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mercoledì 1 febbraio 2023

In morte del silenzio. Orsola Nemi e l’amore per la Messa antica

Aldo Maria Valli ha pubblicato una testimonianza eccezionale sulla Messa Tradizionale, sul valore del silenzio e il chiasso della liturgia oggi.
E' del  1969 ma sembra scritto oggi.
Alcuni lettori ci hanno fatto notare che il testo citato dall'autrice proviene da un canto gregoriano molto antico. 
Luigi

3-12-22
“Negare la tradizione significa distruggere la strada che la chiesa, i cristiani come noi, con molto studio e sacrificio, anche della vita, hanno aperto nella vegetazione delle aberrazioni umane”

Orsola Nemi, I cristiani dimezzati

[...]
La nuova liturgia della Messa, che doveva essere iniziata a novembre col principio dell‘Avvento, per quest’anno ci è stata risparmiala. Forse, le alte gerarchie hanno verificato che le modifiche già imposte non hanno dato risultati soddisfacenti; come, senza sforzo, verifica il semplice fedele che frequenta la Messa domenicale. Le chiese, purtroppo, sono sempre più vuote. La domenica, per colpa dell’automobile; gli altri giorni, la gente deve lavorare. La vita è tutta qui, fra il lavoro e l’automobile. Poi, dopo avere bene o male tessuto i giorni su questo ordito, si muore; finalmente, il silenzio. E che c’è in questo silenzio? Chi ci ha mai pensato? Forse avendo avuto un poco di silenzio anche da vivi, si sarebbe arrivati a questo pensiero; ma non l’abbiamo avuto, questo silenzio, nemmeno in chiesa l’abbiamo trovato. La Chiesa (coloro che la occupano, ndr) ci ha tolto il silenzio durante la Messa, ha tolto la possibilità del colloquio segreto, intimo, di ciascuno con Dio, durante la mezz’ora che per il cristiano è la più importante, la più sacra, la più misteriosa della giornata. Che cosa è, questa cosiddetta partecipazione alla Messa, se non un atto di profonda sfiducia verso l’opera segreta di Dio nelle anime, un intervento dell’uomo fra il credente e Dio? I risultati sono palesi e tristi. Durante la Messa non più con Dio: ci dicono, dobbiamo unirci, ma fra noi. Però la Fede, la Speranza, la Carità sono atti individuali, non possiamo compierli senza la Grazia; non ameremo il prossimo se prima non avremo conosciuto Dio. E Dio si manifesta nel silenzio. Ora, durante la Messa non c’è un attimo di raccoglimento. Ci si alza e ci si siede a comando, si ripetono ad alta voce le preghiere, non so con quale partecipazione, poi si ascolta la predica, infine ci sono i canti; e questo è il momento peggiore. Non si possono onestamente chiamarli canti. I grandi inni che avevano attraversato i secoli, che ci afferravano, si impadronivano di noi con le possenti parole, ci scrollavano come il vento scuote gli alberi liberandoli dal seccume, sono ammutoliti, scomparsi. Si odono cantilenare frasi di questo genere: «…evitiamo di dividerci fra noi, via le liti maligne, eccetera…», espressione da comizio o da giornalismo scadente che per la loro miseria sfuggono a qualsiasi apprezzamento. A questo è ridotta la nostra Chiesa, ricca di un tesoro liturgico e poetico che era di per sé una forza, la sua forza d’attacco, la prima che vinceva gli increduli. Si può essere certi che nessuno si convertirà a sentire le nostre cantilene domenicali. Nemmeno durante la Comunione c’è silenzio. La gente in piedi, in attesa di ricevere l’Ostia, canta; i più zelanti, subito dopo averla ricevuta, riprendono a cantare. Si vorrebbe umilmente chiedere alle alte gerarchie, al Sinodo episcopale, a tutti i preti vescovi e cardinali che si radunano e discutono, di ridarci il silenzio durante la Messa. Si vanno ricercando innovazioni liturgiche, debitamente commentate da eruditi riferimenti, ma non serviranno a nulla, se non ci sarà restituito il silenzio durante la Messa, se in quella mezz’ora in cui il pane diventa Carne e il vino diventa Sangue, e noi, con disperata umiltà, per essere detti beati, crediamo quello che non vediamo, non potremo ascoltare nel silenzio il nostro Dio e Redentore, riconoscere nel silenzio la Sua Presenza Reale, non fosse che per un attimo. Se non abbiamo questo, possiamo anche spegnere la lampada rossa, sbarrare la porta delle chiese e andare per i fatti nostri. E non ci si venga poi a parlare di unione fra noi, se quella lampada sarà spenta.

da Taccuino di una donna timida, Il Borghese, 2 novembre 1969
[...]

