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domenica 20 novembre 2022

Dalla rivista 'Cardinalis' #5\3: " Papa Francesco e l’Ordine di Malta, perché la riforma? Di Andrea Gagliarducci" #cardinalis

Abbiamo dato notizia di una rivista (dal felice nome in latino "Cardinalis") che è e sarà inviata ai cardinali di tutto il mondo (QUI e QUI).
Con molto piacere, riceviamo dalla redazione la traduzione autorizzata di alcuni interessanti articoli che possiamo proporre - in esclusiva in italiano per MiL - ai nostri lettori.
Luigi

Questo articolo è apparso sulla rivista Cardinalis.

 Papa Francesco e l’Ordine di Malta, perché la riforma?

Di Andrea Gagliarducci

In Italia, c’è un detto, che nasce da un popolare romanzo sul Risorgimento, “Il Gattopardo”: “Cambiare tutto per non cambiare niente”. Per quanto riguarda il caso dell’Ordine di Malta, però, sembra valere piuttosto il contrario: “Cambiare niente per cambiare tutto”.

 Certo, non sembra essere così, se si guardano i fatti. Perché l’ultima decisione di Papa Francesco è stata quella di approvare la nuova Costituzione dell’Ordine di Malta senza che questa venisse resa nota, azzerare i vertici per imporne dei nuovi transitori e convocare una capitolo generale per approvare la riforma stessa è arrivata veloce, ma non improvvisa.

 In pratica, il Papa ha usato tutta la sua forza per imporre una riforma all’Ordine di Malta. D’altronde, era diventato evidente da tempo che il Papa volesse bypassare tutte le resistenze e portare avanti la riforma dell’Ordine delineata dagli uomini che lui ha chiamato a quell’incarico.

 Allo stesso tempo, la decisione di Papa Francesco non può essere descritta come la vittoria dell’area religiosa dell’ordine contro quella secolare, rappresentata dalla Germania.  La questione è stata presentata così dai media, e la presentazione aveva un certo fascino e anche un fondo di verità.

 In generale, i due poli sono stati descritti così. Da una parte, un polo tedesco dell’Ordine di Malta, meno spirituale, più legato alle opere, che veniva rappresentato come sostenitore del Cancelliere Boeslager, cacciato dall’allora Gran Maestro Fra’ Matthew Festing. Dall’altra, un polo di ispirazione più nobiliare, europea, che invece avrebbe avuto a cuore la riforma spirituale dell’ordine.

 Questo polo è stato poi rappresentato da Riccardo Paternò, presidente dell’Associazione Italiana dell’Ordine di Malta, che era stato presente lo scorso 25 gennaio all’incontro del gruppo di lavoro allargato per definire la riforma dell’Ordine. O di Fra’ Alessandro de Franciscis, a capo del Bureau Medicale di Lourdes, anche lui parte del gruppo di lavoro allargato e considerato rappresentante di quella “onda nuova” in seno all’ordine di Malta.

 Eppure, a guardare i fatti, non c’è stata questa dicotomia così precisa, ma varie sfumature. Alla fine della storia, Boeslager è tra quelli che più di tutti hanno difeso la sovranità dell’Ordine. I presidenti delle associazioni, a cominciare da Marwan Senahoui, hanno difeso la riforma dell’Ordine di Malta, e in particolare quella dei professi, ma hanno cercato di mantenerne le caratteristiche e anche la modernità, che era data poi alla grande responsabilità data a quanti, tra i membri, non erano Cavalieri di prima classe.

 Papa Francesco ha fatto leva su questa obbedienza per prendere di fatto il controllo dell’Ordine di Malta. Stato senza territorio, con relazioni diplomatiche con 114 Paesi al mondo, l’Ordine di Malta si ritrova così messa in discussione la sua sovranità, perché ha visto il suo governo in pratica azzerato da un intervento esterno.  Vero è che la particolare sovranità dell’Ordine di Malta era stata garantita da un Papa, Pasquale II. Vero è, però, che alla fine il Papa non è chiamato ad agire come capo di uno Stato estero. E facendolo sembra aver ridotto l’Ordine di Malta ad una mera organizzazione religiosa.

