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giovedì 27 ottobre 2022

Dal Lussemburgo a Viadana, sodomia alla riscossa per cardinali e parroci

Cardinale Jean-Claud Hollerich, Arcivescovo del Lussemburgo e Relatore al futuro Sinodo dei Vescovi in una intervista - purtroppo - all'Osservatore Romano (QUIQUI Il Sismografo e QUI La Repubblica): «tanti nostri fratelli e sorelle, ci dicono che, qualunque sia l’origine e causa del loro orientamento sessuale, di certo non se lo sono scelto. Non sono “mele guaste”. Sono anche loro frutto della creazione. E in Bereshit si legge che ad ogni passaggio della creazione Dio si compiace del suo operato dicendo “...e vide che era cosa buona”» [...] «Non penso che ci sia lo spazio per un matrimonio sacramentale tra persone dello stesso sesso, perché non c’è il fine procreativo che lo caratterizza, ma questo non vuol dire che la loro relazione affettiva non abbia alcun valore». [...] «Coppie gay? Dio non le maledice. Pensate che Dio possa mai ‘dire-male’ di due persone che si vogliono bene? Nel Regno di Dio nessuno è escluso: anche i divorziati risposati, anche gli omosessuali, tutti» [...] «Nessuno escluso: anche i divorziati risposati, anche gli omosessuali, tutti. Il Regno di Dio non è un club esclusivo. Apre le sue porte a tutti, senza discriminazioni. A tutti! A volte nella Chiesa si discute dell’accessibilità di questi gruppi al Regno di Dio. E questo crea la percezione di un’esclusione in una parte del popolo di Dio. Si sentono esclusi e questo non è giusto! Qui non è questione di sottigliezze teologiche o dissertazioni etiche: qui si tratta semplicemente di affermare che il messaggio di Cristo è per tutti!»  . Altro negli articoli sotto.

Don Andrea Spreafico, parroco a Cicognara\Viadana (foto sotto "in borghese"), paese mantovano in  Diocesi di Cremona, «Dai Spirito Santo!!! Togli la muffa dalla Chiesa: sono sicuro che ce la faremo!!!» [...] «Finalmente dall’arcivescovo scelto da Papa Benedetto XVI e creato cardinale da Papa Francesco arriva una riflessione tosta» [...] «mi piace moltissimo la parte quando ci si domanda se la nostra Chiesa parla una lingua comprensibile all’uomo di oggi... oppure se è un museo canforato di robe morte e imbalsamate...». Altro nell'articolo sotto.

E' possibile arrivare a queste affermazioni?
E' possibile che la "muffa" da togliere sia la retta dottrina e il buon senso?
E' possibile sdoganare la sodomia, malgrado la Sacra Scrittura («Non illudetevi: né immorali, né idolàtri, né adùlteri, né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né maldicenti, né rapaci erediteranno il regno di Dio», 1 Cor. 6, 9-10. Cfr. anche Rm 1,24-28; Rm 1, 32; 1 Cor 9-10; 1 Tm, 1, 10), il Catechismo della Chiesa Cattolica, la Tradizione e il Magistero  siano chiarissimi (Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 2357-2358; Congregazione per la Dottrina della Fede, Persona humana, n. 8; Lettera sulla cura pastorale delle persone omosessuali, n. 3; Alcune considerazioni concernenti la risposta a proposte di legge sulla non discriminazione delle persone omosessuali, n. 10; Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali, n. 4.)?
Noi pensiamo di no.
E pensiamo che anche l'8xmille i sacerdoti e i vescovi se lo devono meritare.
Se non al Cardinale, almeno al Vescovo di Cremona glielo possiamo, rispettosamente e filialmente,  dire, affinchè intervenga paternamente su queste assurde dichiarazioni: segreteriavescovile@diocesidicremona.it 
Luigi

E anche l'Osservatore Romano abbraccia la Chiesa gay e secolarizzata
La Nuova Bussola Quotidiana, Stefano Fontana, 26-10-2022

