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mercoledì 11 gennaio 2023

La Messa tradizionale nell'arte #77 - Ah, se molti preti imitassero S. Basilio e la sua Messa per l'Epifania - P. Subleyras (1746) Roma #mtl #mtlnellarte

La settimana scorsa la Chiesa ha festeggiato solennemente l'Epifania di N. S. G. C. 
Per l'occasione, per la nostra rubrica della Messa tradizionale nell'arte, vorremmo ques'oggi presentarvi un dipinto che narra un evento accaduto proprio durante la S. Messa dell'Epifania nel 371. 
Si tratta di un olio su tela dipinto da Pierre Subleyras nel 1746 intitolato "L'imperatore Valente davanti al vescovo Basilio", noto anche come "La Messa di San Basilio" (a Roma, nella chiesa di S. Maria degli Angeli). 
Proponimiamo alcuni brani di un articolo di Mons. Marco Agostini tratto da l'
Osservatore Romano del 11/7/2013, quando ancora era L'Osservatore Romano, (ripreso e ripubblicato da Tempi),  per descrivere il momento aulico e teologico del momento rappresentato nel dipinto. 

Così leggiamo nell'articolo: l’episodio è narrato nell’Elogio funebre per il grande Basilio di san Gregorio di Nazianzo. Combattendo le eresie, particolarmente quella ariana, Basilio (Padre e Dottore della Chiesa greca) era entrato in collisione con l’imperatore Valente II (364-378) il quale era aveva abbracciato l'arianesimo. Questa eresia si diffuse a partire dalla predicazione del prete Ario, morto nel 336, il quale asseriva che nella Trinità non ci sarebbero tre Persone ma una sola il Padre (al di fuori del quale ci sono solo semplici creature) e degradava la divinità di Cristo e negava della Trinità. Questa eresia sarebbe conseguito una vanificazione delll’opera della Redenzione, la Messa quindi non avrebbe rinnovato nessun sacrificio, i sacramenti sarebbero stati inefficaci ed i Vangeli inutili. (L’eresia fu confutata al concilio di Nicea del 325, ma continuò a diffondendosi per diverso tempo.)

Ma torniamo al dipinto. 

Basilio, che già aveva imposto il proprio carisma sul prefetto del pretorio Domizio Modesto, il giorno dell'Epifani 371 Basilio celebrò la S. Messa (a cui assistette anche Valente II) con tanta la devozione e amoroso contegno che l'imperatore, ariano, venne colto da deliquio e cadde
svenuto.  Ma da allora fu benevolo verso i cattolici. 
Ecco le parole dell'autore dell'articolo, con cui racconta la "Messa di Basilio" nel momento immortalato nel dipinto: 

«Entrò (Valente II) nel santuario (…) il giorno dell’Epifania e i fedeli erano riuniti. Dopo che fu entrato e gli orecchi percossi dal rombo della salmodia, e vide il mare di gente e l’ordine che regnava nel bema e tutt’intorno a lui, un ordine angelico ancor più che umano, e quell’uomo che stava piantato immobile davanti al popolo, come la Scrittura dice di Samuele, fermo nel corpo, nello sguardo e nel pensiero, come se niente di nuovo fosse accaduto, ma fisso come una statua, per così dire davanti a Dio e al bema; gli altri stargli intorno immobili per un timore reverenziale; quando insomma, vide quelle cose senza poterne trovare di paragonabili (…) i suoi occhi e la sua anima furono riempiti di caligine e vertigine per effetto della meraviglia (…) Quando l’imperatore doveva offrire alla mensa divina i doni di cui egli stesso era artefice (…) vacillò e se un prete del bema non l’avesse (…) sostenuto con la mano, sarebbe scivolato in una caduta (…) Questo fu l’inizio della benevolenza dell’imperatore nei nostri confronti» (Orazione XLIII, 52).