 Per comprendere la situazione, si deve però andare alle origini della crisi.

Gli scontri all'interno dell'Ordine

Nel 2014, il Capitolo dell'Ordine di Malta decise di non rieleggere Jean-Pierre Mazery Gran Cancelliere dell'Ordine di Malta. Al suo posto fu eletto Albrecht Boeseager, che era stato Grande Ospitaliere. Le elezioni crearono anche una sostanziale rottura con il passato, perché nessuno degli italiani precedentemente in posizioni critiche venne rieletto.

Il mutamento di equilibri non fu privo di conseguenze.

Nel 2016, il Gran Maestro Fra' Matthew Festing chiese a Boeslager di dimettersi alla presenza del Cardinale Patronus dell'Ordine, il Cardinale Raymund Leo Burke. Il Cardinale Patronus è il rappresentante del Papa presso l'Ordine di Malta. La richiesta riguardava la presunta distribuzione di preservativi da parte del Malteser International alle schiave del sesso in Myanmar. Al rifiuto di Boeselager, Fra’ Festing lo sollevò dall’incarico, e fra’ John Edward Critien venne nominato Gran Cancelliere ad interim.

Tuttavia, un certo numero di cavalieri fece appello alla decisione, spiegando che la situazione in Myanmar era già stata risolta e che all’epoca dei fatti incriminati comunque Boeselager non era nemmeno Grande Ospitaliere.

Papa Francesco stabilì una commissione per vederci chiaro nella vicenda. I membri della commissione erano l’allora arcivescovo Silvano Maria Tomasi, Marwan Sehnaoui, p. Gianfranco Ghirlanda come Canonista, Jacques de Liedekerke, già Gran Cancelliere dell'Ordine, e Marc Odendall, che all'epoca sedeva anche nel consiglio dell'Autorità di Informazione Finanziaria Vaticana.

La commissione ascoltò tutte le alte cariche e i presidenti delle associazioni più importanti, redigendo una relazione finale con dei suggerimenti. Tra questi, la proposta di chiedere a Fra’ Festing di dimettersi da Gran Maestro dell’Ordine, ma non nelle sue funzioni di capo di Stato, ma in quelle di capo dei religiosi. Festing, infatti, aveva chiesto a Boeslager di dimettersi sotto la sua promessa di obbedienza e lo aveva licenziato perché si era rifiutato di farlo, senza passare dal Sovrano Consiglio, e pertanto aveva infranto i suoi obblighi religiosi.

Fra’ Festing si dimise il 28 gennaio 2017. E da allora Papa Francesco ha preso saldamente in mano la vicenda. Prima, ha nominato un delegato per seguire quella riforma nella persona del cardinale Angelo Becciu (al momento della nomina, arcivescovo e “sostituto” della Segreteria di Stato). Inoltre, l'Ordine di Malta ha eletto Fra' Giacomo Dalla Torre del Tempio di Sanguineto Luogotenente nel 2017 e Gran Maestro nel 2018.

Da quando si sono svolte le trattative sulla riforma dell'Ordine, Fra' Dalla Torre ha anche promosso laboratori e un'ampia consultazione tra i cavalieri per raccogliere proposte di riforma della Costituzione.

Ma il 29 aprile 2020, Fra’ Dalla Torre morì. Fra' Marco Luzzago venne quindi eletto Luogotenente di Gran Maestro nel novembre 2020. La Luogotenenza dura un anno, quindi deve esserci una nuova elezione, che può confermare la Luogotenenza o eleggere il Gran Maestro.

Nel frattempo, papa Francesco sostituì il cardinale Becciu caduto in disgrazia con il cardinale Tomasi come delegato dell'Ordine. In una lettera inviata al delegato in novembre, lo stesso Papa confermò fra' Luzzago Luogotenente e concesse al cardinal Tomasi il diritto di riformare l'intera Costituzione, non solo la parte religiosa.

Si stabilì anche un gruppo di lavoro per supervisionare e portare avanti la riforma. Era composta dal Cardinale Tomasi, p. Ghirlanda, mons. Brian Ferme (anche segretario del Consiglio per l'Economia), Maurizio Tagliaferri, Federico Marti e Gualtiero Ventura.