In una lunga intervista al giornale vaticano, il cardinale Hollerich, presidente dei vescovi europei, teorizza una "Chiesa-che-non-discrimina" in cui non c'è più neanche bisogno di convertirsi: cancellato il peccato, originale e quello attuale, tutto ciò che esiste è buono. E ovviamente è buono benedire le unioni omosessuali. E sia chiaro: l'intervista a Hollerich, così come quella precedente a Zuppi, non è un'opinione personale, ma ha lo scopo di indicare la strada decisa dall'alto.
Il cardinale Jean-Claud Hollerich, arcivescovo di Lussemburgo, ha espresso le sue idee sulla Chiesa attuale e futura in una lunga intervista a L’Osservatore Romano che Vatican news ha intitolato “La Chiesa deve cambiare, rischiamo di parlare a un uomo che non c’è più”. Hollerich è un cardinale oggi molto importante. Presiede la Comece, l’organismo episcopale dei Paesi dell’Unione Europea; è vicepresidente del Consiglio dei vescovi d’Europa, ed è il Relatore generale al Sinodo sulla sinodalità. Chiamiamolo un uomo-chiave della Chiesa di Francesco.

Da questa sua intervista, e da quella che il giornale vaticano ha fatto un mese fa al cardinale Zuppi e che qui abbiamo commentato, emerge il “che fare?” ecclesiale e pastorale del nostro tempo. Mega-interviste di questo tipo su L’Osservatore rispondono ad una funzione politica, servono a far dire all’intervistato quanto si ritiene importante per confermare una linea o per contrastarla. Con ciò non significa che siano meno importanti, lo sono infatti di più, perché non esprimono opinioni personali ma il percorso che in alto si è deciso di tracciare.

A proposito di questo tracciato, innanzitutto mettiamoci il cuore in pace su un punto particolare: le benedizioni delle coppie omosessuali in chiesa ci saranno, verranno ammesse e anche disciplinate. Quanto hanno fatto i vescovi fiamminghi diventerà norma per tutti (per questo viene facile pensare che l’iniziativa non sia partita da loro). Hollerich lo dice da “pastore”: «Qualche settimana fa ho incontrato una ragazza ventenne che mi ha detto “voglio lasciare la Chiesa perché non accoglie le coppie omosessuali”, io le ho chiesto “ti senti discriminata perché omosessuale?” e lei “No, no! Io non sono lesbica, ma la mia più cara amica lo è. Conosco la sua sofferenza, e non intendo essere parte di quelli che la giudicano”. Questo – conclude il cardinale – mi ha fatto riflettere molto».

Continua poi dicendo che le persone omosessuali non si sono scelte loro il proprio orientamento sessuale, che non sono “mele guaste”, che quando Dio vide il creato disse che era cosa buona, quindi: «Non penso che ci sia lo spazio per un matrimonio sacramentale tra persone dello stesso sesso, perché non c’è il fine procreativo che lo caratterizza, ma questo non vuol dire che la loro relazione affettiva non abbia alcun valore». Bene-dire una coppia omosessuale è cosa buona, perché Dio non male-dice nessuno.

Una Chiesa-che-non-discrimina, è questa la proposta del cardinale Hollerich circa la missione della Chiesa nel mondo di oggi. Una Chiesa che annuncia in modo radicale il Vangelo: «Siamo chiamati ad annunciare una buona notizia, non un insieme di norme e divieti». Una Chiesa che vuole annunciare il Vangelo «principalmente attraverso il suo impegno nel mondo per la salvaguardia del creato, per la giustizia per la pace». Nel mondo di oggi, egli ci dice, non viene recepito quanto diciamo ma quanto testimoniamo. L’enciclica Laudato sì' secondo lui è stata compresa e apprezzata anche dai non credenti perché è l’annuncio di un “nuovo umanesimo”, che non è una proposta politica ma è Vangelo.

Quella di Hollerich è la proposta della Chiesa di oggi: «Partire dalla realtà, quella realtà che ci vede tutti creature e figli dello stesso Padre». La realtà, però, non è quella che dovrebbe essere, e partire dalla realtà può anche significare partire da qualcosa di corrotto e di deviato. Se per realtà si intende l’esistente, partire dall’esistente è insufficiente, la fraternità si fa nella verità e non nel semplice esserci, serve già prima uno sguardo discriminante, una luce valutativa. Allora non si parte più dall’esistente, ma dall’eterno, che poi dà luce anche all’esistente perché ci permette di non cadere nelle sue trappole.

