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mercoledì 16 novembre 2022

Paolo Gulisano: SAN GIUSEPPE MOSCATI. Il santo medico.

Una biografia, scritta dall'amico Paolo Gulisano, che consigliamo a tutti i nostri lettori.
QUI  alcuni post di Mil su libri - e altro - del nostro Autore.
Luigi

Paolo Gulisano SAN GIUSEPPE MOSCATI Il santo medico. Editrice Ares, pag. 176 euro 15

Paolo Gulisano è un medico, uno scrittore, un apologeta cattolico con alle spalle un trentennio di carriera saggistica che ha prodotto testi sui martiri Cristeros, sui grandi personaggi e sulle grandi figure della cultura cattolica britannica, come Tolkien e Chesterton, su figure come Andreas Hofer e Giovannino Guareschi. A questa produzione eclettica ma con un filo rosso che la attraversa che è quella di testimoniare la Fede, Gulisano aggiunge ora una biografia di san Giuseppe Moscati. Una biografia - o agiografia - come quelle di una volta, dove si mettevano in evidenza le virtù di chi aveva dedicato la propria vita a seguire Cristo in un cammino di santità. Giuseppe Moscati, nato nel 1880 e morto nel 1927, fu medico e scienziato , e consacrò la propria vita in un’opera continua di apostolato. Moscati fu sempre orientato a Dio e al bene del prossimo, in cui vedeva il volto del Cristo sofferente. Sin dall’inizio della sua carriera fu considerato un medico controcorrente nell’ambiente sanitario del suo tempo, così pervaso di positivismo scientifico e di idealismo filosofico. Non si poneva pertanto di fronte al semplice corpo del malato, ma era sempre davanti a esso nell’interezza della sua vocazione umana e cristiana. Si prendeva cioè cura della salute integrale del paziente, e quindi non solo della salute del corpo, bensì anche quella dello spirito.

Gulisano dipinge a tutto tondo la figura di Moscati in questo agile e avvincente saggio, che ci descrive la fede che animava questo medico, questo professionista preparatissimo, che stupiva pazienti, colleghi, allievi per la sua competenza e preparazione, e che veniva considerato un vero e proprio “mago” delle diagnosi, ma che in realtà era semplicemente un cristiano che viveva con passione l’arte del medico (che non è meramente tecnica, ma una vera e propria arte del prendersi cura). Egli si proponeva di lenire nei suoi pazienti i mali del corpo senza dimenticarne le esigenze dello spirito. Di fronte alla grande fragilità e alle malattie del fisico e del cuore, egli veniva incontro alle sofferenze e ai bisogni di bene che sono di tutti, trovando rimedi e risposte nella Medicina e nel Cristianesimo.

«Beati noi medici», asseriva Moscati, «tanto spesso incapaci ad allontanare una malattia, beati noi se ci ricordiamo che oltre i corpi abbiamo di fronte delle anime immortali, per le quali urge il precetto evangelico di amarle come noi stesse». E illuminato da questi princìpi si è dimostrato medico e cristiano veramente fuori dal comune.

Fu un medico che fece della professione non solo una missione di carità, ma anche uno strumento di elevazione di sé, e di conquista degli altri a Cristo salvatore. Gulisano, che è medico che negli ultimi tre anni nel corso dell’epidemia si è prodigato nelle cure domiciliari dei malati, descrive come Moscati spese la sua esistenza facendo del bene, a imitazione del Medico divino delle anime. Il suo percorso fu di sacrificare tutto agli altri - se stesso, gli affetti familiari, il proprio tempo, il proprio denaro - nel solo desiderio di compiere il proprio dovere e di rispondere fedelmente alla propria vocazione. Moscatri lo fece anche nel corso di due epidemie, quella di Colera del 1912 e quella dell’influenza spagnola del 1918. Fu sempre al capezzale dei malati, non tirandosi mai indietro, e inevitabilmente leggendo queste pagine il pensiero va alla “sanità pubblica” di oggi con i suoi protocolli e le sue procedure.

Moscati fu un grande medico perché fu un cristiano autentico, la cui fede profonda aveva salde radici nella preghiera, nella devozione mariana e in quella eucaristica. Le sue giornate, che lo vedevano impegnato a curare per 10, 12 ore, iniziavano invariabilmente con la Santa Messa. Non fu solo “il medico dei poveri”, come da qualche parte si è voluto raffigurarlo, ma fu il medico di tutti, perché in ogni persona malata e sofferente vedeva il volto di Cristo. La Medicina è nata come una risposta a questo bisogno. Curare significa anzitutto “servire” una persona, averne sollecitudine. Nessuno, nel corso della storia umana, ha dato miglior prova del prendersi cura che Gesù Cristo, e Moscati praticò nei fatti nel suo operare una vera e propria imitazione di Cristo.

6 commenti:

  1. Chissà che ne pensano i fondamentalisti che scrivevano sui loro profili “il mio medico è Gesù”?

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    1. Alcuni arrivavano pure a “la mia medicina è la preghiera”…li voglio vedere quando avranno bisogno seriamente cosa faranno.

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    2. Vorrò vedere voi due ,sempre che non siate la stessa persona, se e quando avrete bisogno seriamente se pregherete Gesù Cristo o invocherete l'ex ministro Speranza .Definire dei cattolici fondamentalisti è una mascalzonata.

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    3. Premesso che si tratta di solito di fondamentalisti protestanti (in senso proprio, il Fondamentalismo è un fatto ESCLUSIVAMENTE protestante, si applica ad altri contesti per analogia), le due concezioni NON SONO in contrasto C'è un SALMO tutto dedicato all'onore al medico ed al farmacista..

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    4. 9:13…e in che situazioni particolari di bisogno uno dovrebbe invocare Gesù Cristo? La preghiera non dovrebbe essere un rapporto continuo con Dio, intimo ed affettuoso, il respiro dell’anima a prescindere dalle situazioni?
      Vedo che molti che si dicono cattolici, nei fatti sono superstiziosi: pensano che la preghierina (rigorosamente tradizionale e, magari, in latino) sia come una formula magica che ti dovrebbe cavare da qualche impiccio. Riducete la religione a burla e Dio ad un cameriere pronto a correre al nostro schiocco di dita. Non ci siamo proprio. Poi non vi lamentate se gli atei vi perculano.

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    5. Che c’entra Speranza? Non mi risulta sia medico.

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