Il gruppo era poi stato allargato con dei membri dell’Ordine, ma le proposte di questo gruppo allargato, guidato dal presidente della vibrante associazione libane Marwan Senahoui, non sono state poi prese in considerazione. Alla fine, si scontravano davvero due visioni del mondo.

Alla morte improvvisa di Fra’ Luzzago nel giugno 2022, il Papa nominò personalmente un luogotenente di Gran Maestro nella persona di Fra’ John Dunlap. Con lui, e con padre Gianfranco Ghirlanda nel team del delegato, si è portata avanti quest’ultima riforma, forzandone l’approvazione senza passare dalla discussione. In realtà, ci sono stati momenti di tensione, con la nomina di un altro comitato per le riforme, ma poi anche l’apporto di questo comitato è stato ridotto a nulla.

 Alla vigilia della decisione finale del Papa, un gruppo di associazioni che rappresentava circa il 90 per cento dei lavori dell’Ordine di Malta ha inviato un appello pubblico al Papa, suscitando anche il risentimento del Luogotenente di Gran Maestro, che ha invece invocato l’obbedienza al Papa.

La riforma nelle intenzioni del Papa

Sin dall’inizio, Papa Francesco voleva che la riforma avesse come prima caratteristica la definizione dell’Ordine di Malta come ordine religioso, e come seconda e prioritaria caratteristica quella del servizio ai poveri. Padre Gianfranco Ghirlanda, creato cardinale da Papa Francesco nel concistoro del 27 agosto 2022, puntò dunque ad esaltare l’Ordine di Malta come istituzione religiosa, legata direttamente al Papa.

L’Ordine di Malta è composto da tre classi di Cavalieri, ma solo i cavalieri di prima classe – i Cavalieri di giustizia – prendono i voti religiosi di povertà, castità e obbedienza. Sono religiosi, ma non è loro richiesto di vivere in comunità. Sono i cosidetti “Fra’”.

La Seconda Classe è composta di Cavalieri e Dame di Obbedienza, che promettono di impegnarsi per la perfezione cristiana nello Spirito dell’Ordine.

 La Terza classe include membri laici che non fanno voti o promesse, ma sono impegnati nel vivere una vita pianemente cattolica secondo i principi dell’Ordine.

 La struttura poi comprende priorati, sotto-priorati e 48 associazioni collegate all’Ordine.

 Padre Ghirlanda fa derivare l’autorità dei Cavalieri dalla consacrazione religiosa. Questo, però, vale solo se si considera l’Ordine di Malta semplicemente come un ente religioso. Il discorso è diverso se si allarga lo sguardo al “governo” dell’Ordine di Malta.

 Sebbene derivi la sua sovranità da una concessione della Santa Sede, l’Ordine di Malta si è costituito come Stato senza territorio. In virtù di questa personalità internazionale, intrattiene relazioni diplomatiche con altri Stati, e la sua sovranità permette di continuare il lavoro con i poveri.

 Enfatizzando il ruolo “religioso” dell’Ordine, si rischia di perdere parte della sua sovranità, con il rischio di far sentire i Cavalieri di seconda e terza classe Cavalieri che non si sentono pienamente appartenenti.

 Una posizione quasi paradossale, se si considera che la Riforma della Curia romana, supervisionata sempre dal Cardinale Ghirlanda, va invece nella direzione di dare maggiore autorità ai laici. Ma, ed è lì il punto centrale, questa autorità ai laici è data dalla “missione canonica”, e la missione canonica è conferita direttamente dal Papa. Dunque, sia nella riforma della Curia che nell’Ordine di Malta, è sempre il Papa al centro delle decisioni.

 La nuova costituzione

 Cosa è cambiato, dunque, con la nuova Costituzione dell’Ordine di Malta?

 Prima di tutto, c’è una presenza pervasiva della Santa Sede e del Papa in particolare. Questi, secondo gli articolo 6 e 14, è un co-regolatore, così che tutti i membri dell’Ordine di Malta sono a lui direttamente sottomessi. Questo non avveniva con la vecchia costituzione, dove i membri dell’Ordine di Malta godevano di una certa autonomia.

