcopato. È in questo che non è stato sempre capito, è in questo che è stato spesso rifiutato, è in questo che ha fatto la sua grande croce. Ma questo è l’augurio che ci lascia oggi: «rimanete saldi nella fede!».

***

Questo desiderio di rimanere saldi nella fede si è manifestato durante il suo Pontificato in diversi modi, ma in particolare attraverso due temi principali.

Innanzitutto, voleva restituire il posto centrale nella Chiesa al suo Capo, a Gesù Cristo e al mistero dell’Incarnazione. I suoi libri su Gesù sono stati per molti nostri contemporanei un motivo per incontrare il Signore, pentirsi e convertirsi. La sua instancabile e profonda predicazione della fede in Gesù Cristo ha permesso a molti di riscoprire la Chiesa come porta della vita eterna. In una delle sue udienze natalizie [QUI: N.d.T.], Benedetto XVI ha riassunto il suo magistero sul Signore come centro della nostra salvezza dicendo:

L’Eterno è entrato nei limiti del tempo e dello spazio, per rendere possibile «oggi» l’incontro con Lui. I testi liturgici natalizi ci aiutano a capire che gli eventi della salvezza operata da Cristo sono sempre attuali, interessano ogni uomo e tutti gli uomini. Quando ascoltiamo o pronunciamo, nelle celebrazioni liturgiche, questo «oggi è nato per noi il Salvatore», non stiamo utilizzando una vuota espressione convenzionale, ma intendiamo che Dio ci offre «oggi», adesso, a me, ad ognuno di noi la possibilità di riconoscerlo e di accoglierlo, come fecero i pastori a Betlemme, perché Egli nasca anche nella nostra vita e la rinnovi, la illumini, la trasformi con la sua Grazia, con la sua Presenza.

La liturgia ci rivela questa grande verità. Per questo motivo, dobbiamo essere particolarmente grati a questo Pontefice come comunità che coltiva quella che Benedetto XVI ha chiamato la «forma straordinaria del Rito romano». Benedetto XVI sapeva e capiva che la fede si basa sulla solenne liturgia della Chiesa. Questo è stato il secondo grande tema del suo Pontificato. Ha testimoniato che la liturgia è veramente «la fonte e il culmine della vita della Chiesa» [QUI: N.d.T.] e che senza la pienezza della liturgia la fede può essere vissuta solo con difficoltà. Il grande documento Summorum Pontificum [QUI: N.d.T.] che gli dobbiamo è quindi una pietra miliare del suo Pontificato. La storia lo ricorderà soprattutto come autore di questo importante testo. Con questa lettera apostolica ha fatto proprio quello che all’inizio descrive come il dovere di tutti i Papi: assicurare «che la Chiesa di Cristo offrisse alla Divina Maestà un culto degno, “a lode e gloria del Suo nome” ed “ad utilità di tutta la sua Santa Chiesa”». Tutta la fede è riassunta nei documenti epocali di Benedetto XVI sulla liturgia tradizionale: la fede in Gesù Cristo, la fede della Chiesa dalla sua immutata tradizione, la fede che si riflette in una bellezza abbagliante come immagine del cielo nella liturgia celebrata da millenni dalla Chiesa in onore di Gesù Cristo, e soprattutto nell’atto espiatorio del Dio-uomo che si rinnova sui nostri altari. Il fatto che Papa Benedetto XVI abbia riportato la liturgia di tutti i tempi alla sua normalità, che abbia rimesso al centro della Chiesa quello che è sempre stato il suo più grande tesoro, è il grande, eterno merito di questo Pontefice nella storia della Chiesa.