La Chiesa di Hollerich ha ormai completamente metabolizzato la secolarizzazione, che viene vista come positiva e irreversibile. Questo significa accettare come normale la semplice esistenza, negando la possibilità di una situazione decaduta. La benedizione delle coppie omosessuali significa la benedizione dell’esistente solo perché esiste. Come se il peccato, sia quello delle origini che quello attuale non esistesse più. Comporta anche due importanti novità della Chiesa di oggi: si può e si deve collaborare con tutti è la prima, bisogna piegare i principi morali assoluti per non essere divisivi è la seconda. Non collaborare con tutti ed essere divisivi significherebbe infatti essere discriminanti, e la Chiesa di oggi pensa di non poterlo essere più.

L’esistente mostra i “cambiamenti antropologici”, su cui Hollerich insiste con molta preoccupazione, sottolineando come essi non siano più solo culturali ma ormai fisici e genetici. Ma con il criterio della non discriminazione dell’esistente, come si potrà – viene da chiedersi – contrastare un esistente così rivoluzionario, impositivo e velocissimo? Come non vedere nei cambiamenti antropologici del nuovo Adamo, gli esiti estremi di quella secolarizzazione che la Chiesa di oggi accetta e accoglie come positiva, per non essere discriminante nei confronti dell’uomo secolarizzato? Ossia dell’uomo che non c’è più?

Dialogo fra Chiesa e gay: «Ora togliamo la muffa»
La Provincia, Andrea Setti, 26-10-22
Il parroco del paese al fianco del cardinale Hollerich sull’«apertura»: «Chiediamoci se siamo in grado di parlare una lingua comprensibile all’uomo di oggi»


CICOGNARA-RONCADELLO - «Dai Spirito Santo!!! Togli la muffa dalla Chiesa: sono sicuro che ce la faremo!!!»: con una ventata d’entusiasmo don Andrea Spreafico si schiera dalla parte del cardinale Jean-Claude Hollerich che ha esternato posizioni molto «avanzate» su un argomento spinoso come l’omosessualità e le coppie gay in particolare. L’arcivescovo di Lussemburgo, presidente della Comece ovvero la Commissione delle conferenze episcopali della Comunità europea, vicepresidente dei vescovi cattolici europei e relatore principale del prossimo Sinodo del 2023 e relatore principale del prossimo Sinodo del 2023, nel corso dell’intervista resa all’Osservatore Romano, ha dichiarato: «Coppie gay? Dio non le maledice. Pensate che Dio possa mai ‘dire-male’ di due persone che si vogliono bene? Nel Regno di Dio nessuno è escluso: anche i divorziati risposati, anche gli omosessuali, tutti».
Affermazioni forti che stanno scuotendo alle fondamenta la Chiesa cattolica e che hanno trovato, come detto, anche il plauso del parroco dell’Unità pastorale di Cicognara, Roncadello e Cogozzo. «Finalmente dall’arcivescovo scelto da Papa Benedetto XVI e creato cardinale da Papa Francesco arriva una riflessione tosta». Dell’intervista al quotidiano della Santa Sede «mi piace moltissimo la parte quando ci si domanda se la nostra Chiesa parla una lingua comprensibile all’uomo di oggi... oppure se è un museo canforato di robe morte e imbalsamate...». Una decisa scelta di campo, dunque, da parte del sacerdote — incaricato diocesano del Sovvenire (l’organismo che si occupa del reperimento di fondi per le attività ecclesiali) — che non ha mai peli sulla lingua quando deve esprimere il proprio pensiero.

Il cardinale Hollerich non apre al matrimonio fra persone dello stesso sesso «perché non c’è il fine procreativo che lo caratterizza, ma questo non vuol dire che la loro relazione affettiva non abbia nessun valore. Mi interesserebbe di più discutere di altri aspetti del problema. Per esempio: la crescita vistosa dell’orientamento omosessuale nella società da cosa è determinata? Oppure perché la percentuale di omosessuali nelle istituzioni ecclesiali è più alta che nella società civile?». E ancora: «Non vorrei sembrare tranchant ma, con molta franchezza, la nostra pastorale parla a un uomo che non esiste più. Dobbiamo essere capaci di annunciare il Vangelo, e far capire il Vangelo, all’uomo di oggi che per lo più lo ignora. Questo implica una grande apertura da parte nostra, e anche la disponibilità, pur fermi nel Vangelo, a lasciarci trasformare anche noi». E don Andrea: «Dai Spirito Santo: via la muffa dalla Chiesa!».