 Ma una differenza cruciale si nota nel paragrafo dedicato al giuramento del Gran Maestro. La vecchia Costituzione, in vigore fino al 4 settembre, sottolineava che chi sarebbe stato eletto come Gran Maestro avrebbe prestato giuramento “dopo aver comunicato al Santo Padre l’avvenuta elezione”.

 La bozza di costituzione approvato da Papa Francesco invece stabilisce che “c’è necessità di una conferma dell’elezione da parte del Santo Padre”.

 Cadono anche i requisiti nobiliari per diventare cavalieri professi, ma viene richiesto un percorso molto preciso, che è quello di una formazione spirituale.

 Nel Gran Magistero tutti gli organi sono dominati dai professi. Lo stesso vale il capitolo generale. I professi, si legge all’articolo 49, sono il "nucleo essenziale dell'Ordine". Il Gran Maestro diventa sovrano unico: la sua autorità, secondo l’articolo 15, si estende a tutti i membri, le persone giuridiche e i beni dell’Ordine; l’articolo 184 del codice stabilisce che il Gran Maestro dirige i lavori delle associazioni; e poi ammette anche i membri di terza classe e può sospendere il presidente da un’associazione.

 Anche i membri di terza classe cambiano. Prima erano chiamati ad avere “cooperazione effettiva nelle opere melitensi di assistenza ospedaliera e sociale” (art. 116 della vecchia costituzione). Ora sono “fedeli legati all’Ordine” (articolo 82 del Codice) e possono essere nominati personalmente dal Gran Maestro (articolo 87 del codice). Prima, venivano presentati dal Gran Maestro.

 Il ruolo delle associazioni

 La vera rivoluzione riguarda le associazioni collegate all’Ordine di Malta. Prima, queste venivano erette con decreto del Gran Maestro e i loro statuti erano redatti considerando la legislazione interna degli Stati in cui hanno sede. Ora, invece, sono una sorta di “unità di diritto canonico”, e sono chiamate a conformarsi non solo alle leggi degli Stati, ma anche al diritto canonico. L’articolo 196 prevede che il presidente delle associazioni consegni un estratto conto al Gran Maestro. Secondo l’articolo 49 della nuova costituzione, tutti gli uffici nelle Associazioni, compreso il Consiglio, devono essere esercitati essenzialmente con la professione o l'obbedienza.                                                                                        

Il Consiglio delle Associazioni si trasformerà da organo di governo eletto dai membri a un gruppo sotto la diretta influenza del Gran Maestro, che dovrà confermare tutti i membri del Consiglio e di una associazione e che può persino dirigere una associazione per mezzo di un commissario; il Grande Ospedaliere sovrintende ai lavori delle Associazioni e ivi anche all'esecuzione delle direttive pastorali emanate dal Consiglio dei Professi; il Tesoriere del Gran Maestro sovrintende a tutti i lavori delle Associazioni e redige un bilancio consolidato.

Altra novità sono i tre Consigli evangelici per povertà, castità e obbedienza stabiliti dal codice, che hanno lo scopo di valutare la vita religiosa.

 Una riforma spirituale o una sovranità diluita?

 L’idea generale delle riforma è dunque di rendere più spirituale l’Ordine di Malta, e per questo vengono inseriti molti paragrafi che ricordano quelli della vita religiosa. Il Gran Maestro equivale quasi ad un superiore di congregazione, e il Papa si riferisce ai Cavalieri come se questi fossero frati.

 A prima vista, sembrerebbe l’opzione religiosa abbia vinto sull’opzione secolare. Eppure, si deve considerare che l’Ordine di Malta è anche un istituto secolare, uno Stato senza territorio.

 Fra’ Marco Luzzago, il Luogotenente di Gran Maestro improvvisamente scomparso nel 2021, aveva lanciato l’allarme su una possibile sovranità diluita nel discorso al Corpo diplomatico accreditato presso l’Ordine di Malta l’11 gennaio 2022. In quell’occasione, affermava che ci sarebbe stato un capitolo generale straordinario solo nel momento in cui si sarebbe stato il massimo del consenso possibile sulle questioni principali.