Chi è Benedetto XVI? Dal suo testamento spirituale sappiamo che Sua Santità Benedetto XVI era un uomo semplice, un dotto teologo e un Papa straordinario. Un uomo di fede che ha sofferto molto, un uomo buono che poteva essere ingannato, un uomo ansioso che a volte aveva paura e che, per questo motivo, all’inizio del suo Pontificato ci chiese di pregare per lui quando arrivavano i lupi. Era un teologo e accademico profondamente colto, e la bellezza integrale della dottrina cattolica gli stava particolarmente a cuore. Difendere questa integrità e l’identità unica di Gesù Cristo e della sua Chiesa è stata la sua grande opera come Vicario di Cristo sulla terra: ciò che ha fatto per preservare la fede e la liturgia rimarrà per sempre!

Benedetto XVI conclude il suo testamento spirituale con queste parole: «Infine, chiedo umilmente: pregate per me, così che il Signore, nonostante tutti i miei peccati e insufficienze, mi accolga nelle dimore eterne. A tutti quelli che mi sono affidati, giorno per giorno va di cuore la mia preghiera». Continuiamo a pregare con grande gratitudine e fedeltà filiale per Benedetto XVI, uomo, teologo e Papa, a cui dobbiamo il diritto pontificio del nostro Istituto e tanti segni di grande bontà paterna. Siamo convinti che la sua preghiera, dall’eternità, non solo ci rafforzerà nella nostra fede personale, ma che rafforzerà tutta la Chiesa nella fede autenticamente cattolica, come lui ha sempre voluto. E così sia.

Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. E così sia.

11 commenti:

  1. Curioso che la splendida omelia di Papa Francesco al funerale è stata completamente ignorata, ma basta che parli un prete tradizionalista e subito ottiene visibilità internazionale.

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    1. Abbiamo ascoltato due omelie diverse mi sa

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    2. Splendida omelia di " papa" Francesco al funerale??? ...6-7 minuti di discorso formale, freddo, distaccato e frettoloso Lei lo chiama " splendida omelia"?.. ma mi faccia un piacere!!. direbbe il grandeToto'....e veda di essere onesto con se stesso, se proprio non vuol esserlo con gli altri... la gente non è scema. ( e non si scandalizzi neh! ..questo epiteto...scemo intendo...pare essere uno dei preferiti negli edulcorati discorsi del vostro bergoglio...l' ha usato anche l'altro giorno parlando dei bambini durante un udienza )....

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    3. " splendida omelia"...ma dove vive sulla luna?! È chiaro che vuole provocare! Bergoglio è meglio che tace...fa più bella figura.

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    4. Si vede che abbiamo visto un film diverso. Spero sia solo una provocazione da troll per far sbloccare qualcuno

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    5. Ma quello che scrive “papa” tra virgolette?

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  2. Ben detto Stefano. Quando ci vuole non si può farne a meno, specie verso coloro che hanno voglia di scherzare anche ai funerali dissacrando tutto. Ognuno sarà singolarmente responsabile per la parte che gli compete, non c'è verso di tirare in ballo l'ignavia, quale avvocato di ultima istanza.

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    1. Chi avrebbe dissacrato tutto? Il funerale di Papa Benedetto è stata una celebrazione modello e la predica del Santo Padre un’elegiaca riflessione sul tempo, sulla vita, sull’amore per Dio.
      Solo i criticoni a tempo pieno possono disapprovare, quelli che si danno appuntamento qui, per intenderci.
      Fatti prete tu, poi ci delizierai con le tue ricercatissime e tradizionalissime prediche dal pulpito.

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  3. L'omelia del Sommo Pontefice durante le esequie di Benedetto XVI, pur con una bella chiusa e una citazione efficace di Gregorio magno, non è stata certo una pagina indimenticabile. Basti il confronto con la sponranea e vibrante commemorazione che Ratzinger propose al funerale di Giovsnni Paolo II.

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  4. Splendida omelia ?Mi pare improbabile ,anche se devo confessare di non averla ascoltata.Il fatto è che evito di guardare il Papa quando celebra. Non mi piace la sua faccia truce ,accigliata e i suoi modi sbrigativi .

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    1. Beh, se non l’hai sentita, penso abbia poca voce in capitolo per commentarla.

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