Il cardinale Hollerich sposa la causa gay. Ecco perché sbaglia
Tommaso Scandroglio
26-10-2022

Tutti sono chiamati alla salvezza, ma non significa che tutti si salvano. È necessaria la conversione, e il cardinale Hollerich, nell'intervista all'Osservatore Romano se lo dimentica: non si entra quindi nel Regno di Dio da convinti divorziati risposati e da persone omosessuali praticanti, ma da ex divorziati e da ex gay praticanti.

Il cardinale Jean-Claude Hollerich, presidente della Comece, la Commissione delle conferenze episcopali della Comunità europea, ha rilasciato un’intervista il 24 ottobre scorso all’Osservatore Romano in cui tocca diversi temi, tra cui anche quello dell’omosessualità. In merito alla famigerata questione delle benedizioni delle coppie gay, così si esprime il cardinale: «Se rimaniamo all’etimologia di “bene-dire”, pensate che Dio possa mai “dire-male” di due persone che si vogliono bene?». E in un altro punto dell’intervista così si è espresso: «Non penso che ci sia lo spazio per un matrimonio sacramentale tra persone dello stesso sesso, perché non c'è il fine procreativo che lo caratterizza, ma questo non vuol dire che la loro relazione affettiva non abbia nessun valore».

Hollerich non è nuovo a queste uscite gay friendly (ne avevamo parlato nel febbraio di quest’anno). Come rispondere? L’omosessualità è una condizione intrinsecamente disordinata perché non rispetta l’ordo naturale, ossia le finalità intrinseche della natura umana, la quale porta un uomo ad essere attratto da una donna e viceversa (nell’articolo di febbraio spiegavamo nel dettaglio il significato di questa affermazione). Se l’omosessualità è condizione intrinsecamente disordinata ne consegue che anche tutti gli effetti che promanano da essa sono ugualmente disordinati: gli atti omosessuali, le relazioni omosessuali, gli affetti omosessuali, etc. Dunque, anche l’affetto omosessuale è disordinato, non è un valore come dice Hollerich, e come tale non può ricevere la benedizione di Dio, perché Dio non può dire bene di un male, sarebbe una contraddizione. Di conseguenza, non tutto ciò che si percepisce come bello è buono sul piano morale.

Hollerich inoltre ha affermato che «tanti nostri fratelli e sorelle, ci dicono che, qualunque sia l’origine e causa del loro orientamento sessuale, di certo non se lo sono scelto. Non sono “mele guaste”. Sono anche loro frutto della creazione. E in Bereshit si legge che ad ogni passaggio della creazione Dio si compiace del suo operato dicendo “...e vide che era cosa buona”».

Parrebbe quindi che l’omosessualità sia opera di Dio, ma per i motivi visti sopra non può essere: Dio non può creare il disordine, non può creare un qualcosa in contrasto con la propria volontà. Il cardinale Hollerich invece sostiene l’opposto perché giudica l’omosessualità come una condizione buona, in netta antitesi con il Magistero cattolico: Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 2357-2358; Congregazione per la Dottrina della Fede, Persona humana, n. 8; Lettera sulla cura pastorale delle persone omosessuali, n. 3; Alcune considerazioni concernenti la risposta a proposte di legge sulla non discriminazione delle persone omosessuali, n. 10; Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali, n. 4. Ed infatti il cardinale lussemburghese ha dichiarato che la dottrina sull’omosessualità deve cambiare.

Il presidente della Comece ha poi toccato il tema della salvezza: «Questa è la bella notizia! E voglio aggiungere: tutti vi sono chiamati. Nessuno escluso: anche i divorziati risposati, anche gli omosessuali, tutti. Il Regno di Dio non è un club esclusivo. Apre le sue porte a tutti, senza discriminazioni. A tutti! A volte nella Chiesa si discute dell’accessibilità di questi gruppi al Regno di Dio. […] Qui si tratta semplicemente di affermare che il messaggio di Cristo è per tutti!».