27 commenti:

  1. Sapete quando è iniziata in Italia la celebrazione nel nuovo rito? Io sono nato nel 1970 e sono stato battezzato il 21 giugno. Sarò stato battezzato con l'antico rito o con il nuovo? Mia madre non sapeva dirmelo, soltanto mi ha detto che c'erano due battesimi quel giorno ed io sono stato battezzato prima, poi uscivamo di chiesa è arrivato il bambino e la famiglia per l'altro battesimo, quindi due battesimi singoli e non un battesimo "comunitario".

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    1. Secondo Wikipedia il nuovo Ordo Baptismi parvulorum è stato pubblicato nel 1969.

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  2. Ottimo. Si certifica che le chiese erano già in svuotamento prima dell’entrata in vigore del messale di S. Paolo VI. Non solo, ma individua un paio di cause che nulla hanno a che vedere né con la fede, né col concilio.
    Io ci mediterei su un attimo.
    Curioso anche che, per il normale fedele preconciliare, la messa fosse un atto solitario tra il fedele e Dio e non un atto che unisce tutta la comunità dei credenti, com’era in origine. Anzi, sembra che pregare con gli altri dia quasi fastidio!

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    1. Come dice bene l'articolo, per essere uniti con gli altri bisogna prima essere uniti a Dio

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    2. Certo che le chiese erano già in svuotamento prima del 1969: ci avevano già pensato gli interim del 1965 e del 1967! Quanto poi che in origine la messa fosse "un atto che unisce tutta la comunità dei credenti" è una petitio principii indimostrabile. Come mai in nessun rito tradizionale, non solo nel romano ma neppure nel bizantino, nell'alessandrino, nel siro ecc. questo supposto originario carattere comunitario si è conservato? Possibile che in ogni luogo dell'orbe cattolico si sia perso?

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    3. Lo svuotamento era dovuto alle "modifiche già imposte". Le Messe beat, la celebrazione versus populum, l'uso esclusivo del vernacolo erano gia` iniziati con il Messale ibrido del 65 e i primi frutti (marci) gia` si raccoglievano. Quel che da fastidio non e` pregare con gli altri, ma non riuscire a pregare affatto in quanto non si riesce ad elevare la mente a Dio (sursum corda) per il continuo frastuono. La Messa antica cantata in gregoriano e con polifonia non ha mai proibito la contemplazione insieme alla partecipazione vocale, in quanto le parti piu` semplici siano state alla portata di tutti i fedeli. La Messa recitata, indicata specie per i giorni feriali, e` ovviamente piu` contemplativa. Lo scopo pero` e` sempre unire la mente a Dio, sia con i canti (appropriati), sia con il silenzio. Curioso che nelle continue modifiche post-conciliari si sia giunti ad introdurre imbarazzanti momenti di silenzio in quanto se ne sente la mancanza.

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    4. Dà fastidio che, quando vuoi pregare, in molti prendano la chiesa per luogo di socializzazione e disturbino la preghiera altrui sparlando di qualcuno o parlando di cosa hanno comprato al mercato. Dà fastidio chi si alza dal banco e si gira in continuazione a vedere chi è entrato e a squadrare chi passa. Uno vorrebbe pure pregare con gli altri, se gli altri fossero lì per pregare!
      Poi siamo noi che abbiamo bisogno di Dio per essere veramente comunità, noi che abbiamo prima bisogno della personale relazione con Dio. Altrimenti tutto è affidato all'uomo per come è e non va mai a finire bene. È Lui che ci rende comunità, non ci facciamo comunità da soli, al massimo siamo un gruppo di persone casualmente riunite. Non scambiamo la Messa per una sorta di evocazione comunitaria: se anche ci fosse solo il sacerdote, sarebbe il solo visibile a noi, ma non sarebbe solo. E comunque basta una memoria di 30 anni per rendersi conto di quanto si siano svuotate le chiese. Altro che automobile!

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    5. Da come parlano certi commentatori, sembra che in chiesa non ci vadano mai.
      Io frequento solo la forma ordinaria, prego benissimo, c’è raccoglimento e silenzio quando serve e canti e preghiera comune nei momenti stabiliti.
      Tutta questa difficoltà a pregare non l’ho mai sperimentata, né io ne gli altri fedeli che riempiono la chiesa e partecipano senza problemi.
      Le vostre ragioni sembrano prese pari pari dalla propaganda lefebvriana, che non c’entra niente con la realtà dei fatti.
      E io frequento una parrocchia alla periferia di una grande città, in un quartiere popolare e multietnico, eppure nulla è come sostenete voi.

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    6. Ricordiamo che vari studi sociologici avvenuti in Andalusia nei primi anni '60 avevano trovato una frequenza alla Messa domenicale tra il 6 e il 20%...
      Insomma, era già una situazione da Terra di Missione
      Inoltre ricordiamoci che moltissimi fedeli si limitavano ad assistere solo alla parte che andava dall'Offertorio alla Comunione del sacerdote: è difficile chiamare un simile comportamento 'frequenza alla Messa'

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    7. Gsimy, infatti si diceva “prender Messa”, l’importante era quello, far presenza ed assolvere il precetto. Una situazione tutt’altro che idilliaca.

