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martedì 20 dicembre 2022

Perché morire per l’Eucaristia? Perché L’Eucaristia vale più della vita


Illuminanti riflessioni sulla S. Eucarestia, “il massimo dei miracoli” e sui suoi martiri.
Luigi

Il Cammino dei Tre Sentieri, 29 NOVEMBRE 2022
di padre Mariano Grosso osb (per il C3S)

Nel salmo 15 è scritto: “La tua grazia vale più della vita”. Chi conosce la dottrina cattolica (e quanti cristiani la conoscono bene?), sa che Gesù istituì i sacramenti per donarci la grazia, ossia il dono per partecipare alla vita divina. Infatti, il Catechismo di San Pio X (celebre per la sua chiarezza e sinteticità e su cui si sono formati tanti cristiani) definisce i sacramenti con queste mirabili parole: “I sacramenti sono segni efficaci della grazia, istituiti da Gesù Cristo, per santificarci”. E che dire della SS. Eucarestia con cui riceviamo, non solo la grazia, ma l’Autore della grazia? Ecco perché tanti cristiani, in tutti i tempi, hanno preferito “perdere” la vita anziché rinunciare a partecipare alla Santa Messa, per ricevere la SS. Eucaristia. Noi ne ricordiamo soltanto alcuni e in modo sintetico.

Cominciamo da san Tarcisio, uno dei primi ragazzi martiri dell’Eucaristia. Era circa l’anno 257. A Roma infuriava la persecuzione contro i cristiani; molti di loro finirono in carcere, in attesa di essere processati e uccisi. L’unico conforto per loro e l’unica forza che consentiva loro di affrontare il martirio era la grazia di poter ricevere l’Eucaristia, che in quei tempi molti conservavano in casa per adorarla e riceverla. Ovviamente i carcerati potevano riceverla solo di nascosto o per mezzo di un cristiano che l’avrebbe portata loro. Un ragazzo di nome Tarcisio si offrì di portare l’Eucaristia ai cristiani imprigionati, dicendo che le autorità romane non avrebbero mai potuto sospettare di lui. Tarcisio, mentre portava l’Eucaristia, incontrò un gruppo di ragazzi che giocavano e lo invitarono a unirsi a loro. Egli disse loro che aveva un impegno urgente da compiere e che al ritorno avrebbe partecipato ai loro giochi. I ragazzi notarono che stringeva le mani sul petto e chiesero che cosa tenesse nascosto. Rispose che era un segreto. I ragazzi cominciarono a tirargli delle pietre, per costringerlo a rivelare il “segreto”, ma egli, pur ricevendo i colpi dei sassi, non staccò le mani dal petto. Cadde sanguinante per terra. Arrivò un soldato, di nome Quadrato. Questi allontanò i ragazzi e soccorse Tarcisio, che aveva le mani insanguinate ed era agonizzante per il dolore. Per la conclusione dell’episodio, riporto ciò che ha scritto il P. Giorgio Finotti, in un articolo su san Tarcisio, con il breve dialogo (che se non è storico, è però certamente verosimile) tra il martire e il soldato. “Non essere duro con loro, Quadrato – mormorò Tarcisio – porto il Pane eucaristico ai fratelli in carcere; ho Gesù qui sul petto, ma nessuno l’ha toccato sai? L’ho tenuto stretto a me. Ah!, le mani non le ho aperte nemmeno un istante, ma a te sì, perché tu sei cristiano come me… mi sento morire… Le braccia di Tarcisio, tinte di sangue, si aprirono dolcemente, e Quadrato, commosso, capì immediatamente il gesto del piccolo eroe e prese il panno bianco con dentro i Santi Misteri. “Lo porterò io ai prigionieri, Tarcisio, ma tu, come stai?”. Tarcisio allora fece un bellissimo sorriso e poi piegò la testa da un lato, con un sospiro: “Gesù!”. Il cuore del piccolo martire dell’Eucarestia si arrestò, cedendo al dolore, ma non all’amore per il suo Gesù, che lo prese tra le braccia e se lo portò in Cielo: era Lui adesso che stringeva il giovanetto sul petto!”.

Una testimonianza di amore verso la SS. Eucaristia, ancor più significativa, per dir così, è quella dei Martiri di Abitene (Tunisia), in quanto non è una singola persona a offrirla, ma un gruppo di ben 49 martiri, fra i quali diciannove donne. È avvenuta nel 304, al tempo delle persecuzioni di Diocleziano, che aveva proibito ogni culto cristiano, minacciando con la pena di morte ogni trasgressore. Il vescovo di Abitene, Fundano, si arrese, consegnando i Libri sacri alle autorità romane, ma il coraggioso sacerdote Saturnino continuò a celebrare la SS. Eucaristia, alla presenza dei 49 cristiani. Scoperti, furono processati, interrogati e anche torturati. Il proconsole Anulino chiese loro perché avessero trasgredito il decreto di Diocleziano. Il lettore Emerito ammise di aver accolto in casa gli altri cristiani per la celebrazione eucaristica. E quando Anulino gli chiese perché avevano disobbedito al decreto imperiale, rispose a nome di tutti: “Sine dominico non possumus”, ossia “senza la SS. Eucaristia non possiamo vivere!”. E tutti accettarono la pena di morte, convinti che per l’Eucaristia valeva la pena offrire la loro vita.

Durante il governo di Elisabetta I (figlia di Enrico VIII e della convivente Anna Bolena), dal 1558 al 1603, molti sacerdoti furono martirizzati per la loro attività pastorale e, in particolare, per aver celebrato la SS. Eucaristia. Ella fu scomunicata da san Pio V, ma accentuò la persecuzione dei cattolici e appoggiò gli Ugonotti. Anche molti laici cattolici furono uccisi. Fra questi vogliamo ricordare, sant’Anna Line. Convertitasi al Cattolicesimo (era nata in una famiglia calvinista), fu scacciata da casa e diseredata. Sposò Ruggero Line (anche lui convertito), che fu arrestato mentre partecipava alla Messa ed esiliato nelle Fiandre. Arrestata per aver aiutato dei sacerdoti missionari, fu processata e impiccata a Tyburn. Prima dell’impiccagione, proclamò a voce alta alla folla: “Sono stata condannata per aver concesso ospitalità a un prete cattolico; eppure sono così lontana dal pentirmene che vorrei, con tutto il cuore, averne ospitato mille, invece di uno solo”.

Anche durante la Rivoluzione messicana e la guerra civile spagnola, molti sacerdoti e laici cattolici furono uccisi per gli stessi motivi. Vogliamo ricordare soltanto i quattro beati di Nembra, martirizzati per aver adorato l’Eucaristia: Don Genaro Fueyo Castañón, prete diocesano; Isidro Fernández Cordero, sposato e padre di sette figli; Segundo Alonso González, che di figli ne aveva dodici, e il giovane Antonio González Alonso. Noti come i martiri di Nembra, dal nome della parrocchia in cui prestavano il turno notturno di adorazione eucaristica, furono beatificati dal cardinale Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, in rappresentanza del Papa, l’8 ottobre 2016, nella cattedrale di Oviedo.

Questi pochi esempi riportati dimostrano chiaramente che, con la luce dello Spirito Santo, si può capire il sublime valore della SS. Eucaristia, e con la forza dello stesso Spirito, è possibile offrire la vita, per testimoniare che “il più grande miracolo della Sapienza divina” (così disse Gesù alla beata Alessandrina M. da Costa) e “il massimo dei miracoli” (come san Pio da Pietrelcina definiva l’Eucaristia) vale più della vita.