Occorre fare un distinguo: tutti sono chiamati alla salvezza, ma non tutti si salvano. Certamente anche il divorziato risposato e le persone omosessuali sono chiamati alla salvezza, ma per salvarsi il primo, perlomeno e non solo, deve vivere castamente e il secondo non deve assecondare le proprie pulsioni omosessuali. Non si entra quindi nel Regno di Dio da convinti divorziati risposati e da persone omosessuali praticanti, ma da ex divorziati e da ex gay praticanti, ossia da persone che hanno lasciato alle loro spalle il peccato mortale. Su questo San Paolo è esplicito: «Non illudetevi: né immorali, né idolàtri, né adùlteri, né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né maldicenti, né rapaci erediteranno il regno di Dio» (1 Cor. 6, 9-10. Cfr. anche Rm 1,24-28; Rm 1, 32; 1 Cor 9-10; 1 Tm, 1, 10). È vero che Gesù ci dice che le prostitute ci precederanno nel Regno dei Cieli, ma poi ne spiega il motivo: perché hanno creduto, quindi si sono convertite, hanno cambiato vita. Non basta la chiamata universale alla salvezza, occorre anche rispondere adeguatamente a questa chiamata.

E, infatti, se crediamo che tutti si salveranno al di là delle loro scelte malvagie, perché dovremmo convertirci? Anche se pecchi, Dio ti ama ugualmente e ti salva ugualmente. Da qui il passo è breve per concludere che se Dio ama Tizio che è ladro, Tizio si salverà comunque anche continuando a rubare. Ecco, allora, l’importanza di distinguere il fatto che Dio ci ama nonostante i nostri peccati dal fatto che i peccati contrastano con l’amore di Dio e, se mortali, precludono la salvezza eterna.

Dietro le parole di Hollerich si nasconde uno stereotipo molto comune in ambiente cattolico: Dio ti ama per come sei. In realtà Dio ama il peccatore, ma non il peccato. Più correttamente dovremmo dire che ama la persona che pecca, nonostante i suoi peccati. Quindi non ama il peccatore in quanto peccatore, ma ama la persona nonostante sia anche peccatrice. Dio non può che amare il bene e quindi non può che amare le parti buone del nostro essere: ama la bontà che trova in noi, non la nostra malvagità. Il Signore, perciò, non ama tutto ciò che siamo. Sotto altra prospettiva, ma giungendo alle medesime conclusioni, potremmo dire che Dio ci ama sempre come persone, ma siamo noi che con le nostre azioni ci allontaniamo dal suo amore.

La costituzione apostolica del Concilio Vaticano II Gaudium et spes a questo proposito appunta: «occorre distinguere tra errore, sempre da rifiutarsi, ed errante, che conserva sempre la dignità di persona, anche quando è macchiato da false o insufficienti nozioni religiose» (n. 28). Parole che fanno eco a quelle di papa Giovanni XXIII: «Non si dovrà però mai confondere l’errore con l’errante, anche quando si tratta di errore o di conoscenza inadeguata della verità in campo morale religioso. L’errante è sempre e anzitutto un essere umano e conserva, in ogni caso, la sua dignità di persona; e va sempre considerato e trattato come si conviene a tanta dignità» (Pacem in terris, n. 83). Dio accoglie a braccia aperte il ladro, l’omicida, la prostituta, la persona omosessuale, l’adultero, ma non accoglie a braccia aperte il furto, l’omicidio, la prostituzione, l’omosessualità e l’adulterio.

Dio quindi ci chiede di abbandonare il peccato, ossia di convertirci. Se noi non vogliamo abbandonare il peccato è impossibile che Dio ci abbracci, ossia è impossibile che Dio perdoni una persona se questa non vuole essere perdonata, perché ricevere l’amore misericordioso di Dio non può che essere una scelta libera. Per accogliere l’amore di Dio e salvarci dunque dobbiamo essere degni del suo amore, cioè lo stato della nostra anima deve essere adeguato al suo amore. Dio scarica su di noi la pioggia del suo amore, della sua grazia, ma se noi apriamo l’ombrello del peccato, non una goccia di quell’amore potrà toccarci. Infatti, Dio non obbliga nessuno ad amarlo e a ricevere il suo amore.



2 commenti:

  1. 'l'affetto omosessuale è disordinato' ma che cos'è l'affetto omosessuale? può essere così distante da un'amicizia? od è automaticamente porta aperta per atti sessuali condannati?

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    1. Solite frasi ad effetto per imbonire i gonzi.

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