 Nonostante i poteri speciali dati al Cardinale Tomasi, dunque, sembrava ci fosse una disponibilità ad andare avanti. Ma con il tempo, il Papa ha deciso di spazzare via ogni possibile resistenza.

 La riforma dei Cavalieri professi

 In realtà, tutto nasce da un tema principale, che la discussa riforma dei Cavalieri professi. Per quanto riguarda l’Ordine di Malta, si è parlato, a ragione o torto, di questioni di corruzione e di gestione finanziaria, e si è fatto risalire questo ad un rinnovato spirito secolare. La necessità, dunque, è ritornare ad una visione spirituale, spezzando i blocchi di potere esistenti e ricreando uno stile più “religioso” nelle opere dell’ordine.

 La riforma riguardava prima di tutto il voto di povertà, per i quali c’era un indulto, anche perché i Cavalieri dovevano autosostenersi e i tempi non erano più quelli in cui le loro nobili famiglie avrebbero potuto permettere loro un sostentamento.

 Così, per mantenere il voto di povertà, era necessario che l’Ordine mettesse i professi in una posizione in cui potessero dedicarsi completamente ai poveri e malati all’interno del carisma dell’Ordine. Fra’ Dalla Torre proponeva di fare dei professi una sorta di “impiegati dell’Ordine”, in modo che potesse avere un reddito da passare al superiore, che lo avrebbe dato secondo i fondi. Ci sarebbe stato anche un fondo di riserva che avrebbe dato ulteriori mezzi quando necessario.

 Un fonte nell’Ordine ha notato che “questo scenario sarebbe stato percepito come una minaccia per ogni ricco avvocato, architetto, insegnante, il quale professa la povertà, ma resta con il suo alto reddito”.

 Se queste sono le ragioni alla base della decisione del Papa, è da considerare che una riforma dei cavalieri professi era necessaria, ma che non necessariamente questa doveva andare a toccare le prerogative sovrane dell’Ordine. Non solo. Riportando tutto al carisma religioso, il Papa ha in qualche modo messo da parte il ruolo dei laici nell’Ordine di Malta, che ne erano la parte più attiva. Così, con l’idea di cercare di mantenere le caratteristiche dell’Ordine, e di lasciare gli equilibri come erano, ci si è trovati ad una riforma sostanziale della natura stessa dell’Ordine.

 La riforma del Papa come fine di ogni riforma?

 Il problema ormai non riguarda più la qualità della riforma, quanto piuttosto se le azioni del Papa rappresentino un abuso o meno. Ma la riforma apre anche ad altre questioni.

  Quanto uno Stato che ha già rapporti bilaterali con la Santa Sede avrà interesse a mantenere rapporti con l’Ordine di Malta?

 E si potrà andare oltre l’interferenza del Papa nelle questioni di governo dell’Ordine o la stessa autonomia dell’Ordine risulterà colpita per sempre?

 Ma le domande sono anche altre. Il Cardinale Ghirlanda ha risolto ogni questione aperta mettendo tutto sotto l’ombrello del diritto canonico. Ma è questo vero cambiamento o è un modo di fermare ogni vero cambiamento? Davvero il nuovo ordine sarà rappresentativo di tutte le istanze, anche quelle delle associazioni, o invece in questo modo resta una organizzazione solo religiosa, nelle mani di pochi professi?

 È ovvio, a questo punto, che non si può considerare la situazione nell’ordine come una lotta tra ala religiosa o ala secolare, e che c’è molto di più da considerare.

 La costituzione non sembra sarà ulteriormente discussa. Il 25 gennaio, il capitolo generale dovrà prenderne atto ed eleggere il nuovo Sovrano Consiglio. Da lì, si ricostituiranno tutte le cariche dell’Ordine. Ma il rischio è quello di uno scisma delle associazioni dall’Ordine, mentre gli Stati potrebbero cominciare a mettere in discussione le relazioni diplomatiche con lo stesso Ordine di Malta. Diventerà, l’Ordine di Malta, una congregazione religiosa come tutte le altre?

 

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