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  3. Non capisco se la signora sia andata mai a Messa anche prima. Le messe dialogate, almeno in Italia, c’era anche prima del concilio, già dal pontificato di Pio XII almeno, quindi le preghiere si ripetevano anche prima tutti assieme. Alla comunione c’erano i canti anche alla Messa tradizionale…insomma, mi sembra una lagna senza capo né coda. La Messa non è il momento del silenzio, ma della celebrazione comunitaria. Per la contemplazione personale e silenziosa, la meditazione e la preghiera intima ci sono altri contesti, sempre caldeggiati dalla Chiesa anche dopo il concilio. Certo, se uno pensa di ridurre e comprimere tutta la pietà cristiana a mezz’ora la domenica, ha un grave problema, ma non penso sia il tipo di messale usato.

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  4. In realtà il noto canto di cui l'autrice cita due versi, quelli sulle liti da evitare, non è che una versione volgarizzata di un canto ben più antico, Ubi caritas et amor, risalente al Medio Evo, per la precisione all'età di Carlo Magno. Quindi la critica è mal posta, si tratta di ben altro che di comizio o di "giornalismo scadente". Mi spiace dirlo, ma se le critiche al nuovo rituale erano di questo genere, per forza sono finite in nulla o come borbottii di vecchi coi paraocchi e che non amano i cambiamenti a prescindere.

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  5. Cessent iurgia maligna, cessent lites...

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  6. Si odono cantilenare frasi di questo genere: «…evitiamo di dividerci fra noi, via le liti maligne, eccetera…»

    In realtà è la traduzione dell'Ubi charitas: "Cessent iurgia maligna cessent lites"

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    1. Quando la foga disfattista ha la meglio sullo stato delle cose.

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    2. Luciano, appunto!
      Prese di posizione ideologiche: se si canta una cosa in latino va tutto bene, appena si capisce il senso non va bene più, anche se è la stessa cosa.
      Proprio un inciampo mica da ridere. Conferma tutto quello che dico da anni: l’importante è il latino, mica la fede!

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    3. Già in un articolo di qualche anno fa era uscita questa cosa del canto Dov'è carità e amore tacciato di essere una stupidaggine post-conciliare. Quando avevo fatto presente su facebook che si trattava della traduzione di un canto latino, mi avevano bloccato. Ah ah ah!

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  7. Curioso anche che, per il normale fedele preconciliare, la Messa fosse un atto solitario tra il fedele e Dio . E COSì è DEVE ESSERE. Il fatto comunitario è un optional.

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    1. Peccato che tutti gli altri la pensino in altro modo.

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    2. Erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli e nell’unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere.
      […]
      Ogni giorno tutti insieme frequentavano il tempio e spezzavano il pane a casa prendendo i pasti con letizia e semplicità di cuore (At 2, 42. 46).

      Non mi pare fosse come dici tu.

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    3. Non sai di cosa parli.

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    4. Allora perché il sacerdote parla al plurale nel Canone?
      In verità la Messa è un atto pubblico, sociale e comunitario della Chiesa che, rappresenta dal sacerdote e dall'assemblea celebra il Mistero della Morte e Risurrezione del Signore per diventare il suo Corpo

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    5. Basterebbe leggere e capire il Suscipiat Dominus: sono i fedeli ad affidare l’offerta a Dio attraverso le mani del sacerdote.
      “Per la nostra utilità”, dicono.
      È tutto scritto nero su bianco. Questo assurdo postulato che i fedeli (al di là del numero) non servono e sono solo una presenza contingente non sta proprio in piedi.
      Se ci furono o ci sono Messe solitarie, sono l’eccezione e non la norma. Del resto, l’Eucaristia è stata istituita in un contesto comunitario.

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  8. Si possono capire subito gli ignoranti che parlano di questo testo e non capiscono che cosa era la messa antica. Chi conosce il rito antico condivide ogni virgola di questa testimone del 1969. Vi dirò di più, decenni orsono un anziano signore mi disse di essere diventato evangelico. Allora io gli chiesi come ciò fosse stato possibile, non ci crederete, sembrerebbe io stia inventando, mi rispose che lui era diventato evangelico perché i preti avevano cambiato tutto nella messa. Molti oggi parlano perché non sanno, la messa antica è sconosciuta e si capiscono tali commenti ignoranti e veramente paradossali. Solo slogans veramente vuoti.

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    1. Anonimo delle 19.41, qua è meglio che ci andiate piano a tacciare d'ignoranza gli altri, perché in passato si è visto che chi lo ha fatto ha poi rimediato delle figure barbine.

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La Redazione