"A Gregorio di Nazianzo e a Pierre Subleyras interessa mostrare che lo splendore della messa è necessario a comunicare il perpetuarsi dell’opera della redenzione. Il Basilio del racconto, come quello del dipinto, è consapevole di agire davanti a Dio manifestando così l’aspetto sacro della liturgia che non è mai iniziativa umana. Appare evidente che sacerdoti e fedeli nella liturgia stanno alla presenza di Dio perché Dio lo permette e ve li ammette: è Lui a consentire agli uomini, pontefici o imperatori, di stare innanzi alla sua maestà. L’imperatore di ciò s’accorge, si lascia prendere da sacro stupore, scuotere dal mistero fino a vacillare: «Non gli uomini fanno santa l’offerta, ma colui che la santificò» (Giovanni Crisostomo, In Epistulam II ad Timotheum, 2, 4).

La Messa di san Basilio tocca Valente II nell’intimo – sebbene non fino alla conversione – lo impressiona la dignità e la fede del Cappadoce officiante, l’architettura della basilica, la forza del canto, l’ordine che governa i ministri e il popolo dentro e fuori il santuario: lo affascina la bellezza della liturgia. Rifulge nel celebrante quanto sant’Agostino qualifica come ascesi: «Bellezza dall’altro, con bellezza mediante l’altro, con bellezza attorno all’altro, con bellezza al bello, con bellezza nel bello, con bellezza verso la bellezza, con bellezza presso la bellezza» (De quantitate animae, 35, 79), ascesi che porta a Dio Pater boni et pulchri (Soliloquia I, 1, 2) Pulchritudo tam antiqua e tam nova (Confessiones, III, 6, 10).

Ma anche la liturgia non è che il sole: la Luce è molto di più. Continua sant’Agostino: «Godremo dunque d’una visione, fratelli, mai contemplata dagli occhi, mai udita dalle orecchie, mai immaginata dalla fantasia: una visione che supera tutte le bellezze terrene, quella dell’oro, dell’argento, dei boschi e dei campi, del mare del cielo, del sole e della luna, delle stelle e degli angeli; perché è a causa di questa Bellezza che sono belle tutte le cose» (In Johannis epistolam ad Parthos, 4, 5). Grazie alla bellezza di Dio anche l’anima diventa bella: «Amandolo diventiamo belli» (ibidem, 9, 9). Con riguardo speciale il pittore avvolge il Pontefice e i ministri nel bianco dei paramenti – particolarissimi e inconfondibili sono i bianchi di Subleyras – evocando il ricordo dell’apparizione apocalittica del Figlio dell’Uomo. Il giorno dell’Epifania, ancor più, il parato onora nel Pontefice all’altare non una persona privata, ma il rappresentante al vivo del Cristo sommo ed eterno sacerdote che si manifesta al mondo.

L’abbondanza della grazia, che giunge alla Chiesa tramite l’atto sacerdotale, tocca anche i lontani che arcanamente intuiscono quale veste di gloria ricevono gli eletti quando celebreranno in Paradiso l’eterna liturgia della Gerusalemme finale. I nemici non restano indifferenti; talvolta, il loro superficiale disprezzo per le vesti di gloria del sacerdote all’altare è segnale dell’inquietudine profonda che Cristo, Dio e uomo, giudice misericordioso e giusto mette nel cuore degli uomini."

***

Per altre immagini cliccare sull'etichetta "MTL nell'arte"
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(Sono senz'altro ben accette segnalazioni e suggerimenti, da parte dei lettori, di altre opere d'arte raffigurati scene della Messa Tradizinale in Latino o di altri sacramenti o sacramentali in rito tradizionale. Grazie sin da ora).

3 commenti:

  1. Non so se avete notato una finezza durante la visita della Presidente Meloni a Papa Francesco: fra i regali della Meloni c'era una copia d'epoca del libro di Maria Montessori, La Santa Messa spiegata ai bambini che ovviamente spiega la Messa di sempre. Mi sembra un bel messaggio che la Meloni ha dato al Papa di Traditionis Custodes e Desiderio Desideravi, a pochi giorni dal funerale del Papa del Summorum Pontificum. Non la facevo così arguta.

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    1. Probabilmente ha un collaboratore che e` uno dei nostri.

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    2. Non tutto nel mondo ruota attorno alla questione della Messa in latino.

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